martedì 22 agosto 2017

              The Man in the High Castle – serie tv (I stagione) e romanzo






Autore: Philip K. Dick
Genere: ucronia, fantascienza, drammatico
Editore romanzo: Fanucci, collana Tif
Serie tv: su Amazon Prime video
N. pagine: 304
Link romanzo: Amazon
N. puntate Ia stagione: 10



Appena vidi nel 2014 in libreria questo romanzo di Dick, genio assoluto della fantascienza e non solo, uscito la prima volta nel 1963 e vincitore del premio Hugo nel ‘65 e rieditato da Fanucci, non ho potuto fare a meno di acquistarlo;  quando ho di recente scoperto che ne avevano tratto una serie tv mi sono fomentata moltissimo, anche se ci ho messo un po’ a vederla causa intasamento serie  da vedere… ^.^
L'ucronia è uno dei miei sottogeneri preferiti; per una disquisizione sul tema, consiglio questo articolo sul blog I mondi fantastici di Alessio Del Debbio.

Debbo dire che a mio avviso è uno dei pochi casi in cui l’adattamento per lo schermo di un romanzo sia migliore del libro.

Il nucleo della storia immaginata da Dick è la vittoria delle forze dell’Asse durante la 2° guerra mondiale, con conseguente spartizione del mondo tra Germania e Giappone, mentre all’Italia solo briciole (grazie! Pure nella fantascienza non contiamo un tubo); l’Africa è un deserto, mentre gli USA sono divisi tra le due superpotenze, a Ovest il Giappone e a Est il Reich, con al centro una zona neutrale. La Germania ha però in mente di distruggere il Giappone, mentre sta già inviando razzi su Marte.
In tutto ciò due libri hanno un ruolo fondamentale: l’I Ching, testo profetico a cui i Giapponesi danno grande importanza, e soprattutto La cavalletta non si rialzerà, ucronia di tale Hawtorne Abendsen in cui il Reich e i suoi alleati vengono sconfitti.
In questo scenario si muovono vari personaggi: l’orafo ebreo Frank Frink, la sua ex moglie Juliana insegnante di arti marziali, Robert Childan, antiquario di oggetti americani tipici (a volte fasulli),  l’imprenditore svedese Baynes, il funzionario giapponese Tagomi, Joe Cinnadella, immigrato italiano a cui è stato affidato l’assassinio di Abendsen.



A chi ha visto solo la serie tv, tutto ciò non risulterà più di tanto. La serie infatti è fortemente ispirata al libro, ma non ne ricalca fedelmente la trama, anzi la amplia, la modifica, aggiunge altri personaggi, coinvolgendo lo spettatore in un vortice di avvenimenti pur non essendo una serie action, affascinandolo con i misteriosi film dell’Uomo nell’alto castello. Già, perché qui non si tratta di uno scrittore, ma di un misterioso individuo che produce pellicole in cui viene mostrato un altro mondo, dove gli Alleati hanno sconfitto l’Asse.
Frank e Juliana sono fidanzati, lei è  una allieva di arti marziali di San Francisco e viene coinvolta nell’intrigo perché la sorella le consegna prima di morire una delle pellicole incriminate. Juliana entra così a far parte della Resistenza. Joe non è italiano, è una spia nazista ambigua e forse doppiogiochista, al soldo dell’Obergruppenfürher  John Smith. Gli altri personaggi sono più o meno come nel romanzo, ma sono  amalgamati nella trama in maniera migliore rispetto al libro, che a un certo punto inizia a diventare confuso e di non facile lettura con l’accavallarsi dei due romanzi, quello vero e proprio e quello di Abendsen (pseudobiblium). A parte questa trovata, Dick riesce a creare una storia assolutamente verosimile, il cui snodo è nel 1941, in cui le forze dell’Asse sbaragliano i nemici. 


Nel corso delle puntate c’è spazio per tutti i personaggi, i colpi di scena si susseguono e l’ambientazione in un mondo nazista è perfettamente riuscita. La fotografia è ottima e anche il casting, i costumi e la colonna sonora. Il coinvolgimento è assicurato!
Il libro era destinato a avere un seguito, ma non è mai stato scritto; nell’edizione di Fanucci ci sono però due capitoli supplementari che spiegano alcune cose,  utilizzate anche per il finale di stagione seppure in maniera diversa.
Il libro pur se complesso e poco scorrevole merita una lettura; la serie tv è imperdibile, e non vedo l’ora di recuperare la II stagione!



venerdì 4 agosto 2017




Recensione fumetto: Lande percorse- La grande guerra 1




Genere: Fumetto epic fantasy, steampunk, avventura
Autori: Diego Romeo e Fabio Lucianetti
Editore: Astro
Prezzo di copertina: €11,90
Link:Amazon


Alla fine il giorno è giunto. I due imperi più potenti delle Lande percorse si danno battaglia sulle pianure a Sud di Neapolis. Entrambe le fazioni hanno schierato in campo le loro forze migliori. Cittadelle volanti, navi volanti, draghi, cavalieri e fanti, in quella che sarà ricordata dai bardi come la “Grande guerra”.
Un racconto epico, dal sapore steampunk, che vedrà eroi e uomini comuni lottare per i loro ideali. Uno scontro in cui bene e male perderanno ogni senso in cui solo la lealtà verso i propri amici sarà il faro da seguire, in mezzo alla tempesta delle armi.
Elfi e nani seppelliranno rancori atavici per allearsi con l’impero celeste e fronteggiare le orde dei pelle-verdi e dei giganti alleati al nero impero di Baal.
Uno scontro di cui neanche il più grande divinatore saprà prevedere l’esito.



L’idea di un fumetto italiano tratto da un romanzo fantasy italiano mi ha  entusiasmato appena ho saputo dell’uscita: finalmente!...

Conosco la saga ideata da Diego Romeo, Lande Percorse, anche se  ancora non l’ho letta nonostante abbia l’ebook,  eh eh! ^.^  Rimedierò! Il fumetto però si legge più agevolmente rispetto a un romanzo, tanto più che questo illustra solo la prima parte del tomo primo, quindi alla fine l’ho letto prima del libro.

Invece l’autore dei disegni, Lucianetti,  non lo conoscevo, ma quando ho letto il suo lunghissimo curriculum, soprattutto come artista, sono rimasta a bocca aperta: ha addirittura dipinto alcune vetrate policrome della Basilica di S. Antonio da Padova! 

Le tavole da lui disegnate  non hanno la classica composizione del fumetto: sono delle vere e proprie illustrazioni con didascalia o con qualche raro balloon, senza particolari limiti nell’utilizzo dello spazio della pagina. L’uso del B/N è magistrale, nelle  sfumature e nei  dettagli; ci sono delle tavole davvero bellissime. Lucianetti tende a marcare molto i tratti somatici dei personaggi, rendendoli molto caratteristici e particolari.

Diego Romeo ha dichiarato di aver messo nell’opera letteraria tutta la sua… nerditudine, quindi c’è un gran proliferare di draghi, elfi, nani e cavalieri che affollano le pagine della graphic novel.
Questo primo capitolo  s’intitola “La grande guerra”, e così è: dopo le prime pagine in cui si narra la genesi del Mondo creato da Romeo, si passa subito a grandi battaglie e combattimenti su tutti i fronti, cavalleria, fanteria  e navi davvero speciali, le cittadelle e i catamarani volanti,  astronavi  un po’ steampunk, che mi sono piaciute tantissimo. Di queste c’è anche una descrizione dettagliata per quanto riguarda il funzionamento e il meccanismo.
Come ogni romanzo del genere che si rispetti, ci sono i buoni e i cattivi, tra cui il dio-drago Baal: ecco... le povere divinità fenicie che hanno l’appellativo  Baal (= signore) ormai sembrano essere il nome simbolo di tutte le creature malvagie. Tra un po’ chiederanno i diritti di sfruttamento del nome! :-D

Per quanto riguarda i personaggi militari e le descrizioni belliche Diego Romeo usa nomi di tutte le provenienze, anche  di origine latino/romana, non solo quindi quelli di origine nordica tipici dei fantasy. Si evince da queste tavole il suo amore per le strategie e per i metodi di combattimento usati nelle varie epoche storiche; mi incuriosisce però quando parla di “falange macedone”. Perché in un mondo fantasy avrebbe dovuto esistere la Macedonia? Perplessità. Forse voleva indicare quello specifico tipo di falange, diversa dalle altre, ma non c’erano altri aggettivi. O sarà un indizio di qualche genere riguardo un eventuale collegamento col mondo reale?... Lo scopriremo solo leggendo!

Il protagonista  del fumetto è Hurik, quel guerriero che campeggia in copertina, e non posso fare a meno di notare quanto assomigli a Lucianetti stesso…  Ah ah ah! XD
La cover è d’impatto e coloratissima: a sinistra campeggia Hurik, a destra il drago tecnologico, fighissimo, e in alto un castello/fortezza volante.
Non so perché, ma osservando l’immagine ho come l’impressione che il guerriero abbia le gambe mozzate! Forse era meglio sfumare di più lo pterigio , o aggiungere le gambe almeno fino a dove la spada sembra liquefarsi… non so ma, ripeto, è una mia impressione.


Il finale di questo numero, il primo di nove, è davvero epic;  viene introdotto un nuovo personaggio che incuriosisce e promette assai bene per il seguito.

L’impressione generale che ho avuto dopo la lettura è che forse avrei dovuto leggere prima il romanzo e poi dedicarmi al fumetto, in quanto gli avvenimenti narrati sono molti, specie riguardo la genesi delle Lande Percorse, e troppa sintesi mi fa assaporare poco la storia, sebbene il tutto sia compensato dai bellissimi disegni e dalla meraviglia provata di fronte alla visionarietà di entrambi gli autori. Nondimeno, le scene di combattimento epiche sono molte, e faranno la felicità di chi ama battaglie e strategie; però io personalmente  ho empatizzato poco coi personaggi, dato che non ho avuto modo di conoscerli in maniera un po’ più approfondita  avendo letto solo delle loro imprese belliche.

Consiglio  il fumetto agli amanti del genere epic-fantasy e dello steampunk.

E ora, un’intervista all’autore Diego Romeo, per la prima volta ospite di IUF. 


1)  Ciao Diego, grazie per aver accettato l’intervista. Ti va di parlarci un po’ di te e dei tuoi romanzi?

Ciao Alessandra, grazie a te per il tuo invito e per aver voluto leggere e recensire il fumetto tratto dai miei romanzi fantasy.
Di me ti posso dire solo che sono un sognatore che non si arrende mai, forse non è la prima volta che senti dire questo a un autore, ma per me è così. Sono dislessico, cosa che mi ha provocato non poche difficoltà nella mia vita scolastica, ma nonostante questo mio problema è dall’età di 10 anni che ho iniziato a scrivere storie. Per me lo scrivere è un atto molto intimo con cui voglio entrare in contatto con chi mi legge per potergli trasmettere i miei sogni. Da questa necessità sono nati i miei romanzi fantasy, dalla voglia di creare un mondo fantastico dove portare tutti i miei amici.

2)  Com’è nata l’ idea della trasposizione a fumetti di Lande percorse?

L’idea in verità non è venuta da me (anche se ammetto che era una delle tante evoluzioni che speravo per la mia saga), ma dal maestro Lucianetti, che dopo aver letto il mio primo libro ha deciso di farne un fumetto. La cosa mi ha riempito d’orgoglio oltre che di gioia. Ora, sinceramente spero che il progetto piaccia a tanti e che il mio editore voglia continuare questa bella collaborazione.

3)  Com’è stato conoscere e lavorare con Lucianetti?

Conoscere il maestro Lucianetti è stata un’esperienza molto costruttiva. Non capita spesso di poter conoscere (e poi lavorare) con un artista del suo spessore. Da lui ho imparato tantissime cose, non solo sul fumetto, ma anche sullo scrivere sceneggiature per esempio. Quindi al di là del fumetto, posso dire di essere cresciuto molto grazie a lui.
Non nascondo che lavorare con lui è stato molto bello ma anche molto difficile. Per indole ed esperienza lui è un tipo molto preciso ed esigente sia con lui che con i suoi collaboratori (nella fattispecie con me) e la stessa passione che lui mette nel suo lavoro la esige anche negli altri. Ti lascio immaginare, quindi, cosa ha significato per me lavorare con lui. Ti racconto solo un aneddoto. Un pomeriggio lui mi chiama per discutere su alcune tavole (Lucianetti è di Padova e io sono di Roma). Abbiamo iniziato alle 17 circa e abbiamo finito alle 21 quando mia moglie disperata ha preteso di avermi a cena.

4)  Sei d’accordo sul fatto che un lettore del fumetto che non abbia letto i romanzi si possa trovare per certi versi un po’ confuso?

Decisamente sì! Gli avvenimenti sono molto veloci e dinamici e cambiano spesso di prospettiva. In un romanzo questo può essere agevolmente superato nelle trame della narrazione, ma in un fumetto è sicuramente più difficile. Soprattutto perché qui si parla di una trasposizione di un romanzo e non di un fumetto che nasce come tale. Per fortuna la maestria e l’esperienza di Lucianetti hanno mitigato molto questo problema a mio avviso. Anche l’idea di introdurre una parte descrittiva dell’ambientazione (cosa a cui io non avevo pensato) è stata una trovata di Lucianetti per facilitare l’utente nella lettura del fumetto.

5)  Mi togli la curiosità sulla falange macedone? Perché?...

Allora questa cosa è stata lo scenario di una grossa discussione fra me e Lucianetti. Lucianetti, oltre a tutto, è anche un grande esperto di tattiche militari e storie di guerra. Nel mio romanzo, avendo più liberta di descrizione, avevo descritto molto bene quella parte della battaglia, cosa che non poteva rendere altrettanto bene in fumetto. Dalla descrizione che io facevo, Lucianetti si è accorto subito che mi riferivo a quella particolare formazione, così ha deciso di introdurre quel termine anche se poteva sembrare non del tutto in linea con l’ambientazione creata da me. Io all’inizio ero scettico, se non del tutto contrario, ma poi, ovviamente, essendo lui il maestro, alla fine, ho dovuto piegarmi al suo volere.

6)  Grazie di esser stato con noi, alla prossima!


Il piacere è stato mio e non vedo l’ora di poter ritornare fra le vostre pagine.