lunedì 6 novembre 2017




I laboratori del Circolo culturale Bel-Ami di Roma:
Martedì (di)versi e Martedì prosaici






Il Circolo letterario Bel Ami è un’associazione senza scopo di lucro che nel 2016 ha festeggiato i suoi primi 10 anni di attività. Tra gli scopi che il Circolo si propone vi è la realizzazione e la valorizzazione di iniziative culturali nei settori della letteratura, del cinema, della fotografia e dell’arte in genere.

Tra le varie iniziative dell’associazione  ci sono due laboratori di scrittura, uno dedicato alla poesia che si svolge il primo martedì del mese a partire dal 3 ottobre 2017 e uno dedicato alla narrativa, il terzo martedì del mese, a partire dal 17 ottobre.
Gli incontri sono gratuiti previa iscrizione, e si tengono presso la libreria Coreander a Piazza S. Giovanni in Laterano dalle h 19,30 alle h 21.






Nel laboratorio di poesia , la scrittrice Alessandra Carnovale e la psicologa Federica Cicchelli condurranno i partecipanti in un percorso emozionale che li stimolerà a creare delle poesie, affrontando a ogni incontro un’ emozione diversa.
Questo il calendario:

        Martedì 3 ottobre: la gioia                                              

        Martedì 7 novembre: la paura
        Martedì 5 dicembre: la tristezza
        Martedì 9 gennaio: la sorpresa
        Martedì 6 febbraio: la rabbia
        Martedì 6 marzo: il disprezzo
        Aprile: evento speciale all’interno del festival Dieci-Lune
        Martedì 8 maggio: il disgusto
        Martedì 5 giugno: la vergogna

Info e programma completo qui .





Nel laboratorio di narrativa, la scrittrice Francesca Andreini affronterà un tema scottante : come superare il blocco dello scrittore e scrivere meglio.
Qui il calendario degli incontri. 



Segue  una breve intervista alle conduttrici dei laboratori.

Iniziamo con Alessandra Carnovale  e Federica Cicchelli:

1)       Ciao Alessandra e Federica, grazie per aver accettato l’intervista.
Ci parlate un po’ di voi?
A: Ciao Alessandra, grazie a te per l’interesse nei confronti del circolo Bel Ami e i suoi laboratori.
Vivo da sempre a Roma e, dopo aver esplorato altre forme di espressione (la lingua tedesca, le danze popolari greche, la modellazione ceramica), sono approdata alla poesia 7-8 anni fa e grazie ad essa al circolo, di cui faccio parte.

F: Ciao Alessandra, ti ringrazio anche io per questa opportunità. Io sono Psicologa e ho 30 anni. Scrivo poesie da quando ero adolescente. Provengo da un piccolo paese della Puglia e la poesia per me è stata una valvola di sfogo e uno strumento per andare altrove, finché non mi sono trasferita fisicamente a Roma circa 6 anni fa. Da quasi due anni sono entrata a far parte del circolo letterario Belami.


2)     Com’è nata l’idea del laboratorio di poesia? Perché “Laboratorio” e non “corso”?
A e F: E’ il terzo anno che il circolo organizza il laboratorio, in cui poeti e amanti della poesia possono confrontarsi e condividere le loro esperienze. Abbiamo preferito questa formula a quella del “corso” proprio perché ci piace l’idea dello scambio e della condivisione, dell’arricchimento che nasce dal confronto tra autori diversi per stile, formazione ed esperienza; un laboratorio ci mette in condizioni di maggiore interattività tra i partecipanti, rispetto ad un corso, dove c’è chi insegna e chi è lì per apprendere.



3)     Il fulcro del laboratorio sono le emozioni; il laboratorio si ripropone di aiutare il poeta (o aspirante tale) a riuscire a imbrigliarle per poter lasciarle fluire nella poesia. Possiamo dire che è anche terapeutico scrivere poesie?

A: Decisamente si. In generale la scrittura aiuta a tirare fuori quello che si ha dentro, a scegliere le parole più appropriate per esprimerlo e, una volta messo nero su bianco su una pagina cartacea o elettronica, forse anche a superarlo.
F: Io spesso mi rendo conto di come la poesia sia stata terapeutica per me e adesso che mi occupo anche di psicologia, riconosco e sostengo il valore "terapeutico" della poesia sia per chi la legge o ascolta che per chi la scrive. La scrittura favorisce l' elaborazione di vissuti, pensieri, emozioni, sentimenti, mettendoli all'esterno di sé, dandogli una forma concreta e grazie a ciò permette di alleggerire la mente e dare un senso a ciò che accade e si prova.


4)    Quali sono le maggiori difficoltà che i partecipanti possono incontrare? E quelle delle due conduttrici, ovvero voi?...

A: Penso che soprattutto all’inizio, quando il gruppo non si conosce, esporsi possa essere fonte di imbarazzo. Anche lasciarsi andare alla scrittura sul momento, durante il laboratorio può incontrare delle resistenze da parte di chi non è abituato.
Per chi conduce, la preoccupazione maggiore è riuscire a dare a ciascuno il giusto spazio d’ascolto e di far sentire a proprio agio ogni partecipante.
F: Concordo con Alessandra.


5)     Nel  blog faccio spesso recensioni, ma non ho mai recensito poesie perché, come ho spiegato, secondo me una poesia non è passibile di giudizio , almeno da parte mia, perché la vedo come un’estensione del vissuto del poeta, delle sue sensazioni e sentimenti, è troppo personale per essere recensita; posso dire se mi è piaciuta in quanto la sento affine, o no nel caso contrario. Secondo voi? Con quali criteri vengono recensite le poesie dagli esperti del settore?

A: Un criterio può essere quello dell’originalità e la freschezza delle immagini.
In un suo abbecedario dedicato alla poesia, ad esempio, Valerio Magrelli ironizza sul ricorso ad alcune espressioni abusate, sostenendo che la poesia può parlare di tutto, tranne che del tramonto con i gabbiani (Quando scende il tramonto | svanisce la poesia. /Quando un gabbiano arriva | lei se ne vola via)
In poesia linguaggio e immagini “invecchiano” rapidamente e questo impegna il poeta in una ricerca continua.
F: Dal punto di vista di inguaribile sentimentale quale sono, al di là dei criteri degli esperti, credo che una poesia riesce nel suo intento espressivo- comunicativo quando "arriva" a chi la legge o ascolta, cioè quando riesce a far vibrare delle corde; ciò è reso possibile dalla potenza suggestiva delle immagini utilizzate ed evocate tramite il linguaggio della metafora, che giunge direttamente all'emisfero destro, quello non razionale. Per questo motivo ritengo anche io difficile giudicare con la ragione qualcosa che parla un linguaggio parzialmente razionale.
Grazie per l’intervista !


Passiamo a Francesca Andreini, la conduttrice del laboratorio di narrativa.

1)       Ciao Francesca, grazie di aver accettato l’intervista. Ci parli di te e dei tuoi romanzi?

Ciao Alessandra, grazie a te! Dunque, da dove iniziare… dalla voglia di scrivere? Sempre avuta, e ho iniziato presto, ma senza far leggere a nessuno quello che scrivevo. Poi nel 2000 ho iniziato a collaborare con una rivista letteraria on-line Lo Zibaldone e altre meraviglie e mi sono lanciata. Molte delle cose che sono apparse sulla rivista, e altri racconti scritti in occasioni diverse, possono essere letti sul mio sito: http://www.francesca-andreini.com
Ho pubblicato due romanzi molto diversi fra loro. Il primo si intitola Nessuno ti può costringere (Qui Edit , 2009) ed è un romanzo di formazione. Parla di un ragazzino che, prima della seconda guerra mondiale, scappa di casa e girovaga per l’Italia. È un romanzo sulla resistenza umana, sulla capacità di non lasciarsi piegare dalle esperienze, di mantenere sempre acceso, dentro, il fuoco della curiosità, della libertà, dell’amore per la vita.
Il secondo, Primi anni a WDC (Edizioni del Gattaccio, 2015), nasce dai quattro anni che ho vissuto negli USA, raccontandone i più difficili, ovvero i primi due. Non è però un vero e proprio diario perché non si sa esattamente chi parla. Si sa che è una donna che si è trasferita con la famiglia negli Stati Uniti e che si trova ad affrontare varie esperienze. Alcune di vita comune, altre legate al trasferimento. Tutte, comunque, rese più intense e a volte drammatiche dal trovarsi in un ambiente diverso dal suo, in un paese che credeva di conoscere ed amare, e che non finisce mai di stupirla.
Ho scritto anche commedie e film. La narrativa, però, è sempre rimasta la mia passione, e da qui nasce l’idea del laboratorio che ho tenuto, l’anno scorso, per il circolo letterario Bel Ami. Un laboratorio in cui si studiava la narrativa e le sue caratteristiche, in cui si cercava di appropriarsi delle tecniche di scrittura fondamentali.

2)     Come è stato scelto il tema del laboratorio di quest’anno? È così frequente il blocco dello scrittore?

Quest’anno ci occupiamo ancora delle tecniche narrative ma da un punto di vista diverso. Quello di chi vuole scrivere bene, è consapevole delle difficoltà ma anche delle potenzialità del suo mezzo espressivo, e vuole sfruttarlo al meglio. Da qui nasce il blocco, ma da qui possono venire anche le tecniche per superarlo, anzi, per sfruttarlo a dovere!
Si, il blocco è molto frequente. O meglio, sono molto frequenti! Perché in realtà i tipi di blocco sono diversi, e corrispondono alle varie fasi creative della scrittura. Alcuni si superano con la fantasia, altri con la razionalità. A ogni momento creativo, il suo antidoto al blocco!

3)     Ti sei mai trovata in questa situazione? I problemi e le soluzioni affrontati negli appuntamenti mensili del laboratorio  vengono anche dalla tua esperienza personale?

Sicuramente! Io i tipi di blocco di cui parliamo li ho sperimentati tutti, negli anni. E a lungo ho anche subito quello più terribile: la stanchezza. Il blocco che ti fa dire che in realtà scrivere è una fatica inutile, che ci sono cose più serie e più importanti da fare, che tutto quel tempo e quelle energie le puoi spendere in cose più concrete.
Pur sapendo che non è vero, ci sono cascata anche io. È facile cedere ai blocchi, ma è importante riconoscerli e combatterli. Perché per chi ne soffre, la situazione puoi diventare pesante, può portare con sé tanta insoddisfazione e frustrazione.

4)    Quali sono i principali motivi per i quali lo scrittore si blocca?

Come dicevo, ce ne sono diversi, e corrispondono alle varie fasi della scrittura. Non posso parlare di tutti, ma posso ad esempio indicare il primo, quello della pagina bianca. Che viene dall’incapacità di abbandonarsi all’irrazionalità, il pensare con la parte raziocinante del cervello in una fase in cui, invece, ci si deve abbandonare all’evocazione pura e semplice dell’immaginario. Senza freni, giudizi e inibizioni. Appena ci mettiamo a pensare a ciò che stiamo scrivendo con criteri razionali, il blocco è in agguato.
Questo non vuol dire che si scrive sempre in uno stato di semicoscienza. Tutt’altro! Una volta raccolto il materiale dell’immaginario, dobbiamo fare un lungo lavoro di riflessione, e di analisi, per stabilire alcuni punti fermi nel nostro percorso narrativo, capire cosa stiamo raccontando e come lo vogliamo raccontare.
In questa fase ci sono altre forme di blocco, che però vengono da meccanismi del tutto diversi.

5)     Quali sono le principali difficoltà che possono trovare i partecipanti? E quelle della conduttrice del lab, ovvero tu?

Non so… non credo che si incontrino vere difficoltà in un laboratorio di questo tipo. Almeno spero! Si tratta di ascoltare le mie indicazioni, e poi di raccogliere, o meno, l’invito a fare piccoli esercizi che servono a sperimentare quello che è stato detto. Ma sono piccole cose, non difficili, e ovviamente non sono obbligatorie. Chi non vuole non li fa, e ascolta soltanto. Oppure li fa in un secondo momento, a casa. Può comunque seguire con interesse il laboratorio, anche se non vuole partecipare attivamente. Finora, comunque, ho sempre trovato molto spirito di partecipazione e di condivisione in chi è venuto al laboratorio. A ogni serata si crea una bellissima atmosfera, e tutti hanno voglia di ascoltare quello che dicono gli altri, e di dire o leggere le proprie cose.
Per me, poi, non saprei proprio dire una difficoltà… c’è tanta preparazione, dietro ogni incontro. Mesi di studi, se non anni. Montagne di libri letti o consultati. Ho addirittura ripassato vecchi corsi universitari! E poi ho riflettuto molto, scritto e riscritto i miei interventi… ma queste non sono difficoltà. Mi piace tutto, sia questa fase di preparazione, sia gli incontri, dove quello che ho studiato e quello che ho elaborato personalmente può essere messo alla prova, ho la possibilità di discuterlo e di viverlo insieme gli altri. Per me, sono momenti di grande gioia!

6)     Una volta superato il blocco e terminato il romanzo, lo scrittore deve affrontare un’altra serie di questioni; è per questo che negli ultimi due appuntamenti hai invitato un editore? E’ già possibile sapere chi è?

Si, la fase dopo la scrittura può essere fonte di stress e frustrazione. Volevo dare la possibilità a chi lo desidera di fare delle domande a un editore, e di sentire dalla sua stesa voce di cosa si tratta, in pratica, pubblicare un libro. Non so se può servire a scoraggiare o, al contrario, a infondere nuovo entusiasmo in chi scrive. Può essere duro conoscere la realtà dell’editoria attuale. Ma anche liberatorio. Perché chiarisce a tutti l’idea che non si scrive per pubblicare, ma per scrivere!
Abbiamo già alcuni nomi in testa, per questi due incontri, ma dobbiamo ancora verificare le disponibilità.

7)      Grazie per l’intervista!

Grazie a te, Alessandra, è stato bello parlarti! E spero di aver dato qualche idea e un po’ di ispirazione a chi ci ha letto!

Dunque, scrittori e poeti romani, non vi resta che iscrivervi al laboratorio e partecipare: ricordo che è gratuito! E non perdete le altre iniziative del Circolo Culturale Bel Ami, tra cui gli incontri di cinema, a cura di Andrea Ciaffaroni e Andrea Persica : 

Al diavolo la Celebrità: alla riscoperta di 7 registi dell'(altra) commedia all’italiana.



Il ciclo 2017-2018 vedrà protagoniste le monografie di sette autori del cinema italiano che si sono distinti nel genere della commedia brillante e nella farsa, e che schiacciati dal confronto con Mario Monicelli, Dino Risi, Ettore Scola, per citarne alcuni, non sono finiti nelle pagine delle storie del cinema che contano. Forse non era nei loro piani entrarci, mandando al diavolo la celebrità.
Tutte le info qui!


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