venerdì 16 novembre 2018


SEGNALAZIONE: LA TESSITRICE DI SOGNI 
di ISABEL GIUSTINIANI






Genere: fantasy/fantascienza
Serie: Lullabies for darkness #2
Editore: Self
Pagine: 272
Uscita: 16 ottobre 2018
Prezzo cartaceo: € 10,99
            ebook: 2,99
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Ecco la sinossi di questo romanzo uscito da pochissimo:

Sogni e incubi sono fatti della stessa materia, separati da un velo d’illusione.
Dhalia vive perseguitata dalla morte di Nimel, il suo promesso sposo ucciso nel giorno del loro matrimonio, sogno ricorrente nel quale compare anche uno straniero dagli strani abiti argentati. Solo quando un Demone dell’Incubo, sfuggito alla Strega delle Nebbie, irrompe nella sua vita, la ragazza scopre di avere la capacità di entrare nei sogni ma si espone così al Cacciatore, un sadico sulle tracce di chi possiede quel potere.
Mentre la guerra travolge le terre di Nemberia e il suo governatore si affida agli alchimisti che hanno creato una potente droga psicotropa che racchiude la promessa di potenziare l’esercito in battaglia, Dhalia si trova divisa tra il ricordo di Nimel, l’attrazione per il conte di Snakestone e l’amore del giovane Jason.
Contesa da chi vede in lei solo una possibile fonte di guadagno e braccata dal Cacciatore per i suoi più terribili e oscuri progetti, la ragazza si getterà in una guerra fatta di inganni umani e letali creature oniriche nel disperato tentativo di cambiare le sorti di una visione di morte che ha il sapore della profezia e scoprire il segreto dell’uomo vestito d’argento.



Leggiamone un estratto:
ivata finalmente al piccolo tavolo, mi lascio cadere sulla sedia e appoggio la schiena alla parete. Chiudo gli occhi. La mano ferita pulsa più forte che mai e il fazzoletto di seta con lo stemma degli Snakestone è intriso di sangue rappreso.
Rumore, confusione, risate grossolane attorno a me. Odore di fumo, cibo e altri afrori pungenti.
Ho voglia di lasciarmi andare.
Desidero che la stanchezza raggiunga il cuore e lo fermi, che blocchi questo stupido battito che si ostina a esistere quando tutto quello che merita di portare il nome di vita è cessato da tempo.
Hai il potere della Madre che ti scorre dentro.
Un sussurro mi attraversa la mente. Stringo i denti e i pugni. Il dolore alla mano aumenta. Sono le parole della vecchia del Lago delle Nebbie, nel sogno. Perché mi tormentano? Tutto ciò che avverto, e di cui sento il peso sulle spalle, è solo la maledizione di un’esistenza priva di significato.
Le lacrime tornano ad affiorarmi dall’anima dopo tanto tempo e le sento sgorgare come dolore liquido.
«Povera bambina, sei davvero pallida.»
Una voce gentile si materializza davanti a me e riapro gli occhi di scatto, passandomi il dorso della mano sana sulle guance per togliere le tracce del pianto. Una donna sulla quarantina, bionda e dagli occhi slavati, mi sta guardando con un sorriso compassionevole e un’aria materna. Accanto a lei si erge Ludov, le mani appoggiate sui robusti fianchi e un’espressione di attesa che ricorda un pastore che avesse portato uno speziale a dare un’occhiata a una capra azzoppata. Immagino che la donna sia Selina, l’amica di cui mi ha parlato.
«Deve avere la febbre» commenta lo zio. «Puoi fare qualcosa per rimetterla in piedi?»
Selina allunga una mano grassoccia e mi tasta la fronte, ritraendola subito.
«Scotti parecchio, bambina» esclama. «Hai bisogno di riposare. Però sei molto debole e devi prima prendere qualcosa di caldo: ti porterò del brodo dalla cucina e, mentre ti scalderai, ti preparerò un giaciglio nella mia stanza. C’è molta gente ad Akçakel e la locanda non ha più posti liberi ma, in ogni caso, con me starai meglio.»
«E io?» protesta Ludov, girandosi verso di lei, contrariato. «Non vorrai lasciare me in mezzo alla strada! Non c’è neppure bisogno che prepari un altro letto, oltre al tuo…»
«Tu sta zitto» lo rimbrotta Selina, allontanando con uno schiaffo la mano che lui le aveva assestato sul fondoschiena. «Bisogna pensare a tua nipote, in questo momento. Non vedi com’è ridotta?»
Lo zio sbuffa e va a crollare sulla sedia all’altro lato del tavolo. «Porta anche dell’arrosto e qualcosa di buono per me: io sto bene e sto morendo di fame, altro che brodo!»
«Qui è tutto buono!» ribatte la donna, fingendosi piccata, poi mi strizza l’occhio e si allontana verso le cucine. Non ho fatto in tempo a ringraziarla.
Mi stringo nello scialle, rabbrividendo, ed evito lo sguardo accusatorio di Ludov, volgendolo verso lo spettacolo al centro della sala. La musica si è fatta più frenetica e il tizio calvo con l’orecchino sta ballando a saltelli, le mani strette sulle natiche della donna dai capelli rossi. La gente ride alle sue prodezze. Sono tentata di voltarmi per cercare Jason, ma resisto all’impulso.
«Gentili signore e signori, un minuto della vostra attenzione, prego!»
L’uomo calvo interrompe la danza per richiamare a gran voce l’attenzione, battendo le mani. Il menestrello lascia vibrare ancora qualche nota nell’aria e poi s’interrompe.
«Devo ringraziarvi per questa magnifica serata» riprende, biascicando le parole, ubriaco. «La compagnia di persone come voi, che sanno apprezzare le vere gioie della vita, è senza dubbio molto più divertente di quella dei nobili bacchettoni!» Un coro di ovazione con fischi e applausi si leva dall’improvvisato pubblico. «Per tale ragione, miei signori, ho deciso di donare a tutti voi un viaggio nei supremi piaceri!» Ancora grida di giubilo anche se, questa volta, da parte di meno persone. Molti, infatti, si stanno scambiando sguardi perplessi. L’uomo ritorna al bancone ed estrae da una bisaccia un cofanetto di legno. Il suo compare cerca di fermarlo, visibilmente preoccupato, ma l’uomo lo allontana dall’oggetto con uno spintone. «Amici miei, ecco a voi le Pillole della Felicità: la strada maestra per il piacere!» Con quest’annuncio, apre il coperchio del cofanetto e si avvia tra i tavoli, appoggiando di fronte a ogni avventore qualcosa del suo contenuto.
«E cosa sarebbe questa roba?» brontola, con la bocca impastata, un uomo con una ragazza dal corpetto slacciato seduta sulle sue ginocchia.
«Sì, che cos’è?» gli fa eco un vecchio poco distante, allontanando da sé la pillola sulla superficie del tavolo. «Non vorrai mica avvelenarci tutti. Siamo ubriachi, ringraziando il Sacro Fondatore, ma mica stupidi!»
Un coro di risate e mugugni si solleva, ma l’uomo con l’orecchino continua con tranquillità ad avanzare tra i tavoli e a distribuire piccole perle rosse.
«Questa “roba”, signori miei» prosegue, «è un miracolo che trasformerà i vostri desideri in realtà. Vi farà vivere un sogno. Anzi, il sogno della vostra vita, facendovi diventare, finché dura il suo effetto, ciò che vorrete!»
Si ferma al mio tavolo e poggia una pasticca davanti a Ludov, indugiando poi su di me e guardandomi con sufficienza.
«Tu hai proprio l’aria di averne bisogno, piccola stracciona» commenta con una smorfia a metà tra il disprezzo e la pietà. Infila quindi una mano nel cofanetto ed estrae una pasticca che depone davanti a me, piegandosi all’altezza del mio viso. «Non ti piacerebbe veder realizzato il tuo pezzente sogno?»
L’uomo si allontana sghignazzando, proseguendo la distribuzione e rispondendo con calma alle domande di tutti, ma io non lo sto più ascoltando. Tra le dita stringo una piccola perla del colore del fuoco che sembra baluginare il suo richiamo.

Conosciamo  l'autrice, Isabel Giustiniani
Blogger e autrice indipendente, selezionata su extraverginedautore.it. Nata in Italia, vissuta in Portogallo, residente in Australia. Appassionata di Storia, soprattutto di quella millenaria di Bisanzio, gestisce il blog Storie di Storia. Ha scritto una serie di racconti e romanzi che spaziano dal genere fantasy allo storico ambientato nell'antico Egitto e nel Medio Oriente in epoca medievale.





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