lunedì 25 marzo 2019



ARCHEOLOGIA ETRUSCA  PARTE  II-
LA  DIVINAZIONE



 Bentrovati archeo-lettori, dopo l’articolo del mese scorso (qui), proseguiamo con un nuovo appuntamento... etrusco: parleremo della   divinazione, sempre rifacendoci all’intervento del dott. Marco Arizza in occasione dell’evento Cronache Etrusche.

La divinazione etrusca è un sistema di credenze che ha lasciato poche tracce, con materiali peraltro difficili da interpretare.
Le  fonti greche e romane, quindi indirette, ci parlano di una tradizione che vede il dio Tages (Tagete), figlio di Genius e nipote di Giove, dettare i paradigmi della cosiddetta “Etrusca disciplina” ai 12 popoli della federazione etrusca.




La disciplina si divide in due macro aree: la lettura dei segni terrestri e quelli celesti.

Gli operatori di culto addette alle pratiche divinatorie aruspicine, gli Haruspices appunto, sono noti da numerose fonti iconografiche di cui riportiamo alcuni esempi.



Si distinguono per il copricapo a punta, una tunica con mantella probabilmente di animale sacrificato tenuto da fibule. Appartenevano a ceti di alto rango ma erano anche di umili condizioni, i cosiddetti Vicani Haruspices cioè aruspici da villaggio.
Le loro mansioni prevedevano il sacrificio di un animale e la “lettura” del fegato.

Uno degli esempi più noti è il cd. Fegato di Piacenza: un modellino di fegato ovino in bronzo probabilmente con funzioni didattiche. Vi sono incise le 16 regioni nelle quali era diviso, secondo la disciplina etrusca, il Cosmo, ognuna delle quali presidiata da una divinità, come si vede dal “nastro” esterno. 
La suddivisione e le sottopartizioni presenti nel modellino di Piacenza trovano corrispondenza nella canonica suddivisione della volta celeste descritta dalla Disciplina.
Fegato di Piacenza


Aule Lecu
Per quanto concerne i nomi di questi sacerdoti, abbiamo svariate fonti: il sarcofago apparteneva a Aule Lecu , così come la statuetta in bronzo reca l’iscrizione incisa Vel Sveitu oppure una iscrizione su un marmo di un sepolcro ( c.d. iscrizione di Pesaro) dalla quale si desume il nome del sacerdote: Larth Cafate.

Iscrizione di Pesaro



L’epatoscopia, ovvero la lettura del fegato, era una pratica comune anche ai romani che veniva svolta dagli Augures, ma con modalità differenti: a Roma era la risposta a una domanda, in Etruria una vera e propria divinazione: ad es. colore scuro  indizio nefasto, epatomegalia   segno favorevole.

La religio etrusca era basata sui Libri Vegoici
Vegoia
 la ninfa Vegoia (Veceuvia) era l’ispiratrice dei libri fulgurales, dunque si riferivano ai fulmini ma la tradizione riferisce anche di profezie relative alla pratica della “limitazione” e cioè della divisione delle terre secondo un ordine cosmico indicato direttamente dal dio Tinia.

Circa il ruolo delle donne in Etruria, non vi sono notizie di donne sacerdotesse, ma forse Tanaquil, moglie di Lucumone (a.k.a. Lucius Tarquinius Priscus) figlio del corinzio Damarato, era una sacerdotessa che convinse il marito a trasferirsi a Roma grazie ai suoi vaticini.
In generale, le donne etrusche godevano di maggior libertà rispetto alle greche e romane di pari periodo; partecipavano ai banchetti sulle klinai accanto ai mariti e non avevano accesso alle cariche pubbliche. Era però affidata loro un’attività sacra, il taglio delle carni.

Il Santuario federale della Lega etrusca, il Fanum Voltumnae, si trova presso Orvieto (Volsinii, Velzna) in località Campo della Fiera.

Campo della Fiera, Orvieto

Gli scavi sono in corso, qui un link per seguirli.
In questa località si teneva la riunione annuale dei capi della dodecapoli etrusca, e si svolgevano fiere, mercati, spettacoli ecc.
Il Santuario era dedicato al dio etrusco Veltune, per i Romani Voltumna o Vertumnus: il culto venne trasferito a Roma nel 264 a.C. dopo la conquista di Volsinii.

Un paio di curiosità.

·       Nortia era una divinità etrusca assimilabile a Salus, a Tyche o alla Fortuna Primigenia di Preneste, il suo tempio dovrebbe trovarsi nei pressi di Bolsena. Secondo tradizione nel tempio si conficcavano chiodi ogni anno per scandire il tempo, quanto mancava quindi alla fine della civiltà etrusca da loro già calcolata e prevista. (Livio, Ab Urbe condita).
·       Il Lucumone. Sarebbe il re in età arcaica, ma sono stati avanzati dubbi sul termine: Lauchme era un nome personale riservato ai personaggi di basso lignaggio.
Lo Zilath era invece il  magistrato nelle età successive, corrispondente all’incirca al praetor romano.

Per il momento è tutto, alla prossima volta con altri argomenti storico-archeologici. Di cosa parleremo?... A sorpresa! ;-)


 Immagini prese dal web inserite a scopo illustrativo, gli schemi sono di Rosanna Guerzoni.





2 commenti:

  1. Ottimo. Dove prendi le info? Il tempio di Nortia È vicino a Bolsena. Un refusino: hai ripetuto 2 volte l'aggettivo "terrestre". volevi forse dire "ultraterreno"? ma càpita. Comunque, bravissima! Like.

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    1. Celesti , ho corretto. Le info? Da Marco Arizza, c'è anche scritto all'inizio :)

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