venerdì 28 giugno 2019



RECENSIONE serie tv animata:
 LOVE, DEATH & ROBOTS










Genere: serie tv antologica d’animazione, fantascienza, horror, azione, commedia, avventura, fantasy
Produzione: Usa (Netflix)
Stagioni: 1 (rinnovata)
Puntate: 18, di varia durata
Canale di trasmissione in Italia: Netflix


Cari videodipendenti, mi sono sparata questa serie tv d’animazione in soli due pomeriggi: quando si inizia a vederla non si vuole più smettere, complice il fatto che si tratta di una serie antologica e ogni episodio è molto diverso dall’altro, sia come stile grafico che come genere e contenuti: la curiosità di scoprire cosa succede, di che parla l’episodio successivo è veramente irresistibile.
Inoltre, ogni puntata ha una durata variabile che va da un minimo di 5 minuti a un massimo di 18.

Il primo episodio, Il vantaggio di Sonnie, è quello che mi è piaciuto di meno: in un contesto distopico si tengono incontri clandestini in cui il pilota è collegato mentalmente con le bestie che si affrontano nell’arena, ma un allibratore chiede a Sonnie di perdere un incontro appositamente… Iperviolento, troppo spazio ai combattimenti e anche il character design non mi ha entusiasmato.

Il secondo, Tre robot, è un post apocalittico ironico e molto divertente, in cui tre robottini esplorano, con una guida turistica, una città umana in cui gli umani si sono estinti. Incontrano un gatto e ne rimangono terrorizzati… Davvero divertente in modo intelligente.


La testimone è un episodio un po’ strano: una spogliarellista ha dei flashback in cui assiste a un omicidio, ma si rende conto che proprio quell’uomo la sta fissando dalla finestra di fronte, così inizia a fuggire, inseguita dal tipo. Episodio non male, ambientazione un po’ erotica, colpo di scena finale.

Tute meccanizzate mi è piaciuto molto: lo stile grafico non è 3D come la maggior parte degli episodi precedenti, ma richiama l’animazione classica, anche se gli effetti sono più futuristici. In una specie di Midwest americano delimitato da un controllato perimetro, alcuni agricoltori combattono dentro dei robot contro terribili creature provenienti dall’esterno. Colpo di scena finale anche qui.

Il succhia-anime è un episodio chiaramente ispirato a Dracula: alcuni archeologi si imbattono in un mostro assassino in una grotta. Niente di che.

Il dominio dello yogurt è un altro episodio umoristico, in cui i Lactobacilli dello yogurt diventano intelligenti e.. cosa combineranno? Davvero carino. ironico e divertente.


Oltre Aquila ha un’animazione CGD talmente avanzata che i personaggi sembrano attori in carne e ossa. Un’astronave nello spazio sbaglia rotta e quando i membri si risvegliano si trovano lontani anni luce dalla loro destinazione, in una stazione di riparazione. Il capitano Thom incontra la sua vecchia fiamma Greta… ma le cose non sono quello che sembrano. Bello e dl finale inquietante.

Buona caccia è uno dei miei preferiti, con animazione classica e di ambientazione e genere particolare, potrei definirlo un fantasy steampunk. Siamo in Cina, all’epoca del dominio degli inglesi. Un uomo col figlio danno la caccia a una Kitsune; la figlia della donna volpe si salva grazie al figlio del cacciatore, ma la sua vita rimane segnata dal fatto. Il ragazzo, divenuto meccanico, la aiuterà a vendicarsi dei soprusi subiti. Davvero molto bello e originale.


La discarica è un horror divertente, in cui un vecchio cerca di difendere la discarica in cui vive dal governo che la vuole espropriare… ma l’incaricato non s cosa si nasconde in quei puzzolenti resti! Molto irriverente.

Mutaforma è un altro racconto che ho apprezzato: è ambientato in Afghanistan, protagonisti sono due soldati chiamati con disprezzo dagli altri marines "dog soldiers": sono infatti dei lupi mannari che utilizzano i loro poteri per combattere i terroristi. Un racconto sull’accettazione e la diversità, anche poetico nel finale.

Dare una mano è un episodio breve e un po’ claustrofobico: una astronauta si trova all’esterno della navetta ma perde il contatto connessa e dovrà fare una cosa terribile se vuole avere una possibilità di salvarsi. Niente di che.

Ne La notte dei pesci a due venditori in mezzo al deserto si rompe la macchina e restano ad attendere aiuti;uno dei due spiega all’altro che in quel luogo un tempo c’erano gli oceani. Quando si addormentano, sognano di trovarsi in mezzo a pesci preistorici che fluttuano nell’aria. Onirico, con finale un po’ horror. Mi è piaciuto.

Lucky 13 è un altro episodio in CGD che pare interpretato da attori in carne e ossa. A una pilota viene assegnato un mezzo che porta sfiga, ma lei lo restaura e ne fa il fiore all’occhiello della flotta, e si affeziona tanto da “umanizzare” il velivolo… che risponde all’affetto provato dalla donna con un’azione spiazzante. Buon episodio.




Zima Blue ha un design molto particolare, non segue le anatomie classiche, è simile ai cartoni molto vecchi. L’episodio è molto bello, parla di un misterioso pittore di successo e della sua storia.

Punto cieco è un racconto robotico, molta azione, carino. Quattro robot devono effettuare una rapina ma vengono bloccati da un robot a protezione del blindato.

L’era glaciale è recitato da attori in carne e ossa, la parte animata è quella in cui nel loro frigo nasce e si sviluppa una civiltà in miniatura. Carino.

Alternative storiche ha un carachter design che non rientra nei miei gusti, e non mi è piaciuta nemmeno la storia. L’idea è carina: un demo di un software presenta alcune alternative storiche basate su Hitler, ma è troppo demenziale.

Guerra segreta è ambientato in Russia durante la II guerra mondiale (quindi diciamo in URSS): alcuni sciamani evocano dei demoni per vincere contro i nemici, ma le cose ovviamente non vanno come desiderato. Racconto horror interessante.

Ho notato che i diversi stili utilizzati per narrare le storie, oltre a dare verve alla serie, sono perfettamente in sintonia con ciò che viene narrato, Le idee sono tutte (o quai) buone, i personaggi interessanti, le ambientazioni originali. I racconti hanno tutti un significato che va oltre la mera avventura narrata, come tutte le storie fantastiche di spessore.
Per le scene violente e in qualche caso erotiche, non è consigliato ai bambini, è per un pubblico maturo.

Da non perdere! La seconda stagione è stata già annunciata, non vedo l’ora di scoprire cosa si sono inventati…





martedì 25 giugno 2019




RECENSIONE:   BIANCANEVE   ZOMBIE 
di ELENA   MANDOLINI






 Genere: horror, fantasy, avventura
Editore: Dario Abate
Pagine: 274
Data di uscita: agosto 2016
Prezzo cartaceo: € 14
                    ebook:  € 2,99
Link: Amazon  


Cari zombie, se cercate qualcosa di veramente originale che sia allo stesso tempo avvincente e con più di un significato sotteso, questo è il libro che fa per voi!
Già titolo e cover sono un programma: chi mai si sarebbe sognato di unire due opposti così opposti, Biancaneve , la dolce principessa delle favole, e gli Zombie, putride creature non-morte?  Elena Mandolini l’ha fatto.
Ed è perfettamente riuscita nel suo intento.
Biancaneve si risveglia nel bosco, ma non è più sé stessa. Preda di una fame incontrollata e della parziale perdita di memoria, compie un gesto che nessuno si aspetterebbe mai… la maledizione di Grimilde è andata davvero oltre.
Diventata un essere infimo, e viene aiutata dai fedelissimi nani a ritrovarsi. Ma non tornerà quella di prima: sarà una versione migliore, più forte, più donna di quello che era. Decide dunque di vendicasi di chi l’ha ridotta così, ovvero Grimilde,  che spadroneggia nel regno di Aroha, e per far ciò  conoscerà altre persone, farà altri incontri (anche un po’ hot!), cercherà il lascito di sua madre.
Il vero colpo di scena è senz’altro all’inizio, così come la parte che mi ha colpito di più, quella iniziale.
 Biancaneve, nel suo cercare di ritrovare sé stessa, simboleggia l’essere umano spogliato da tutte le sue sovrastrutture e ridotto a una forma basic, animalesca, in cui l’unico istinto è quello di nutrirsi. Però, rispetto agli zombie che abbiamo conosciuto al cinema e in televisione, è cosciente, consapevole, vuole reagire allo stato di brutalità in cui  finita nonostante le sofferenze, il dolore, le ricadute (perché non è facile resistere alla fame…) e tornare non com’era, ma migliore, più consapevole, meno ingenua.
Oltre alla protagonista, Elena Mandolini ha tratteggiato bene anche i nani, dando loro una dignità che nelle favole non avevano più che tanto, figure sempre attaccate alla loro principessa e che l’aiutano e la proteggono anche nei momenti più difficili.
 Molto bello il rapporto che emerge tra lei e la madre defunta, fatto di ricordi che le danno forza , un legame che va oltre la morte e diventa anche concreto col ritrovamento di un oggetto fondamentale per la storia che era appartenuto alla regina Whitepearl, madre della protagonista.
Per non spoilerare, non aggiungo nulla sui nuovi personaggi, quelli che non compaiono in nessuna versione della favola.
La seconda parte della storia si fa più avventurosa, molto fantasy e un po’ romance, gli avvenimenti si susseguono senza sosta e il ritmo resta elevato.
Lo stile è scorrevole, ben equilibrato tra le parti descrittive e quelle d’azione.
Per chi storce il naso, ricordo che la favola di Biancaneve è una storia gotica, non il personaggio edulcorato della Disney, e comunque il cartone non lesina in scene horror (la trasformazione di Grimilde è paurosissima!); ci sono diverse opere che colgono questo lato della storia, come il film Biancaneve nella foresta nera, oppure il suo essere diventata una donna forte che combatte vestita coi pantaloni, come nella serie tv C’era una volta, in cui però non c’è minimamente l’horror essendo una serie della ABC, quindi per famiglie. Dal romanzo emerge anche lo studio di Elena sulle varie versioni della favola.
Mi hanno anche colpito i nomi propri utilizzati dall’autrice: hanno varie origini, alcuni fiabeschi, altri fantasy , altri greco-romani, altri inglesi, ma soprattutto particolare è il nome del villaggio, Aroha, che in Maori significa amore. Tale era il villaggio prima dell’avvento di Grimilde, in fondo!
Circa l’edizione, la cover proposta dalla DAE è azzeccatissima e colpisce: nera con una cornice centrale in cui appare Biancaneve con tanto di vestitino blu e giallo in versione zombie.

Ora, qualche domanda a Elena Mandolini, già ospite di IUF  (qui la recensione di Il signore dei racconti).  


      Ciao Elena, bentornata su IUF. Sei d’accordo con questa             recensione? Vuoi aggiungere qualcosa?

Grazie mille per il bentornato: è un piacere essere di nuovo qui come vostra ospite! Trovo che la recensione abbia colpito nel segno. Il fantasy e il gotico qui sono la cornice ideale per raccontare una storia di redenzione che si interseca a quella della vendetta più pura. È un percorso di formazione, nel quale Biancaneve cresce come donna, guerriera e strega bianca. Compie un percorso complesso, difficoltoso, caratterizzato dall'accettazione del proprio io e del cambiamento che avviene dentro se stessa. Un percorso che compie ognuno di noi nella propria vita.

Come ti sei documentata per questo romanzo?

Mi sono riavvicinata alla fiaba originale tedesca, quella a cui i Grimm si ispirarono per la loro raccolta di favole e che prende ispirazione dal folclore popolare. Una storia, come già accennato nella recensione, completamente diversa dalla versione Disney e che recava in sé un forte messaggio ammonitore: non fidarsi degli sconosciuti. Una versione antica del nostro motto "mai accettare caramelle da uno sconosciuto". Con Biancaneve Zombie ho cercato di far riemergere l'aspetto più gotico, più dark che ogni favola della buonanotte possiede e che, in passato, è stato spesso messo da parte.

Possiamo dire che questo romanzo, specie la parte iniziale, è un incoraggiamento a chi si sente in uno stato infimo?

Assolutamente sì. Tutti noi cadiamo, tutti noi dobbiamo rialzarci. Il primo passo è guardarsi allo specchio e comprendere il punto in cui siamo; gesto compiuto da Biancaneve stessa. Solo comprendendo dove ci troviamo, la salita sarà possibile. Solo capendo gli errori e le nostre debolezze, potremmo porre rimedio e migliorare.
E non solo. Come già detto in precedenza, Biancaneve Zombie non è solo un percorso di redenzione, ma anche di crescita e di accettazione del sé.

           Quanto di te c’è in questa Biancaneve?

Credo di averle donato le mie insicurezze di adolescente. Biancaneve è una giovane donna, che si affaccia all'età adulta. Deve affrontare sfide che le sembrano insormontabili e vede il proprio corpo cambiare e diventare quello di una donna. L'adolescenza è un tumulto di emozioni più disparate ed è una fase importante nella vita di ognuno di noi. Ho cercato di raccontare questi momenti attraverso lei.

Molto particolari i nanetti che hai pennellato. Ce ne parli?

Non volevo fossero delle semplici macchiette. Desideravo fossero personaggi forti, con caratteri ben definiti. Ho cercato di renderli uomini, con pulsioni, desideri e debolezze; ognuno con delle peculiarità differenti. Non a caso, ciascuno di loro ha una finalità specifica che viene svelata nel corso del romanzo e anche attraverso i loro nomi originali (e qui mi fermo oltre per non fare spoiler). È stato molto difficoltoso dover gestire sette personaggi e cercare di dar loro, in molte scene, una funzione e una mansione ben delineata.

 Come hai scelto i nomi dei personaggi? E quello del villaggio, Aroha?

Non posso che fare i complimenti! È stato colto un aspetto fondamentale nella recensione. Cerco sempre di affidarmi alle lingue straniere oppure all'esperanto per i nomi dei personaggi o di luoghi importanti. Credo fermamente che ogni aspetto di un romanzo, o di un racconto, debba avere un significato e un perché specifico. E i nomi sono una parte fondamentale; sono un'essenza, una forza che viene donata ai personaggi creati. Spesso, in fase di prima stesura, sono nomi generici; poi, a fine scrittura, comprendendo meglio il percorso dei personaggi e la funzione dei luoghi, ne cambio i nomi in modo che possano rappresentare perfettamente chi li indossa.

Progetti futuri?

Tanti progetti a cui tengo molto e a cui sto dedicando tempo ed energie necessarie affinché riescano al meglio. In queste settimane è cominciata la fase di editing del prossimo romanzo in uscita per la Dark Zone. Una fase molto emozionante! Attualmente sto lavorando a due romanzi: un post apocalittico e un gothic horror. Prossimamente tornerò a scrivere un racconto per il terzo volume del delizioso progetto Bestie d'Italia, edito dalla Nps Edizioni. Mai fermarsi, in primis se si vuole scrivere. Bisogna sempre dedicarsi alla scrittura, che è una amica decisamente esigente.

Grazie per essere stata con noi e alla prossima!





domenica 23 giugno 2019




CINE RECENSIONE: DARK PHOENIX












 Genere: fantascienza, azione, supereroi, fantastico
Regia:Simon Kindberg
Produzione: Marvel Usa
Data di uscita in Italia: 6 -6- 2019
Durata: 120’
Cast: Sophie Turner, James McAvoy, Michel Fassbender, Jennifer Lawrence, Evan Peters, Jessica Chastain



Il primo film che mi è piaciuto dell’intera X-produzione cinematografica Marvel è proprio quello che ha suscitato più critiche è polemiche da parte di tutti. 
Diciamo subito che non è un capolavoro della cinematografia , ma sconta molto il fatto di essere uscito dopo gli ultimi due film sugli Avengers , quelli sì memorabili (recensioni qui Infinity e qui Endgame) e soprattutto di essere al di fuori del MCU, cosicché ha avuto una programmazione ramdom, con sceneggiature contraddittorie e poco comprensibili e slacciato dalle altre saghe.
Beh, cari amici, tutto questo finirà presto, perchè l’annosa vicenda dei diritti in mano alla Sony è terminata e gli X-Men torneranno alla Marvel Disney. Come? Alla fine dell’articolo esprimerò la mia idea.

Non era facile riassumere una saga lunga e articolata come quella della Fenice, iniziata a fine anni 70 nelle uscite fumettistiche Usa e terminata molto tempo dopo; anzi, in realtà non è mai veramente terminata, perché l’essere galattico è ricicciato decine di volte, tra cui una molto recente (qui la recensione), tra riscritture, contraddizioni (già, anche nei fumetti) e riproposizioni. 



La saga originale, creata da Byrne e Claremont, prende il via in modo simile a quella cinematografica: Jean, per salvare i compagni dopo una missione nello spazio, cerca di tenere insieme un razzo che precipita sulla terra, e qui incontra la Fenice. Verrà poi spiegato alla fine della saga che quella suicidatasi sulla luna (così Jean/Fenice termina l sua vita nei fumetti) non era la vera Jean, rimasta abbozzolata nel fiume Hudson, ma una sua copia creata proprio dalla creatura semidivina. Questo verrà in seguito non più tenuto in considerazione, ma lasciamo perdere.


Nella saga originale poi compariva anche il Club Infernale e gli alieni Shi ar, con la regina Lilandra (la fidanzata aliena di Xavier) e Wolverine, nel film assente, aveva un discreto ruolo (triangolo amoroso Jean-Scott-Logan). Beh, ovviamente per narrare tutto ciò ci sarebbe stato bisogno di più film… che potevano benissimo essere fatti, ma evidentemente non c’era la volontà.



Il film, che si svolge nel 1992 (ma non ce e accorgiamo) si concentra sui sentimenti di Jean Grey e quelli dei principali X-tipi, protagonisti della vicenda: Xavier e Magneto. Gli altri X-Men hanno avuto un ruolo minore, anche se importante a livello di combattimenti (spettacolare quello finale, ma anche gli altri sono notevoli). 

 Forse si poteva dar loro più spazio, ma in effetti sarebbe uscito dalla storyline principale, tutta incentrata su Jean. Sono comunque belle caratterizzazioni, sia a livello di effetti che come personaggi; come Tempesta hanno scelto un’attrice somigliante alla Halle Berry, ma non posso non notare come il doppiaggio italiano  del personaggio sia pessimo. Non ho controllato chi sia la doppiatrice, ma sembra davvero alle primissime armi… peccato.

Dopo che Jean viene impossessata dalla Fenice, la sua potenza e le sue barriere psichiche, inserite da Xavier quando era piccola, vengono infrante e lei scatena la sua potenza, uccidendo e devastando.
I mutanti, visti come amici dell’umanità, vengono quindi visti come molto pericolosi: il governo decide di portarli in strutture di contenzione (leggi campi di concentramento).
Jean si reca da Magneto, che ha creato una sua comunità di mutanti (gli X-fan ricorderanno la Genosha dei fumetti, ma quello era un posto fighissimo, a parte il  nome, e questa una sorta di baraccopoli) per trovare conforto: il confronto tra i due assassini è uno dei momenti più intensi del film.
Arrivano inoltre gli alieni D’Bari che vogliono impossessarsi della forza Fenice per ricreare il loro pianeta, distrutto dalla forza stessa in precedenza; il loro capo è interpretato dall'algida Chastain.


Questo pure è un richiamo alla saga fumettistica: Fenice Nera/Jean, nel pieno della sua crisi, distrugge l’intero sistema stellare dei D’Bari.



Quindi nel film troviamo travaglio interiore, dramma, azione, eroi che commettono errori ma vogliono redimersi,anche se la strada è faticosa, molte emozioni. Ottime le interpretazioni (sì, mi è piaciuta anche la Sophie Turner); tecnicamente poi non  si può dir nulla. 


Forse a livello di dialoghi si potevano inserire battute migliori.
Quindi, l’ho trovato coerente con lo spirito degli X-Men e con gli avvenimenti trattati nei fumetti, in linea di massima, e ben riuscito nella sua estrema sintesi.  
Almeno non è una psicopatica come nel film in cui Jean veniva interpretata da Famke Jassen!



Come continuerà la saga degli X- Men nel MCU? Avranno senso e spazio? Cambieranno gli attori (orrore)? 
Non si sa neppure cosa succederà agli Avengers in realtà; i prossimi film Marvel saranno l’estivo Spiderman Far from home e poi New Mutants : ovvero i giovani Nuovi mutanti. Sarà un horror teen, ma quanto ci sarà nel film di ciò che abbiamo visto sinora? Sarà un reboot o un seguito? Ma soprattutto, ci sarà?... il film era stato annunciato due anni fa, poi cassato, rivisto, scene rigirate, tuttora è previsto per il 2 ottobre (negli Usa) ma con asterisco, che vuol dire "forse". 




  La saga fumettosa dei Nuovi Mutanti è una delle mie più amate, e tuttora la mia supereroa preferita in assoluto all time è Magik, aka Illyana Rasputina, sorella di Colosso, spero quindi che abbiano procrastinato davvero per evitare una porcheria a livello degli ultimi Fantastic Four.




 Tra l'altro in questo film c'è pure Maisie Williams, tanto per completare l'opera di sfruttamento degli attori di GoT...interpreterebbe Wolfsbane, quindi sempre un ruolo lupesco!
Secondo me comunque i mutanti saranno rivisti continuando questo filone teen.






Anche perché....




SPOILER!





… in una delle scene finali del film, tra i vari studenti della Scuola per Giovani dotati, se ne nota uno ben noto ai Marvel fan, dalla capigliatura mezza rasata con ciuffo rosa… Quentin Quire! Un personaggio che ci azzecca anche con la Fenice, creatura praticamente immortale. La direzione quindi sarà questa, secondo me.






FINE SPOILER!

Un paio di note: non c’è ovviamente Stan Lee nel film, e questo mi addolora molto: è il primo film Marvel senza di lui.
Poi, non restate fino a dopo i titoli perché la scena finalissima non c’è.

Attendiamo fiduciosi i prossimi Marvel- annunci  per capirne di più!







giovedì 20 giugno 2019



I   LIBRI    SIBILLINI   - PARTE   III







Eccoci al nostro consueto appuntamento culturale mensile . Oggi continueremo a parlare dei Libri Sibillini, dopo le parti I e II oggi , nella parte III, affronteremo le consultazioni dei libri avvenute  nel IV secolo. Ricordiamo che la nostra fonte è la tesi di laure di Sara Fattor, reperita online, di cui questi articoli sono una sintesi.

Nel 399 a.C. secondo Dionigi e Livio, il  collegio duumvirale venne incaricato di ‘andare a consultare’ i libri Sibillini: è il primo responso oracolare del IV secolo.
Secondo quanto indicato da questi ultimi, si tenne a Roma un lectisternium,
con l’intento di debellare una pestilenza.
I lectisternia erano particolari riti che esprimevano, attraverso la finzione
rituale, la ricreazione di quel momento pre–attuale rappresentato dalla
commensalità con gli dei . Nella pratica, la cerimonia del lectisternium
(=lectos sternere, distendere i letti), inscenava un banchetto a cui
simbolicamente erano invitati a partecipare gli dèi, di cui le statue cultuali
venivano portati fuori dai templi stesi su letti triclinari e posti davanti a tavole
imbandite a festa. Il lectistenium appare come una tipica prescrizione sibillina;
per il IV secolo a.C. Livio ne attesta almeno quattro, celebrati esclusivamente in occasione di epidemie.
Il lectisternium ha un parallelo preciso con la ‘theoxenia’ (da theos, dio e
xenia, ‘accoglienze ospitali’) del rito greco. Il rimando va alla tipologia della
feste celebrate a Delfi nelle quali si richiedeva la presenza delle divinità in
qualità di ospiti.
Livio scrive che in questa occasione, furono lasciate aperte le porte della città e anche quelle delle case private, che ogni cosa venne messa a disposizione di tutti (abolizione della proprietà privata), anche dei forestieri, e che vennero tolte le catena ai prigionieri.
Si intende dunque realizzare, con ogni evidenza, una situazione di 'concordia
mitica', instaurata attraverso la una sospensione dell’ordine normale.
Per quanto riguarda le divinità invocate, possiamo supporre che fossero state prescelte per le loro qualità salutari e salvatrici.
Abbiamo già visto le valenze di Apollo in questo senso. Per quanto riguarda
Latona, essa era associata frequentemente al figlio nelle pratiche cultuali nel
mondo greco.
L’eroe greco Herakles era da tempo diffuso tra le popolazioni italiche da cui
era accolto come un dio.
La sfera d’influenza del Hercules italico comprendeva tutte le attività pastorali,
fra cui allevamento e transumanza, nonché le attività commerciali, soprattutto
quelle in collegamento col mercato del bestiame, e, in generale, tutta la sfera
che coinvolge un tipo di economia diversa da quella agricola, legata ad un
tipo mobile di ricchezza.
Se l’epidemia che aveva colpito Roma coinvolgeva anche gli animali si può
ben comprendere la scelta di onorare un dio a cui raccomandare la salute di
questi ultimi e, insieme, la salvezza delle attività economiche. Inoltre e’ da
notare che Hercules, in virtù del suo legame con i luoghi collegati alla
transumanza e ai mercati, luoghi spesso scelti in virtù della presenza di acque
sorgive e minerali era anche venerato come dio salutare.
Diana, antica divinità italica, era celebrata a Roma alle Idi del mese di agosto. Nello stesso giorno Hercules veniva festeggiato nel suo tempio presso porta Trigemina ed il giorno prima, la vigilia delle Idi, con un sacrificio al tempio a lui dedicato presso il Circo Massimo, l’ Ara Massima.
Le due giornate costituivano un unico complesso cultuale in cui venivano
venerate entrambe le divinità; dunque, in un contesto cultuale romano,
l’associazione di queste due divinità non dovrebbe essere considerata
anomala.
Anche la coppia di Mercurio-Nettuno può essere stata inserita per inerenza
con la sfera del commercio; in particolare, vista l’associazione di Nettuno a
Mercurio, per auspicare la protezione degli scambi marittimi o fluviali.


La seconda consultazione dei libri Sibillini registrata nel quarto secolo si
riallaccia all’episodio dell’incendio gallico di Roma del 390 a.C.
Livio riporta come subito dopo la cacciata dei Galli, che avevano occupato il
Campidoglio, ad opera di Furio Camillo, si fosse reso necessario ricorrere ai
libri.
Il primo atto che si rende necessario, dopo la devastazione gallica dell’Urbe è
di ristabilire il culto degli dei. L’iniziativa è portata avanti da Furio Camillo, e
dal senato 190. In questa prospettiva si colloca l’ordine dato ai duumviri di
cercare nei libri dei riti adeguati, allo scopo di purificare i templi, contaminati
per essere stati occupati dal nemico.
La consultazione sibillina tuttavia è solo una delle iniziative religiose
predisposte per l’anno. Livio scrive anche che furono celebrati i ludi Capitolini
in onore di Iuppiter Optimus Maximus, che si stabilirono vincoli d’ospitalità con
gli abitanti di Cere, poiché questi avevano accolto gli oggetti sacri dei Romani
e le vergini vestali.


La terza consultazione del quarto secolo a.C. si colloca nel 364 a.C ed è
particolarmente importante, in quanto è la prima registrata dopo il 367 a.C.,
anno dell’ istituzione dei decemviri sacris faciundis, la nuova magistratura
ampliata che sostituiva il collegio dei duumviri, nonché dell’approvazione delle
leggi Liciniae-Sextiae, che con l’apertura ai plebei del consolato, segnano la
parificazione civile dei due ordini. Il collegio preposto alla lettura dei Sibillini
non è solo aumentato nel numero dei componenti, ma risulta ora composto,
per metà da patrizi e per metà da plebei.
Livio ci informa che nel 364 a.C venne celebrato a Roma il terzo lectisternium dalla fondazione dell’Urbs, per stornare una pestilenza che gravava da due anni sulla città.
Tuttavia a nulla servì il rituale, perché Livio scrive che l’ epidemia non
accennò a diminuire. Vennero dunque introdotti a Roma dall’Etruria, i ludi
scaenici 195, per ordine dei pontefici, come ci informano Agostino e Orosio.
Il fallimento della procuratio sibillina del 364 a.C., può essere messo in
relazione con la creazione dei decemviri sacris faciundis. Infatti l’anno dopo,
nel 363 a.C., con l’aggravarsi dell’epidemia, non vengono consultati i libri
Sibillini. Per stornare i prodigia si ricorre invece alla autorevolezza della
tradizione, alla memoria dei seniores, i quali propongono, in base ad una ‘lex
vetusta …priscis litteris verbisque scripta’, il ripristino dell’affissione del clavis
annalis.  Molto è stato detto sull’origine di questa usanza. In particolare, M. Sordi ha messo in evidenza, come il rito di antichissima origine doveva significare per i
romani il pegno dell’assistenza divina assicurata a Roma dall’alleanza con le
divinità reggitrici della città.
Siamo dunque arrivati al punto in cui i plebei rompono il monopolio patrizio
della lettura della raccolta divinatoria, ma questa conquista non si traduce
ancora in un’effettiva operatività del collegio misto; la clavifixio, cerimonia
vetusta, interrompe infatti il ricorso ai Sibillini.

Riportiamo il brano di Livio che parla di tale affissione del chiodo:

Mentre erano consoli Cneo Genucio, e per la seconda volta, L. Emilio Mamerco, poiche la
ricerca di rimedi espiatori affliggeva gli animi piu di quanto i corpi fossero afflitti dal male, sidice che i piu anziani avessero ricordato come una volta una pestilenza era stata arrestata grazie alla fissione del chiodo, compiuta dal dittatore. Spinto da tale superstizione il senato ordinò che si eleggesse un dittatore per la fissione del chiodo; fu eletto Lucio Manlio Imperioso.

Per il 362 a.C. abbiamo una consultazione dei Sibillini testimoniata da Dionigi.
Il prodigium è costituito da una voragine che si apre nel foro per parecchi
giorni. La consultazione dei Sibillini rivela un oracolo secondo cui la terra si
sarebbe richiusa e avrebbe dato grande abbondanza di ogni tipo di beni, per il
tempo a venire,  se la terra stessa avesse ricevuto i ‘doni più consoni al popolo romano’.
Marco Curzio, fra i giovani della città il più distinto per valore militare e saggezza, offre quella che a suo parere è la primizia di Roma, il valore dei suoi uomini. Come volontario, offre così la sua vita, affinché la terra produca in abbondanza altrettanti giovani valorosi. Salito a cavallo, si getta nella voragine e sopra di lui vengono lanciate offerte di ogni tipo; la terra si richiude.
Si può far rientrare come motivo fondante nella casistica speciale della devotio, particolare atto rituale tramite cui il capo militare poteva offrire se stesso ed i nemici agli dei inferi in cambio della vittoria; la devotio formalizza, per così dire, e autorizza
comportamenti di oblazione, che richiamano per certi versi al modello del
“martirio”.

Nel 348 a.C. a Roma regna una situazione ottimale di otium, caratterizzata da
pax esterna e concordiam ordini. Questo stato viene interrotto da una
pestilenza. Il senato dunque autorizza il ricorso ai Sibillini, che come
soluzione propongono di nuovo la celebrazione di un lettisternio.

Nel 344 a.C. abbiamo la quinta consultazione sibillina per il quarto secolo.
Nell’anno si sarebbe resa necessaria una consultazione dei libri Sibillini per
espiare una pioggia di pietre e l’improvvisa comparsa delle tenebre
verificatasi subito dopo la consacrazione del tempio a Iuno Moneta.
L’evento prodigale è connesso esplicitamente alla dedicatio del tempio della
dea, che era stato votato l’anno prima da Marco Furio Camillo, durante la
guerra contro gli Aurunci pro amplitudine populi romani, per l’ampliamento del
popolo romano.
Alla pioggia di pietre del 344 a.C. viene attribuita la valenza di segnalare una crisi nei rapporti con i popoli confinanti. La soluzione dei Sibillini riportata da Livio
conferma l’interpretazione: i libri prescrivono supplicationes a cui vengono
invitati a partecipare non solo i cittadini romani, ma tutti i popoli vicini,
secondo turni precisi. Questa è la prima volta che popolazioni
non romane vengono coinvolte nell’espiazione di un prodigio avvenuto
all’interno della città.

Passiamo ad analizzare la sesta consultazione del quarto secolo a.C.
Secondo Livio, nel 326 a.C., venne fatto il quinto lettisternio.
Il 326 a.C, si presenta come un anno tranquillo nella narrazione liviana. Livio
non collega il piaculum ad un specifico evento prodigiale, sappiamo solo che
il rito si tenne placandis habitumest deis.
Da questa data in poi, lo storico non specificherà più il numero di successione dei
lectisternia; forse questo dato è da considerarsi come un segnale del fatto che nel III secolo la cerimonia fosse ormai considerata prassi normale e consolidata
come rito espiatorio ordinario.

Dunque, in questo secolo i Sibillini vengano coinvolti
sempre di più nella produzione di comportamenti rituali che marcano il modo
di essere di Roma rispetto alla sua dimensione temporale.

La prossima volta continueremo parlando delle consultazioni dei Libri Sibillini nel III sec a.C.
Ricordo di consultare la tesi di laurea di Laura Fattor per avere il quadro completo, questa qui riportata è solo una sintesi.

Scusate la formattazione, potrebbe essere riuscita male per motivi tecnici.