martedì 2 luglio 2019




RECENSIONE: QUANDO BETTA FILAVA di ALESSIO DEL DEBBIO






Genere: antologia di racconti, fantasy, miti e leggende, storico, distopico, horror, folklore
Editore: Nps edizioni
Pagine: 212
Data di uscita: maggio 2019
Prezzo ebooK: € 2,99
               Cartaceo: € 14
Link: Amazon
            www.npsedizioni.it 


Il nuovo libro di Alessio Del Debbio riprende i miti e le leggende toscane che abbiamo trovato ne L’ora del diavolo (qui la recensione) , spaziando stavolta in tutta la regione e diversificando i generi, mantenendo però centrale il folklore locale.
Questo recita la sinossi official:

Molto tempo fa, il mondo era pieno di meraviglie: folletti che burlavano i paesani, donne depositarie dei segreti delle erbe, cavalieri erranti in cerca di gloria e diavoli tentatori. Non era raro, per gli incauti viandanti, imbattersi in chimere e serpenti volastri, strigi e mannari. Ma solo chi aveva occhi attenti, e mente aperta, poteva ammirare i tesori nascosti negli anfratti delle Alpi Apuane e in Maremma, immergersi negli abissi del mare e camminare per l’antica Tirrenide.

Nelle pagine di questo libro rivivono storie e leggende dimenticate, creature fantastiche che popolavano la Toscana e, chissà, magari la popolano tutt’oggi, sfuggendo allo sguardo distratto dell’uomo moderno.

Quando Betta filava” contiene quindici racconti fantastici ispirati a leggende del folclore toscano, che offrono uno spaccato dell’immaginario della regione.

“Quando Betta filava” contiene i racconti: Il diavolo vede lungi, La lupa di sangue, La vera storia di Burlaman, Il tesoro nel castello, La rificolona, Il labirinto del re, L’ultimo cavaliere, La camera rossa, Il tempio del destino, Anime nella bufera, Sulle tracce della Tirrenide, L’ombra della sera, L’amore di Lencio Meo, Oltre gli stretti; L’ultima Kinzica.

Ritroviamo quindi tutte le creature fantastiche che popolano il folclore della regione dell’autore, più altre mai citate finora.
Essendo le storie di Alessio Del Debbio facenti parte di un unico universo, troviamo anche personaggi che appaiono in altra forma, o anche no, nelle sue altre opere.


  • Già dal primo racconto, Il diavolo vede lungi, i protagonisti sono Jonathan e Leonardo, personaggi di Anime contro (recensione qui) riproposti in questo contesto lucchese urban fantasy , in cui sono cacciatori di diavoli; viene citata anche la Lucida Mansi di cui abbiamo letto in un racconto de L’ora del diavolo.
L’azione si svolge tutta intorno alla Torre Guinigi e ai suoi lecci e alla Cattedrale di San Martino; rilevanti sono i riferimenti ai personaggi storici, Paolo Guinigi e la seconda moglie. Nella loro caccia i due vengono attaccati prima dalle strigi, e poi… non spoileriamo! Un bel racconto, denso di storia e belle descrizioni. Mi è venuta voglia di visitare i luoghi citati.

  • La lupa di sangue è uno dei miei racconti preferiti. La protagonista è una giovanissima donna, Laide, innamorata di un uomo misterioso , amore contrastato dai genitori che la cacciano quando resta incinta… Racconto emozionante col suo finale macabro, ma che ci sta tutto. Compaiono anche i Figli di Cardea, villains della saga Ulfhednar War (le recensioni del primo volume  e del secondo). W l’amour in tutte le sue forme!

  • La vera storia di Burlaman è un racconto molto originale, una sorta di post apocalittico ambientato a Viareggio in cui il supereroe locale è proprio l’incontrario di come tutti si aspetterebbero un supereroe! Divertente.

  • Il tesoro del castello è un racconto ricchissimo di folclore locale: ci sono le montagne piene di leggende, c’è il caprone nero, c’è la gallina dai pulcini d’oro e c’è Sandorino, già nominato ne L’ora del diavolo, così come Giosalpino. La morale di questa avventura sta tutta nell’amore per la natura : il ragazzo la rispetta e da essa viene ricompensato e aiutato nel momento del bisogno. Anche per l’autore la Natura è molto importante, essendo presente non solo come sfondo ma come agente vero e proprio, tramite le sue creature, in quasi tutti i suoi romanzi e racconti. Per me, gran voglia di passeggiare per i boschi toscani e dopo scofanarmi di tordelli…

  • La protagonista de La rificolona è l’erborista Calotta, che come tutti gli anni a settembre va a Firenze alla fiera della Nunziata insieme a contadini provenienti da altre zone della regione. Qui viene derisa da un gruppo di bulli fiorentini (i bulli ci sono sempre stati, in ogni epoca, purtroppo…), umiliata e ferita, ma, ricordando le parole della madre, non china la testa e mormora parole arcane, trasformando in qualcos’altro la sua lanterna a forma di gatto… Anche in questo racconto , che mi è piaciuto moltissimo, emergono la saggezza popolare, il rapporto con la natura e quello tra madre e figlia; c’è pure qui il tema della diversità e quello delle nuove religioni  che soffocano gli antichi rituali pagani.

  • Il labirinto del re è un racconto… etrusco: due giovani, Ciacco e Tosco, sono in cerca di qualcosa nel sottosuolo di Chiusi. Ci sono richiami storici, si citano personaggi e luoghi dell’antichità, si nota insomma lo studio alle spalle. Finale a sorpresa.

  • Ne L’ultimo cavaliere il protagonista è Aloisio, personaggio che già conosciamo per averlo letto in Ulfhednar War, ma qui siamo  molti secoli prima; può quindi trattarsi di un prequel che riguarda il personaggio. Aloisio incontra il prode Galvano, proprio quello della Tavola rotonda di Arturiana memoria, e va con lui in giro a salvare la gente dai malvagi, tra cui anche i Figli di Cardea (v. sopra). Una bella rivisitazione della leggenda di San Galgano, in un posto in cui vorrei andare da un sacco di tempo. Racconto lungo e molto bello.

  • La camera rossa è un racconto breve un po’ horror e fantasmatico: Lapo e Duccio fanno la guardia a un antico maniero, e si metteranno ovviamente nei guai. Anche qui ci sono leggende e personaggi locali.

  • Il tempio del destino è un altro dei miei racconti preferiti. Adele è una giovane donna rimasta incinta di un nobile, che in preda alla disperazione si affaccia al  pozzo dell’occhiomalo. Una voce la salva: è quella della defunta nonna, che le appare davanti viva e vegeta. Insieme a lei compierà un percorso che la cambierà nel profondo e prenderà una decisione definitiva. Molto bello, a tratti struggente. Anche in questo racconto sono presenti la Natura, la magia, il rapporto nonna/nipote, il Fato, magiche creature, antiche leggende locali e un po’ di storia.

  • Anime nella bufera è un racconto che compare anche in Bestie d’Italia vol 1, vi rimando  al post dedicato per la recensione!

  • Sulle tracce della Tirrenide è il secondo racconto etrusco della raccolta: siamo a Cosa, vicino Ansedonia, e una coppia di giovani, Martin ed Elena, cercano la strada per l’antica Tirrenide, una sorta di Atlantide del Tirreno. Cosa troveranno?... Ovviamente un racconto archeologico-etrusco  non può che appassionarmi!

  • L’ombra della sera  è un racconto molto originale, un po’ onirico, in cui Vanni si aggira in una Volterra in preda alla distruzione a causa di forze oscure scatenate dalla divinità  di nome Aradia. Finale a sorpresa, proprio un racconto interessante.

  • L’amore di Lencio Meo è una bellissima storia-leggenda che tratta di un amore contrastato e di un patto col diavolo, tra i monti e i prati delle basse Apuane. Anche questo un racconto  molto emozionante, uno dei miei preferiti.

  • Oltre gli stretti  parla di una sorta di maledizione che ha reso il protagonista immortale; in prima persona ci parla di come ha girato il mondo, conosciuto e amato persone che poi sono morte lasciandolo solo. Un racconto struggente e malinconico.

  • L’ultima Kinzica è un racconto diverso da tutti gli altri: si tratta di un post-apocalittico (siamo nel 3153 a Pisa) in cui i protagonisti, Marco , Paolo e Remo cercano qualcosa nella cosiddetta “città dei Barattoli”, o meglio nel suo sottosuolo. Avvincente, ricco di azione, un po’ di horror e colpi di scena.

Direi che Quando Betta filava è un’antologia molto ricca, mostra l’amore dell’autore per la sua terra e la conoscenza che ha di essa, storica, geografica e folcloristica. 
Natura , legami parentali e d’amicizia, passato e presente sono il fulcro di tutti i racconti, in contesti storici differenti e sempre molto accurati. I personaggi sono vividi e ci si immedesima facilmente con loro, partecipando delle loro peripezie.
Circa  l’edizione, è molto accurata; carina  la cover di Marco Pennacchietti, con una donna che sostiene un filo che congiunge lupi, cavalieri e altri personaggi, come se facessero parte di un'unica vicenda.
Consiglio senz’altro antologia a tutti coloro che amano il fantastico , specie se italico.
Vi ripropongo l’intervista che ho da poco effettuato ad Alessio Del Debbio nel blogtour per il lancio del libro stesso:

1)     Ciao Alessio e bentornato su IUF. Innanzitutto toglimi una curiosità: perchè “Betta” e non “Berta”, poiché il detto dice “quando Berta  filava”?


Grazie per l’ospitalità. È sempre bello navigare in “Infiniti universi fantastici”.

Dunque, l’antologia si chiama “Quando Betta filava” perché, per quanto in italiano si dica Berta, in Toscana, e in particolar modo nella zona della Lucchesia, si dice Betta. Essendo io originario di queste zone, e dato l’argomento dei racconti, che recuperano storie del folclore e delle tradizioni popolari locali, mi piaceva dare, fin dal titolo, la giusta atmosfera, accogliendo il lettore anche con lo stile adeguato.


2)   Questa antologia può considerarsi il seguito ideale de “L’ora del diavolo”?


Volendo, si può vedere in questo modo. Si tratta sempre di racconti fantastici, sempre ispirati al folclore e alle tradizioni locali, ma se “L’ora del diavolo” verteva più sulla zona Versilia, Lucca e Alpi Apuane, con “Quando Betta filava” ampliamo al resto della Toscana, ritrovandoci a vagare per la campagna senese e aretina, per la Maremma o le isole dell’arcipelago toscano, con giganti, chimere, lupi e altre creature fantatiche.


3)   Nei tuoi romanzi e racconti troviamo molto spesso dei camei di personaggi dell’uno o dell’altro romanzo, e anche qui ci sono rimandi e citazioni. Chi troviamo, e perché questa scelta?


Certo. I camei non mancano mai. Mi diverto troppo a recuperare ambientazioni o personaggi, citandoli in nuove storie, magari anche fuori dal loro mondo. In “Quando Betta filava” compaiono Jonathan e Leonardo, protagonisti dei miei romanzi per ragazzi (come “Anime contro), qua in veste di cacciatori di creature sovrannaturali, nel racconto d’apertura dell’antologia: “Il diavolo vede lungi”, ambientato a Lucca. Poi vengono citate la Busdraga, Lucida Mansi, la Guerra del Fatonero. In qualche modo i racconti si considerano tutti avvenuti, sia pur essendo storie autonome e indipendenti, tutti appartenenti allo stesso universo narrativo.


4)   Tra i vari racconti ce n’è uno un po’ atipico, quello del Burlaman. Ma chi è?


Burlaman è il supereroe viareggino, ispirato in parte a Superman, in parte a Burlamacco, la maschera ufficiale del Carnevale di Viareggio. Il suo costume infatti è a righe bianche e rosse, i colori di Burlamacco, ma anziché essere aitante come Superman è un ometto di mezza età, un po’ tracagnotto, goloso e mangione, che preferisce stendere i supereroi a colpi di coriandoli (esplosivi) e rutti al cipollotto che non faticare troppo! I suoi superpoteri, però, risiedono nell’amore per la sua città e nel tentativo di difenderne gli abitanti dalle forze del male.


5)   Ne “L’ora del Diavolo”  i personaggi femminili sono quasi tutti abbastanza negativi, in “Quando Betta filava” invece  sono meglio definiti , più approfonditi e sfaccettati. È una mia impressione o dopo l’uscita de “La guerra dei Lupi” hai curato di più i personaggi femminili?


Mah, non saprei dire. La mia simpatia va sempre ai protagonisti maschili, ma sicuramente anche i personaggi femminili rivestono la loro importanza nelle storie. In “Quando Betta filava” abbiamo, ad esempio, Carlotta, una potente strega (forse un’officiante) vissuta nella Firenze del Diciassettesimo Secolo; la povera Laide, messa in fuga dalla madre, che le ha augurato “ti prendessero i lupi”, e Kinzica de’Sismondi, una grande eroina pisana, detta “la Salvatrice”. Alla fine, credo, maschi o femmine, l’importante è creare personaggi ben costruiti, ben delineati e inseriti nel giusto contesto.



6)   Perché è importante il folclore italiano?


Per non dimenticare la nostra storia, le nostre radici, le nostre tradizioni. Perché la Cultura è anche questa, non solo ciò che si insegna nei libri di scuola, è importante anche la piccola storia, quella della gente comune, che la sera si ritrovava a veglia, attorno al fuoco, e tirava fuori le loro ansie, le loro paure, esorcizzandole in stilemi del folclore popolare.

Per avere anche un approccio diverso al fantastico, che non sia il solito fantasy clone di Tolkien. Infine, per offrire alle generazioni che verranno qualcosa in cui credere, qualcosa su cui riflettere e che magari li distolga dallo schermo di un pc e che ricordi loro che al mondo c’è altro. Qualcosa di più magico e misterioso. Basta solo saperlo cercare.


7)    La Toscana è veramente una terra ricca di folclore, e come abbiamo visto nell’antologia “Bestie d’Italia” anche le altre regioni. Pensi di scrivere prima o poi una tua antologia personale sul folclore italiano e non solo della Toscana?


Perché no, in futuro non sarebbe male. O anche realizzare un’antologia di racconti per ciascuna regione! ^^

Al momento comunque non è nei miei progetti. A livello di antologie, le prossime uscite riguarderanno storia, leggende e mitologia germanica, dell’area tedesca, e storie di uomini e lupi.


8)   Progetti futuri?


A fine anno ci sarà una bella sorpresa, per gli amanti di “Berserkr”, ma non posso ancora anticipare niente o la boss della Dark Zone mi uccide! ^^

È in fase di scrittura il terzo e conclusivo capitolo di “Ulfhednar War” (di cui vi do un indizio: il titolo è composto da quattro parole, come negli altri due libri!) e un nuovo progetto sulle leggende lucchesi, in collaborazione con la band “Joe Natta e le leggende lucchesi”, che vedrà la nascita quest’estate.


Grazie per l’ospitalità!


Grazie a te per aver risposto a tutte queste domande!


Per concludere, un estratto del libro e una breve bio dell’autore.

Se non li avete già lette, correte a recuperare le precedenti tappe del blogtour! 😉

Estratto:

Col tempo, Jonathan aveva imparato che il diavolo esisteva davvero, in forme orribili e diverse, come esistevano torme di disperati pronti a evocarlo e a chiederne i favori. Aveva cacciato ed era stato cacciato, aveva visto gli orrori celati negli abissi del mare e nei boschi delle Alpi Apuane, creature dimenticate che attendevano nell’ombra il soffio del vento del riscatto.


Biografia:  




Alessio Del Debbio, scrittore viareggino, appassionato di tutto ciò che è fantastico e oltre la realtà. Numerosi suoi racconti sono usciti in riviste e in antologie, cartacee e digitali. I suoi ultimi libri sono la saga fantasy contemporanea Ulfhednar War, composta da “La guerra dei lupi” e “I Figli di Cardea” (Edizioni Il Ciliegio, 2017), l’urban fantasy “Berserkr” (DZ Edizioni, 2017) e l’antologia “L’ora del diavolo” (NPS Edizioni, 2018).

Cura il blog “i mondi fantastici”, che sostiene la letteratura fantastica italiana. Presiede l’associazione culturale “Nati per scrivere”, che organizza eventi e incontri letterari con scrittori locali. Tiene laboratori e workshop di scrittura e lettura creativa e editoria, in giro per l’Italia.


Contatti:


Blog “I mondi fantastici”: www.imondifantastici.blogspot.it

Pagina Facebook “I mondi fantastici – Alessio Del Debbio”: https://www.facebook.com/alessio.deldebbio















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