lunedì 30 dicembre 2019



365 giorni di Infiniti Universi Fantastici





Carissimi lettori e followers,

è terminato un altro anno e sono davvero contenta che IUF vi abbia tenuto compagnia, con le recensioni, le segnalazioni, gli articoli e i reportage dedicati al mondo del fantastico e non solo.

Il blog è cresciuto, da un pubblico nel solo territorio italiano è passato a un'area molto più vasta, in primis negli Stati uniti, ma anche in Francia, UK, Germania, Russia, Canada, Belgio e anche Ucraina! Grazie alle strategie SEO che ho appreso quest'anno le visualizzazioni sono aumentate, anche se ci vuole tempo per scalare le pagine Google e il web è saturo sono molto soddisfatta.

Ciò che mi ha dato più soddisfazione come blogger è stata la partecipazione alla giuria del premio cinematografico internazionale Ciak Junior 2019, un'esperienza emozionante e importante su cui mi sono impegnata molto.

Come autrice invece quest'anno sono usciti ben tre miei racconti in altrettante antologie: Bestie d'Italia 1 e 2 e Scritture Aliene, tutte di alto indice di gradimento, anche se le soddisfazioni maggiori le ho avute dagli alunni che hanno letto e apprezzato sia "Oracoli" che "Il Nome segreto"!

Tornando al blog, ecco la TOP THREE degli articoli più letti del 2019:

1) L'articolo su Racconti di stelle al bar Zodiak di Loriana Lucciarini e M.Sabina Coluccia, che è anche l'articolo più visto in assoluto nella storia del blog, con 1632 visualizzazioni;

2) La recensione dell'antologia "Mediterranea", con 1519 visualizzazioni;

3) L'articolo sui 20 film più attesi del 2019, con  1469 visualizzazioni.

Ovviamente gli ultimi articoli non possono arrivare a queste cifre in quanto postati da troppo poco tempo, ma le cifre sono significative per una piccola realtà come questa.

Cosa ci aspetta l'anno prossimo? Continuerò a scrivere articoli e recensioni su libri, film, serie tv e fumetti, reportage e informazioni e news sulla mia vita da autrice; per iniziare, parlerò di un progetto molto importante, proprio i primi giorni dell'anno... siete incuriositi?
Non vi resta che continuare a seguire IUF!

Buon 2020!

Excelsior! (In loving memory of Stan Lee)

domenica 29 dicembre 2019





RECENSione: star wars ix l’ascesa di skywalker


L’unico finale possibile per la saga che ha segnato tre generazioni



 un finale perfetto? No, ci mancherebbe. Ma è stato il finale giusto.
in questo ultimo capitolo della saga iniziata negli anni ’70 si trova la summa di tutto l’immaginario starwarsiano. 
il film condensa tutti i significati insiti nell’affresco lucasiano.

Le mie emozioni all’uscita della sala sono state contrastanti. Se da un lato ancora mi asciugavo le lacrime, dall’altra ero inalberata per gli evidenti svarioni della trama, causati dall’altalenarsi dei registi e da idee contrastanti su storia e personaggi.
1)      il povero finn voleva dire qualcosa a rey, forse una dichiarazione d’amore? Ma non aveva una story con rose tyco? E perché alla fine non le dice nulla?
2)      la gente cambia idea in pochi attimi.
3)      Palpatine, come abbiamo già visto, è vivo. Come, lo spiega, non dicono però altre cose. queste sono spiegate nei numerosi libri dell’universo espanso, ma uno che non li ha letti non lo può capire. Due paroline ce le potevano dire.
4)     L’uso spropositato della forza, quasi da deus ex machina. questo ci aveva perplessi anche nei film precedenti, specie nella scena di leia che resta viva nello spazio.
però pare che nella serie tv The MANDALorian ci spiegheranno meglio.
Stop alla sintesi dei punti critici, passiamo alle laudi.

il film si può dividere in due parti, che corrispondono più o meno ai due tempi: nel primo c’è una “cerca”, piena di avventure e sorprese, nel secondo arriviamo al bandolo della matassa. qualcuno ha criticato le battute, l’avventura, le creature buffe, ma non condividiamo affatto queste critiche: tutto ciò fa parte da sempre di star wars, ci sono sempre state e sempre ci saranno.
La sorpresa dell’ascendenza di rey c’è, bisogna darne atto agli sceneggiatori. La storia è molto incentrata su di lei, finalmente protagonista dopo il tributo al vecchio cast nel primo film della terza trilogia e dopo la coralità del secondo, dove venivano presentati nuovi personaggi. Nella sua fragilità, compirà il suo percorso con una logica conclusione.
Anche kylo ren compirà il suo percorso, con una scena epocale che rimarrà nella storia.
Poe, finn e gli altri avranno il loro spazio, ottimi comprimari che arricchiscono il film.

Gli effetti speciali sono ottimi, con poco uso della cgi (jj abrams non la ama), certi combattimenti sono epocali. Anche le scenografie, i vari pianeti, sono classici starwarsiani. il montaggio è serrato quanto basta e gli interpreti tutti nella parte.
Le musiche riarrangiate fanno il loro effetto.

Le tematiche della saga sono tutte condensate in questo finale: l’amicizia, il bene e il male, l’idea che non è il sangue a fare una famiglia e possiamo cambiare il nostro destino, e il concetto che non siamo soli anche se vogliono farci credere che lo siamo, così come vogliono farci sentire inetti e inadeguati, ma non dobbiamo dar loro retta.

in questo finale c’è tutto, quindi no, non sarà perfetto, ma è l’unico possibile, un po’ come quello di got (ci ho visto anche più' di un parallelismo, ad esempio il trono di palpatine ricorda quello di spade).
Richiami e battute per i fans più duri e puri non mancano.

...finisce qui? non credo proprio !!! 

la critica di zerocalcare su wired 

  • Titolo: star wars-l'ascesa di skywalker
  • regia: jj abrams
  • produzione: disney, usa
  • durata: 155 min
  • data di uscita: 18/12/2019
  • cast: daisy ripley, adam driver, carrie fisher, mark hamill, john boyega, oscar isaac


 Trailer:




sabato 28 dicembre 2019


SEGNALAZIONE: MOSAICO, L'ULTIMO ATTO 
di MARCO DE LUCA


Un romanzo storico ambientato a Venezia, ultimo volume della trilogia di Marco De Luca



Mosaico. L’ultimo atto è il terzo romanzo di una trilogia ambientata a Venezia alla fine del Cinquecento, pubblicata grazie ad Amazon in formato ebook e cartaceo. L’autore è Marco De Luca, pugliese ma veneto d’adozione, che ha già mostrato il suo valore di narratore: i primi due volumi
(Mosaico. Una storia veneziana e Mosaico. Le due croci) hanno raggiunto il traguardo di 150.000
pagine lette su Kindle in meno di due anni, grazie al passaparola e a recensioni più che lusinghiere.


                                     









Come il suo autore, anche il protagonista di Mosaico è un forestiero sotto il gonfalone del Leone: il capitano Iñacio Cortés, avventuriero portoghese, che il lettore ha visto raggiungere il vertice della piramide fino a diventare da pedina a giocatore. Dignitario della corte del Sultano e sposato alla donna che ama, Iñacio è infatti diventato un agente di Costantinopoli presso la Serenissima.
Purtroppo, però, durante il gelido inverno del 1607 la vita di Venezia viene sconvolta da una serie di omicidi misteriosi, proprio mentre l’autonomia della città subisce pressioni sempre più forti da Roma e, contemporaneamente, il patriziato lagunare deve fare i conti con la diffusione della riforma protestante tra i suoi ranghi. Un vecchio amico di Cortés, il nobile Fabio Florian, si occupa delle
indagini, e comprende subito che dietro a quegli omicidi potrebbe esserci un disegno mirato a cambiare per sempre la Repubblica. Florian, alla guida di pochi uomini e donne fidati, dovrà sventare il complotto, ma questa volta a tutti sarà chiesto di affrontare un terribile sacrificio, se decideranno
di calcare le scene della storia per un’ultima volta e rischiare la vita e il nome pur di salvare Venezia.
La vicenda arriverà infine alla sua conclusione su un palcoscenico, durante i giorni del Carnevale.
Come negli altri due romanzi, anche in Mosaico, l’ultimo atto la vera protagonista è Venezia, la Regina del Mare, e più ancora gli uomini e le donne che la animano come tessere di un mosaico: uomini di stato, cortigiane deliziose, sicari, avidi mercanti, nobili decaduti, eroi di guerra, attori girovaghi e cospiratori visionari, tutti cercano di raggiungere i propri scopi. Infatti, pur essendo un’opera di fantasia, alla base di Mosaico c’è un appassionato lavoro documentario su fonti storiche e storiografiche. Ad esso si aggiunge una narrazione efficace e semplice, che fornisce il giusto ritmo a un’opera che è prima di tutto un coinvolgente e immaginoso racconto d’avventura.
«Mio Capitano… Anzi, Iñacio, vi capisco se avete deciso di disinteressarvi delle sorti di Venezia. Però non posso neanche dimenticare cos’è questa città. È parte di ciò che sono, ed è parte di ciò che siete voi, lo sapete. È la patria adottiva degli uomini e delle donne di tutto il mondo che non hanno niente, salvo che intelligenza, coraggio e ambizione. Certo, non tratta tutti con uguale generosità, voi e io lo sappiamo; ma il fatto che un puntino rosso sulla riva di uno stagno, come dite voi, sia stata resa grande      dall’intraprendenza e dal coraggio dei suoi uomini al punto da trattare da pari a pari con i potenti della Terra per me
significa qualcosa. Quei tempi stanno finendo? Forse sì, certo. Ma non sarò io a prendermi la responsabilità di farla cadere, se posso fare qualcosa per salvarla.»




Leggiamo cosa ci racconta l'autore su di sé: 



Marco De Luca (Lecce, 1983) vive e lavora a Verona.
Appassionato di storia e soprattutto della storia della Repubblica di Venezia, è un autore indipendente.
A gennaio del 2018 ha pubblicato il romanzo "Mosaico, una storia veneziana", appoggiandosi alla piattaforma Kindle Direct Publishing di Amazon.
A gennaio del 2019 è tornato con “Mosaico, le due croci”, prequel della sua opera prima.
Grazie al passaparola e alle recensioni positive i primi due capitoli di quella che è stata annunciata come una trilogia sulla Venezia del XVI secolo hanno superato i 3.000 acquisti, e raggiunto il traguardo di 160.000 pagine lette su Kindle Unlimited.
Entrambi i romanzi sono stati inoltre scelti da Amazon per essere inseriti nello speciale programma di lettura Prime Reading.
Alla passione per la lettura, unisce quella dei viaggi, definendosi “viaggiatore
seriale”.
Mosaico: l’ultimo atto è l’ultimo capitolo della trilogia.
Il primo libro che ha letto è “I viaggi di Gulliver” dello scrittore irlandese Jonathan Swift, il suo romanzo preferito è “Il Conte di Montecristo”.

  • Titolo Mosaico, l’ultimo atto
  • Genere Narrativa Storica 
  • Editore: Self Published
  • Nr. Pagine 437
  • Prezzo Cartaceo 14,50 – Ebook 2,99
  • Link: Amazon




venerdì 27 dicembre 2019



SEGNALAZIONE: LA CASA SULLA COLLINA 
DI CRISTINA MORANDOTTI


La casa sulla collina è un romanzo originale, adatto ai bambini, multigenere proprio come piace a noi







Passato bene il Natale? Vi siete abbuffati di cibo, di libri e di film?
Vi siete messi in pari con le serie tv?
Ma le feste non sono finite!
Ci sono ancora Capodanno e la Befana e tanti altri libri da scoprire e regalare.
La casa sulla collina è un fantasy/horror/umoristico adatto ai bambini da 11 anni in su circa, edito da Les Flaneurs.

La trama:


Jenny, la protagonista, è una ragazzina di 11 anni. E' un maschiaccio, è coraggiosa passa la maggior parte del suo tempo con gli amici Steve e Miguel. Nonostante questo, fa ancora fatica ad essere accettata nel gruppo.
La notte di Halloween, dopo una raccolta di dolcetti deludente, Steve e Miguel la sottopongono a una prova di coraggio: entrare nella casa misteriosa appollaiata su Lovecraft Hill, la collina più alta e isolata della città.
Qui Jenny scoprirà cosa nasconde davvero la casa, ma soprattutto troverà la forza di far sentire la propria voce e farsi accettare dagli amici (e da sé stessa) per quella che è.

Quarta di copertina:

Gli abitanti della cittadina di Somerset si tengono ben alla larga dall'edificio scuro e disabitato che si erge su Lovecraft Hill. Anzi, nessuno di loro ne parla mai. Ma è la sera di Halloween e dopo un deludente giro “dolcetto o scherzetto” cosa ci può essere di più eccitante, per un trio di ragazzini, di una prova di coraggio da svolgersi proprio nella misteriosa casa sulla collina? La protagonista della sfida è Jenny Corrs, truccata da zombie per l’occasione e gli sfidanti sono Steve il vampiro e Miguel, la mummia. 



Conosciamo meglio l'autrice:

Cristina Morandotti è nata nella provincia di Milano nel 1978. È da sempre un’avida lettrice, appassionata del genere fantasy umoristico. Nel tempo libero vaga con la fantasia e scrive storie.


Il suo blog:


BiblioteFantasy
Fantasy, fantascienza, horror e molto altro
bibliotefantasy@gmail.com
bibliotefantasy.wordpress.com

Recap:


Titolo: La casa sulla collina

Autore: Cristina Morandotti
Casa Editrice: Les Flâneurs Edizioni
Genere: fantasy/horror/Umoristico
Pagine: 97
Prezzo: € 10,00


Link di acquisto:
Sito della casa editrice: https://bit.ly/2KwhfXG
La Feltrinelli: https://bit.ly/2NVvXts


lunedì 23 dicembre 2019


SEGNALAZIONE: NOTTI DI NATALE
DI AA.VV.


Una raccolta di racconti a tema natalizio di autori famosi e autori emergenti



Cari amici, ho scelto come post natalizio di segnalare quest'antologia davvero particolare, che unisce racconti di autori noti e storici come Pirandello o la Deledda ad autori contemporanei emergenti e meritevoli come Andrea Gualchierotti.
L'iniziativa è a cura di Luca Leone.

Leggiamo dalla sinossi:

Fino alla prima metà del XIX secolo il Natale veniva celebrato essenzialmente come festa religiosa. Con Charles Dickens le suggestioni e l'atmosfera natalizia cambiano, influenzando le opere dei maggiori scrittori della seconda metà dell'Ottocento e del primo Novecento. In questa antologia sono riportati venticinque tra i lavori più significativi di autori italiani e stranieri: nelle loro opere lo "Spirito del Natale" rivive con i temi sociali, le indagini di Sherlock Holmes, il Verismo e anche la fantascienza. Non mancano storie, tradizioni dal mondo e curiosità legate a personaggi illustri come Giuseppe Mazzini e la regina Margherita. Il volume, curato da Luca Leone, raccoglie i lavori natalizi di Alcott, Barbiera, Collodi, Conan Doyle, D'Annunzio, Deledda, De Marchi, De Turris, Dostoevskij, Forlani, Gozzano, Gualchierotti, Henry, La Manno, Lombardi, Martella, Pasternak, Pirandello, Rimbaud, Saba, Ungaretti, Wilde, dei fratelli Grimm e di altri scrittori, ordinati nelle sezioni: Natale in Italia, Natale nel mondo, Fiabe della festa, Poesie di Natale, Articoli d'epoca, Immaginario contemporaneo, Il saggio.


Interessante e particolare, no?

In sintesi:


E con questo, auguro a tutti i lettori e followers un bellissimo e scintillante Natale! 

sabato 21 dicembre 2019



I LIBRI SIBILLINI  - I SEC- A.C.




Siamo arrivati all’ultimo appuntamento coi Libri Sibillini, dove parleremo delle consultazioni e degli avvenimenti dell’ultimo secolo prima di Cristo.

Per il primo secolo a.C., si è parlato spesso di una crisi della religio romana.
Le fazioni politiche in lotta fra loro ricorrevano volentieri ad una intensa manipolazione del “religioso” .
Durante la sua dittatura, che fu costituente, Silla si presentò come il restauratore della res publica. Nel suo programma di rinnovamento statale procedette ad una serie di importanti riforme, fra cui quelle rivolte ad aumentare i membri delle magistrature e delle cariche sacerdotali. Sulla
base di un passo di Servio, gli si attribuisce anche l’accrescimento dei membri del collegio dei decemviri sacris faciundi da dieci a quindici .
Tuttavia dobbiamo osservare che la raccolta dei libri Fatales non poteva essere consultabile all’epoca della dittatura di Silla, dal momento che l’anno prima del suo ingresso a Roma, nell’ 83 a.C, i libri erano andati distrutti. nell’incendio che aveva bruciato il tempio di Iuppiter Optimus Maximus sul Campidoglio, dove la raccolta era custodita.
Solamente sette anni dopo nel 76 a.C. una commissione senatoria venne incaricata di ricostruire la raccolta dei Sibillini.

Il console Scribonio Curione propose in quell’ anno la nomina di una commissione di tre delegati con il compito di recarsi alla ricerca di oracoli Sibillini in Grecia e, soprattutto, ad
Eritre anatolica, considerata la patria della Sibilla, nonché a Samo, in Ilio, in Italia, in Sicilia e in Africa. E’ stato supposto, in base alle località citate, che si tentasse di recuperare le
profezie delle varie Sibille nominate nella famosa lista fatta conoscere da Varrone in particolare, le profezie della sibilla Samia, della Marpessia e della Libica . Comunque sia, è possibile che nella nuova raccolta andassero a confluire materiali profetici di varia matrice culturale. Fra i quali anche frammenti di materiale ‘apocalittico’, nel quale sicuramente potevano essere
presenti dettati profetici di matrice giudaica.
Frammenti oracolari Sibillini concorrevano sicuramente a creare quel clima ‘apocalittico’ che avrebbe caratterizzato il primo secolo. Numerosi sono le fonti che ci attestano di un timore diffuso per una possibile catastrofe imminente per Roma.
Ampiamente documentato dagli scrittori latini è il tema della decadenza, della visione della potenza romana che declina per ‘vecchiaia’, un dato spesso attribuito alla decadenza dei costumi e mancanza di uomini veramente grandi.
La causa della diffusione di simili idee è stata attribuita anche al credito dato alle cosiddette ‘profezie etrusche’. Ci riferiamo in particolare a quanto viene raccontato per l’anno 88 a.C. In quest’anno, sotto il consolato di Silla, venne udito il suono di una tromba provenire dal cielo. Il prodigio, secondo Plutarco,
fu interpretato dagli aruspici come l’annuncio dell’inizio del nuovo secolo, della nuova generazione (nel testo di Plutarco genos) e di una nuova età per il mondo .
In questo quadro si può inserire la famosa profezia di Vegoia/Vecuprobabilmente scritta in etrusco, pervenutaci attraverso una traduzione in latino popolare, in cui si accenna ad un novissimum octavum speculum.
Da Servio sappiamo che ‘profezie vegoiche’ venivano custodite assieme ai libri Sibillini nel tempio Palatino.
Secondo Censorino, la dottrina etrusca dei saecula prevedeva che ad ogni stirpe, ‘nazione’ (nomen), fosse concesso una durata limitata ad un determinato numero di anni, periodo diviso in saecula di durata variabile.
Ricordiamo, per inciso, che un saeculum, per Romani ed Etruschi indicava la durata di una generazione. La fine di ogni saeculum, inteso come ‘frazione di tempo’, era annunciato da prodigi, segni ed eventi calamitosi e poteva essere posticipata tramite opportuni rituali. Esisteva però un limite oltre il quale nonera consentito andare. Al nomen etrusco era assegnato, a seconda dei casi - un ciclo di otto secoli (secondo la ‘profezia’ di Vegoia) o dieci (secondo l’aruspice Vulcacio).
Con il principato augusteo, sappiamo da Svetonio, che la raccolta sibillina venne trasferita dal tempio di Iuppiter a quello di Apollo sul colle Palatino.
Questa decisione di Augusto va intesa nell’ambito della sua strategia di politica religiosa che poneva il dio Apollo in primo piano.
L’icona sibillina per eccelenza nella Roma di Augusto è quella della Sibilla Cumana nell’Eneide virgiliana, annunciatrice ‘mitica’ della storia di Roma al suo protofondatore Enea.
L’interesse, da parte di Augusto, per la sibillistica ed, in genere, la cura per il controllo dei messaggi mantici-profetici, è dimostrata dagli interventi di raccolta sistematica di profezie in mano a privati – cioè, delle profezie ‘liberamente circolanti’- e dalla distruzione di quelle ritenute non autenticamente sibilline. Augusto, inoltre, avrebbe ridefinito personalmente o, comunque, sotto la sua cura diretta, il contenuto stesso dei libri Sibillini, che vennero posti apertamente sotto il segno di Apollo.
Nel 98 a.C. mentre i decemviri sacrificavano nel tempio di Apollo, il fegato di una delle vittime venne trovato senza la parte superiore. Il fatto, considerato un prodigium, si accompagna al ritrovamento di un serpente nell’ altare. Altri prodigia importanti sono i fulmini e tuoni a ciel sereno, signa propri della
meteorologia ominale: si aggiungono la presenza dell’allocco ‘bubus’, prodigio ricorrente, considerato di malaugurio, la pioggia di gesso, l’alterazione del fegato, l’androgino. Tutti segni che abbiamo già visto più volte. Non sappiamo se i decemviri stessero sacrificando nel tempio di Apollo per espiare dei prodigia o stessero celebrando i ludi Apollinares.
Due androgini nascono nel 92 a.C. ad Arezzo; gli altri prodigia registrati nell’anno possono, al pari degli androgini, essere visti come segnalanti una crisi dell’ordine naturale : la vacca che parla, l’acqua che diventa sangue, un bambino senza ano, una donna con doppio sesso. Per espiare tali fenomeni, si onorarono Ceres e Proserpina con un inno cantato da ventisette vergini.
Dopo il primo decennio del secolo, i libri Sibillini vengono comunque consultati raramente.
Ciò dipende da un silenzio da un silenzio delle fonti o da un’ effettiva situazione storica? Nel secondo caso potremmo constatare un declino dell’uso istituzionale dei libri Sibillini, forse corrispondente ad un declino dell’autorità del collegio decemvirale quale organo atto a fornire indicazioni efficaci sulla espiazione dei prodigia.
Tale decadimento va probabilmente collegato alla sempre crescente importanza che andavano assumendo gli aruspici nel periodo in esame489. In ogni caso il diradarsi del ricorso ai Sibillini va a combaciare con un aumento della manipolazione di frammenti oracolari da parte di singole personalità, al
fine di sfruttare il pubblico immaginario a fini personali.

Obsequens, che per l’anno 83 a.C. dà un elenco di numerosi prodigi e, contestualmente, cita l’inizio delle coscrizione sillane. I prodigia potrebbero essere stati in seguito facilmente
interpretati come annuncianti l’inizio della dittatura di Silla. Ricorrendo ad un intervento sibillino si voleva
forse indicare Cinna come monstrum, foriero di conseguenze deleterie, se
non espiato, per la città. Rimandiamo, per un paragone, alla vicenda dell’uccisione di Tiberio Gracco e agli accadimenti del 133 a.C.
Nell’ 63 a.C. è di nuovo un’esponente della gens Cornelia ad essere coinvolto nella storia degli oracoli Sibillini. Si tratta del catilinario Publio Lentulo Sura, condotto in senato con l’accusa di aver cospirato contro la repubblica.
Sallustio che riporta l’episodio, ci informa che, secondo i Galli Allobrogi, con cui Lentulo si era alleato, questi si era vantato di essere destinato a regnare su Roma, sulla base di una profezia sibillina. La profezia diceva che regnum Romae tribus Corneliis portendi, a tre Cornelii era destinato il ‘regnum’ di Roma; la profezia si era avverata per Cinna e Silla, e lo stesso Lentulo si
vedeva come il terzo destinatario della profezia.
Plutarco asserisce che l’oracolo dei tre Cornelii era in realtà una falsificazone di indovini ciarlatani al servizio di Lentulo.
Nel 56 a.C. la statua di Giove sul monte Albano venne colpita da un fulmine, e si ricorse ancora una volta ai libri Sibillini. Non sappiamo quali rituali vennero approntati; tuttavia, l’episodio fornì l’occasione per rendere pubblico, ancora una volta, un oracolo della Sibilla da utilizzare nelle vicende politiche
del periodo.

Secondo una breve notizia di Svetonio, poco prima della morte di Cesare, nel 44 a.C., il quindecemviro Lucio Cotta, avrebbe presentato al senato la proposta di dare a Cesare il titolo di rex, in quanto si era trovata nei Fatales libri una profezia secondo cui soltanto un re avrebbe potuto vincere i Parti.
Svetonio indica tale proposta come determinante nella preparazione della congiura contro Cesare e sostiene che i congiurati avevano stretto i tempi proprio perché temevano una approvazione della proposta513. Secondo Plutarco l’oracolo  era stato, per l'appunto, fatto circolare da coloro
che desideravano conferire il titolo regio al dittatore.

Nel 17 a.C. vennero celebrati i ludi Saeculares. Nelle Res Gestae Divi Augusti, il testo fondamentale per la propaganda dell’ auctoritas del Princeps, Augusto stesso proclama la sua partecipazione ai giochi, come magister del collegio dei quindecemviri sacris faciundis. La prescrizione dei ludi, infatti, era contenuta nei libri Sibillini: la Sibilla stessa veniva cosi ad essere l’annunciatrice e la garante di queste cerimonie, altamente funzionali alla ‘ideologia’ augustea.
L’oracolo contiene una lunga descrizione dei ludi, che si articolavano in tre giornate e comprendevano sacrifici notturni a Ghe, alle Moirae e alle Ilithyiae sacrifici diurni a Zeus/Iuppiter, Hera/Iuno e Apollon; la presenza di un coro di
fanciulle e uno di fanciulli e la partecipazione delle matrone. E’ stato notato come la presenza di Iuppiter, Hera e Apollon siano probabili innovazioni augustee.
I riti notturni, momento centrale delle celebrazione, distribuiti in tre notti successivi, comprendevano sacrifici rivolti a Tellus, alle Ilithyiae - le divinità protettrici dei parti - e alle Moirae, responsabili dei destini individuali. Soprattutto il sacrificio alle Ilithyiae, quali divinità legata alla riproduzione, è
illuminante in quanto ci permette di riconoscere i ludi Saeculares, anche nello svolgersi della loro prassi, come un rituale volto a propiziare la continuità della generazione, nel momento critico del passaggio da un saeculum all’altro.
Nell’ambito della propaganda di Augusto, i ludi dovevano celebrare il periodo di pace e prosperità iniziato dopo la vittoria di Azio: ma soprattutto riprendevano il messaggio di rinnovamento già auspicato nel 40-41 a.C. dalla
famosa quarta Ecloga virgiliana, in cui la Sibilla Cumana annunciava il rinnovo dell'ordo saeclorum e la reintegrazone dell’età dell'oro, dei Saturnia Regna, vale a dire il ritorno ai meravigliosi tempi degli inizi, Nella ‘prospettiva storiografica’ dell’Eneide, Saturno è il fondatore del regno dell’antichissimo Lazio, da cui prende inizio la storia ‘nazionale’di Roma.
 Nei versi 791-795 del libro VI dell’Eneide è possibile scorgere una identificazione fra Saturno e Augusto, quest’ultimo
come colui in grado di riattualizzare gli aurea saecula delle origini.
Hic vir, hic est, tibi quem promitti saepius audis,
Augustus Caesar, Divi genus, aurea condet
saecula qui rursus Latio regnata per arva
Saturno quondam […].
Sono le parole con cui la Sibilla, ‘mostra’ Augusto ad Enea, nella heroscopiala rassegna dei suoi discendenti. Augusto dunque si presenta come colui che riconduce nel Lazio, nell’Italia pacificata, la mitica e prospera età dell’oro.
Il rimando è nel primo libro dell’ Eneide alla profezia sul destino di Roma, la ‘profezia di Iuppiter’, espressa a beneficio di Venus, che si duole per la fine di Troia. Iuppiter promette alla figlia un imperium sine fine per la città futura che avrà suo figlio Enea come antenato fondatore.
Inde lupae fulvo nitricis tegmine laetus/ Romulus excipiet gentem et Mavortia condet/ moenia Romanosque suo de nomine dicit./ His ego nec metas rerum nec tempora pono, imperium sine fine dedi.[…] Verg. Aen. I. 275-279.
L’ espressione ‘imperium sine fine’ può anche essere letta nel senso spaziale di un impero senza confini, ma non vi è dubbio che sia da intendersi prevalentemente in senso temporale. E’ altresì possibile intendere una chiara connessione tra il concetto di avanzamento infinito dei confini in senso spaziale e l’aeternitas di Roma.
Roma è così sottratta dalla inevitabilità dei ritorni del tempo ciclico, alla segmentazione degli annunci della Sibilla e affidata all’aeternitas concessa da
 uppiter.

Con la celebrazione dei ludi Saeculares augustei si chiude la storia delle consultazioni sibilline per il primo secolo a.C.
Durante l’epoca imperiale i libri SIbillini continuarono ad essere consultati tramite il collegio dei quindecemviri, anche se abbiamo scarse notizie di tale attività. E’ possibile che ciò rifletta un’effettiva decadenza del collegio causata
probabilmente della concentrazione di autorità nella figura del princepsinaugurata da Augusto. Emblematico in questo senso appare l’atteggiamento di Tiberio nel 15 d.c. Nell'anno, secondo Tacito, l’imperatore si oppose alla proposta di Asinio Gallo, che a seguito di un’inondazione del Tevere aveva
chiesto di consultare i Sibillini, presumibilmente alla ricerca di un rituale espiatorio. Tacito riporta nel suo passo che Tiberio si oppose.

la storia delle profezie attribuite alla Sibilla sempre meno si lega
alla raccolta conservata nel tempio di Apollo e sempre più riguarda oracoli di diversa provenienza spesso concernenti la persona stessa dell’imperatore.
Gli oracoli rimasero comunque al loro posto, sino a quando Il generale Stilicone, in una Roma ormai completamente cristianizzata (in seguito all’ Editto di Teodosio, del 381 d.c.) intorno al 400 d.C., ordinò che la raccolta venisse distrutta, quale vestigia delle antiche superstizioni pagane.


Termina qui il lungo excursus sui Libri Sibillini, tratto dalla tesi di laurea di Sara Fattor, reperibile online e che vi invito a leggere nella sua interezza.

Torneremo il prossimo mese con un nuovo argomento culturale.
Continuate a seguirci e se vi interessa un argomento specifico, scrivetelo pure nei commenti!