RECENSIONE:
QUANDO BETTA FILAVA di ALESSIO DEL DEBBIO
Genere:
antologia di racconti, fantasy, miti e leggende, storico, distopico, horror,
folklore
Editore:
Nps edizioni
Pagine:
212
Data
di uscita: maggio 2019
Prezzo
ebooK: € 2,99
Cartaceo: € 14
Link:
Amazon
Il
nuovo libro di Alessio Del Debbio riprende i miti e le leggende toscane che
abbiamo trovato ne L’ora del diavolo (qui la recensione) , spaziando stavolta
in tutta la regione e diversificando i generi, mantenendo però centrale il
folklore locale.
Questo
recita la sinossi official:
Molto tempo fa, il
mondo era pieno di meraviglie: folletti che burlavano i paesani, donne
depositarie dei segreti delle erbe, cavalieri erranti in cerca di gloria e
diavoli tentatori. Non era raro, per gli incauti viandanti, imbattersi in
chimere e serpenti volastri, strigi e mannari. Ma solo chi aveva occhi attenti,
e mente aperta, poteva ammirare i tesori nascosti negli anfratti delle Alpi
Apuane e in Maremma, immergersi negli abissi del mare e camminare per l’antica
Tirrenide.
Nelle pagine di questo libro rivivono storie e leggende dimenticate, creature fantastiche che popolavano la Toscana e, chissà, magari la popolano tutt’oggi, sfuggendo allo sguardo distratto dell’uomo moderno.
“Quando Betta filava” contiene quindici racconti fantastici ispirati a leggende del folclore toscano, che offrono uno spaccato dell’immaginario della regione.
“Quando Betta filava” contiene i racconti: Il diavolo vede lungi, La lupa di sangue, La vera storia di Burlaman, Il tesoro nel castello, La rificolona, Il labirinto del re, L’ultimo cavaliere, La camera rossa, Il tempio del destino, Anime nella bufera, Sulle tracce della Tirrenide, L’ombra della sera, L’amore di Lencio Meo, Oltre gli stretti; L’ultima Kinzica.
Nelle pagine di questo libro rivivono storie e leggende dimenticate, creature fantastiche che popolavano la Toscana e, chissà, magari la popolano tutt’oggi, sfuggendo allo sguardo distratto dell’uomo moderno.
“Quando Betta filava” contiene quindici racconti fantastici ispirati a leggende del folclore toscano, che offrono uno spaccato dell’immaginario della regione.
“Quando Betta filava” contiene i racconti: Il diavolo vede lungi, La lupa di sangue, La vera storia di Burlaman, Il tesoro nel castello, La rificolona, Il labirinto del re, L’ultimo cavaliere, La camera rossa, Il tempio del destino, Anime nella bufera, Sulle tracce della Tirrenide, L’ombra della sera, L’amore di Lencio Meo, Oltre gli stretti; L’ultima Kinzica.
Ritroviamo
quindi tutte le creature fantastiche che popolano il folclore della regione
dell’autore, più altre mai citate finora.
Essendo
le storie di Alessio Del Debbio facenti parte di un unico universo, troviamo
anche personaggi che appaiono in altra forma, o anche no, nelle sue altre
opere.
- Già dal primo racconto, Il diavolo vede lungi, i protagonisti sono Jonathan e Leonardo, personaggi di Anime contro (recensione qui) riproposti in questo contesto lucchese urban fantasy , in cui sono cacciatori di diavoli; viene citata anche la Lucida Mansi di cui abbiamo letto in un racconto de L’ora del diavolo.
L’azione
si svolge tutta intorno alla Torre Guinigi e ai suoi lecci e alla Cattedrale di
San Martino; rilevanti sono i riferimenti ai personaggi storici, Paolo Guinigi
e la seconda moglie. Nella loro caccia i due vengono attaccati prima dalle
strigi, e poi… non spoileriamo! Un bel racconto, denso di storia e belle
descrizioni. Mi è venuta voglia di visitare i luoghi citati.
- La lupa di sangue è uno dei miei racconti preferiti. La protagonista è una giovanissima donna, Laide, innamorata di un uomo misterioso , amore contrastato dai genitori che la cacciano quando resta incinta… Racconto emozionante col suo finale macabro, ma che ci sta tutto. Compaiono anche i Figli di Cardea, villains della saga Ulfhednar War (le recensioni del primo volume e del secondo). W l’amour in tutte le sue forme!
- La vera storia di Burlaman è un racconto molto originale, una sorta di post apocalittico ambientato a Viareggio in cui il supereroe locale è proprio l’incontrario di come tutti si aspetterebbero un supereroe! Divertente.
- Il tesoro del castello è un racconto ricchissimo di folclore locale: ci sono le montagne piene di leggende, c’è il caprone nero, c’è la gallina dai pulcini d’oro e c’è Sandorino, già nominato ne L’ora del diavolo, così come Giosalpino. La morale di questa avventura sta tutta nell’amore per la natura : il ragazzo la rispetta e da essa viene ricompensato e aiutato nel momento del bisogno. Anche per l’autore la Natura è molto importante, essendo presente non solo come sfondo ma come agente vero e proprio, tramite le sue creature, in quasi tutti i suoi romanzi e racconti. Per me, gran voglia di passeggiare per i boschi toscani e dopo scofanarmi di tordelli…
- La protagonista de La rificolona è l’erborista Calotta, che come tutti gli anni a settembre va a Firenze alla fiera della Nunziata insieme a contadini provenienti da altre zone della regione. Qui viene derisa da un gruppo di bulli fiorentini (i bulli ci sono sempre stati, in ogni epoca, purtroppo…), umiliata e ferita, ma, ricordando le parole della madre, non china la testa e mormora parole arcane, trasformando in qualcos’altro la sua lanterna a forma di gatto… Anche in questo racconto , che mi è piaciuto moltissimo, emergono la saggezza popolare, il rapporto con la natura e quello tra madre e figlia; c’è pure qui il tema della diversità e quello delle nuove religioni che soffocano gli antichi rituali pagani.
- Il labirinto del re è un racconto… etrusco: due giovani, Ciacco e Tosco, sono in cerca di qualcosa nel sottosuolo di Chiusi. Ci sono richiami storici, si citano personaggi e luoghi dell’antichità, si nota insomma lo studio alle spalle. Finale a sorpresa.
- Ne L’ultimo cavaliere il protagonista è Aloisio, personaggio che già conosciamo per averlo letto in Ulfhednar War, ma qui siamo molti secoli prima; può quindi trattarsi di un prequel che riguarda il personaggio. Aloisio incontra il prode Galvano, proprio quello della Tavola rotonda di Arturiana memoria, e va con lui in giro a salvare la gente dai malvagi, tra cui anche i Figli di Cardea (v. sopra). Una bella rivisitazione della leggenda di San Galgano, in un posto in cui vorrei andare da un sacco di tempo. Racconto lungo e molto bello.
- La camera rossa è un racconto breve un po’ horror e fantasmatico: Lapo e Duccio fanno la guardia a un antico maniero, e si metteranno ovviamente nei guai. Anche qui ci sono leggende e personaggi locali.
- Il tempio del destino è un altro dei miei racconti preferiti. Adele è una giovane donna rimasta incinta di un nobile, che in preda alla disperazione si affaccia al pozzo dell’occhiomalo. Una voce la salva: è quella della defunta nonna, che le appare davanti viva e vegeta. Insieme a lei compierà un percorso che la cambierà nel profondo e prenderà una decisione definitiva. Molto bello, a tratti struggente. Anche in questo racconto sono presenti la Natura, la magia, il rapporto nonna/nipote, il Fato, magiche creature, antiche leggende locali e un po’ di storia.
- Anime nella bufera è un racconto che compare anche in Bestie d’Italia vol 1, vi rimando al post dedicato per la recensione!
- Sulle tracce della Tirrenide è il secondo racconto etrusco della raccolta: siamo a Cosa, vicino Ansedonia, e una coppia di giovani, Martin ed Elena, cercano la strada per l’antica Tirrenide, una sorta di Atlantide del Tirreno. Cosa troveranno?... Ovviamente un racconto archeologico-etrusco non può che appassionarmi!
- L’ombra della sera è un racconto molto originale, un po’ onirico, in cui Vanni si aggira in una Volterra in preda alla distruzione a causa di forze oscure scatenate dalla divinità di nome Aradia. Finale a sorpresa, proprio un racconto interessante.
- L’amore di Lencio Meo è una bellissima storia-leggenda che tratta di un amore contrastato e di un patto col diavolo, tra i monti e i prati delle basse Apuane. Anche questo un racconto molto emozionante, uno dei miei preferiti.
- Oltre gli stretti parla di una sorta di maledizione che ha reso il protagonista immortale; in prima persona ci parla di come ha girato il mondo, conosciuto e amato persone che poi sono morte lasciandolo solo. Un racconto struggente e malinconico.
- L’ultima Kinzica è un racconto diverso da tutti gli altri: si tratta di un post-apocalittico (siamo nel 3153 a Pisa) in cui i protagonisti, Marco , Paolo e Remo cercano qualcosa nella cosiddetta “città dei Barattoli”, o meglio nel suo sottosuolo. Avvincente, ricco di azione, un po’ di horror e colpi di scena.
Direi
che Quando Betta filava è un’antologia molto ricca, mostra l’amore dell’autore per la sua terra e
la conoscenza che ha di essa, storica, geografica e folcloristica.
Natura ,
legami parentali e d’amicizia, passato e presente sono il fulcro di tutti i
racconti, in contesti storici differenti e sempre molto accurati. I personaggi
sono vividi e ci si immedesima facilmente con loro, partecipando delle loro
peripezie.
Circa l’edizione, è molto accurata; carina la cover di Marco Pennacchietti, con una donna che sostiene un filo che congiunge lupi, cavalieri e altri personaggi, come se facessero parte di un'unica vicenda.
Consiglio
senz’altro antologia a tutti coloro che amano il fantastico , specie se
italico.
Vi
ripropongo l’intervista che ho da poco effettuato ad Alessio Del Debbio nel
blogtour per il lancio del libro stesso:
1) Ciao
Alessio e bentornato su IUF. Innanzitutto toglimi una curiosità: perchè “Betta”
e non “Berta”, poiché il detto dice “quando Berta filava”?
Grazie per l’ospitalità. È sempre
bello navigare in “Infiniti universi fantastici”.
Dunque, l’antologia si chiama
“Quando Betta filava” perché, per quanto in italiano si dica Berta, in Toscana,
e in particolar modo nella zona della Lucchesia, si dice Betta. Essendo io
originario di queste zone, e dato l’argomento dei racconti, che recuperano
storie del folclore e delle tradizioni popolari locali, mi piaceva dare, fin
dal titolo, la giusta atmosfera, accogliendo il lettore anche con lo stile
adeguato.
2) Questa
antologia può considerarsi il seguito ideale de “L’ora del diavolo”?
Volendo, si può vedere in questo
modo. Si tratta sempre di racconti fantastici, sempre ispirati al folclore e
alle tradizioni locali, ma se “L’ora del diavolo” verteva più sulla zona
Versilia, Lucca e Alpi Apuane, con “Quando Betta filava” ampliamo al resto
della Toscana, ritrovandoci a vagare per la campagna senese e aretina, per la
Maremma o le isole dell’arcipelago toscano, con giganti, chimere, lupi e altre
creature fantatiche.
3) Nei tuoi
romanzi e racconti troviamo molto spesso dei camei di personaggi dell’uno o
dell’altro romanzo, e anche qui ci sono rimandi e citazioni. Chi troviamo, e
perché questa scelta?
Certo. I camei non mancano mai.
Mi diverto troppo a recuperare ambientazioni o personaggi, citandoli in nuove
storie, magari anche fuori dal loro mondo. In “Quando Betta filava” compaiono
Jonathan e Leonardo, protagonisti dei miei romanzi per ragazzi (come “Anime
contro), qua in veste di cacciatori di creature sovrannaturali, nel racconto
d’apertura dell’antologia: “Il diavolo vede lungi”, ambientato a Lucca. Poi
vengono citate la Busdraga, Lucida Mansi, la Guerra del Fatonero. In qualche
modo i racconti si considerano tutti avvenuti, sia pur essendo storie autonome
e indipendenti, tutti appartenenti allo stesso universo narrativo.
4) Tra i
vari racconti ce n’è uno un po’ atipico, quello del Burlaman. Ma chi è?
Burlaman è il supereroe
viareggino, ispirato in parte a Superman, in parte a Burlamacco, la maschera ufficiale
del Carnevale di Viareggio. Il suo costume infatti è a righe bianche e rosse, i
colori di Burlamacco, ma anziché essere aitante come Superman è un ometto di
mezza età, un po’ tracagnotto, goloso e mangione, che preferisce stendere i
supereroi a colpi di coriandoli (esplosivi) e rutti al cipollotto che non
faticare troppo! I suoi superpoteri, però, risiedono nell’amore per la sua
città e nel tentativo di difenderne gli abitanti dalle forze del male.
5) Ne “L’ora
del Diavolo” i personaggi femminili sono quasi tutti abbastanza
negativi, in “Quando Betta filava” invece sono meglio definiti , più
approfonditi e sfaccettati. È una mia impressione o dopo l’uscita de “La guerra
dei Lupi” hai curato di più i personaggi femminili?
Mah, non saprei dire. La mia
simpatia va sempre ai protagonisti maschili, ma sicuramente anche i personaggi
femminili rivestono la loro importanza nelle storie. In “Quando Betta filava”
abbiamo, ad esempio, Carlotta, una potente strega (forse un’officiante) vissuta
nella Firenze del Diciassettesimo Secolo; la povera Laide, messa in fuga dalla
madre, che le ha augurato “ti prendessero i lupi”, e Kinzica de’Sismondi, una
grande eroina pisana, detta “la Salvatrice”. Alla fine, credo, maschi o
femmine, l’importante è creare personaggi ben costruiti, ben delineati e
inseriti nel giusto contesto.
6) Perché è
importante il folclore italiano?
Per non dimenticare la nostra
storia, le nostre radici, le nostre tradizioni. Perché la Cultura è anche
questa, non solo ciò che si insegna nei libri di scuola, è importante anche la
piccola storia, quella della gente comune, che la sera si ritrovava a veglia,
attorno al fuoco, e tirava fuori le loro ansie, le loro paure, esorcizzandole
in stilemi del folclore popolare.
Per avere anche un approccio
diverso al fantastico, che non sia il solito fantasy clone di Tolkien. Infine,
per offrire alle generazioni che verranno qualcosa in cui credere, qualcosa su
cui riflettere e che magari li distolga dallo schermo di un pc e che ricordi
loro che al mondo c’è altro. Qualcosa di più magico e misterioso. Basta solo
saperlo cercare.
7) La
Toscana è veramente una terra ricca di folclore, e come abbiamo visto
nell’antologia “Bestie d’Italia” anche le altre regioni. Pensi di scrivere
prima o poi una tua antologia personale sul folclore italiano e non solo della
Toscana?
Perché no, in futuro non sarebbe
male. O anche realizzare un’antologia di racconti per ciascuna regione! ^^
Al momento comunque non è nei
miei progetti. A livello di antologie, le prossime uscite riguarderanno storia,
leggende e mitologia germanica, dell’area tedesca, e storie di uomini e lupi.
8) Progetti
futuri?
A fine anno ci sarà una bella
sorpresa, per gli amanti di “Berserkr”, ma non posso ancora anticipare niente o
la boss della Dark Zone mi uccide! ^^
È in fase di scrittura il terzo e
conclusivo capitolo di “Ulfhednar War” (di cui vi do un indizio: il titolo è
composto da quattro parole, come negli altri due libri!) e un nuovo progetto
sulle leggende lucchesi, in collaborazione con la band “Joe Natta e le leggende
lucchesi”, che vedrà la nascita quest’estate.
Grazie per l’ospitalità!
Grazie a te per aver risposto a
tutte queste domande!
Per concludere, un estratto del
libro e una breve bio dell’autore.
Se non li avete già lette,
correte a recuperare le precedenti tappe del blogtour! 😉
Estratto:
Col tempo, Jonathan aveva imparato che il diavolo esisteva
davvero, in forme orribili e diverse, come esistevano torme di disperati pronti
a evocarlo e a chiederne i favori. Aveva cacciato ed era stato cacciato, aveva
visto gli orrori celati negli abissi del mare e nei boschi delle Alpi Apuane,
creature dimenticate che attendevano nell’ombra il soffio del vento del
riscatto.
Biografia:
Alessio Del Debbio, scrittore
viareggino, appassionato di tutto ciò che è fantastico e oltre la realtà.
Numerosi suoi racconti sono usciti in riviste e in antologie, cartacee e
digitali. I suoi ultimi libri sono la saga fantasy contemporanea Ulfhednar War,
composta da “La guerra dei lupi” e “I Figli di Cardea” (Edizioni Il Ciliegio,
2017), l’urban fantasy “Berserkr” (DZ Edizioni, 2017) e l’antologia “L’ora del
diavolo” (NPS Edizioni, 2018).
Cura il blog “i mondi fantastici”, che sostiene la
letteratura fantastica italiana. Presiede l’associazione culturale “Nati per
scrivere”, che organizza eventi e incontri letterari con scrittori locali.
Tiene laboratori e workshop di scrittura e lettura creativa e editoria, in giro
per l’Italia.
Contatti:
Sito: www.alessiodeldebbio.it
Blog “I mondi fantastici”: www.imondifantastici.blogspot.it
Pagina Facebook “I mondi fantastici – Alessio Del
Debbio”: https://www.facebook.com/alessio.deldebbio
Grazie mille! :) W Aloisio!
RispondiEliminaEvvivaaaaa! Anche Galvano ;)
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