venerdì 16 marzo 2018



Cinerecensione: La forma dell’acqua









I film di Guillermo del Toro mi sono piaciuti tutti (sì, anche Crimson Peak aveva un suo perché…), e anche questo rientra nel novero, ma , nonostante il  Leone d’oro e  quattro Oscar vinti (miglior film, regia, colonna sonora e scenografia) non surclassa nelle  mie preferenze Il labirinto del Fauno e Pacific Rim (a proposito, Pacific Rim 2 esce a fine marzo…hype! Il nuovo regista , DeKnight, sarà all’altezza del suo predecessore?...).

Baltimora, 1962. Elisa Esposito è una addetta alle pulizie di un centro scientifico-militare segreto, è muta e vive una vita misera e solitaria: i suoi unici amici sono il vicino gay Giles  e una collega di colore. Un giorno scopre nel centro in cui lavora (qualcuno dovrà pur pulire anche nelle stanze più segrete.. . e nessuno fa caso a una donna delle pulizie) una creatura marina su cui i  militari e il governo erano intenzionati a compiere terribili esperimenti , e ne rimane irrimediabilmente affascinata, innamorandosene Il richiamo a La Bella e la bestia è immediato, e grazie alle atmosfere un po’ così mi è venuto in mente anche Il fantastico mondo di Amelie: d’altronde i film di Del Toro sono intrisi di riferimenti al mondo fiabesco e fantasy,  con un tocco di horror, con i mostri e gli “ultimi” sempre protagonisti o comunque con un ruolo d’eccezione.
Decide quindi di salvarlo, aiutata dai suoi amici e da uno scienziato doppiogiochista; il villain che tortura la creatura e vorrebbe vivisezionarla, il freddo e cinico direttore della struttura, Strickland, è il loro avversario.
Non è una trama innovativa,proprio no, e la trama è semplicistica; confesso di aver sbadigliato a più riprese, ma c’è moltissimo di apprezzabile nel film, in cui si trova tutta la poetica filimica deltoriana .


"L'acqua prende la forma di tutto ciò che la contiene in quel momento e, anche se l'acqua può essere così delicata, resta anche la forza più potente e malleabile dell'universo. Vale anche per l'amore, non è vero? Non importa verso cosa lo rivolgiamo, l'amore resta sé stesso sia verso un uomo, una donna o una creatura." 
(Guillermo Del Toro dixit).


Le scene più belle del film sono quelle dove Elisa e la Creatura si conoscono, interagiscono, iniziano a fidarsi l’uno dell’altra fino ad amarsi in una indimenticabile scena ; notevolissime tutte le caratterizzazioni dei personaggi, specie quella del vicino gay che fa il grafico pubblicitario ma è stato licenziato per le sue tendenze sessuali (siamo nel 1962); ottime la fotografia verdognola a richiamare la creatura marina, come se la sua presenza permeasse tutto il film (perchè no l’Oscar ? Boh), la colonna sonora anni ’60 (a questa gliel’hanno dato), e la scena finale: commovente, superlativa, romanticissima.
Circa il montaggio, avrei ... asciugato un po' (dopo tanta acqua il vocabolo mi è uscito spontaneo, scusate).

Un film dal grande impatto emotivo, indubbiamente, ma ribadisco che non è il mio preferito di Guillermo. Da vedere lasciandosi coinvolgere più a livello emotivo che non razionalmente.
  

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