venerdì 30 marzo 2018



CINERECENSIONE: PACIFIC RIM 2







 Dopo 5 anni dall’uscita di Pacific Rim di Guillermo Del Toro, il primo film che ha portato i “robottoni” alla conoscenza del mondo e che avrebbe dovuto essere il punto d’incontro tra le generazioni  (due: quelle cresciute coi robot giapponesi, tra cui io,  e  quella degli “gli altri”,  cresciuti con le sigle di Cristina D’Avena) , arriva un seguito. Risultato? Un buon prodotto per i ragazzini e nulla più. Alla fine si fa guardare eh, un richiamo e un omaggio al Giappone e alle sue creature c’è , soprattutto nel finale, ma i cliché sono veramente troppi.

La storia inizia dieci anni dopo i fatti del primo film. Abbiamo il figlio dell’eroe Pentecost , Jake (lo starwarsiano John Boyega) che non vuole affatto emulare il padre e vive di espedienti in un mondo semidistrutto dalla guerra che ancora non si è raddrizzato. Un giorno incontra una ladruncola di rottami (devo averlo già visto da qualche parte..uhmm…Defiance… Star Wars…uhm…) , che si è costruita un mini Jaeger perché così lei è pronta per il prossimo attacco che ci sarà, oh sì che ci sarà. I due vengono beccati e invece di metterli in galera vengono reclutati tra le fila dei buoni, lui addirittura come ranger, lei come recluta che bisticcia con l’altra recluta invidiosa ma un'altra recluta l’aiuta a inserirsi.
Immancabili la retorica eroico-militaresca statunitense: signorsì signore e non ho sentito parlate più forte signorsì signore non ce li hanno risparmiati nemmeno qui.



Un enorme mostro via di mezzo tra uno Jaeger e un Kaiju esce dal mare, e qui subentra lo scienziato strambo, Gottlieb, troppo macchietta in alcuni punti: l'attore Gorman forza troppo l’interpretazione del personaggio.  Tutte le (poche) scene che dovrebbero sdrammatizzare facendo ridere non fanno ridere nemmeno un po’. Nessuno dei personaggi che appaiono è veramente approfondito, qualcuno come Lambert (Scott Eastwood) proprio non pervenuto.

E veniamo ai lati positivi: in primis gli effetti speciali,  fluidi e d’impatto. Ne conseguono combattimenti avvincenti e spettacolari, che valgono il prezzo del biglietto; anche il mecha design è azzeccato.
Ho gradito anche il cast internazionale e l’ambientazione tra la Cina , il Giappone e Usa, questo magari più per la coproduzione cinese che per scelta precisa, ma finalmente i cattivi non se la prendono solo con gli Usa e le basi dei buoni non sono solo lì. L’Europa invece non esiste.
Il montaggio e la colonna sonora sono ok; anche la fotografia, ma qui il regista (DeKnight, che ha lavorato alle serie tv  Dollhouse, Spartacus e Daredevil ma non come regista) e il DoP hanno girato scene soprattutto di giorno, abbandonando l’oscurità del primo film e facilitandosi la vita. 
Gradimento alle stelle per l’ambientazione del già citato combattimento finale.

In tutto ciò, quel che mi è mancato di più è il tipo di rapporto tra uomo e robot che Del Toro era riuscito a mostrare in Pacific Rim 1.
Un elemento fondamentale dei cartoni animati robotici giapponesi principali è infatti il rapporto tra il pilota e il suo robot, un rapporto a volte spirituale come nei Mazinga (anche se  questo si capisce meglio leggendo i manga), a volte fisico non solo per i collegamenti neurali alla Evangelion, che pure qui non mancano: Daitarn 3 fa le facce sofferenti quando viene colpito, a simboleggiare l’estremo attaccamento del pilota con il suo amato robot (e l'umanizzazione del medesimo), e gli Eva stessi sono  madri dei loro piloti. Una relazione dunque che va oltre quella tra conducente e macchina, ma qui non emerge, mentre Del Toro ne era stato capace.

Va da sé che durante tutta la visione mi sono chiesta perché, perché non girano un film di Goldrake o Mazinga o un altro a loro scelta, visto che adesso i mezzi ci sono?... Perchéééééé?!? Why? Pourquoi? Warum? Cur?...

Consiglio il film soprattutto ai bambini e ai giovanissimi, gli altri possono gustarsi i combattimenti spettacolari e il finale. 

Ci sarà un sequel? Pare proprio di sì. Speriamo non vada peggiorando come con i Transformers.


mercoledì 28 marzo 2018



RECENSIONE: L’ACCUSA DEL SANGUE
DI GIOVANNA BARBIERI





Genere: giallo storico
Editore: self
Pagine: 265
Link ebook: Amazon




Sinossi:
Nel cuore della notte dell’anno domini 1483 qualcuno bussa al portone di Goffredo Fortespada, il Bargello di Urbino. La piccola Crezia Odasi è stata rapita e sarà compito suo ritrovarla. È l’inizio di un incubo e molte uccisioni flagelleranno la città dei Montefeltro. Omicidi così efferati che il Bargello si farà aiutare nelle indagini dal saggio amico speziale, Edmundo de la Turre, esperto non solo di droghe ma anche di ferite, esule a Urbino dopo la caduta di Costantinopoli.



Premetto che il periodo storico in questione non è quello in cui sono maggiormente ferrata, che, come sa chi mi segue, è la storia antica, e quindi non sono in grado di scovare eventuali strafalcioni storici, ma so che l’autrice, Giovanna Barbieri, ne è grande appassionata e compie notevoli studi e ricerche prima di dedicarsi ai suoi romanzi, quindi mi fido!

Questo giallo trascina subito il lettore nella lontana epoca tardo-medievale, alle soglie del Rinascimento, grazie alle descrizioni e ai termini specifici usati dall’autrice.  Anche da questo si nota la sua competenza. 

Si viene subito catapultati nel nocciolo della questione, il barbaro omicidio della giovanissima nobile Crezia Odasi, ritrovata sull’altare di una chiesa. Come spesso è accaduto nella Storia, i primi a essere accusati sono gli ebrei, e il Bargello Goffredo non può fare a meno di interrogare loro per primi;  presto si accorge, anche grazie all’aiuto dello speziale amico Edmundo, che la pista è sbagliata e deve indagare altrove, nonostante tutti  siano convinti che siano stati proprio gli ebrei. L’accusa del sangue era infatti una delle tipiche imputazioni nei loro confronti, in quanto si sosteneva che sacrificassero bambini cristiani per i loro riti.

Nel corso della vicenda conosciamo vari personaggi, tutti ben delineati e con un background preciso: Fiamma, l’amante del Bargello, Edmundo lo speziale dove lavora la ragazza  nonché migliore amico del Bargello,  i nobili Odasi e i loro rivali, i nobili Albani. Mi sono proprio piaciuti i nomi scelti per i personaggi: Crezia l’ho adorato!

La narrazione ha un ottimo ritmo, e personalmente apprezzo anche la brevità del romanzo, che ci risparmia digressioni e descrizioni spesso messe lì per allungare il brodo, invece qui c’è l’essenziale. Non mancano certo le descrizioni, che sono molto particolareggiate, e i frequenti dialoghi, ma mai più di quel che occorre. È un chiaro esempio di come un romanzo possa essere efficace anche senza essere un tomo di 500 e passa pagine!
Il linguaggio utilizzato si adatta perfettamente al periodo storico.
Se l’immersione storica c’è in pieno, non manca l’amore, non mancano le scene d’azione, c’è una cosa che mi ha lasciato un po’ perplessa riguardo un punto nello snodo della trama, riguardo un certo simbolo e le ricerche sul medesimo, ma non posso dire di più per non spoilerare.

A parte questa mia perplessità,  la trama è avvincente e scorre bene fino alla scoperta del colpevole, che non mi aspettavo.

E veniamo all’edizione. Ci sono (pochi) refusi, e negli ebook so che a volte si… autocreano,  d’altronde anche le CE non ne sono certo immuni… Ma non infastidiscono minimamente la lettura, dato il loro numero esiguo.
Riguardo la cover, creata da Mala Spina, l’ho trovata di grande effetto e coerente con la storia: l’occhio viene subito catturato dal cadavere sopra l’altare, e sullo sfondo in alto si nota una città medievale. Direi che la trama viene riassunta alla perfezione dalle immagini.
Alla fine c’è l’elenco dei personaggi e la biografia dell’autrice; manca un glossario (poco male, si cercano i termini che non si conoscono online…) e la bibliografia. Una cronologia non è necessaria, perché la storia si svolge tutto in un breve lasso di tempo e all’inizio di ogni capitolo viene indicata data e luogo.

E ora passiamo all’intervista all’autrice, Giovanna Barbieri, che è già stata intervistata per la rubrica “Quattro chiacchiere con la scrittrice” a febbraio (qui ).
Quindi possiamo saltare le presentazioni. 


1)    Ciao Giovanna, bentornata su IUF! Sei d’accordo con la mia recensione? Vuoi aggiungere qualcosa?
No, hai fatto una stupenda recensione per il mio giallo. Sono molto lieta che ti sia piaciuto.

2)    Come hai avuto l’ispirazione per questo romanzo? Magari proprio passeggiando per Urbino?...

La prima volta che ho visitato la stupenda città di Urbino, culla della cultura rinascimentale, ho subito desiderato scrivere un racconto o un romanzo ambientato laggiù.  Vi racconto una cosa: stavo già scrivendo il giallo e mi sono accorta di non conoscere bene le vie, i palazzi ecc. così ho costretto Paolo, il mio ragazzo, a portarmi un weekend a Urbino. L’ho anche obbligato a entrare di soppiatto in tutti i palazzi che m’interessavano, compresi il palazzo Odasi (ora è un asilo) e palazzo Albani (ora è una sede universitaria), palazzo del Comune, palazzo arcivescovile e in numerose chiese, sempre con il tablet in mano (per le foto).  Mi sono divertita molto e non siamo stati sgridati. Non immaginavo di avere tanta facciatosta.

3)    Quali sono i personaggi storici e quali quelli di tua invenzione?

Veramente esistiti:

Ottaviano Ubaldini della Carda, zio e tutore di Guidobaldo da Montefeltro (legittimo duca di Urbino); Filippo e Giorgio Albani, signori di palazzo Albani; Crezia Odasi, figlia di Lucrezia Barzi e Lodovico Odasi; Lucrezia Barzi da Gubbio, madre di Crezia e moglie di Lodovico Odasi; Lodovico Odasi, padre di Lucrezia; Lazzaro Racanelli, arcivescovo di Urbino.

Creati per il romanzo:

Il bargello Goffredo Fortespada, Fiamma, Edmundo de la Turre, Beppino il garzone, Cesco il locandiere, Melina e Guendalina Battiferro, i due ebrei Isaac e Abraham, e tutti i soldati del comune non sono veramente esistiti.

Mi piace molto intrecciare la mia storia con la Storia. Quindi spesso nei miei romanzi troverete sia personaggi che sono esistiti in un determinato periodo storico sia quelli inventati da me.

4)    Su quali testi hai studiato?
Signori e mercenari: la guerra nell’Italia del Rinascimento di M. Mallett, il Mulino, 1983; I quaderni di rievocazione storica:XV secolo l’abbigliamento femminile in Italia, di F. Marangoni, il Cerchio, 2016; La vita quotidiana delle cortigiane nell’Italia del Rinascimento, di P. Larivaille, Bur saggi, 2017;
Il sesso nel Rinascimento: accademia.edu; La guerra in Europa, dal Rinascimento a Napoleone, di A. Barbero, Carocci, 2003; Storia delle donne, dal Rinascimento all’età  moderna, di G Duby e M. Perrot, editore Laterza, 2009; In più un paio di guide della città.

5)    C’è un motivo per cui hai ambientato la storia proprio nel 1483?

Nella trama volevo inserire le due casate più ricche di Urbino, dopo i Montefeltro, gli Albani e gli Odasi, adulti e con figli piccoli nel 1483 che si odiavano. E vi ricordo che il giallo inizia con la piccola Crezia Odasi, rapita. Nell’intreccio ho inserito l’astio tra queste due casate, per motivi economici e politici. E il Bargello non dovrà solo vedersela con loro ma anche con l’arcivescovo e l’Inquisitore della Marca.

Grazie per l’intervista, e a presto!







lunedì 26 marzo 2018


SEGNALAZIONE: CUORI DI STELLE 
DI PERSEUS STARR





Genere: fantascienza
Editore: Adiaphora
Data di uscita: 1-2-2018
Pagine: 126
Prezzo di copertina: € 12
Link: Amazon cartaceo
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          Sito Adiaphora
          



Trama:
Naufragio.
È ciò che a Elias viene in mente appena barcolla fuori dall’astronave. Tutto perde senso, quando vede dei fori di cannonate laser lungo lo scafo della essPegasus, capitanata dal padre Perseus Starr.
Perché attaccare un’astronave in missione di esplorazione verso le antiche rovine di una luna dimenticata ai confini della galassia?
Elias non ha il tempo di indagare, perché il padre lo costringe a una fuga precipitosa nella fitta giungla che ricopre la luna, braccati da sonde cacciatrici e soldati nemici. Un oscuro esercito li insegue.
Lo stesso esercito che assalta i caccia giunti in soccorso della Pegasus, uno dei quali pilotato dalla ranger Jade Blaze, una ragazza straordinaria senza passato e senza paura.
Le loro strade portano in un’unica direzione: le antiche rovine di Moonserray.
Una volta qui, Perseus, Elias e la coraggiosa Jade, saranno condotti al cospetto dell’ultimo Guerriero della Galassia, il solo in grado di contrastare un potente nemico: Malagon Walar il Feroce, il terribile Imperatore ossessionato dalla ricerca dei Cuori di Stelle per ottenere… l’immortalità.



"Eppure, non c’è niente di naturale in ciò che sta accadendo in questo preciso momento. Un’ombra nera si è risvegliata nel buio cosmico, nutrendosi dei cuori ardenti delle stelle."

L'autore:

Perseus Starr è il capitano della ESS Pegasus e da molti anni attraversa la galassia assieme al figlio Elias, agli ordini della Federazione Galattica. Quanto raccontato nella saga "Fireborn" è stato tratto dai diari di bordo e dalle testimonianze dei protagonisti di queste incredibili avventure spaziali.

venerdì 23 marzo 2018


     
Recensione “L’ora del Diavolo e altri racconti fantastici” di Alessio del Debbio




Genere: fantasy, horror, storico, miti e leggende
Pagine: 126
Prezzo: € 14 cartaceo
              € 2,99 ebook
Link d’acquisto: Amazon cartaceo
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“L’ora del diavolo” è un’antologia di racconti fantastici ispirati a leggende e tradizioni popolari lucchesi. Tredici storie che conducono il lettore nei sentieri oscuri della Lucchesia, della Versilia e delle Alpi Apuane, assieme al linchetto, alle sirene, agli streghi e a tutte le creature fantastiche che popolano l’immaginario locale. Storie di donne bellissime e maliarde, di guardiani di abissi oceanici, di uomini insicuri e inappagati, pronti a evocare il diavolo per chiederne i favori. Presenza incombente nella loro vita, mercante di sogni altrui, il diavolo tesse la sua tela all’ombra degli uomini, fautori inconsapevoli del proprio destino, e anche del suo.
“L’ora del diavolo” contiene i racconti: L’ora del diavolo, Il guardiano degli Oceanini, Le voci alla Balza, La donna di fuoco, La luna sul fondo, La guerra del Fatonero, Il mercante di sogni, Gli uomini della neve, Il violinista del diavolo, Le fate di pioggia, Il risveglio degli Oceanini, Che fine ha fatto Babbo Natale?, In viaggio con te.

Un estratto:
Un affarista, sì, potrei definirmi in questo modo. Un mercante di sogni, che offre merce scelta e pregiata, tessendoli nell’animo di uomini troppo deboli per resistere al mio richiamo. Sono il gran burattinaio di vite che, in mia assenza, sarebbero poco gloriose, destinate a perdersi negli abissi del tempo senza che nessuno ne abbia memoria. Chi sono io? Oh beh, nomen omen. E io di nomi ne ho avuti tanti.



L’ora del diavolo, appena ri-uscita con una versione riveduta e corretta, è un’antologia che ho apprezzato moltissimo, non solo perché gradisco  le storie con ambientazione italiana, andando in visibilio se sono di genere fantastico, ma perché la scrittura di Alessio è scorrevole sebbene ricercata, equilibrata nelle descrizioni, e coinvolge il lettore trascinandolo negli ambienti descritti, nelle storie narrate, tutte derivanti da leggende locali toscane, il che presume un bel lavoro a monte di studio e documentazione eseguito con cura.

Ma vediamo i racconti uno a uno.

L’ora del diavolo” è il racconto d’apertura che dà il titolo all’antologia. Protagonista, Lucida Mansi, un personaggio storico davvero esistito. Leggiamo dalle stesse parole dell’autore chi era:
 Lucida Mansi era una nobildonna lucchese che, da giovane, sposò un uomo ricco molto anziano, che poi la lasciò vedova. Subito le dicerie iniziarono a diffondersi tra il popolino, che la additò come amante del diavolo, perché rimaneva giovane e bella. Da lì nacque la leggenda secondo la quale Lucida avrebbe stretto un patto con il diavolo, per allungare la sua giovinezza. Alla fine il diavolo tornò a riscuotere il suo tributo ed è in quel momento che inizia il racconto, con Lucida Mansi che fugge per le strade di una Lucca nebbiosa, mentre i fantasmi dei suoi amanti e dei suoi rimorsi la perseguitano.”
Lucca è immersa nel buio e nella nebbia, e a tratti diventa onirica, quando le cose sembrano non essere più dove avrebbero dovuto essere. Lucida corre inseguita da cerberi invisibili, ma di cui sente morsi e artigli (parentesi nerd: come avviene in varie puntate di Supernatural! -fine parentesi nerd), e vede gli uomini con cui è giaciuta e a cui ha assorbito le forze, orribili mostri che la insidiano. La nobildonna è un personaggio “cattivo”, è una donna vanitosa, superba, assassina, che ha fatto un patto col diavolo e non mostra pentimenti; eppure, alla fine il lettore parteggia per lei, vorrebbe che si salvasse. Anche questa è bravura dello scrittore.
Il secondo racconto è “Il guardiano degli Oceanini”, comincia proprio con un… racconto: è la storia della Tirrenide, un’isola misteriosa e semovente, circondata da creature fantastiche e terribili, narrazione che compie il guardiano del faro di Viareggio, una storia che si dipana lungo i secoli. Ma al giorno d’oggi le mostruose sirene ancora non sono scomparse… Storia molto interessante, anche questa dai risvolti horror seppur con un tocco di psicologia.

Le voci alla Balza” è un horror contemporaneo: tre giovani vanno dove non dovrebbero andare, in un luogo dove si trova una certa casa… Racconto classico ghost house con un pizzico di diavolo. E questi giovani chi sono?... Gigi, Gianni e Ax, personaggi di “La guerra dei Lupi”! Raccontino quindi che si può considerare prequel-spin off, e che si inserisce quindi a pieno nel mondo fantastico deldebbiano (il termine non l'ho inventato io ma mi è piaciuto!). Ottimo thrilling.

Segue “La donna di fuoco”, più lungo dei precedenti: una vera e propria “favola nera”, in cui ritroviamo una donna vanitosa e lussuriosa che incontra il diavolo, infatti la Busdraga (la protagonista) cita Lucida Mansi, la protagonista del primo racconto, prendendola come esempio. Interessante anche a livello socio-antropologico è notare come nelle leggende popolari, quindi di antiche origini, le donne giovani, belle e soprattutto libere e passionali vengano sempre viste come associate al diavolo, ovvero al male, alla perdizione, e sono delle reprobe: la sessualità femminile ha sempre terrorizzato gli uomini…

Anche “La luna sul fondo” è una storia che viene narrata da qualcuno: chi, si scoprirà nel finale. Un pescatore combatte per sopravvivere, uscendo con la sua barchetta dinanzi a Viareggio, e il suo cuore è in pena per il figlio malato. L’uomo prega gli Dei abissali (mi fanno pensare al Dio abissale de Le cronache del ghiaccio e del fuoco, ma qui sono altro) affinché lo salvino: lui non segue la religione cristiana, non lo convince: “nessun Dio poteva essere così generoso: tutti in fondo, volevano qualcosa. Un atto di fede, un’offerta o un sacrificio.”
Un racconto struggente e bellissimo, il cui protagonista assoluto è il mare, le sue profondità, i suoi riflessi, meraviglioso e terribile, portatore di vita e di morte.

La guerra del Fatonero” è un racconto in stile fantasy, dove al posto dei soliti elfi, nani e orchi, abbiamo le creature delle leggende toscane, come i buffardelli, gli streghi e i serpenti volastri… c’è pure un centauro, che si chiama Chirone proprio come il più famoso dei centauri della mitologia greca. Vengono citate altre leggende locali, in cui viene inserito anche Federico II di Svevia (che compare anche in un racconto precedente), sovrano che tutti collegano alla Puglia e alla Sicilia, e che invece passò anche per la Toscana lasciando il suo segno (non è che lo sapevo: l’ho scoperto leggendo questi racconti e andando a fare una ricerchina online!).  Il gruppo delle creature del bosco e della natura deve combattere contro il diavolo e le sue schiere: ce la farà?... Molto appassionante, e con vari colpi di scena nel finale.

Il mercante di sogni” invece è narrato in prima persona proprio dal protagonista dell’antologia, il diavolo: interessante seguire il suo punto di vista in questo racconto a tratti pungente, provocatorio in quel particolare modo in cui solo i toscani sono capaci di essere. Il diavolo ricorda le sue peripezie con Lucida Mansi, e con altri personaggi della zona, sempre pronto ad apparire con aspetto ben curato ed elegante, e la tipica puzza di zolfo…

Nel “Il violinista del diavolo”, un giovane, Matteino, ha un sogno: diventare violinista. E cosa fa il diavolo se non realizzare sogni? Certo, in cambio di qualcosa: qui userà il ragazzo per eliminare (o cercare di eliminare) i suoi nemici. Anche questo racconto, come “La luna sul fondo”, ha un che di struggente e malinconico.

 Gli uomini della neve” è tratta dalla vera storia di alcuni uomini, che per procacciarsi un minimo di soldi per campare andavano a prendere il ghiaccio sui monti della Pania per rivenderlo ai signorotti locali. La storia è narrata dalla nipote di uno di questi valorosi uomini, osteggiati non solo dall’impervia natura ma anche dal diavolo. Per fortuna ogni tanto ricevevano inaspettati aiuti. Oltre che appassionante e toccante, il racconto è anche interessante a livello storico-antropologico, narrando risvolti del passato poco conosciuti ai più.

Le Fate di pioggia” narra del piccolo Fabio che desiderava tanto vedere le Fate di pioggia: un giovane bello e aristocratico lo accontenta, chiedendo in cambio solo n po’ di rugiada delle Fate. Niente di più facile, ma ciò si rivela un tragico errore: i Signori del Bosco e della Natura sono praticamente scomparsi. Il giovane, ormai cresciuto, cerca di riparare a questo errore, attraversando numerose peripezie (parentesi nerd: mi è venuto in mente Sirio il Dragone dei Cavalieri dello Zodiaco… fine parentesi nerd) che lo renderanno forte e sicuro, e scoprirà anche chi sia davvero…
Invece “Il risveglio degli Oceanini” è un racconto urban-fantasy con molta action, narrato in prima persona e all’ indicativo presente: un combattimento viareggino tra i Guardiani e le Sirene, che sono quelle “original version”, cioè mostri volanti e orribili, e non quelle carine con la coda di pesce e i lunghi capelli. Il diavolo qui non ci mette lo zampino, ma viene di nuovo ricordato l’imperatore Federico II.
 Che fine ha fatto Babbo Natale?” è un racconto ironico e divertente, in cui Daniele aspetta da anni Babbo Natale, ma costui non si fa vivo: e un motivo c’è… anche qui non c’è il diavolo, compaiono altre creature come streghe e linchetti.

Chiude l’antologia “In viaggio con te”, un viaggio nei ricordi. Il protagonista, ormai adulto e ridotto a prendersi cura del padre anziano e malato, ricorda quando, ancora ragazzo, ogni domenica saltava in sella alla sua bicicletta per un giro nei dintorni, in compagnia del padre e degli amici. A volte si recavano a Lucca, a carpire i suoi segreti, altre volte salivano su, lungo i sentieri tortuosi delle Alpi Apuane, e per ogni posto che visitavano scoprivano una leggenda, un segreto, una storia che il padre gli raccontava con piacere. Ma ancora oggi il protagonista continua a chiedersi se erano davvero storie o se c’era qualcosa di vero… Chissà…

Tutta l’antologia è affascinante e interessante: sarebbe bello se anche altri autori reperissero leggende e miti locali, della propria città o zona o Regione, e ne traessero dei racconti… Si obietterà, “e perché non lo fai tu?” … Infatti ci ho pensato, e non è escluso che mi ci applichi appena finiti i miei attuali progetti! Il fatto è che qui a Roma quasi tutti i miti e le leggende sono quelli tratti dalla Storia Romana (divinità, imperatori vari, Fauni, Ninfe...), dove si è passati in pratica dall’Impero Romano allo Stato Pontificio, in cui era moooolto pericoloso anche solo parlare di magiche creature… E questo argomento si collega a una delle cose che ho notato in molti di questi racconti: se il Diavolo è maligno e tentatore, non meno positive sono le forze della Chiesa, che combattono tutto ciò che c’è di magico e connesso alla Natura: infatti storicamente la Chiesa hanno osteggiato con forza ogni usanza pagana e naturalistica, sovrapponendo feste cristiane a quelle preesistenti e soffocando ogni credenza connessa a queste usanze. Si nota anche come la maggior parte dei racconti è ambientato nel passato, tipo nel periodo in cui si svolgevano i Grand Tour, quando i giovani delle aristocrazie europee giravano per l’Europa, e soprattutto in Italia, per conoscere e scoprire le vestigia del passato, l’arte e gli usi locali, tra il XVII e i primi anni del XX sec, ma soprattutto nell’800: il Diavolo è spesso nelle vesti di un giovane aristocratico. Questa ambientazione nel passato sembra quasi voler sottolineare come al giorno d’oggi di tutte queste magiche creature, buffardelli, streghi, serpenti volastri e linchetti, non ne sia rimasta traccia, persi nel passato e cancellati dalla memoria delle persone.
Gli stili utilizzati sono diversi, a seconda del tipo di racconto, sempre in armonia con la narrazione; le descrizioni, come ho già detto all’inizio, sono equilibrate, riescono a coinvolgere e mostrare i luoghi descritti senza mai essere pedisseque o ridondanti; i personaggi sempre credibili e appassionanti, ben tratteggiati seppur nella brevità dei racconti. Peccato che ci siano pochissimi personaggi femminili positivi: per la prossima volta auspico più eroine!!!
Riguardo l’edizione, non mi sembra di aver individuato refusi quindi è stata accurata; la cover di Mauro Dal Bo, che scegli di ritrarre la protagonista del primo racconto, Lucida Mansi, mentre fugge, è di forte impatto.
Viene da sé che l’antologia “L’ora del diavolo” è consigliatissima a tutti, non identifico target specifici; magari se qualcuno è molto molto impressionabile eviti, a causa di note horror qui e là, ma roba leggera (almeno secondo i miei canoni).

E ora, il diritto di replica! 


1)      Ciao Alessio, ormai sei graditissimo ospite fisso.  Che ne pensi della mia recensione? Recensisci pure!
Grazie mille per l’ospitalità. Mi fa piacere passare dai “mondi fantastici” agli “universi fantastici”. Noto con piacere che anche questo blog sta crescendo, dando spazio agli scrittori emergenti italiani e alle antologie di racconti, due categorie spesso bistrattate e che invece meritano il giusto spazio. E soprattutto ti ringrazio per la bellissima e approfondita recensione; sono felice che i racconti ti siano piaciuti, non è facile trovare chi ama leggere i racconti, sembra che molti preferiscano il romanzo a priori.

2)      Perché secondo te i giovani sono poco interessati alle storie delle proprie zone, e sono più attratti da storie con ambientazioni statunitensi o comunque straniere?
Mah, io credo che sia più che altro una questione di moda. Una delle regole fondamentali per scrivere bene è quella di scrivere di cose di cui si conosce, quindi anche di posti che si conoscono. Ora, dal momento che l’ambientazione nei miei racconti fantastici è fondamentale, dato che nasconde tutta una serie di segreti, misteri e leggende, dovevo per forza scegliere luoghi a me familiari, sperando di poterli mostrare nel migliore dei mondi. Alla fine credo che la scelta dipenda dalla storia che vogliamo raccontare, dobbiamo chiederci (sia noi, che la scriviamo, che il lettore che la legge): perché quel luogo? È importante ai fini della trama o è solo decorazione? Se è solo decorazione, allora che sia New York o Londra non cambia niente, ma per me l’ambientazione è un personaggio al pari di quelli in carne e ossa, per cui ogni luogo, di ogni mio racconto o romanzo, è scelto con cognizione di causa.
3)      Hai in mente di scrivere un’altra antologia di racconti toscani?
Sì, per l’esattezza è già pronta. Si tratta di un’antologia di quindici racconti fantastici ambientati in varie località della Toscana e legate a leggende locali. Spazieremo dalle Alpi Apuane alla campagna aretina, da Firenze alla Maremma, passando anche per le isole dell’arcipelago. Non so dirti quando uscirà perché sta ancora cercando una collocazione editoriale, ma ti terrò informata.
4)      Con la tua associazione “Nati per scrivere” sei passato dalla promozione di racconti toscani e di autori toscani a un approccio più globale. Cosa … bolle nel pentolone?
Con l’associazione “Nati per scrivere” sono in programma tante belle attività. Quest’anno abbiamo lanciato il Club del Libro, un appuntamento mensile presso il caffè Why not? di Viareggio, per parlare dei nostri libri preferiti, aperto a tutti e gratuito. Poi nuove presentazioni e incontri con gli autori, quest’estate tornerà la rassegna “Un libro al tramonto”, giunta alla quarta edizione. Infine stiamo organizzando una mostra foto-librografica per l’autunno, in cui esporremo le fotografie di una nostra socia, abbinandole a estratti dai nostri libri. Chiaramente parteciperemo anche alle più importanti fiere del libro, come il Salone di Torino, Firenze Libro Aperto a settembre, e Libri in Baia a Sestri Levante.
La novità super è che a maggio lanceremo anche il marchio editoriale NPS, iniziando a pubblicare libri dei nostri soci! Oltre alle classiche antologie tematiche, che realizziamo ogni anno (l’ultima è “Tutta colpa dello zodiaco”, appena uscita), pubblicheremo anche romanzi e racconti dei nostri soci. E ne siamo felicissimi!

5)      Hai scritto ultimamente anche racconti “berlinesi” e il romanzo “Berserkr”: cosa ti attira di questa città e dei miti tedeschi?
Berlino è una città che adoro, la mia città europea preferita, per il suo essere in costante mutamento. Antico e nuovo, progresso e tradizione si intersecano nella storia, nella cultura e nell’architettura urbana della città. Al momento sto lavorando a dei racconti ambientati proprio a Berlino, che affondano nelle leggende locali, mescolando sia il folklore tedesco che la Storia, quella vera, con la S maiuscola. Spero di concludere il lavoro quest’anno. Rispetto ai racconti toscani, il tono e le atmosfere saranno un po’ più dark.

6)      Vuoi anticiparci qualcosa sull’uscita del tuo romanzo urban fantasy “I Figli di Cardea”, secondo volume della saga “Ulfhednar War” prevista per maggio 2018, edizioni Il Ciliegio?
Curiosona! “I Figli di Cardea” prosegue le avventure di Daniel e Ax, iniziate in “La guerra dei lupi”, la cui lettura è necessaria per meglio comprendere situazioni e personaggi del volume. Sono passati due mesi dallo scontro alla Grande Quercia e tutti ne sentono gli strascichi. Daniel cerca di aiutare i nuovi ulfhednar a prendere confidenza con la berserksgangr (cosa nient’affatto facile, soprattutto per Bianca), la Dottoressa dovrebbe partire per Cardiff, ma i fantasmi del passato tornano a tormentarla, e Dominic accusa Daniel e Ax di quanto accaduto a sua madre e a Fabio. Ovviamente non mancheranno gli antagonisti, ben tre, in questo romanzo. L’ambientazione sarà sempre la Toscana, di cui esploreremo nuove zone, come il paese fantasma di Lucchio, sull’Appennino, il Monte Cimone con i suoi segreti, e l’immancabile Ponte del Diavolo, a Borgo a Mozzano.
“I Figli di Cardea” uscirà a maggio 2018 in occasione del Salone del Libro di Torino!

7) Grazie per aver risposto alle mie domande!
Grazie a te per l’ospitalità. E sempre w il fantasy! J

Alessio Del Debbio, scrittore viareggino, appassionato di tutto ciò che è fantastico e oltre la realtà. Numerosi suoi racconti sono usciti in riviste (come Con.tempo e StreetBook Magazine) e in antologie, cartacee e digitali (come I mondi del fantasy, di Limana Umanìta Edizioni, Racconti Toscani, di Historica Edizioni, Sognando, di Panesi Edizioni). I suoi ultimi libri sono il romanzo Favola di una falena (Panesi Edizioni, 2016), il fantasy contemporaneo Ulfhednar War – La guerra dei lupi (Edizioni Il Ciliegio, 2017) e l’urban fantasy Berserkr (Dark Zone Edizioni, 2017).
Cura il blog “i mondi fantastici”, che promuove e sostiene la letteratura fantastica italiana. Presiede l’associazione culturale “Nati per scrivere”, che organizza eventi e incontri letterari con scrittori locali.
Contatti:
Sito: www.alessiodeldebbio.it
Blog “I mondi fantastici”: www.imondifantastici.blogspot.it
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