lunedì 30 novembre 2020

SEGNALAZIONE FILM: AZZURRINA DI GIACOMO FRANCIOSA

 "Azzurrina”, il film horror di Giacomo Franciosa, sarà completato e distribuito grazie all'accordo tra il regista ed Evoque Art House.


Il film Azzurrina del regista Giacomo Franciosa, girato nel leggendario Castello di Montebello, è un lungometraggio horror la cui lavorazione è stata sospesa molte volte in circostanze misteriose. Finalmente, grazie a un accordo siglato, l’opera sarà completata e distribuita.


Nel corso del MIA Market (il mercato dei film de La Festa del Cinema di Roma) Evoque Art House S.r.l., la Regione Abruzzo e l'Agenzia di Sviluppo (Azienda Speciale della CCIAA di Chieti Pescara), hanno collaborato assiduamente per la promozione del cinema abruzzese e non solo. Durante l'evento, grazie a un importante lavoro di meeting e coworking, Mauro John Capece, CEO di Evoque Art House e Giacomo Franciosa, nipote del noto attore hollywoodiano Anthony Franciosa, hanno siglato un accordo su diversi titoli, sia per la produzione associata che per la distribuzione. Tra questi emerge il film "Azzurrina" e il relativo documentario "Il Castello di Azzurrina", in cui verranno rivelati gli accadimenti avvenuti durante la lavorazione del film.


Il lungometraggio, avvolto da un'aura di mistero e paranormale, racconta la leggenda di Azzurrina, la bambina scomparsa improvvisamente e mai più ritrovata, nel 1365, nella vecchia fortezza di Montebello.


BACKSTAGE “AZZURRINA”






Mauro John Capece dichiara in merito: "avevo già avuto modo di conoscere professionalmente Franciosa e sapevo di questo lungometraggio e dei suoi documentari ed è stato bello intercettare uno dei suoi sales al MIA.

Ignoravo che il percorso di questo film si fosse fermato in post - produzione per diverse ragioni (più burocratiche che tecniche) che risolveremo certamente nel migliore dei modi. È un film molto adatto alle piattaforme, con un cast di tutto rispetto, spiccano tra tutti Matilda Lutz e Paolo Stella. La fotografia è del talentuoso Ugo Lo Pinto. Sono sicuro che questo film darà a entrambi molte soddisfazioni dato che, tra l'altro, è attesissimo dal pubblico. Devo ringraziare gli enti proponenti che mi hanno esortato a collaborare attivamente assieme a loro durante il MIA".





Il regista Giacomo Franciosa aggiunge: “credo e ho creduto molto sia in Azzurrina che negli altri film che ho diretto. Di Azzurrina si è parlato molto in televisione e sono stato ospite di tante trasmissioni, dunque, sui motivi del ritardo di questa uscita ho davvero poco da dire dato che è tutto visibile online. Sono molto contento di aver stretto questo accordo perché so che finalmente ora il film sarà completato e distribuito e nel miglior modo possibile. Sarà un film di successo, ne sono certo. Valuteremo anche lo sviluppo di altri progetti in cui le nostre società potrebbero avere una sinergia italo-spagnola importante".




www.evoquearthouse.com

giovedì 26 novembre 2020

RECENSIONE DOPPIA ROMANZO E SERIE TV. LA CATTEDRALE DEL MARE DI ILDEFONSO FALCONES

Un romanzo storico che offre un affresco unico sulla Barcellona medievale

 




Cari amanti della storia,

dopo aver guardato la miniserie tv in otto puntate de La Cattedrale del mare ho deciso di mettermi a leggere anche il tomo che avevo già da un po’ in casa ma non avevo ancora iniziato, anche per la lunghezza del medesimo (chi mi segue sa che non amo i libri superiori alle 400 pagine), proprio per confrontare le due opere.

 

La storia si svolge nella Catalogna del XIV secolo, e inizia con le disavventure del contadino Bernat causate dai malvagi nobili e di suo figlio Arnau; la trama poi s’incentrerà su quest'ultimo, sulla sua storia di riscatto, caduta e liberazione, molto tormentata e travagliata, sullo sfondo della costruzione della magnifica Cattedrale di Santa Maria del Mar. 

Non conoscevo questa chiesa, debbo dire dalle immagini che ha uno stile gotico originale, unico.

Santa Maria del Mar a Barcellona


Tra l’altro ammetto di non conoscere la chiesa, sono andata a cercare le foto ed è veramente un esemplare originale di gotico catalano.


Questa la sinossi:

 Nel cuore di un umile quartiere della Barcellona del XIV secolo, gli occhi curiosi del piccolo Arnau sono catturati dalle maestose mura di una grande chiesa in costruzione. Un incontro decisivo, poiché la storia di Santa Maria del Mar sarà il cardine delle tormentate vicende della sua esistenza. All'ombra di quelle torri gotiche, Arnau dovrà lottare contro fame, ingiustizie e tradimenti, ataviche barriere religiose, guerre, peste, commerci ignobili e indomabili passioni, ma soprattutto per un amore che i pregiudizi del tempo vorrebbero condannare alle brume del sogno...

La storia di Arnau, della sua famiglia e dei personaggi che lo circondano è coinvolgente ed interessante; Falcones riesce bene a descrivere la Barcellona del tempo, rendendola vivida agli occhi del lettore. Il protagonista si muove tra le sue vie, le sue botteghe, i suoi abitanti e il ghetto ebraico: gli ebrei avranno grande importanza in questa vicenda. Interessante anche la storia dei Bastaixos, gli scaricatori di porto che aiutavano a costruire gratis la Cattedrale di cui Arnau farà parte.


La serie tv riprende quasi perfettamente il romanzo, sintetizzando le vicende ma senza perdere il senso della storia e riuscendo a rendere con bei costumi e scenografie l’epoca e il luogo.

Il cast è perfetto, ogni personaggio corrisponde visivamente a quelli del libro.

Nella serie TV c’era qualcosa che non mi tornava rispetto l’arco di svolgimento del personaggio di Joan, il fratello acquisito di Arnau: nel romanzo è spiegato meglio ed è più credibile. Di contro, le vicende di Aledis sono più logiche a mio avviso nella serie, perché nel romanzo le sue scelte sono poco coerenti: le differenze maggiori stanno proprio nel suo personaggio.

Un’altra cosa che contraddistingue la serie dal libro: nel romanzo ci sono scene molto forti, stupri, torture, violenze, nella serie invece è tutto molto più leggero, probabilmente per consentirne la trasmissione in prima serata (anche se ormai in prime time si vede davvero di tutto…) oppure per renderla fruibile anche per occhi più delicati.

 

Falcones non ci va tenero con le donne: le nobili sono tutte vanitose e perfide, le popolane tutte sfigate. Ma all’epoca le donne certo non contavano molto, le leggi le punivano severamente per ogni mancanza e le usanze/leggi nei loro confronti erano davvero terribili.

A livello storico sembra tutto molto accurato, a volte l’autore esagera nei dettagli appesantendo alcuni brani; alla fine c’è anche una sua postfazione in cui parla delle sue ricerche storiche. Mi sembra però strana la vicenda iniziale dello Ius primae noctis: sapevo che era un falso storico, invece lui cita una precisa legge catalana che lo ammetteva. Se qualcuno ne sa di più, scriva pure nei commenti! Come sapete io sono un po’ più edotta sulla storia antica che su quella medievale.

 

L’edizione è curata, c’è una bella mappa della Barcellona del tempo; la sovraccoperta mi piace molto, all’interno della cattedrale gotica con la luce che entra dal rosone in rilievo e una figura maschile scura di spalle al centro, a lasciarsi scaldare dai raggi. Mi pare comunque scopiazzata da quella de I pilastri della Terra!

 

In finale, il parere è positivo, consiglio sia la miniserie che il romanzo.


Recap romanzo


  • Titolo: La cattedrale del mare
  • Autore: Ildefonso Falcones
  • Genere: storico, dramma
  • Editore: Longanesi
  • N. di pagine: 642
  • Prezzo cartaceo: € 9,50
  • Prezzo ebook: € 7,99
  • Link: Amazon


Recap Serie tv


  • Produzione: Diagonal Tv (Spagna)
  • N. di puntate: 8
  • Anno: 2018
  • Reti di trasmissione italiana: Netflix- Canale 5
  • Cast: Aitor Luna, Pablo Derqui, Michelle Jenner


Trailer




lunedì 23 novembre 2020

SEGNALAZIONE: YOHNNA E LE LACRIME DI ISRAFIL di ANDREINA GRIECO

Un romanzo fantasy di ambientazione mediorientale 



Cari lettori,

il volume di cui vi parliamo oggi, Yohnna e le lacrime di Israfil è il sequel di Yohnna e il baluardo dei deserti, romanzo d'esordio di Andreina Grieco, Edikit editore.

Tornano l’arrotino Yohnna e il Jinn malvagio Horèb.
Loro malgrado dovranno stringere ancora una volta un patto tra di loro, stavolta per fronteggiare una potente setta satanica.

Questa la sinossi del secondo volume della serie:

Chi amerebbe mai un uomo maledetto?

Yohnna accarezza l’idea di farsi una famiglia, ma la presenza costante del Jinn Horèb lo spinge a tenere tutti lontano, per paura che scoprano il suo segreto.

Horèb cerca di tenere a bada il vizio di uccidere e continua la sua opera di protettore del Deserto. Lo scontro con un’entità molto più forte di lui lo costringerà di nuovo a misurarsi con i suoi limiti.

Per salvare il bambino che vorrebbe adottare da una setta satanica, Yohnna dovrà stipulare un nuovo patto con Horèb e sarà obbligato a scrutare nella parte oscura di se stesso.

Ma chi ci guadagnerà veramente da questo patto?


Conosciamo meglio l'autrice, Andreina Grieco

 


Andreina Grieco è nata a Salerno nel 1984. Programmatrice specializzata in applicazioni web, vive a Milano dal 2009. È appassionata di libri fantasy, musica jazz e culture mediorientali e orientali.

Oltre alla scrittura, ha studiato canto jazz per diversi anni.

È autrice della saga fantasy Yohnna e il Baluardo dei Deserti, nonché ha collaborato alla raccolta fantasy I viandanti di Eirahn.


Recap

  • Titolo: Yohnna e le lacrime di Israfil
  • Autrice: Andreina Grieco
  • Genere: Fantasy mediorientale
  • Editore: Edikit
  • Data di uscita: 17 ottobre 2020
  • N. di pagine: 258
  • Prezzo cartaceo: € 14
  •            ebook: 3,49
  • Link: Amazon


venerdì 20 novembre 2020

BLOGTOUR BESTIE D'ITALIA VOLUME 3: QUARTA TAPPA

 Un racconto con protagoniste le sirene, "Fuga da Malaperla" di Debora Parisi




Care bestie d'Italia, 

oggi intervistiamo Debora Parisi che ci parla del suo racconto Fuga da Malaperla, contenuto nel terzo volume del progetto di Nps edizioni dedicato alla riscoperta del folklore italiano.

Il volume 3 di “Bestie d’Italia” contiene dieci racconti di scrittori italiani, appassionati di fantastico e folclore: “Il sortilegio della Biddrina”, di Giuseppe Gallato; “Assedio notturno”, di Francesca Cappelli; “Bakunin aveva ragione”, di Giuseppe Chiodi; “L’urlo della vita”, di Alessio Del Debbio; “Respiro d’inverno”, di Elena Mandolini; “Il cavallo d’argento”, di Alessandro Ricci; “Il giorno della taranta”, di Alessandra Leonardi; “La natura vince su tutto”, di Maria Pia Michelini; “Fuga da Malaperla”, di Debora Parisi; “Caccia al drago”, di Monica Serra.

Il libro è impreziosito dagli schizzi di Marco Pennacchietti, disegnatore di ambito internazionale e autore anche della copertina. 

 1) Benvenuta sul IUF! Parlaci di te: chi sei, dove vai? E soprattutto come e quando ti sei avvicinato alla scrittura?

 Mi chiamo Debora Parisi e sono una normale studentessa e impiegata di giorno e cacciatrice di mostri e leggende di notte. Scrivo fin da quando ero piccola e credo che sia un modo per esprimere me stessa che normalmente non riuscirei con le parole.


 2) Parlaci del tuo racconto “Fuga da Malaperla”, inserito nel terzo volume di “Bestie d’Italia”. Di cosa tratta?

Di un tentativo di fuga da parte di un gruppo di criminali da un carcere di massima sicurezza. Tutto sembra andare bene, fino a quando non scopriranno perché nessuno è mai riuscito ad evadere.

 

 3) Quali creature fantastiche scopriremo leggendolo?

Le sirene greche, ovvero le creature dal volto di donna e corpo d’uccello. Le ho sempre trovate troppo ignorate dai media e le rappresentazioni letterarie, il che mi dispiaceva. Oltretutto ho scoperto che tali creature hanno diverse incarnazioni in altre culture, soprattutto quella russa. Una nota interessante è che, mentre la sirena acquatica è legata alla seduzione sessuale e romantica, quella greca attira le persone con la promessa della conoscenza, rendendole a mio parere ancora più pericolose in quanto incarnazioni del Desiderio nel senso più ampio del termine.

 

4) Dove è ambientato il racconto? Perché questa scelta?

È ambientato in un’Italia ucronica simile al nostro diciottesimo secolo ma con una tecnologia più avanzata, dove la nazione è stata unita in un impero che collabora più o meno apertamente (dipende dalla situazione) con le creature magiche. Fa parte dello stesso universo anche il racconto precedente, “Il caso del basilisco”, dove i non morti fungono da corpo speciale contro maghi e creature magiche. In realtà questo universo faceva parte di un romanzo che però è ancora in fase di revisione, così ho deciso di usare i racconti come mezzo per espandere tale mondo. Nel caso di questo racconto, siamo in una prigione di massima sicurezza, situata nello stretto di Messina, dove vengono spediti i peggiori criminali della penisola. Volevo creare un racconto più macabro del precedente, con personaggi ambigui.

 


5) Lascia pure un estratto del racconto.

“Nessuno usciva vivo da Malaperla. Era la prima frase che sentivi quando entravi nel carcere.

Situata poco più a sud dello stretto di Messina, Malaperla era un’isola insolitamente verdeggiante, anche per l’ambiente siculo. Lì venivano confinati i criminali più pericolosi della penisola italica, gente con cui l’Impero non voleva avere a che fare: membri della malavita, briganti, stupratori, assassini della peggior specie. Il Governo li spediva lì per morire dimenticati, mentre osservavano le terre siciliane e calabresi sulle sponde opposte del mare.

Caruso ricordava ancora il giorno in cui lo trasportarono a Malaperla, legato e imbavagliato. Una cospicua milizia lo scortava a destinazione, cantando una canzone dedicata a un marinaio innamorato di una sirena. La cantavano con foga, tanto da sembrare quasi un inno.

Nonostante Malaperla avesse la fama di essere tra le strutture più sicure al mondo, Massimo Caruso voleva fuggire: era il capo del crimine a Messina e nessuno, nemmeno una stupida struttura in mezzo al mare, avrebbe potuto fermarlo.”

 


6) Quale canzone, o colonna sonora, abbineresti alla lettura del racconto?

 “Seven Devils”di Florence + the Marchine. È una di quelle canzoni il cui testo non ha un significato unico in quanto altamente simbolico, ma può essere interpretato in base all’esperienza dell’ascoltatore. Per me è una canzone sulla vendetta e la corruzione, i sette diavoli possono essere interpretati come i sette peccati capitali, e penso che s’adatterebbero all’atmosfera del romanzo, dove alcuni personaggi pensano di essere nel giusto ma sono vittima di più peccati e alimenta un sistema corrotto. Può essere associato al canto tentatore delle sirene che porta gli umani all’autodistruzione. Trovo la canzone adatta anche per la decostruzione di un finale apparentemente felice, per poi scoprire che è solo un’illusione in quanto tale felicità è stata distrutta o non è mai esistita. Ad esempio quelle storie con una conclusione agrodolce o amara, ma condita di zucchero per non fartene rendere conto. 



 

 

Biografia: 


Debora Parisi è una studentessa di giorno e cacciatrice di leggende e mitologie di notte. Nel 2019 ha pubblicato racconti per Historica Edizioni, NPS edizioni, Fanucci e Mezzelane Editrice. Gestisce un blog chiamato El micio racconta, un canale youtube intitolato Antro del Drago, che tratta di diversi argomenti, tra cui recensioni di libri, film e videogiochi. Collabora anche con le riviste Upside Down Magazine e Porto Intergalattico, ha collaborato anche con Sci-Fi Pop Culture e Spazio Penultima Frontiera. 

Per “Bestie d’Italia – volume 3”, ha scritto il racconto “Fuga da Malaperla”.


Link Bestie d'Italia vol 3: Amazon

                                          Nps edizioni

lunedì 16 novembre 2020

SEGNALAZIONE: UN TRIANGOLO ROSA DI PAOLO ARIGOTTI

 Un romanzo sull'omossessualità nel periodo nazista



Cari lettori,

oggi vi parliamo di Un triangolo rosa, romanzo storico di Paolo Arigotti.

Questa la trama:

30 gennaio 1933. Adolf Hitler è nominato cancelliere della Germania, divenendone in breve tempo padrone assoluto.

La notizia arriva in Italia, dove il giovane Marco, impiegato di notaio, è al lavoro, mentre Berlino festeggia con fiaccolate e processioni pagane per le vie della città.

Tra i giovani che sfilano per le strade della capitale tedesca c'è il giovane Klaus, al quale a breve un alto ufficiale delle SS, Walter Schellenberg, offrirà un posto nei pretoriani di Hitler, aprendogli le porte ad una luminosa e fulminante carriera, che lo porterà a collaborare alla notte dei lunghi coltelli ed alla nascita dei primi lager.

Marco viene convocato qualche tempo dopo a colloquio privato dal suo datore di lavoro, l'anziano notaio ebreo Spagnoli, che gli anticipa, con una lungimiranza sorprendente, i successivi eventi, tra i quali la campagna d'Etiopia e l'avvicinamento dell'Italia fascista al terzo Reich, compreso il varo delle leggi razziali.

Marco riceve un'offerta di collaborazione con non meglio precisate forze d'opposizione, decidendo di accettare in nome degli ideali di libertà appresi dal padre, convinto socialista.

Grazie ad una fitta rete, Marco entra in contatto con un giovane e brillante avvocato, Luigi Marini, con il quale instaura una solida amicizia destinata, con l'andare del tempo e dopo i gravi lutti che colpiscono il giovane, a diventare una relazione sentimentale, tenuta nascosta a tutti.

Gli eventi precipitano e i venti di guerra soffiano sempre più forti, mentre tutti i fatti pronosticati da Spagnoli si avverano implacabilmente.

Poco dopo l'inizio della guerra anche Spagnoli muore, lasciando una grossa eredità a Marco, unitamente al compito di proseguire nella rete di contatti clandestina che, inutilmente, aveva cercato di evitare l'entrata in guerra dell'Italia.

Sul letto di morte l'anziano uomo confiderà a Marco di sapere tutto del suo rapporto con Luigi, raccomandandogli grande prudenza e testimoniandogli in questo modo il suo profondo affetto.

La dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940, fortemente voluta da Mussolini nell'illusione di non combatterla, trascina il paese in un conflitto devastante, mentre Marco e Luigi avviano una collaborazione sempre più stretta con il Vaticano, assumendovi impieghi delicati ed importanti.

I due ragazzi vengono a sapere degli orrori perpetrati nei campi dell'est Europa, anche a danno di persone che vivono la loro stessa condizione, come già noto a Luigi grazie ai rapporti instaurati con alcuni giovani tedeschi prima dell'avvento al potere del nazismo.

Durante un ricevimento ufficiale, Marco, presente nella nuova veste di funzionario presso la segreteria di stato vaticana, fa la conoscenza di un giovane ufficiale nazista, in servizio da poco nella capitale italiana: Klaus.

Per tre anni le cose restano immutate per Marco e Luigi, che portano avanti segretamente la loro relazione, mentre la guerra travolge l'Italia ed il fascismo, a causa di una serie di rovinose sconfitte, che a poco a poco minano lo stesso mito dell'invincibilità tedesca.

Lo sbarco alleato in Sicilia spinge il Re, fino a quel momento sostenitore del fascismo, a destituire il Duce ed a chiedere un armistizio, che però causa l'invasione tedesca del Paese.

L'occupazione dà avvio ai progetti di rastrellamento degli ebrei romani, che Marco e Luigi cercano di evitare; in quella occasione conoscono e stringono amicizia con la famiglia di Deborah, appartenente alla comunità ebraica della capitale.

Tra la donna e Marco nascerà immediatamente un rapporto molto forte, e Deborah gli confiderà di aver capito la natura del suo rapporto con Luigi.

Le loro attività clandestine vengono spiate e riferite ai nazisti da un sacerdote collaborazionista, mosso da intenti personali ed egoistici, che conducono all'arresto di Marco e Luigi, proprio ad opera di Klaus.

L'ufficiale, richiamato in Germania per prestare servizio ad Auschwitz, dove nel frattempo sono stati deportati Deborah e la sua famiglia, chiede ed ottiene di portare con sé i prigionieri, per spingerli a collaborare.

In realtà, i motivi sono altri.

Klaus, invaghitosi di Marco, lo vuole e gli propone un patto: concedersi a lui in cambio della salvezza per sé, il compagno e Deborah.

Marco è costretto ad accettare; dopo qualche tempo Klaus, che già nutriva seri dubbi sugli stermini perpetrati ad Auschwitz, si convince che occorre fare qualcosa e spinto dai suoi sentimenti per Marco decide di collaborare con lui, favorendo la sua rocambolesca fuga assieme a Luigi.

Il loro intento di portare al mondo libero le prove degli eccidi non raggiunge lo scopo desiderato, mentre il rapporto tra Marco e Luigi entra in crisi quando quest'ultimo si rende conto che pure Marco si è innamorato di Klaus.

Tornati a Roma Marco rivede Klaus, che gli confida di aver tradito; il giovane, dopo la liberazione della città, decide di proseguire la lotta contro il nazismo, unendosi ai partigiani del nord, anche per non abbandonarlo.

A Firenze Marco riceve l'incarico di farsi portatore a Mussolini di una proposta di pace vaticana, purtroppo senza successo.

Il giovane resta a Milano, dove nel frattempo è stato inviato Klaus; i due si rivedono e per breve tempo vivono il loro amore.

La scoperta del tradimento da parte delle SS, determina l'arresto di Klaus e dello stesso Marco, il quale, in occasione di una nuova fuga, viene ferito a morte; dopo mille vicissitudini morirà a Milano, proprio il giorno della liberazione.

Klaus, rimasto solo, viene arrestato e processato per crimini di guerra, ma eviterà la condanna a morte grazie alla difesa di Luigi, che metterà da parte risentimento e preconcetti per ottemperare alle ultime volontà di Marco.

Deborah, sopravvissuta ai campi grazie a Klaus assieme alla figlia Ester, resterà loro vicina, contribuendo all'assoluzione dell'ufficiale nazista.

Quando Klaus verrà rilasciato, i due torneranno assieme a Roma, dove tra loro nascerà una relazione stabile, destinata a durare mezzo secolo, senza mai dimenticare rocambolesca fuga assieme a Luigi.

Il loro intento di portare al mondo libero le prove degli eccidi non raggiunge lo scopo desiderato, mentre il rapporto tra Marco e Luigi entra in crisi quando quest'ultimo si rende conto che pure Marco si è innamorato di Klaus.

Tornati a Roma Marco rivede Klaus, che gli confida di aver tradito; il giovane, dopo la liberazione della città, decide di proseguire la lotta contro il nazismo, unendosi ai partigiani del nord, anche per non abbandonarlo.

A Firenze Marco riceve l'incarico di farsi portatore a Mussolini di una proposta di pace vaticana, purtroppo senza successo.

Il giovane resta a Milano, dove nel frattempo è stato inviato Klaus; i due si rivedono e per breve tempo vivono il loro amore.

La scoperta del tradimento da parte delle SS, determina l'arresto di Klaus e dello stesso Marco, il quale, in occasione di una nuova fuga, viene ferito a morte; dopo mille vicissitudini morirà a Milano, proprio il giorno della liberazione.

Klaus, rimasto solo, viene arrestato e processato per crimini di guerra, ma eviterà la condanna a morte grazie alla difesa di Luigi, che metterà da parte risentimento e preconcetti per ottemperare alle ultime volontà di Marco.

Deborah, sopravvissuta ai campi grazie a Klaus assieme alla figlia Ester, resterà loro vicina, contribuendo all'assoluzione dell'ufficiale nazista.

Quando Klaus verrà rilasciato, i due torneranno assieme a Roma, dove tra loro nascerà una relazione stabile, destinata a durare mezzo secolo, senza mai dimenticare rocambolesca fuga assieme a Luigi.

Il loro intento di portare al mondo libero le prove degli eccidi non raggiunge lo scopo desiderato, mentre il rapporto tra Marco e Luigi entra in crisi quando quest'ultimo si rende conto che pure Marco si è innamorato di Klaus.

Tornati a Roma Marco rivede Klaus, che gli confida di aver tradito; il giovane, dopo la liberazione della città, decide di proseguire la lotta contro il nazismo, unendosi ai partigiani del nord, anche per non abbandonarlo.

A Firenze Marco riceve l'incarico di farsi portatore a Mussolini di una proposta di pace vaticana, purtroppo senza successo.

Il giovane resta a Milano, dove nel frattempo è stato inviato Klaus; i due si rivedono e per breve tempo vivono il loro amore.

La scoperta del tradimento da parte delle SS, determina l'arresto di Klaus e dello stesso Marco, il quale, in occasione di una nuova fuga, viene ferito a morte; dopo mille vicissitudini morirà a Milano, proprio il giorno della liberazione.

Klaus, rimasto solo, viene arrestato e processato per crimini di guerra, ma eviterà la condanna a morte grazie alla difesa di Luigi, che metterà da parte risentimento e preconcetti per ottemperare alle ultime volontà di Marco.

Deborah, sopravvissuta ai campi grazie a Klaus assieme alla figlia Ester, resterà loro vicina, contribuendo all'assoluzione dell'ufficiale nazista.

Quando Klaus verrà rilasciato, i due torneranno assieme a Roma, dove tra loro nascerà una relazione stabile, destinata a durare mezzo secolo, senza mai dimenticarerocambolesca fuga assieme a Luigi.

Il loro intento di portare al mondo libero le prove degli eccidi non raggiunge lo scopo desiderato, mentre il rapporto tra Marco e Luigi entra in crisi quando quest'ultimo si rende conto che pure Marco si è innamorato di Klaus.

Tornati a Roma Marco rivede Klaus, che gli confida di aver tradito; il giovane, dopo la liberazione della città, decide di proseguire la lotta contro il nazismo, unendosi ai partigiani del nord, anche per non abbandonarlo.

A Firenze Marco riceve l'incarico di farsi portatore a Mussolini di una proposta di pace vaticana, purtroppo senza successo.

Il giovane resta a Milano, dove nel frattempo è stato inviato Klaus; i due si rivedono e per breve tempo vivono il loro amore.

La scoperta del tradimento da parte delle SS, determina l'arresto di Klaus e dello stesso Marco, il quale, in occasione di una nuova fuga, viene ferito a morte; dopo mille vicissitudini morirà a Milano, proprio il giorno della liberazione.

Klaus, rimasto solo, viene arrestato e processato per crimini di guerra, ma eviterà la condanna a morte grazie alla difesa di Luigi, che metterà da parte risentimento e preconcetti per ottemperare alle ultime volontà di Marco.

Deborah, sopravvissuta ai campi grazie a Klaus assieme alla figlia Ester, resterà loro vicina, contribuendo all'assoluzione dell'ufficiale nazista.

Quando Klaus verrà rilasciato, i due torneranno assieme a Roma, dove tra loro nascerà una relazione stabile, destinata a durare mezzo secolo, senza mai dimenticarerocambolesca fuga assieme a Luigi.

Il loro intento di portare al mondo libero le prove degli eccidi non raggiunge lo scopo desiderato, mentre il rapporto tra Marco e Luigi entra in crisi quando quest'ultimo si rende conto che pure Marco si è innamorato di Klaus.

Tornati a Roma Marco rivede Klaus, che gli confida di aver tradito; il giovane, dopo la liberazione della città, decide di proseguire la lotta contro il nazismo, unendosi ai partigiani del nord, anche per non abbandonarlo.

A Firenze Marco riceve l'incarico di farsi portatore a Mussolini di una proposta di pace vaticana, purtroppo senza successo.

Il giovane resta a Milano, dove nel frattempo è stato inviato Klaus; i due si rivedono e per breve tempo vivono il loro amore.

La scoperta del tradimento da parte delle SS, determina l'arresto di Klaus e dello stesso Marco, il quale, in occasione di una nuova fuga, viene ferito a morte; dopo mille vicissitudini morirà a Milano, proprio il giorno della liberazione.

Klaus, rimasto solo, viene arrestato e processato per crimini di guerra, ma eviterà la condanna a morte grazie alla difesa di Luigi, che metterà da parte risentimento e preconcetti per ottemperare alle ultime volontà di Marco.

Deborah, sopravvissuta ai campi grazie a Klaus assieme alla figlia Ester, resterà loro vicina, contribuendo all'assoluzione dell'ufficiale nazista.

Quando Klaus verrà rilasciato, i due torneranno assieme a Roma, dove tra loro nascerà una relazione stabile, destinata a durare mezzo secolo, senza mai dimenticare rocambolesca fuga assieme a Luigi.

Il loro intento di portare al mondo libero le prove degli eccidi non raggiunge lo scopo desiderato, mentre il rapporto tra Marco e Luigi entra in crisi quando quest'ultimo si rende conto che pure Marco si è innamorato di Klaus.

Tornati a Roma Marco rivede Klaus, che gli confida di aver tradito; il giovane, dopo la liberazione della città, decide di proseguire la lotta contro il nazismo, unendosi ai partigiani del nord, anche per non abbandonarlo.

A Firenze Marco riceve l'incarico di farsi portatore a Mussolini di una proposta di pace vaticana, purtroppo senza successo.

Il giovane resta a Milano, dove nel frattempo è stato inviato Klaus; i due si rivedono e per breve tempo vivono il loro amore.

La scoperta del tradimento da parte delle SS, determina l'arresto di Klaus e dello stesso Marco, il quale, in occasione di una nuova fuga, viene ferito a morte; dopo mille vicissitudini morirà a Milano, proprio il giorno della liberazione.

Klaus, rimasto solo, viene arrestato e processato per crimini di guerra, ma eviterà la condanna a morte grazie alla difesa di Luigi, che metterà da parte risentimento e preconcetti per ottemperare alle ultime volontà di Marco.

Deborah, sopravvissuta ai campi grazie a Klaus assieme alla figlia Ester, resterà loro vicina, contribuendo all'assoluzione dell'ufficiale nazista.

Quando Klaus verrà rilasciato, i due torneranno assieme a Roma, dove tra loro nascerà una relazione stabile, destinata a durare mezzo secolo, senza mai dimenticare rocambolesca fuga assieme a Luigi.

Il loro intento di portare al mondo libero le prove degli eccidi non raggiunge lo scopo desiderato, mentre il rapporto tra Marco e Luigi entra in crisi quando quest'ultimo si rende conto che pure Marco si è innamorato di Klaus.

Tornati a Roma Marco rivede Klaus, che gli confida di aver tradito; il giovane, dopo la liberazione della città, decide di proseguire la lotta contro il nazismo, unendosi ai partigiani del nord, anche per non abbandonarlo.

A Firenze Marco riceve l'incarico di farsi portatore a Mussolini di una proposta di pace vaticana, purtroppo senza successo.

Il giovane resta a Milano, dove nel frattempo è stato inviato Klaus; i due si rivedono e per breve tempo vivono il loro amore.

La scoperta del tradimento da parte delle SS, determina l'arresto di Klaus e dello stesso Marco, il quale, in occasione di una nuova fuga, viene ferito a morte; dopo mille vicissitudini morirà a Milano, proprio il giorno della liberazione.

Klaus, rimasto solo, viene arrestato e processato per crimini di guerra, ma eviterà la condanna a morte grazie alla difesa di Luigi, che metterà da parte risentimento e preconcetti per ottemperare alle ultime volontà di Marco.

Deborah, sopravvissuta ai campi grazie a Klaus assieme alla figlia Ester, resterà loro vicina, contribuendo all'assoluzione dell'ufficiale nazista.

Quando Klaus verrà rilasciato, i due torneranno assieme a Roma, dove tra loro nascerà una relazione stabile, destinata a durare mezzo secolo, senza mai dimenticare il compianto Marco.

L'incipit del romanzo

Prologo

 

Il 25 aprile 1995 era una splendida giornata di primavera in tutta l'Italia.

Molte famiglie, approfittando della temperatura gradevole e della giornata di festa, avevano organizzato gite fuori porta.

I grandi centri urbani, eccezion fatta per quelli d'interesse artistico, si vuotarono e furono pochi coloro che trascorsero la giornata in città.

Milano non fu da meno, anche se non mancarono le celebrazioni per il cinquantesimo anniversario della liberazione dal nazifascismo.

In Piazza Duomo, alle prime luci dell'alba, c’erano pochissime persone in giro, e tra queste una coppia di uomini anziani, entrambi oltre gli ottanta.

I due camminavano con passo spedito per la loro età e senza l'aiuto di bastoni, l'uno al braccio dell'altro.

Indossavano due abiti scuri, di taglio elegante  e di sartoria, al polso portavano dei Rolex.

Era evidente che si trattava di due anziani benestanti, che nonostante l’età avanzata davano l’idea di essere stati molto belli da giovani.

Si fermarono in uno dei pochi bar già aperti a quell'ora per fare colazione, in attesa che aprisse il Duomo.

Il barista notò che uno dei due stringeva in mano un mazzo di fiori: si trattava di rose rosse.

Quando servì loro caffè e cornetti, sentì qualche passaggio della loro conversazione.

Pareva esserci un grande affetto tra i due, ridevano e scherzavano.

Non erano fratelli, questo no, non si somigliavano affatto.

Erano molto alti, oltre il metro ed ottanta.

Uno di loro parlava con l’accento romano, l'altro sembrava straniero, forse tedesco, per quanto parlasse un ottimo italiano.

" Non dovresti esagerare con tutti questi dolci, sai le tue ultime analisi... " disse con tono di rimprovero bonario il romano.

" Almeno questo lasciamelo mangiare in pace, sei il mio avvocato non il mio medico! " rispose l'altro sorridente, addentando subito dopo il cornetto alla crema.

" Fai quello che vuoi, ma poi non lamentarti che stai male."

" Oggi è il cinquantesimo anniversario, mi servono di un po' di zuccheri " replicò il “tedesco”, concedendosi quel piccolo peccato di gola che oramai si poteva permettere solo di rado.

L'altro non disse nulla, ma sorrise e gli diede un buffetto sulla guancia.

Il barista rimase colpito da quei curiosi vecchietti.

I clienti particolari non mancavano mai, ma quei due davano l'idea di una vecchia coppia in vacanza.

Non era sua abitudine disturbare i clienti, a meno che non fossero loro ad accennare un minimo di conversazione, ma quella volta non seppe resistere.

" Siete qui in vacanza? " domandò simulando indifferenza, quando tornò per sparecchiare il tavolino.

" Siamo venuti a trovare un vecchio e carissimo amico " rispose il romano.

" Ah capisco, vi auguro un buon soggiorno allora " il barista sorrise.

" Grazie."

Tornando verso il bancone, notò che l'anziano di origine forse tedesca aveva gli occhi lucidi.

Il romano, rendendosene conto, poggiò una mano sulla sua.

" Coraggio, sai che lui non avrebbe voluto vederti così."

" Hai ragione, è stato solo un attimo, scusa " disse sorridendo ed asciugandosi gli occhi con un fazzoletto.

" Il Duomo aprirà fra poco, ti va di fare due passi in piazza?"

" Certo, paghiamo e andiamo via."

I due saldarono il conto e si avviarono, sempre a braccetto, verso la piazza.

Il barista non poteva sapere che quello era il finale di una storia iniziata molti anni prima, oltre sessanta per la precisione.

 

 

 

 

 

Capitolo 1

 

Il 30 gennaio 1933 era una giornata molto fredda, grigia e piovosa a Roma, mentre Marco si recava a piedi allo studio notarile dove lavorava come impiegato da circa un anno.

Quel posto glielo aveva trovato sua madre: aveva chiesto lei al parroco del quartiere, del quale la donna era amica e confidente da diversi anni, di mettere una buona parola con il notaio Spagnoli.

Marco non amava quel lavoro. Lui avrebbe preferito seguire le sue inclinazioni e dedicarsi alla musica classica ma i genitori, sua madre in particolare, si erano imposti affinché studiasse per prendere il diploma da ragioniere e si trovasse un buon impiego.

Abitavano in Via Taranto, strada dominata da fulgidi esempi di urbanistica popolare piccolo borghese fine anni venti, voluta dal Regime nel più complessivo progetto di ridisegno dell’Urbe.

Lo studio del Notaio Spagnoli si trovava relativamente vicino, sempre nel quartiere tuscolano.

La crisi della fine degli anni venti faceva sentire tutto quanto il suo peso, anche se lo Stato, con gli interventi e le opere propagandate dal Fascismo, aveva saputo dare risposte efficaci, attraverso importanti azioni a sostegno dell’economia e dell’occupazione.

Quando si affrontava questo argomento il padre di Marco si infervorava, sostenendo che avevano rovinato un sacco di gente invece e che tanti amici avevano perso lavoro e risparmi.

"I soldi, ripeteva spesso, quelli li danno solo a chi già li ha!"

La madre ascoltava quelle imprecazioni in silenzio, assumendo un’espressione triste e preoccupata; benché sapesse che il marito, ex sindacalista e protagonista di molte lotte ai tempi del biennio rosso, non avesse tutti i torti.

La sua paura era che qualcuno, sentendo quelle parole, potesse denunciarlo.

Non era infrequente sentir parlare di uomini che, solo per aver espresso in pubblico critiche o riserve nei confronti del Governo, si erano presi una bella dose di manganellate o erano stati costretti a mandare giù qualche bicchiere di olio di ricino.

Il marito aveva già avuto la sua razione ai tempi delle spedizioni punitive e non aveva perso il lavoro in fabbrica solo perché il proprietario, antifascista pure lui, ne aveva stima.

La moglie non capiva nulla di politica: sapeva solo che Benito Mussolini, il Duce come tutti la chiamavano, era stato definito l’uomo della Provvidenza dal Pontefice.

Il Papa, così le era stato insegnato fin da bambina, era il capo della Chiesa e la guida spirituale della cristianità, per cui se aveva definito così Mussolini chi era lei per contraddirlo?

L’amico parroco le aveva spiegato che grazie agli accordi siglati dal Cavalier Mussolini con la Chiesa nel 1929, ora il Papa poteva uscire in Piazza San Pietro a benedire il popolo sul piazzale, questo era quanto.

La coppia, in effetti, non poteva essere più diversa quanto a credo politico e religioso.

Lui era ateo e libertino, lei molto devota e praticante, eppure amava infinitamente quell’uomo ribelle, che l’aveva conquistata solo con uno sguardo in quella lontana estate del 1909, durante una gita ai castelli romani con i suoi fratelli.

Lui aveva notato subito quella bella ragazza: non era molto alta ma aveva con due occhi azzurri come il cielo, lunghi capelli lisci e castani naturali, un viso bello e dolcissimo.

Lei timidissima, si era innamorata a prima vista di quell’uomo sui quaranta, molto più grande di lei che ne aveva appena diciotto, alto più di uno e ottanta e con un fisico statuario, fisicità che avrebbe trasmesso al figlio maschio.

Faceva l’operaio nella stessa fabbrica dove lavoravano i suoi due fratelli e parlava di un mondo migliore, fatto di diritti per i lavoratori e pari opportunità per le donne.

I due si erano rivisti in altre occasioni, complici i fratelli di lei, nonostante l’opposizione dei genitori, conservatori e cattolici; alla fine la ragazza l’aveva spuntata quando – con un coraggio che non credeva di possedere – si era imposta dicendo loro che se non gli fosse stato permesso di sposare l’uomo che aveva scelto, si sarebbe fatta monaca di clausura.

Il loro fu un matrimonio molto felice, e lo era ancora.

Il segreto di quell’idillio tra persone tanto diverse era molto semplice e si reggeva sul patto non scritto che nessuno dei due avrebbe mai discusso o contestato le credenze e le idee dell’altro, per quanto opposte e antitetiche.

Le idee socialiste e rivoluzionarie dell’uomo avevano ricevuto una batosta quando nell’ottobre del 1922 i fascisti, con la marcia su Roma, avevano conquistato il potere, sopprimendo nel giro di pochi anni le libertà democratiche e sindacali e imponendo la dittatura del partito unico.

Il senso di responsabilità e l’amore per la moglie e i due figli, Marco nato nel 1913 e Anna Maria venuta al mondo due anni più tardi, lo avevano indotto a più miti consigli, proseguendo la propria attività di operaio specializzato nel piccolo opificio, pur continuando a sognare un mondo migliore per sé e i propri cari. Quegli scatti di rabbia all’interno delle mura domestiche, davanti alla moglie e ai figli, erano il suo unico sfogo e i figli ascoltavano senza parlare, oramai abituati ai suoi comizi dell’ora tarda.

La passione politica del padre, curiosamente, era stata trasmessa alla figlia Anna Maria, piuttosto che al figlio maschio, appassionato molto più di libri e musica classica.

 

Radio e giornali subivano il controllo della censura di regime e già da qualche anno parlavano diffusamente dell’ascesa in Germania del partito nazionalsocialista, guidato da un politico di nome Adolf Hitler.

Mussolini non si era granché interessato alle vicende del suo emulo tedesco, anche se i mezzi di informazione salutavano con favore  i progressi di una forza politica considerata vicina al Fascismo.

Quella mattina, un giorno come tanti, subito dopo colazione il ragazzo, si recava al lavoro senza pensare che quei fatti e vicende politiche, apparentemente estranee, avrebbero cambiato in modo radicale la sua vita.

Solo la sera, rientrando a casa dopo una giornata di duro lavoro tra atti, visure catastali e note di trascrizione, era venuto a sapere che quell’oscuro ometto coi baffetti triangolari era il nuovo cancelliere della Germania.


La biografia dell'autore, Paolo Arigotti 


Nato a Cagliari il 26 maggio 1973, Paolo Arigotti si laurea in Giurisprudenza nel 1998, prendendo servizio poco più di un anno dopo nella pubblica amministrazione; il 21 luglio 2020 si è laureato in Storia e società presso la Facoltà di Studi umanistici dell’Università di Cagliari (laurea magistrale).

 

Essendo da sempre un grande appassionato di storia, viaggi, lettura, scrittura e cinema, fa il suo esordio nel mondo letterario con il romanzo Un triangolo rosa, incentrato sullo sterminio dei gay sotto il nazismo, premiato con diploma d’onore della giuria per la narrativa edita nell’ambito del concorso internazionale Il Molinello 2016, pubblicando nel 2018 Sorelle molto speciali, dedicato alla condizione delle persone Down negli anni Trenta del secolo scorso.

 

Paolo Arigotti, inoltre, è autore di diversi racconti pubblicati in varie antologie e di un manuale giuridico.

 

Il collegio dei segreti è il suo terzo lavoro dato alle stampe e stavolta l’autore si è concentrato, con una trama ricca di riferimenti storici e colpi di scena per catturare attenzione del lettore, alla storia degli oppositori interni del nazismo.


Recap


  • Titolo: Un triangolo rosa
  • Autore: Paolo Arigotti
  • Genere: storico, dramma
  • Editore: CTL
  • Data di uscita (nuova edizione). 16 ottobre 2020
  • N. di pagine: 350
  • Prezzo: € 15
  • Link: Amazon


giovedì 12 novembre 2020

RECENSIONE: LA STIRPE DI HERAKLES di ANDREA GUALCHIEROTTI


 Un fantasy mediterraneo ambientato nell’antica Grecia  

 


 Cari Eraclidi,

in realtà è riduttivo definire La stirpe di Herakles di Andrea Gualchierotti semplicemente un fantasy mediterraneo ambientato nell’antica Grecia! Innanzitutto il periodo non è quello classico, andiamo molto più indietro nel tempo: le gesta dei protagonisti avvengono dopo la guerra di Troia, siamo quindi nel XIII-XII sec a.C., in parallelo alle vicende di Ulisse se vogliamo.

Mitologia e leggenda ammantano questo romanzo dalla prima all’ultima pagina, e non sono i miti a cui tutti siamo più avvezzi, o meglio, che amiamo ricordare. Gli Dei sono anche crudeli, insondabili, malvagi. Oscuri esseri  di stirpe divina giacciono sepolti nelle tenebre al di sotto della reggia di Cencrea.

Dunque il romanzo rientra anche nel sottogenere Sword & sorcery, molto amato dall’autore.

La sinossi:

I grandi guerrieri che hanno combattuto davanti alle mura di Troia sono caduti, e rivali ambiziosi insidiano i troni rimasti vacanti. Tradito dai suoi, anche il principe Arethes, reggente di Cencrea, viene detronizzato, proprio mentre dal passato riemerge una stirpe d'invasori feroci e invincibili. Per riavere ciò che è suo, Arethes dovrà così incamminarsi lungo una via sanguinosa, una strada che lo condurrà a sfidare persino gli dèi stessi, in una lotta che unisce la suggestione dei miti antichi alla potenza dello Sword & Sorcery.

Il giovane protagonista, Arethes, regna sul trono di Cencrea dopo la morte del padre, ma ben presto verrà deposto dal malvagio Archidamo e dai suoi sgherri. All’umiliazione segue la fuga insieme ad altri due tormentati personaggi, Elteo reduce da Troia, e Zacros, ladro cretese.

Il nome del protagonista non è casuale: Arethes, dal greco Aretè, la virtù: in contrasto con le sue caratteristiche positive, il nostro eroe compie un viaggio negli Inferi, metafora dell’oscurità dentro sé stessi. Riuscirà a ritornare incolume?

 

L’epopea dell’eroe è completa: il viaggio/fuga, le ferite e il dolore, la volontà di riscattarsi,  lo scontro con  forze divine infere.

Ci sarebbe da dire molto di più, ma non voglio spoilerare.

Le figure femminili sono quasi assenti, c’è in pratica solo la Pizia (e un altro paio, ma solo accennate): un personaggio molto affascinante che agisce in un mondo ancora una volta oscuro, il suo potere donato dal luminoso Apollo in realtà sembra provenire dai fumi del sottosuolo ed è permeato di tenebra. Torna quindi il contrasto luce/buio anche in questa inaspettata versione della sacerdotessa di Delfi.

Il romanzo è molto avvincente, ricco di avvenimenti, mistero, descrizioni ammalianti, combattimenti; emerge ovunque la profonda conoscenza dell’autore della mitologia greca.

Nella parte finale c’è un capitolo molto interessante riguardante Zacros e la sua famiglia la cui storia a mio parere si potrebbe approfondire con un bello spin-off, se non un romanzo magari un bel racconto lungo!

Il registro è elevato, ricco, quasi aulico senza però appesantire, perfetto per il genere di storia e il periodo in cui è ambientata; l’edizione è molto curata e la cover ottima.

 

Passiamo a intervistare Andrea Gualchierotti

 

1) Ciao Andrea, benvenuto su Infiniti universi fantastici.  Parlaci di te e della tua passione per la scrittura e per il mondo antico.

In breve, potrei dirti che sono tutt’uno. Nello scrivere amo soprattutto la capacità della parola di rievocare dalla polvere gli scenari perduti dell’antichità, con i suoi misteri, il suo esotismo e la sua avventura, specie in relazione alla storia del mediterraneo e del mondo greco romano. Una sorta di miscela tra i mondi perduti di Haggard, i viaggi fantastici di Merrit e l’azione di R.E.Howard. Questo non significa però che mi dedichi a descrivere un’antichità di cartapesta: cerco sempre di inserire elementi reali del passato, e di evitare di rappresentare personaggi di molti secoli fa come individui odierni, solo abbigliati diversamente. Il modo di pensare, le cose a cui dare importanza e via dicendo, devono almeno in parte rispecchiare ciò che sappiamo della mentalità antica.

Questo è anche uno dei motivi per cui nel romanzo, per esempio, le donne hanno un ruolo secondario. Semplicemente, la società della fine dell’Età del Bronzo le relegava a posizioni subordinate: sacerdotesse, se andava bene, regine silenziose. Ma nella maggior parte dei casi umili spose. L’epica cantava di uomini, principalmente.

 

2) Sei d’accordo con la mia recensione o vuoi aggiungere qualcosa?

 

Essendo una recensione molto positiva, mi guardo bene dal metterla in dubbio! Scherzi a parte, credo che le tue parole centrino il fulcro delle atmosfere che volevo descrivere, e cioè quelle di una Grecia ancora primitiva, barbarica, lontana dai marmi e dagli allori della classicità, e invece ancora sporca del sangue delle guerre in cui sono caduti gli eroi del mito. I famosi secoli bui seguiti al ritorno degli Eraclidi di cui parla il mito – rivisitato in maniera del tutto personale nel romanzo – sono stati avvero un’età ferrea, sul cui sfondo tenebroso restano le figure di guerrieri semidimenticati. Nel mio piccolo ho voluto farli riemergere per un’ultima volta dalle nebbie, e raccontare le loro imprese tragiche ispirandomi agli antichi aedi. Sangue e bronzo, azione e miti crudeli, magia nera: questa è la ricetta de “La stirpe di Herakles”!

 

3)  Secondo te il registro aulico potrebbe scoraggiare qualche lettore?

Non credo, anche perché in tutta onestà il linguaggio del libro non è poi così aulico da mettere in difficoltà il lettore medio. Certo, durante la scrittura presto particolare cura alla sintassi e al lessico, che devono risultare coerenti sia con l’ambientazione – antica in questo caso – sia con alcuni passaggi del romanzo, volutamente epici. Ma in quest’ottica ritengo che una maggiore varietà e ricchezza di linguaggio siano solo dei pregi. Se esistono molti colori su una tavolozza, perché limitarsi ai soliti due o tre? Uno stile diverso, non banale, secondo me può attirare invece di respingere.

 

4) Sono previsti spin-off riguardo i personaggi di Zacros e la sua famiglia?

No, penso proprio di no. Zacros è un personaggio assieme drammatico e divertente, e la sua presenza mi ha permesso di fare un breve excursus sulla decadente Creta della fine dell’età del Bronzo, ma il suo ruolo narrativo si esaurisce all’interno de “La stirpe di Herakles”. Per quanto abbia le spalle larghe e un passato da cercatore di tesori, non lo trovo adatto a una storia incentrata solo su di lui, ora come ora. Ma mai dire mai!

 

5) Ti sei ispirato a qualche romanzo o a qualche autore per questo libro?

Nel libro sono convogliati, com’è inevitabile, tanti spunti e influenze maturati nel corso degli anni. Buona parte dei luoghi descritti nel romanzo, dai palazzi ciclopici dei sovrani Achei ai monti dell’Argolide, dai corridoi inferi del Necromanteion alle spiagge dell’Egeo, sono tutte località e siti che ho visitato personalmente durante i miei viaggi in Grecia. E devo dire che potersi ispirare al ricordo di località reali e di rovine toccate con mano, offre molto in termini di atmosfera. A questo aggiungerei le molte letture dedicate alla questione omerica, e allo scenario più o meno storico della guerra di Troia sotto il profilo sia archeologico che mitico. Volenti o nolenti, una delle basi dell’epica e della letteratura, da cui non si può prescindere. Infine, citerei di nuovo le reminiscenze howardiane, che nei miei lavori sono sempre presenti. Essendo egli il padre indiscusso dello Sword&Sorcery, seguire il suo influsso non può che far bene se si vuole scrivere un romanzo d’avventura!

 

6) Progetti futuri?

Sicuramente tornerò, sebbene in maniera diversa, a esplorare la Grecia del mito. In questo senso ho già varie idee. Ma devo dire che non mi dispiacerebbe provare a scrivere qualcosa di attinente anche a uno dei grandi cicli della letteratura fantastica, quello arturiano! Si tratta di una sfida da cui sono molto tentato, e a cui sto pensando già da un po’: fammi il tuo in bocca al lupo!

 Certamente! In bocca al lykos

Grazie per essere stato con noi, alla prossima!

 

Recap


  •  Titolo: La stirpe di Herakles
  • Autore: Andrea Gualchierotti
  • Editore: Il ciliegio
  • Genere: fantasy mediterraneo, miti e leggende, sword & sorcery
  • Uscita: agosto 2019
  • N. di pagine: 207
  • Prezzo cartaceo: € 13
  •                Ebook: € 3,99
  • LinK: Amazon