in
realtà è riduttivo definire La stirpe di Herakles di Andrea Gualchierotti
semplicemente un fantasy mediterraneo ambientato nell’antica Grecia!
Innanzitutto il periodo non è quello classico, andiamo molto più indietro nel
tempo: le gesta dei protagonisti avvengono dopo la guerra di Troia, siamo
quindi nel XIII-XII sec a.C., in parallelo alle vicende di Ulisse se vogliamo.
Mitologia
e leggenda ammantano questo romanzo dalla prima all’ultima pagina, e non sono i
miti a cui tutti siamo più avvezzi, o meglio, che amiamo ricordare. Gli Dei
sono anche crudeli, insondabili, malvagi. Oscuri esseri di stirpe divina giacciono sepolti nelle
tenebre al di sotto della reggia di Cencrea.
Dunque
il romanzo rientra anche nel sottogenere Sword & sorcery, molto amato
dall’autore.
La
sinossi:
I grandi guerrieri che hanno combattuto davanti alle mura di Troia sono caduti, e rivali ambiziosi insidiano i troni rimasti vacanti. Tradito dai suoi, anche il principe Arethes, reggente di Cencrea, viene detronizzato, proprio mentre dal passato riemerge una stirpe d'invasori feroci e invincibili. Per riavere ciò che è suo, Arethes dovrà così incamminarsi lungo una via sanguinosa, una strada che lo condurrà a sfidare persino gli dèi stessi, in una lotta che unisce la suggestione dei miti antichi alla potenza dello Sword & Sorcery.
Il
giovane protagonista, Arethes, regna sul trono di Cencrea dopo la morte del
padre, ma ben presto verrà deposto dal malvagio Archidamo e dai suoi sgherri.
All’umiliazione segue la fuga insieme ad altri due tormentati personaggi, Elteo
reduce da Troia, e Zacros, ladro cretese.
Il
nome del protagonista non è casuale: Arethes, dal greco Aretè, la virtù: in
contrasto con le sue caratteristiche positive, il nostro eroe compie un viaggio
negli Inferi, metafora dell’oscurità dentro sé stessi. Riuscirà a ritornare
incolume?
L’epopea
dell’eroe è completa: il viaggio/fuga, le ferite e il dolore, la volontà di
riscattarsi, lo scontro con forze divine infere.
Ci
sarebbe da dire molto di più, ma non voglio spoilerare.
Le
figure femminili sono quasi assenti, c’è in pratica solo la Pizia (e un altro
paio, ma solo accennate): un personaggio molto affascinante che agisce in un
mondo ancora una volta oscuro, il suo potere donato dal luminoso Apollo in
realtà sembra provenire dai fumi del sottosuolo ed è permeato di tenebra. Torna
quindi il contrasto luce/buio anche in questa inaspettata versione della
sacerdotessa di Delfi.
Il
romanzo è molto avvincente, ricco di avvenimenti, mistero, descrizioni
ammalianti, combattimenti; emerge ovunque la profonda conoscenza dell’autore
della mitologia greca.
Nella
parte finale c’è un capitolo molto interessante riguardante Zacros e la sua
famiglia la cui storia a mio parere si potrebbe approfondire con un bello
spin-off, se non un romanzo magari un bel racconto lungo!
Il
registro è elevato, ricco, quasi aulico senza però appesantire, perfetto per il
genere di storia e il periodo in cui è ambientata; l’edizione è molto curata e
la cover ottima.
Passiamo
a intervistare Andrea Gualchierotti.
In breve, potrei dirti che sono tutt’uno. Nello scrivere
amo soprattutto la capacità della parola di rievocare dalla polvere gli scenari
perduti dell’antichità, con i suoi misteri, il suo esotismo e la sua avventura,
specie in relazione alla storia del mediterraneo e del mondo greco romano. Una
sorta di miscela tra i mondi perduti di Haggard, i viaggi fantastici di Merrit
e l’azione di R.E.Howard. Questo non significa però che mi dedichi a descrivere
un’antichità di cartapesta: cerco sempre di inserire elementi reali del
passato, e di evitare di rappresentare personaggi di molti secoli fa come
individui odierni, solo abbigliati diversamente. Il modo di pensare, le cose a
cui dare importanza e via dicendo, devono almeno in parte rispecchiare ciò che
sappiamo della mentalità antica.
Questo è anche uno dei motivi per cui nel romanzo, per
esempio, le donne hanno un ruolo secondario. Semplicemente, la società della
fine dell’Età del Bronzo le relegava a posizioni subordinate: sacerdotesse, se
andava bene, regine silenziose. Ma nella maggior parte dei casi umili spose.
L’epica cantava di uomini, principalmente.
2) Sei d’accordo con la mia
recensione o vuoi aggiungere qualcosa?
Essendo una recensione molto positiva, mi guardo bene dal
metterla in dubbio! Scherzi a parte, credo che le tue parole centrino il fulcro
delle atmosfere che volevo descrivere, e cioè quelle di una Grecia ancora
primitiva, barbarica, lontana dai marmi e dagli allori della classicità, e
invece ancora sporca del sangue delle guerre in cui sono caduti gli eroi del
mito. I famosi secoli bui seguiti al ritorno degli Eraclidi di cui parla il
mito – rivisitato in maniera del tutto personale nel romanzo – sono stati avvero
un’età ferrea, sul cui sfondo tenebroso restano le figure di guerrieri semidimenticati.
Nel mio piccolo ho voluto farli riemergere per un’ultima volta dalle nebbie, e
raccontare le loro imprese tragiche ispirandomi agli antichi aedi. Sangue e
bronzo, azione e miti crudeli, magia nera: questa è la ricetta de “La stirpe di
Herakles”!
3) Secondo te il registro aulico potrebbe
scoraggiare qualche lettore?
Non credo, anche perché in tutta onestà il linguaggio del
libro non è poi così aulico da mettere in difficoltà il lettore medio. Certo, durante
la scrittura presto particolare cura alla sintassi e al lessico, che devono risultare
coerenti sia con l’ambientazione – antica in questo caso – sia con alcuni
passaggi del romanzo, volutamente epici. Ma in quest’ottica ritengo che una
maggiore varietà e ricchezza di linguaggio siano solo dei pregi. Se esistono
molti colori su una tavolozza, perché limitarsi ai soliti due o tre? Uno stile
diverso, non banale, secondo me può attirare invece di respingere.
4) Sono previsti spin-off riguardo i
personaggi di Zacros e la sua famiglia?
No, penso proprio di no. Zacros è un personaggio assieme
drammatico e divertente, e la sua presenza mi ha permesso di fare un breve excursus
sulla decadente Creta della fine dell’età del Bronzo, ma il suo ruolo narrativo
si esaurisce all’interno de “La stirpe di Herakles”. Per quanto abbia le spalle
larghe e un passato da cercatore di tesori, non lo trovo adatto a una storia
incentrata solo su di lui, ora come ora. Ma mai dire mai!
5) Ti sei ispirato a qualche romanzo
o a qualche autore per questo libro?
Nel libro sono convogliati, com’è inevitabile, tanti
spunti e influenze maturati nel corso degli anni. Buona parte dei luoghi
descritti nel romanzo, dai palazzi ciclopici dei sovrani Achei ai monti
dell’Argolide, dai corridoi inferi del Necromanteion alle spiagge dell’Egeo,
sono tutte località e siti che ho visitato personalmente durante i miei viaggi
in Grecia. E devo dire che potersi ispirare al ricordo di località reali e di
rovine toccate con mano, offre molto in termini di atmosfera. A questo
aggiungerei le molte letture dedicate alla questione omerica, e allo scenario
più o meno storico della guerra di Troia sotto il profilo sia archeologico che
mitico. Volenti o nolenti, una delle basi dell’epica e della letteratura, da
cui non si può prescindere. Infine, citerei di nuovo le reminiscenze
howardiane, che nei miei lavori sono sempre presenti. Essendo egli il padre
indiscusso dello Sword&Sorcery, seguire il suo influsso non può che far
bene se si vuole scrivere un romanzo d’avventura!
6) Progetti futuri?
Sicuramente tornerò, sebbene in maniera diversa, a
esplorare la Grecia del mito. In questo senso ho già varie idee. Ma devo dire
che non mi dispiacerebbe provare a scrivere qualcosa di attinente anche a uno
dei grandi cicli della letteratura fantastica, quello arturiano! Si tratta di
una sfida da cui sono molto tentato, e a cui sto pensando già da un po’: fammi
il tuo in bocca al lupo!
Grazie
per essere stato con noi, alla prossima!
Recap
- Autore: Andrea Gualchierotti
- Editore: Il ciliegio
- Genere: fantasy mediterraneo, miti e leggende, sword & sorcery
- Uscita: agosto 2019
- N. di pagine: 207
- Prezzo cartaceo: € 13
- Ebook: € 3,99
- LinK: Amazon
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