mercoledì 24 aprile 2019




I  LIBRI  SIBILLINI ~ parte 1





Bentrovati amanti del mondo antico,  oggi parleremo dei Libri Sibillini. 
I Libri sibillini erano una raccolta di oracoli, forse redatti in lingua greca, che si trovavano sotto il tempio di Giove Capitolino, al Campidoglio.

Il basamento del tempio di Giove Capitolino,
si trova ai Musei Capitolini.
Ph by Alessandra Leonardi

Narra la leggenda che la Sibilla Cumana (per alcune fonti quella Eritrea; qui l’articolo di IUFsulle Sibille)  si recò dal re di Roma Tarquinio il Superbo offrendogli nove libri , ma il re rifiutò perché troppo cari; la donna ne bruciò tre, e il re rifiutò ancora; lei ne bruciò altri tre e offrì al re i tre rimasti, ma al prezzo iniziale. Il re  accettò.

Tarquinio il Superbo evita la distruzione degli
ultimi tre libri


Così riferisce Servio  Grammatico, esegeta dell’Eneide di Virgilio:

«I responsi Sibillini che, come prima abbiamo detto, è incerto da quale Sibilla siano stati scritti, sebbene Virgilio li attribuisca alla Sibilla Cumana,  e Varrone invece all'Eritrea. Ma consta che sotto il regno di Tarquinio una donna, di nome Amaltea, abbia offerto al re stesso nove libri, nei quali erano scritti i fati e i rimedi di Roma, ed abbia preteso per questi libri trecento filippi, che allora erano preziose monete auree. Costei respinta, dopo averne bruciato tre, ritornò un altro giorno e chiese altrettanto, ed egualmente il terzo giorno, dopo averne bruciati altri tre, ritornò con gli ultimi tre e ricevette quanto aveva chiesto, poiché il re era stato impressionato da questa stessa vicenda, cioè dal fatto che il prezzo restava immutato. Allora la donna non apparve all'improvviso. Quei libri si conservavano nel tempio di Apollo, né soltanto quelli, ma anche quelli dei Marci e della ninfa Vegoe che aveva scritto presso gli Etruschi i libri fulgurales: per cui aggiunse solo tuas sortes arcanaque fata. E ciò riferisce il poeta.»

Secondo Dionigi di Alicarnasso si trattava di Tarquinio Prisco, e i libri provenivano dalla Sibilla cumana ed erano scritti in greco; probabilmente questa “contaminazione” iniziò nel III secolo a.C., ma vi si trovavano anche elementi italici ed etruschi: i libri erano anche chiamati Fatales, come i corrispondenti tomi etruschi.

La custodia dei libri , posti in uno scrigno di pietra sotto il tempio di Giove Ottimo Massimo al Campidoglio, venne affidato all’inizio a due uomini, i duumviri, poi in seguito divennero dieci  (i decemviri) e successivamente anche quindici. Costoro inizialmente erano solo patrizi, poi dal IV secolo anche plebei. Dovevano consultare gli oracoli su richiesta del Senato (il senatusconsultum) , per  sapere come compiacere gli dèi per ottenere buona sorte.
I libri bruciarono parzialmente in un incendio nell'83 a.C. e si tentò di ricostruirli cercandone i testi presso altri templi e santuari. Queste nuove raccolte furono ricollocate nel tempio di Apollo Palatino grazie all'imperatore Augusto, e qui rimasero fino al V secolo, dove vennero distrutte da Stilicone.
Nel prossimo articolo passeremo in rassegna le consultazioni dei libri Sibillini avvenute tra il   V e il III sec a. C.
Vi aspettiamo!

P.s. Nel mio libro “Oracoli” , nel quarto racconto, “I Libri Fatali”, si parla proprio di libri Sibillini! 😊
Sul sito www.npsedizioni.it un articolo sui luoghi del racconto, qui

 Disclaimer. Le immagini sono degli aventi diritto e sono inserite a puro scopo culturale e illustrativo. 
La foto del basamento del tempio di Giove è di Alessandra Leonardi.

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