I LIBRI SIBILLINI ~ parte 1
Bentrovati
amanti del mondo antico, oggi parleremo
dei Libri Sibillini.
I
Libri sibillini erano una raccolta di oracoli, forse redatti in lingua greca,
che si trovavano sotto il tempio di Giove Capitolino, al Campidoglio.
Il basamento del tempio di Giove Capitolino, si trova ai Musei Capitolini. Ph by Alessandra Leonardi |
Narra
la leggenda che la Sibilla Cumana (per alcune fonti quella Eritrea; qui
l’articolo di IUFsulle Sibille) si recò dal re
di Roma Tarquinio il Superbo offrendogli nove libri , ma il re rifiutò perché
troppo cari; la donna ne bruciò tre, e il re rifiutò ancora; lei ne bruciò
altri tre e offrì al re i tre rimasti, ma al prezzo iniziale. Il re accettò.
Tarquinio il Superbo evita la distruzione degli ultimi tre libri |
Così
riferisce Servio Grammatico, esegeta
dell’Eneide di Virgilio:
«I responsi
Sibillini che, come prima abbiamo detto, è incerto da quale Sibilla siano stati
scritti, sebbene Virgilio li
attribuisca alla Sibilla Cumana, e
Varrone invece all'Eritrea. Ma consta che sotto il regno di Tarquinio una
donna, di nome Amaltea, abbia offerto al re stesso nove libri, nei quali erano
scritti i fati e i rimedi di Roma, ed
abbia preteso per questi libri trecento filippi, che allora erano preziose
monete auree. Costei respinta, dopo averne bruciato tre, ritornò un altro
giorno e chiese altrettanto, ed egualmente il terzo giorno, dopo averne
bruciati altri tre, ritornò con gli ultimi tre e ricevette quanto aveva
chiesto, poiché il re era stato impressionato da questa stessa vicenda, cioè
dal fatto che il prezzo restava immutato. Allora la donna non apparve
all'improvviso. Quei libri si conservavano nel tempio di Apollo, né soltanto quelli, ma anche quelli dei Marci e della
ninfa Vegoe che aveva scritto presso gli Etruschi i libri fulgurales: per cui aggiunse
solo tuas sortes arcanaque fata. E ciò riferisce il poeta.»
Secondo
Dionigi di Alicarnasso si trattava di Tarquinio Prisco, e i libri provenivano
dalla Sibilla cumana ed erano scritti in greco; probabilmente questa “contaminazione”
iniziò nel III secolo a.C., ma vi si trovavano anche elementi italici ed
etruschi: i libri erano anche chiamati Fatales, come i corrispondenti tomi
etruschi.
La
custodia dei libri , posti in uno scrigno di pietra sotto il tempio di Giove
Ottimo Massimo al Campidoglio, venne affidato all’inizio a due uomini, i
duumviri, poi in seguito divennero dieci
(i decemviri) e successivamente anche quindici. Costoro inizialmente erano
solo patrizi, poi dal IV secolo anche plebei. Dovevano consultare gli oracoli
su richiesta del Senato (il senatusconsultum) , per sapere come compiacere gli dèi per ottenere
buona sorte.
I libri bruciarono parzialmente in un
incendio nell'83 a.C. e si tentò di ricostruirli cercandone i testi presso altri
templi e santuari. Queste nuove raccolte furono ricollocate nel tempio di Apollo Palatino grazie all'imperatore Augusto, e qui rimasero
fino al V secolo, dove vennero distrutte da Stilicone.
Nel prossimo articolo passeremo in
rassegna le consultazioni dei libri Sibillini avvenute tra il V e il III sec a. C.
Vi aspettiamo!
P.s. Nel mio libro “Oracoli” , nel
quarto racconto, “I Libri Fatali”, si parla proprio di libri Sibillini! 😊
Sul sito www.npsedizioni.it un articolo sui luoghi
del racconto, qui
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