venerdì 29 settembre 2017



Recensione: Valerian e la città dei mille pianeti




Mentre in tutta Europa e negli Usa l’ultima fatica di Luc Besson è uscita a luglio, qui da noi è  arrivata ora, a fine settembre, perché in Italia d’estate si va al mare e quindi niente cinema. Passatemi l’incipit polemico, daiiii! Ci sta !

Valerian è tratto da una serie di fumetti francese, iniziata nel lontano 1967 e terminata nel 2010, amatissima da Luc Besson; serie che non conoscevo e quindi non ho letto, ergo sono impossibilitata a fare paragoni.


La scena iniziale del film è di quelle memorabili : negli anni ’60 viene lanciato un modulo nello spazio dagli Usa, e pian piano si uniscono tutte le altre nazioni, poi altri pianeti, finché diventa un’ enorme agglomerato che viene espulso dall’orbita terrestre, secoli dopo. I vari passaggi sono rappresentati dalla stretta di mano tra i vari equipaggi, il tutto sottolineato da “Space oddity” di David Bowie: questa scena vale da sola il prezzo del biglietto, ma non dico che dopo questi 5 minuti potete anche uscire, no, dai, date una possibilità alla più grande produzione fantascientifica europea di sempre! Checché ne dicano, c’è molto da salvare!
Siamo nel 2750 e rotti. Valerian e Laureline sono due agenti in missione per il ministero della Difesa terrestre, e devono recuperare un qualcosa di unico su un pianeta polveroso. Dovranno poi consegnarlo proprio su Alpha, l’agglomerato di cui sopra, al comandante Arun Flitt (Clive Owen) che li manda poi in missione nel nucleo della nave, dove c’è un’oscura minaccia. In precedenza avevamo assistito alla fine degli alieni ecologisti Pearls, a causa della distruzione del loro idilliaco pianeta e Valerian ha avuto una visione riguardo a questo avvenimento.
Besson, c’è da dirlo, non è un grande sceneggiatore: molti dialoghi sono scontati, le scene comiche ogni tanto scivolano in farsa, colpi di scena ce ne sono pochissimi, ma qualcuno molto carino.
Riguardo i personaggi, il protagonista, Valerian (Dane de Haan; a proposito: ma al trucco avevano finito il copriocchiaie?) , sparisce a fianco della partner Laureline (Clara Delevigne) , orribile quel sopracciglione nero in contrasto con la chioma bionda) essendo lui un po’ insulso e lei troppo spaccona, nonché saccente: mi ha fatto proprio antipatia. Lui ci prova con lei, lei ovviamente non ci sta, ma la tensione tra i due è veramente bassina… e i dialoghi tra i peggiori del film.  Il cattivo interpretato da Owen è banale, si sgamano subito intenzioni e retroscena. Ci sono un paio di cammei apprezzabili: Rutger Hauer che fa una comparsata iniziale e soprattutto Rihanna, le cui scene sono tra le migliori della pellicola.
Detto così questo film sembra una schifezza, invece no: la pellicola deve sì molto  a Guerre stellari (pianeti polverosi, esserini buffi, il Mercante che sembra Jabba, e soprattutto le molteplici razze dell’universo), Star Trek (peace and love), Avatar (gli alieni ecologisti Pearls sono del tutto simili a quelli di Cameron, quelli magari erano più attivi, questi invece passano le giornate a raccogliere perline e stiracchiarsi) , ma tutto ciò ci sta benissimo.  Adesso va di moda l’operazione nostalgia e il senso di deja-vu fa piacere allo spettatore più esperto; i più giovani, che sono il target ideale per il film, apprezzeranno il tutto come se fosse (quasi ) una novità. Inoltre, il prodotto può tranquillamente confrontarsi coi filmoni Marvel, perché CGI e effetti speciali sono perfettamente all’altezza. Ci sono poi delle ottime trovate, tra cui quella del pianeta il cui mercato è in un’altra dimensione e si può vedere solo con uno speciale visore, e altre scene cult non mancano, così come abbondano l’azione e il senso di meraviglia di fronte alla ricchezza dell’Universo e delle sue razze immaginate dagli autori. Non è mai noioso, e con più di due ore di film non sempre è facile.
Si può quindi vedere senza pretendere troppo in termini di novità, lasciandosi catturare dalle immagini e dal ritmo, magari divertendosi a scovare citazioni e fonti d’ispirazione.

Per chi fosse interessato, l’intera opera a fumetti è in edicola dal 21 settembre insieme alla Gazzetta dello sport, 11 numeri a € 9,99 l’uno.  






1 commento: