Recensione:
Valerian e la città dei mille pianeti
Mentre in
tutta Europa e negli Usa l’ultima fatica di Luc Besson è uscita a luglio, qui
da noi è arrivata ora, a fine settembre,
perché in Italia d’estate si va al mare e quindi niente cinema. Passatemi
l’incipit polemico, daiiii! Ci sta !
Valerian è
tratto da una serie di fumetti francese, iniziata nel lontano 1967 e terminata
nel 2010, amatissima da Luc Besson; serie che non conoscevo e quindi non ho
letto, ergo sono impossibilitata a fare paragoni.
La scena
iniziale del film è di quelle memorabili : negli anni ’60 viene lanciato un
modulo nello spazio dagli Usa, e pian piano si uniscono tutte le altre nazioni,
poi altri pianeti, finché diventa un’ enorme agglomerato che viene espulso
dall’orbita terrestre, secoli dopo. I vari passaggi sono rappresentati dalla
stretta di mano tra i vari equipaggi, il tutto sottolineato da “Space oddity”
di David Bowie: questa scena vale da sola il prezzo del biglietto, ma non dico
che dopo questi 5 minuti potete anche uscire, no, dai, date una possibilità
alla più grande produzione fantascientifica europea di sempre! Checché ne
dicano, c’è molto da salvare!
Siamo nel
2750 e rotti. Valerian e Laureline sono due agenti in missione per il ministero
della Difesa terrestre, e devono recuperare un qualcosa di unico su un pianeta
polveroso. Dovranno poi consegnarlo proprio su Alpha, l’agglomerato di cui
sopra, al comandante Arun Flitt (Clive Owen) che li manda poi in missione nel nucleo della
nave, dove c’è un’oscura minaccia. In precedenza avevamo assistito alla fine
degli alieni ecologisti Pearls, a causa della distruzione del loro idilliaco
pianeta e Valerian ha avuto una visione riguardo a questo avvenimento.
Besson,
c’è da dirlo, non è un grande sceneggiatore: molti dialoghi sono scontati, le
scene comiche ogni tanto scivolano in farsa, colpi di scena ce ne sono
pochissimi, ma qualcuno molto carino.
Riguardo i
personaggi, il protagonista, Valerian (Dane de Haan; a proposito: ma al trucco
avevano finito il copriocchiaie?) , sparisce a fianco della partner Laureline
(Clara Delevigne) , orribile quel sopracciglione nero in contrasto con la chioma
bionda) essendo lui un po’ insulso e lei troppo spaccona, nonché saccente: mi
ha fatto proprio antipatia. Lui ci prova con lei, lei ovviamente non ci sta, ma
la tensione tra i due è veramente bassina… e i dialoghi tra i peggiori del
film. Il cattivo interpretato da Owen è
banale, si sgamano subito intenzioni e retroscena. Ci sono un paio di cammei
apprezzabili: Rutger Hauer che fa una comparsata iniziale e soprattutto
Rihanna, le cui scene sono tra le migliori della pellicola.
Detto così
questo film sembra una schifezza, invece no: la pellicola deve sì molto a Guerre stellari (pianeti polverosi, esserini
buffi, il Mercante che sembra Jabba, e soprattutto le molteplici razze
dell’universo), Star Trek (peace and love), Avatar (gli alieni ecologisti
Pearls sono del tutto simili a quelli di Cameron, quelli magari erano più
attivi, questi invece passano le giornate a raccogliere perline e stiracchiarsi)
, ma tutto ciò ci sta benissimo. Adesso
va di moda l’operazione nostalgia e il senso di deja-vu fa piacere allo spettatore
più esperto; i più giovani, che sono il target ideale per il film,
apprezzeranno il tutto come se fosse (quasi ) una novità. Inoltre, il prodotto
può tranquillamente confrontarsi coi filmoni Marvel, perché CGI e effetti
speciali sono perfettamente all’altezza. Ci sono poi delle ottime trovate, tra
cui quella del pianeta il cui mercato è in un’altra dimensione e si può vedere
solo con uno speciale visore, e altre scene cult non mancano, così come abbondano
l’azione e il senso di meraviglia di fronte alla ricchezza dell’Universo e
delle sue razze immaginate dagli autori. Non è mai noioso, e con più di due ore
di film non sempre è facile.
Si può
quindi vedere senza pretendere troppo in termini di novità, lasciandosi
catturare dalle immagini e dal ritmo, magari divertendosi a scovare citazioni e
fonti d’ispirazione.
Per chi
fosse interessato, l’intera opera a fumetti è in edicola dal 21 settembre insieme
alla Gazzetta dello sport, 11 numeri a € 9,99 l’uno.
Niente da eccepire. Hai detto tutto.
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