giovedì 7 luglio 2022

SEGNALAZIONE: Z - NULLA DA PERDERE DI VALERIA FLORIO

 Un thriller fantascientifico con tematiche LGBTQ+



Cari lettori,

oggi parliamo di Z- nulla da perdere di Valeria Florio, edizioni Haiku, un thriller fantascientifico che affronta tematiche LGBTQ+.


La trama:

Città di Zeta, in un’imprecisata nazione dell’Est Europa. Negli anni 2000, un governo dispotico esercita un feroce controllo della popolazione basato su leggi razziste e omofobe, annullando, di fatto, ogni libertà personale. In questo scenario, arriva l’offerta irrinunciabile di un reality show dedicato a chi non ha più nulla da perdere ma forse qualcosa da guadagnare.

A partecipare ci sono molti disperati, mentre la gente fuori dalla casa della morte si gusta il programma Cosa sei disposto a vincere? condividendo con emozione il suicidio inevitabile dei concorrenti. Quel che resta da capire è se la storia sarà destinata a ripetersi, nei suoi corsi e ricorsi, oppure se, quando si tocca il fondo, l’umanità sarà capace di rinascere tramite un’inedita speranza. 


Abbiamo ben 3 estratti da leggere!

ESTRATTO 1

Torno dai ragazzi in salotto e mi lascio cadere sul divano. Mi sento vuota, esausta. Non mi sembra reale quello che stiamo affrontando. Non posso credere che ciò che abbiamo vissuto come un gioco quest’ultima settimana costerà la vita a uno di noi. E che, uno alla volta, alla fine moriremo tutti. Tranne chi vincerà ovviamente.

Abbiamo votato tutti, o forse, non so, manca ancora qualcuno. Aspettiamo con ansia il primo verdetto. Ognuno, adesso, rimane solo con se stesso. Animali in gabbia. Feriti.

Dopo qualche minuto di silenzio, compare in video l’immagine della conduttrice. Si sentono gli applausi del pubblico e la sua voce melliflua richiama la nostra attenzione fingendo un accento svedese:

«COME STATE?» strilla.

È insopportabile.

Sorride come se si prendesse gioco di noi.

«Oggi è il primo martedì. Giorno di Marte. Il dio della contesa. Ed è una giornata importante per voi.» fa una piccola pausa. Quindi aggiunge: «Ma è un giorno importante anche per il mondo intero!».

Lei continua a sorridere.

Il pubblico, ad applaudire.

Io mi sento esattamente come una cavia da laboratorio e gli altri ragazzi sembrano condividere il mio medesimo stato d’animo.

«Per prima cosa, voglio comunicarvi che Mike ha superato con successo la prova della settimana.» e giù altri applausi. «Le farfalle sono tutte vive e in ottima salute. Per cui questa sera lui non andrà al patibolo. A meno che non ci sia nessuno a decidere di salvarlo!» sottolinea con una risatina.

L’atmosfera nella stanza si fa improvvisamente più spettrale.

Mike sospira… ma chi lo salverà? Avrà davvero speso l’ultima settimana della sua vita a curare quegli inutili insetti? Che senso ha tutto questo? Non voglio pensarci. Dentro questa casa qualsiasi cosa perde presto ogni significato e ogni valore.

Mi sento soffocare, svenire. Siamo tutti contro tutti in ogni caso. È il gioco che ce lo sta chiedendo, questo gioco spietato al quale abbiamo deciso di partecipare. Ed ora ne stiamo pagando tutte le conseguenze.

Mentre la conduttrice continua a sorridere.  E il pubblico, ad applaudire.

 

 

ESTRATTO 2

«Non capirò mai perché hai deciso di ficcarti in uno schifo del genere.» dice tutto d’un fiato, senza nemmeno guardarmi negli occhi. Il suo tono mi sembra leggermente alterato.

Io sono nervoso e non sento di avere molta pazienza in questo momento. La sola idea che tra appena un mese le persone con cui sto vivendo, compreso me, potrebbero starsene tutte sottoterra mi mette i brividi. Ma tutto il malessere che ho addosso non mi fa perdere la voglia di parlare, di raccontare, di aprirmi con qualcuno. In fondo, potrebbero essere gli ultimi giorni della mia vita.

«Dici che non ho una motivazione valida?»

«Dico soltanto che forse per te non ne valeva la pena…»

«Ero stanco di vivere, Katya. Questo. Ti sembra normale a trent’anni? Vedevo delle vecchiette piene di vita, e sai cosa pensavo? Beate loro! Cosa non avrei dato per avere metà della loro grinta, della loro voglia di fare. E invece ho passato gli ultimi cinque anni seduto sopra un muretto a bere, a sballarmi e ad aspettare che arrivasse sera per andarmene a dormire. Un’inutile giornata dopo l’altra».

Sento un brivido di freddo, sarà che è inverno e che sono in mutande.

Il sole, intanto, sta sorgendo dietro gli alberi e per un attimo questa gabbia mi sembra addirittura più bella, e questo risveglio più sensato di tanti altri. Ho ancora voglia di parlare.

«La mia ex-non-vita non ti sembra forse una motivazione valida?».

Katya spegne la sigaretta, e sarà la nicotina, ma ha uno sguardo stranamente soddisfatto. Non so se veramente mi stia ascoltando o se anche lei se ne sta persa nei suoi pensieri più intimi. Ma non m’importa.

«Mia madre insisteva perché mi trovassi un lavoro. Diceva che non potevamo andare avanti soltanto con la sua pensione. Ma io me ne fregavo. Cioè, sì, me lo ripromettevo ogni sera, poi però di giorno me lo scordavo. E uscivo di casa per comprare le sigarette e andavo a fumarmele su quel maledetto muro con due amici morti come me. Eravamo tre cadaveri, e non ce ne rendevamo neanche conto. Cioè, sì, lo sapevamo, ma ce ne fregavamo e stavamo bene nel nostro vuoto mondo del cazzo! Mio padre è crepato quando io avevo appena sette anni, Katya. Lui era un sognatore, pensa, voleva metter su una casa discografica. Ci credeva davvero in quello che faceva. Ha risparmiato tutta la vita per realizzare il suo progetto e quando finalmente era tutto pronto… è stirato così, senza preavviso, sotto le ruote di un bastardo camionista distratto. Sai cos’è che ho imparato da questo? Che non ha senso spendere la vita a inseguire un progetto».

Interrompo il mio lungo sfogo chiedendo a Katya di poter fumare. Lei mi porge una sigaretta e il fuoco. Sorride. Poi se ne accende un’altra anche lei. E mi fa segno di continuare a raccontare.

«La mia non era vita, era uno schifo. Un trascinarsi ridicolo, un guardare i giorni scorrere sul calendario. Senza nemmeno avere lo stimolo di andarsi a fare una cazzo di passeggiata. Merda, non sai quanto pagherei adesso per potermene stare in riva a quel lago ad appena un’ora da casa mia! Non ci sono più andato… Che razza di stupido sono stato! Ho provato a buttarmi da un aereo per vedere che succede, Katya, sono quelle cose che si fanno quando non tieni davvero alla tua esistenza. Quando pensi che non valga nulla… e allora la sfidi, per vedere che accade. Tanto non hai niente da perdere.» sospiro e rimango in silenzio per quasi un minuto. Poi la guardo negli occhi e quasi mi viene da piangere. «Pensare che adesso mi ci vorrei aggrappare con le unghie e con i denti, vorrei poter recuperare tutto il tempo perduto. Ora ho capito che la vita può avere un senso, e vorrei tanto poter avere ancora il tempo di darglielo io. Questa è la mia motivazione. Non so quanto sia valida.»

«Serbo,» dice seria Katya puntando lo sguardo su di me, «questo sarebbe davvero un rap spettacolare, lo sai?» abbozza un mezzo sorriso.

 

 

ESTRATTO 3

E pensare che sono sempre stato il primo della classe io… Laureato con 100 e lode… Poi Master e Scuola di Specializzazione…

L’autore cammina, pensieroso, lo vedo andare da una parte all’altra della sala regia, senza sosta, prende accordi in disparte con le persone presenti.

Anche i due registi sono in postazione.

Charlie, il più giovane, è alla sua prima volta, e per questo si sente vagamente eccitato. Oscar, invece, conta numerose esperienze alle spalle, ma ha anche una famiglia da mantenere; rimpiange forse la sua scelta, l’avere accettato un lavoro del genere, ma per necessità si fa questo e altro. È pronto in ogni caso, ma anche un po’ tediato dall’idea di dover seguire così a stretto contatto un programma trash tanto assurdo. Pensa al mutuo da pagare… alla figlia adolescente che proprio l’altra sera ha beccato a fumare… alla moglie malata di uno strano male cronico che nessun medico è mai riuscito a identificare. Non riesce neppure a sopportare il pivello che gli ronza accanto e che sembra pendere dalle sue labbra: Charlie si consuma infatti in un’estenuante ansia da prestazione. È tutto un continuo domandargli: “Oscar, ma com’è che dobbiamo muoverci? È più accattivante questo primo piano prolungato o un cambio sequenza rapido? Che ne pensi? Che ne dici, Oscar? Eh?”.

Peter, l’addetto alle macchine, è particolarmente nervoso: una telecamera ha dato dei problemi incomprensibili a poco ore dal debutto. Bestemmia, stramaledice ogni cosa gli passi a tiro. C’è stato un incredibile trafficare-telefonare-brulicare tra la sala regia e l’interno della casa, finché tutto non è stato risistemato per il rotto della cuffia, soltanto verso le 19:30, a un’ora esatta dalla diretta. Un po’ caotico come inizio, che dire…, un brutto presagio davvero.

È venuta anche Ellen stasera: è l’arredatrice svedese di cui tanto si è parlato, quella che ha predisposto i mobili della casa. Sosta sull’ingresso, sigaretta alla mano e cellulare sempre attivo. Continua a farsi prendere da indecisioni e ripensamenti estetici. Alle 18:45 dice a Peter di spostare il divano un metro più indietro, e lui le risponde che non è affar suo. Così, dopo aver cercato di braccare inutilmente i vari addetti ai lavori intenti a riparare la telecamera, è entrata in casa lei stessa, con la sigaretta in bocca, e per spostare il divano ha finito per danneggiare un mobile e un cartonato. Liam, il responsabile della sicurezza, è stato costretto a riprenderla, pregandola, perlomeno, di non ciccare dentro la casa. Ellen esce, rassegnata e anche, a dirla tutta, un po’ incazzata. Torna a sostare nell’ingresso della sala regia, affacciandosi di tanto in tanto per controllare dagli schermi la postazione delle poltrone e dei letti, assalita continuamente da dubbi e nevroticismi di ogni genere.

Alle 19 in punto arriva il produttore, fa uno svogliato saluto generale e poi destina un in bocca al lupo altrettanto indolente alla squadra.

È accompagnato da Korinna, la presentatrice.

Korinna ha ventritré anni e una capigliatura biondo platino: segue il produttore passo dopo passo, quasi ne fosse l’ombra, ma è un’ombra in cima a un tacco 15; propone un sorriso smagliante alla squadra, cercando di sentirsi parte di un gruppo che forse neanche esiste, se non nella mente di Charlie.

Oscar va a fumarsi l’ennesima sigaretta, e se la fuma sorbendosi, suo malgrado, lo sfogo patetico di Ellen, che si lamenta dell’arredamento, assai diverso da quello progettato secondo la sua tesi laurea…

 

Alle 20 e 15 sono tutti in postazione, pronti per il via.

Il primo a entrare nella casa è un reietto della società, un certo Mike, un detenuto antisociale che vorrebbe uscire dal carcere per poter vivere qualche mese in libertà con il solo obiettivo di rientrarci. Lo osservo mentre sceglie il suo letto e mi convinco sempre più della mia prima ipotesi: è di tipo paranoide. Durerà massimo una settimana qua dentro…, penso tra me e me.

Qualcuno mi cerca:

«Milek! Dove cazzo è finito Milek?»

«Ma chi? Lo psicologo?»

«Eccomi! Eccomi, arrivo…»

Devo mettermi in postazione per il grande inizio, il mio compito in questo puttanaio sarà di parlare con i ragazzi nel confessionale, se mai ne avranno bisogno.

Ecco, sono le 20:15. Mi posiziono in una celletta costruita all’interno del container adibito a sala regia, isolato acusticamente e logisticamente dal resto della troupe.

Osservo attentamente le dinamiche di gruppo, tanto per cominciare a studiare i personaggi di questo reality che mi accompagnerà… chissà per quanto tempo.

 

 Conosciamo meglio l'autrice, Valeria Florio.  


 

VALERIA FLORIO. Classe 1981, per metà calabrese e per metà olandese, scrive da sempre. Psicoterapeuta, scrittrice, madre. Vive a Roma. Tra le sue pubblicazioni la raccolta di racconti Surreale e possibile (2010) e il saggio di psicologia Il cambiamento: sull’onda tra crisi e opportunità (2017).

 



Recap


  • Titolo: Z- Nulla da perdere
  • Autrice: Valeria Florio
  •  Editore: Edizioni Haiku
  • Collana: Narrastorie
  • Genere: Thriller, Fantascienza, distopico, LGBTQ+
  • Pagine: 196
  • Prezzo: 12,50 €
  • Link: Amazon

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