venerdì 16 dicembre 2022

BLOGTOUR LA SIGNORA CHE VEDE I MORTI DI MARCO BERTOLI

 Prima tappa del blogtour dedicato al romanzo ucronico fantasy La signora che vede i morti di Marco Bertoli




Cari lettori,

ha oggi inizio il blogtour dedicato a La signora che vede i morti di Marco Bertoli, edito da Nps edizioni, e ci occuperemo dei personaggi principali del romanzo.

Innanzitutto, la trama:

Reame Pisano, anno 1636.

Manfredi Gambacorti, colonnello dei Reali Moschettieri, e il suo fido aiutante, il mago giudiziario Franco Gentilini, giungono a Villafranca in Lunigiana, per indagare su misteriosi suicidi che scuotono il regno di Banduccio III della Gherardesca, discendente del celebre Conte Ugolino che guidò i pisani nella vittoriosa Battaglia della Meloria. Tra intrighi e nuovi misfatti, si imbatteranno in una ragazza del popolo che sta scoprendo i suoi incredibili poteri.

Marco Bertoli ci regala una doppia avventura nell’alternativo Reame Pisano da lui creato, svelando le origini di Debrena Mori, Primo Siniscalco dell’Ufficio Indagini Speciali, e scoprendo come è diventata la signora che vede i morti.

 

Estratto:

Credo che possegga una seconda vista, una capacità piovuta dal Cielo che le consente di percepire cose di là dalla portata dei nostri occhi. Mi prenderete per pazzo, ma più mi arrovello, più mi convinco che l’unica spiegazione plausibile sia questa: Debrena ha visto un’anima.

 

Scopriamo i personaggi principali

Debrena Mori 


Il Primo Siniscalco dell’Ufficio Indagini Speciali è una venticinquenne dal carattere a un tempo pacato e pronto all’azione. I lineamenti del volto non la definiscono “una bellezza”, ma il mescolarsi omogeneo di linee morbide e tagli volitivi generano un insieme piacevole a guardarsi. Le sopracciglia di un color cenere disegnano archi sottili alla base di una fronte alta. Sin da bambina, nei momenti di tensione, ha l’abitudine di attorcigliare con le dita una ciocca dei capelli biondi.

All’età di otto anni è stata sfiorata da un fulmine durante un temporale estivo ed è diventata cieca.

A compensare la menomazione possiede un talento assimilabile al “Dono”, la facoltà di usare la magia, ma che se ne distingue perché si manifesta senza bisogno di un intervento cosciente: è in grado di vedere e comunicare con l’anima di chi è morto assassinato. Da questa sua capacità deriva il soprannome con cui è conosciuta nel Reame Pisano: La Signora che vede i morti.

 

Estratto:

Come premio per aver risolto un’indagine, era solita regalarsi una visita al Salone di Bellezza dei Fratelli Vanni, due gemelli, figli d’arte, annoverati tra i migliori parrucchieri della città. Poco più anziani di lei, erano persone affabili e spiritose che la mettevano a suo agio, ignorando, con consumata professionalità, la sua menomazione e, soprattutto, il suo genere di lavoro. Decise che l’indomani mattina sarebbe stato il momento giusto per riscuotere la ricompensa. Mentre scartava una pettinatura dopo l’altra, avvertì con autentico sollievo che il groviglio di sentimenti che si battibeccavano strillando nel suo animo, andava pian piano sciogliendosi. Optò infine, per un’acconciatura giunta di recente dalla Francia, per quanto esibita per la prima volta da una Medici che aveva avuto la fortuna di sposarne il re, detta “all'agnellino”. Capelli accorciati di quattro dita e modellati tutti a ricciolini, precisò fra sé.

 

Manfredi Gambacorti 


L’ufficiale dei Moschettieri Reali è un uomo di alta statura, il fisico robusto ma longilineo. Le onde dei capelli castani scivolano attorno a un volto squadrato su cui domina un naso da rapace. Mustacchi imponenti e arricciati sono la corona di labbra atteggiate in un’espressione di perenne sarcasmo. Sono gli occhi verde oliva, però, la caratteristica predominante dell’aspetto. Chi ne attrae l’attenzione, infatti, si sente esaminato e valutato da un temperamento disciplinato e riflessivo che governa una mano rapida a sguainare la spada.

Discendente da una famiglia dell’aristocrazia pisana, feconda di uomini d’arme e di governo, è nato in un palazzo sulla riva sinistra dell’Arno. Terzogenito di un terzetto di maschi, per lui era stata prevista una carriera nella magistratura. Al compimento della maggiore età, però, si è ribellato alla volontà del padre e arruolato nei ranghi del più importante corpo di polizia del Reame Pisano.

La genialità e l’impegno profusi nel risolvere indagini complesse e pericolose gli hanno guadagnato il riconoscimento dei superiori, consentendogli di diventare colonnello ad appena trentasei anni.

 

Estratto

Vi chiedo un poco di pazienza ma, per giustificare il mio forzato raggiro, è d’uopo che parta da lontano. Per quanto il mio lavoro si svolga in un ambito molto preciso e circoscritto, l’investigare sui delitti perpetrati da membri della nobiltà, nel tempo libero, che capita assai di rado purtroppo, per mio diletto mi piace essere edotto su qualsiasi accadimento criminoso, insolito o senza chiaro movente che avvenga nel reame. Che so, una gentile pastorella che avvelena gli abitanti di un borgo sperduto, un pio scrivano che stermina la propria famiglia o un integerrimo precettore che violenta l’allieva e poi s’impicca. Un innocuo svago per me, una morbosa ossessione secondo la mia diletta sposa. Approfittando del mio grado, lo ammetto, ho dato disposizioni acciocché i tanti distaccamenti dei Reali Moschettieri sparsi nel regno m’inviino succinti rapporti mensili al riguardo.

 

Franco Gentilini  


Il Mago giudiziario è un individuo basso e di corporatura asciutta. I capelli, neri e dritti come fili di ferro, sono tagliati corti. La faccia è ossuta e gli occhi piccoli e scuri, sempre in movimento, sono incassati nel fondo delle orbite. Una linea di baffi e un pizzetto a punta costituiscono l’unico tratto distintivo di un viso per il resto simile a decine di altri altrettanto anonimi. Non fosse per l’aura di potere arcano che emana dalla sua figura, si potrebbe scambiare per un salumiere, un commerciante di vasellame o un artigiano.

Oltre che del “Dono”, è dotato di un’intelligenza vivace e un’indole pronta alla battuta. Pur ligio alle procedure codificate nei vari regolamenti, il suo essere un figlio del popolo lo rende insofferente alla disciplina dei Moschettieri Reali e lo porta spesso a battibeccare con il superiore.

 

Estratto

«Come primo passo, lancerò su queste ampolle, riempite con il sangue della contessa, un incantesimo di lunga conservazione in modo che il liquido non si modifichi né si deteriori e possa, in futuro, essere utilizzato in qualità di prova, se necessario». Un paio di brevi formule dal suono gracchiante, arcane e inintelligibili e un alone argenteo avvolse per un secondo i recipienti, indi svanì con uno schiocco da mortaretto che fece trasalire Malaspina. «Ora che siamo sicuri che la sua composizione non muterà nonostante i sortilegi cui verrà sottoposto, stabilirò se il sangue della contessa è quello di una persona sana, confrontandolo con il sangue di una gentildonna che luminari della medicina hanno certificato essere in perfetta salute. La verifica si fonda sulla Legge Fondamentale della Metoneddoche Magica».


Biografia dell'autore, Marco Bertoli 


Marco Bertoli è geologo. Ha pubblicato vari romanzi: “L’avvoltoio. Delitti all’alba della scrittura”, “Gilgamesh. La storia di un eroe sumero”, “Eroina suo malgrado e altri racconti”, “Frammenti di vita”, “Delitti nella Storia”, “Il Cavaliere, la strega e…”, “Ivano. Il cavaliere del leone”, “1886. Quando le Lunatermiti invasero la Terra”, “La Streghetta e la Vampira”, “Morte a Pilakopi”, “La mula del maresciallo” e “Miniera”.

Numerosi racconti hanno vinto concorsi e sono stati pubblicati in oltre duecentotrenta antologie.

​​​​​​​Per NPS Edizioni, ha scritto racconti per “Bestie d'Italia” e “Streghe d’Italia” e ha pubblicato il giallo ucronico “Percussor. I delitti del Reame Pisano”.

 

Recap:


Non perdete le prossime tappe del blogtour!




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