martedì 14 febbraio 2017

       
           Recensione : “L’ora del Diavolo” Di Alessio del Debbio






Genere: fantasy, horror, storico, miti e leggende
Editore: Sensoinverso
Pagine: 126
Prezzo: €12,75
Link d’acquisto: Amazon


“L’ora del diavolo” è un’antologia di racconti fantastici ispirati a leggende e tradizioni popolari della Lucchesia e delle Alpi Apuane. Tredici storie, tredici strade che ci portano dritti nelle tenebre, nei luoghi oscuri e misteriosi delle Alpi Apuane, in Versilia e nella Piana di Lucca. Leggende e antiche credenze sono amalgamate in racconti dalle sfumature inquietanti e fantastiche, con magia e speranza che si intrecciano facendo luce sugli aspetti più crudi della natura umana.
Il diavolo si insinua nelle vite degli uomini, li tenta e li inganna: ma da sempre è l’uomo stesso a invocarne la presenza per godere di favori altrimenti inappagati e impossibili da soddisfare. L’ora del diavolo rielabora l’eterna lotta tra il Bene e il Male: bontà e forza di volontà contrapposte e furbizia e malvagità.


Un’antologia che ho apprezzato moltissimo, non solo perché gradisco  le storie con ambientazione italiana, andando in visibilio se sono di genere fantastico, ma perché la scrittura di Alessio è scorrevole sebbene ricercata, equilibrata nelle descrizioni, e coinvolge il lettore trascinandolo negli ambienti descritti, nelle storie narrate, tutte derivanti da leggende locali toscane, il che presume un bel lavoro a monte di studio e documentazione eseguito con cura.
Ma vediamo i racconti uno a uno.

“L’ora del diavolo” è il racconto d’apertura, che dà il titolo all’antologia. Protagonista, Lucida Mansi, un personaggio storico davvero esistito. Leggiamo dalle stesse parole dell’autore chi era:
 Lucida Mansi era una nobildonna lucchese che, da giovane, sposò un uomo ricco molto anziano, che poi la lasciò vedova. Subito le dicerie iniziarono a diffondersi tra il popolino, che la additò come amante del diavolo, perché rimaneva giovane e bella. Da lì nacque la leggenda secondo la quale Lucida avrebbe stretto un patto con il diavolo, per allungare la sua giovinezza. Alla fine il diavolo tornò a riscuotere il suo tributo ed è in quel momento che inizia il racconto, con Lucida Mansi che fugge per le strade di una Lucca nebbiosa, mentre i fantasmi dei suoi amanti e dei suoi rimorsi la perseguitano.”
Lucca è immersa nel buio e nella nebbia, e a tratti diventa onirica, quando le cose sembrano non essere più dove avrebbero dovuto essere. Lucida corre inseguita da cerberi invisibili, ma di cui sente morsi e artigli (parentesi nerd: come avviene in varie puntate di Supernatural! -fine parentesi nerd), e vede gli uomini con cui è giaciuta e a cui ha assorbito le forze, orribili mostri che la insidiano. La nobildonna è un personaggio “cattivo”, è una donna vanitosa, superba, assassina, che ha fatto un patto col diavolo e non mostra pentimenti; eppure, alla fine il lettore parteggia per lei, vorrebbe che si salvasse. Anche questa è bravura dello scrittore. 
Il secondo racconto è “Il guardiano degli Oceanini”, comincia proprio con un… racconto: è la storia di un’isola misteriosa e semovente, circondata da creature fantastiche e terribili, narrazione che compie il guardiano del faro di Viareggio, una storia che si dipana lungo i secoli. Ma al giorno d’oggi le mostruose sirene ancora non sono scomparse… Storia molto interessante, anche questa dai risvolti horror seppur con un tocco di psicologia.

“Quando il diavolo abbaia” è il terzo racconto. Gianni va a rilassarsi nel borgo medievale di Borgo a Mozzano, ma si troverà da subito immerso in un’atmosfera malefica e angosciante, di notte sente cani che abbaiano ma di giorno non ne trova, la gente è strana. Poi si ritrova sul Ponte del Diavolo… e se si chiama così un motivo ci sarà! Stavolta non è il protagonista ad aver stipulato patti…
Anche qui ottima descrizione di luoghi e atmosfere, mai didascaliche, sempre inserite nel contesto emotivo e d’azione del protagonista.

Segue “La donna di fuoco”, più lungo dei precedenti: una vera e propria “favola nera”, in cui ritroviamo una donna vanitosa e lussuriosa che incontra il diavolo, infatti la Busdraga (la protagonista) cita Lucida Mansi, la protagonista del primo racconto, prendendola come esempio. Interessante anche a livello socio-antropologico è notare come nelle leggende popolari, quindi di antiche origini, le donne giovani, belle e soprattutto libere e passionali vengano sempre viste come associate al diavolo, ovvero al male, alla perdizione, e sono delle reprobe: la sessualità femminile ha sempre terrorizzato gli uomini…

Anche “La luna sul fondo” è una storia che viene narrata da qualcuno: chi, si scoprirà nel finale. Un pescatore combatte per sopravvivere, uscendo con la sua barchetta dinanzi a Viareggio, e il suo cuore è in pena per il figlio malato. L’uomo prega gli Dei abissali (mi fanno pensare al Dio abissale de Le cronache del ghiaccio e del fuoco, ma qui sono altro) affinché lo salvino: lui non segue la religione cristiana, non lo convince: “nessun Dio poteva essere così generoso: tutti in fondo, volevano qualcosa. Un atto di fede, un’offerta o un sacrificio.”
Un racconto struggente e bellissimo, il cui protagonista assoluto è il mare, le sue profondità, i suoi riflessi, meraviglioso e terribile, portatore di vita e di morte.
“La guerra del Fatonero” è un racconto in stile fantasy, dove al posto dei soliti elfi, nani e orchi, abbiamo le creature delle leggende toscane, come i buffardelli, gli streghi e i serpenti volastri… c’è pure un centauro, che si chiama Chirone proprio come il più famoso dei centauri della mitologia greca. Vengono citate altre leggende locali, in cui viene inserito anche Federico II di Svevia (che compare anche in un racconto precedente), sovrano che tutti collegano alla Puglia e alla Sicilia, e che invece passò anche per la Toscana lasciando il suo segno (non è che lo sapevo: l’ho scoperto leggendo questi racconti e andando a fare una ricerchino online!).  Il gruppo delle creature del bosco e della natura deve combattere contro il diavolo e le sue schiere: ce la farà?... Molto appassionante, e con vari colpi di scena nel finale.
“Le voci alla Balza” è un horror contemporaneo: tre giovani vanno dove non dovrebbero andare, in un luogo dove si trova una certa casa… Racconto classico ghost house con un pizzico di diavolo. Buon thrilling.
Nel “Il violinista del diavolo”, un giovane, Sandorino, ha un sogno: diventare violinista. E cosa fa il diavolo se non realizzare sogni?... Certo, in cambio di qualcosa: qui userà il ragazzo per eliminare (o cercare di eliminare) i suoi nemici. Anche questo racconto, come “La luna sul fondo”, ha un che di struggente e malinconico.
“Il mercante di sogni” invece è narrato in prima persona proprio dal protagonista dell’antologia, il diavolo: interessante seguire il suo punto di vista in questo racconto a tratti pungente, provocatorio in quel particolare modo in cui solo i toscani sono capaci di essere. Il diavolo ricorda le sue peripezie con Lucida Mansi, e con altri personaggi della zona, sempre pronto ad apparire con aspetto ben curato ed elegante, e la tipica puzza di zolfo…
“Gli uomini della neve” è tratta dalla vera storia di alcuni uomini, che per procacciarsi un minimo di soldi per campare andavano a prendere il ghiaccio sui monti della Pania per rivenderlo ai signorotti locali. La storia è narrata dalla nipote di uno di questi valorosi uomini, osteggiati non solo dall’impervia natura ma anche dal diavolo. Per fortuna ogni tanto ricevevano inaspettati aiuti. Oltre che appassionante e toccante, il racconto è anche interessante a livello storico-antropologico, narrando risvolti del passato poco conosciuti ai più.
“Le Fate di pioggia” narra del piccolo Fabio che desiderava tanto vedere le Fate: un giovane bello e aristocratico lo accontenta, chiedendo in cambio solo n po’ di rugiada delle Fate. Niente di più facile, ma ciò si rivela un tragico errore: i Signori del Bosco e della Natura sono praticamente scomparsi. Il giovane, ormai cresciuto, cerca di riparare a questo errore, attraversando numerose peripezie (parentesi nerd: mi è venuto in mente Sirio il Dragone dei Cavalieri dello Zodiaco… fine parentesi nerd) che lo renderanno forte e sicuro, e scoprirà anche chi sia davvero…
Invece “Il risveglio degli Oceanini” è un racconto urban-fantasy con molta action, narrato in prima persona e all’indicativo presente: un combattimento viareggino tra i Guardiani e le Sirene, che sono quelle “original version”, cioè mostri volanti e orribili, e non quelle carine con la coda di pesce e i lunghi capelli. Il diavolo qui non ci mette lo zampino, ma viene di nuovo ricordato l’imperatore Federico II.
Chiude l’antologia “Che fine ha fatto Babbo Natale?” racconto ironico e divertente, in cui Daniele aspetta da anni Babbo Natale, ma costui non si fa vivo: e un motivo c’è… anche qui non c’è il diavolo, compaiono altre creature come streghe e linchetti.

Tutta l’antologia è affascinante e interessante: sarebbe bello se anche altri autori reperissero leggende e miti locali, della propria città o zona o Regione, e ne traessero dei racconti… Si obietterà, “e perché non lo fai tu?” … Infatti ci ho pensato, e non è escluso che mi ci applichi appena finiti i miei attuali progetti! Il fatto è che qui a Roma quasi tutti i miti e le leggende sono quelli tratti dalla Storia Romana (divinità, imperatori vari, Fauni, Ninfe...), dove si è passati in pratica dall’Impero Romano allo Stato Pontificio, in cui era moooolto pericoloso anche solo parlare di magiche creature… E questo argomento si collega a una delle cose che ho notato in molti di questi racconti: se il Diavolo è maligno e tentatore, non meno positive sono le forze della Chiesa, che combattono tutto ciò che c’è di magico e connesso alla Natura: infatti storicamente la Chiesa hanno osteggiato con forza ogni usanza pagana e naturalistica, sovrapponendo feste cristiane a quelle preesistenti e soffocando ogni credenza connessa a queste usanze. Si nota anche come la maggior parte dei racconti è ambientato nel passato, tipo nel periodo in cui si svolgevano i Grand Tour, quando i giovani delle aristocrazie europee giravano per l’Europa, e soprattutto in Italia, per conoscere e scoprire le vestigia del passato, l’arte e gli usi locali, tra il XVII e i primi anni del XX sec, ma soprattutto nell’800: il Diavolo è spesso nelle vesti di un giovane aristocratico. Questa ambientazione nel passato sembra quasi voler sottolineare come al giorno d’oggi di tutte queste magiche creature, buffardelli, streghi, serpenti volastri e linchetti, non  ne sia rimasta traccia, persi nel passato e cancellati dalla memoria delle persone.
Gli stili utilizzati sono diversi, a seconda del tipo di racconto, sempre in armonia con la narrazione; le descrizioni, come ho già detto all’inizio, sono equilibrate, riescono a coinvolgere e mostrare i luoghi descritti senza mai essere pedisseque o ridondanti; i personaggi sempre credibili e appassionanti, ben tratteggiati seppur nella brevità dei racconti. Peccato che ci siano pochissimi personaggi femminili positivi: per la prossima volta auspico più eroine!!!
Riguardo l’edizione, non mi sembra di aver individuato refusi quindi è stata accurata; la cover è di impatto, rossa con pentacolo a sottolineare la presenza del diavolo del titolo; si perdono però tutti i riferimenti agli altri personaggi fatati del folklore locale.
Viene da sé che l’antologia “L’ora del diavolo” è consigliatissima a tutti, non identifico target specifici; magari se qualcuno è molto molto impressionabile eviti, a causa di note horror qui e là, ma roba leggera (almeno secondo i miei canoni).

E ora, il diritto di replica!
Intervista a Alessio Del Debbio
1)      Ciao Alessio, sei stato già ospite di questo blog in occasione delle Interviste d'autunno coi consigli agli scrittori, e lo sarai presto anche col blogtour “Jukebox”, l’antologia dell’associazione Nati per scrivere, quindi saltiamo le presentazioni; ricordiamo il tuo  sito e il tuo blog I mondi fantastici per chi volesse informazioni ulteriori!  Che ne pensi della mia recensione? Recensisci pure!
Grazie mille per l’ospitalità. Mi fa piacere passare dai “mondi fantastici” agli “universi fantastici”. Noto con piacere che anche questo blog sta crescendo, dando spazio agli scrittori emergenti italiani e alle antologie di racconti, due categorie spesso bistrattate e che invece meritano il giusto spazio. E soprattutto ti ringrazio per la bellissima e approfondita recensione; sono felice che i racconti ti siano piaciuti, non è facile trovare chi ama leggere i racconti, sembra che molti preferiscano il romanzo a priori.

2)      Perché secondo te i giovani sono poco interessati alle storie delle proprie zone, e sono più attratti da storie con ambientazioni statunitensi o comunque straniere?
Mah, io credo che sia più che altro una questione di moda. Una delle regole fondamentali per scrivere bene è quella di scrivere di cose di cui si conosce, quindi anche di posti che si conoscono. Ora, dal momento che l’ambientazione nei miei racconti fantastici è fondamentale, dato che nasconde tutta una serie di segreti, misteri e leggende, dovevo per forza scegliere luoghi a me familiari, sperando di poterli mostrare nel migliore dei mondi. Alla fine credo che la scelta dipenda dalla storia che vogliamo raccontare, dobbiamo chiederci (sia noi, che la scriviamo, che il lettore che la legge): perché quel luogo? È importante ai fini della trama o è solo decorazione? Se è solo decorazione, allora che sia New York o Londra non cambia niente, ma per me l’ambientazione è un personaggio al pari di quelli in carne e ossa, per cui ogni luogo, di ogni mio racconto o romanzo, è scelto con cognizione di causa.
3)      Hai in mente di scrivere un’altra antologia di racconti toscani?
Sì, per l’esattezza è già pronta. Si tratta di un’antologia di quindici racconti fantastici ambientati in varie località della Toscana e legate a leggende locali. Spazieremo dalle Alpi Apuane alla campagna aretina, da Firenze alla Maremma, passando anche per le isole dell’arcipelago. Non so dirti quando uscirà perché sta ancora cercando una collocazione editoriale, ma ti terrò informata.
4)      Con la tua associazione “Nati per scrivere” ti occupi di promuovere autori della tua regione e racconti di ambientazione toscana. Hai mai pensato di organizzare un’antologia di racconti sempre ambientata in Toscana, ma scritti da autori non toscani?
Eh, sarebbe interessante scoprire come una certa zona, e le sue tradizioni, viene percepita da chi non vi abita, ma soltanto l’ha visitata in vacanza o studiata nei libri. Anche se non so quanti sarebbero interessati; come indicavi sopra, c’è purtroppo questa tendenza a espatriare le ambientazioni dei nostri racconti o romanzi, anche senza conoscere realmente i luoghi di cui vorremmo parlare. Un vero peccato, perché l’Italia straborda di miti, leggende e folklore, in ogni regione, per cui sarebbe bello e opportuno valorizzarli.
5)      Hai scritto ultimamente anche racconti “berlinesi”: cosa ti attira di questa città e dei miti tedeschi?
Berlino è una città che adoro, la mia città europea preferita, per il suo essere in costante mutamento. Antico e nuovo, progresso e tradizione si intersecano nella storia, nella cultura e nell’architettura urbana della città. Al momento sto lavorando a dei racconti ambientati proprio a Berlino, che affondano nelle leggende locali, mescolando sia il folklore tedesco che la Storia, quella vera, con la S maiuscola. Spero di concludere il lavoro quest’anno. Rispetto ai racconti toscani, il tono e le atmosfere saranno un po’ più dark.

6)      Vuoi anticiparci qualcosa sull’uscita del tuo romanzo fantasy “La guerra dei lupi”  prevista per giugno, edizioni Il Ciliegio?
“La guerra dei lupi” è un romanzo fantastico ambientato tra Viareggio, la Garfagnana e la Lucchesia, ispirato alla mitologia nordica. Gli Ulfhednar di Odino sono tornati. Dopo essere stati dispersi dai cacciatori e dalla guerra civile, settanta anni addietro, adesso i lupi del Vello d’Argento si sono riuniti attorno a un nuovo Alfa, famelico e guerrafondaio, che vuole restaurare l’antico predominio del branco sull’Appennino. Spetta a Daniel, ulfhedinn disertore e fuggiasco, e ad Ascanio, ultimo discendente di una stirpe di officianti della Madre Terra, opporsi alle sue mire espansionistiche. È un romanzo ricco d’azione, che viaggia su piani temporali diversi, che spero possa divertire e appassionare il lettore. Di per sé, è autoconclusivo, ma ovviamente le avventure dei nostri eroi continueranno nei libri successivi della saga “Ulfhednar war”.
Ecco un estratto dal romanzo: «Per questo continuiamo a provare. Per rendere onore a chi è caduto, per vincere le nostre paure e promettere a noi stessi di non fallire più».

7) Grazie per aver risposto alle mie domande!
Grazie a te per l’ospitalità. E sempre w il fantasy! J

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