Recensione : “L’ora del Diavolo” Di Alessio del Debbio
Genere:
fantasy, horror, storico, miti e leggende
Editore:
Sensoinverso
Pagine:
126
Prezzo:
€12,75
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d’acquisto: Amazon
“L’ora del diavolo” è un’antologia di racconti fantastici
ispirati a leggende e tradizioni popolari della Lucchesia e delle Alpi Apuane.
Tredici storie, tredici strade che ci portano dritti nelle tenebre, nei luoghi
oscuri e misteriosi delle Alpi Apuane, in Versilia e nella Piana di Lucca.
Leggende e antiche credenze sono amalgamate in racconti dalle sfumature
inquietanti e fantastiche, con magia e speranza che si intrecciano facendo luce
sugli aspetti più crudi della natura umana.
Il diavolo si insinua nelle vite degli uomini, li tenta e li
inganna: ma da sempre è l’uomo stesso a invocarne la presenza per godere di
favori altrimenti inappagati e impossibili da soddisfare. L’ora
del diavolo rielabora
l’eterna lotta tra il Bene e il Male: bontà e forza di volontà contrapposte e
furbizia e malvagità.
Un’antologia che ho apprezzato moltissimo,
non solo perché gradisco le storie con
ambientazione italiana, andando in visibilio se sono di genere fantastico, ma
perché la scrittura di Alessio è scorrevole sebbene ricercata, equilibrata
nelle descrizioni, e coinvolge il lettore trascinandolo negli ambienti
descritti, nelle storie narrate, tutte derivanti da leggende locali toscane, il
che presume un bel lavoro a monte di studio e documentazione eseguito con cura.
Ma vediamo i racconti uno a uno.
“L’ora del diavolo” è il racconto
d’apertura, che dà il titolo all’antologia. Protagonista, Lucida Mansi, un
personaggio storico davvero esistito. Leggiamo dalle stesse parole dell’autore
chi era:
“Lucida Mansi era una
nobildonna lucchese che, da giovane, sposò un uomo ricco molto anziano, che poi
la lasciò vedova. Subito le dicerie iniziarono a diffondersi tra il popolino,
che la additò come amante del diavolo, perché rimaneva giovane e bella. Da lì
nacque la leggenda secondo la quale Lucida avrebbe stretto un patto con il
diavolo, per allungare la sua giovinezza. Alla fine il diavolo tornò a
riscuotere il suo tributo ed è in quel momento che inizia il racconto, con
Lucida Mansi che fugge per le strade di una Lucca nebbiosa, mentre i fantasmi
dei suoi amanti e dei suoi rimorsi la perseguitano.”
Lucca è
immersa nel buio e nella nebbia, e a tratti diventa onirica, quando le cose
sembrano non essere più dove avrebbero dovuto essere. Lucida corre inseguita da
cerberi invisibili, ma di cui sente morsi e artigli (parentesi nerd: come avviene
in varie puntate di Supernatural! -fine parentesi nerd), e vede gli uomini con
cui è giaciuta e a cui ha assorbito le forze, orribili mostri che la insidiano.
La nobildonna è un personaggio “cattivo”, è una donna vanitosa, superba,
assassina, che ha fatto un patto col diavolo e non mostra pentimenti; eppure,
alla fine il lettore parteggia per lei, vorrebbe che si salvasse. Anche questa
è bravura dello scrittore.
Il secondo
racconto è “Il guardiano degli Oceanini”, comincia proprio con un… racconto: è
la storia di un’isola misteriosa e semovente, circondata da creature
fantastiche e terribili, narrazione che compie il guardiano del faro di
Viareggio, una storia che si dipana lungo i secoli. Ma al giorno d’oggi le
mostruose sirene ancora non sono scomparse… Storia molto interessante, anche
questa dai risvolti horror seppur con un tocco di psicologia.
“Quando il
diavolo abbaia” è il terzo racconto. Gianni va a rilassarsi nel borgo medievale
di Borgo a Mozzano, ma si troverà da subito immerso in un’atmosfera malefica e
angosciante, di notte sente cani che abbaiano ma di giorno non ne trova, la
gente è strana. Poi si ritrova sul Ponte del Diavolo… e se si chiama così un motivo
ci sarà! Stavolta non è il protagonista ad aver stipulato patti…
Anche qui
ottima descrizione di luoghi e atmosfere, mai didascaliche, sempre inserite nel
contesto emotivo e d’azione del protagonista.
Segue “La
donna di fuoco”, più lungo dei precedenti: una vera e propria “favola nera”, in
cui ritroviamo una donna vanitosa e lussuriosa che incontra il diavolo, infatti
la Busdraga (la protagonista) cita Lucida Mansi, la protagonista del primo
racconto, prendendola come esempio. Interessante anche a livello
socio-antropologico è notare come nelle leggende popolari, quindi di antiche
origini, le donne giovani, belle e soprattutto libere e passionali vengano
sempre viste come associate al diavolo, ovvero al male, alla perdizione, e sono
delle reprobe: la sessualità femminile ha sempre terrorizzato gli uomini…
Anche “La
luna sul fondo” è una storia che viene narrata da qualcuno: chi, si scoprirà
nel finale. Un pescatore combatte per sopravvivere, uscendo con la sua
barchetta dinanzi a Viareggio, e il suo cuore è in pena per il figlio malato.
L’uomo prega gli Dei abissali (mi fanno pensare al Dio abissale de Le cronache
del ghiaccio e del fuoco, ma qui sono altro) affinché lo salvino: lui non segue
la religione cristiana, non lo convince: “nessun Dio poteva essere così generoso: tutti in fondo,
volevano qualcosa. Un atto di fede, un’offerta o un sacrificio.”
Un racconto
struggente e bellissimo, il cui protagonista assoluto è il mare, le sue
profondità, i suoi riflessi, meraviglioso e terribile, portatore di vita e di
morte.
“La guerra
del Fatonero” è un racconto in stile fantasy, dove al posto dei soliti elfi, nani
e orchi, abbiamo le creature delle leggende toscane, come i buffardelli, gli
streghi e i serpenti volastri… c’è pure un centauro, che si chiama Chirone
proprio come il più famoso dei centauri della mitologia greca. Vengono citate
altre leggende locali, in cui viene inserito anche Federico II di Svevia (che
compare anche in un racconto precedente), sovrano che tutti collegano alla
Puglia e alla Sicilia, e che invece passò anche per la Toscana lasciando il suo
segno (non è che lo sapevo: l’ho scoperto leggendo questi racconti e andando a
fare una ricerchino online!). Il gruppo
delle creature del bosco e della natura deve combattere contro il diavolo e le
sue schiere: ce la farà?... Molto appassionante, e con vari colpi di scena nel
finale.
“Le voci
alla Balza” è un horror contemporaneo: tre giovani vanno dove non dovrebbero
andare, in un luogo dove si trova una certa casa… Racconto classico ghost house
con un pizzico di diavolo. Buon thrilling.
Nel “Il
violinista del diavolo”, un giovane, Sandorino, ha un sogno: diventare
violinista. E cosa fa il diavolo se non realizzare sogni?... Certo, in cambio
di qualcosa: qui userà il ragazzo per eliminare (o cercare di eliminare) i suoi
nemici. Anche questo racconto, come “La luna sul fondo”, ha un che di
struggente e malinconico.
“Il
mercante di sogni” invece è narrato in prima persona proprio dal protagonista
dell’antologia, il diavolo: interessante seguire il suo punto di vista in
questo racconto a tratti pungente, provocatorio in quel particolare modo in cui
solo i toscani sono capaci di essere. Il diavolo ricorda le sue peripezie con
Lucida Mansi, e con altri personaggi della zona, sempre pronto ad apparire con
aspetto ben curato ed elegante, e la tipica puzza di zolfo…
“Gli uomini
della neve” è tratta dalla vera storia di alcuni uomini, che per procacciarsi
un minimo di soldi per campare andavano a prendere il ghiaccio sui monti della
Pania per rivenderlo ai signorotti locali. La storia è narrata dalla nipote di
uno di questi valorosi uomini, osteggiati non solo dall’impervia natura ma
anche dal diavolo. Per fortuna ogni tanto ricevevano inaspettati aiuti. Oltre
che appassionante e toccante, il racconto è anche interessante a livello
storico-antropologico, narrando risvolti del passato poco conosciuti ai più.
“Le Fate di
pioggia” narra del piccolo Fabio che desiderava tanto vedere le Fate: un
giovane bello e aristocratico lo accontenta, chiedendo in cambio solo n po’ di
rugiada delle Fate. Niente di più facile, ma ciò si rivela un tragico errore: i
Signori del Bosco e della Natura sono praticamente scomparsi. Il giovane, ormai
cresciuto, cerca di riparare a questo errore, attraversando numerose peripezie
(parentesi nerd: mi è venuto in mente Sirio il Dragone dei Cavalieri dello Zodiaco…
fine parentesi nerd) che lo renderanno forte e sicuro, e scoprirà anche chi sia
davvero…
Invece “Il
risveglio degli Oceanini” è un racconto urban-fantasy con molta action, narrato
in prima persona e all’indicativo presente: un combattimento viareggino tra i
Guardiani e le Sirene, che sono quelle “original version”, cioè mostri volanti
e orribili, e non quelle carine con la coda di pesce e i lunghi capelli. Il
diavolo qui non ci mette lo zampino, ma viene di nuovo ricordato l’imperatore
Federico II.
Chiude
l’antologia “Che fine ha fatto Babbo Natale?” racconto ironico e divertente, in
cui Daniele aspetta da anni Babbo Natale, ma costui non si fa vivo: e un motivo
c’è… anche qui non c’è il diavolo, compaiono altre creature come streghe e
linchetti.
Tutta
l’antologia è affascinante e interessante: sarebbe bello se anche altri autori
reperissero leggende e miti locali, della propria città o zona o Regione, e ne
traessero dei racconti… Si obietterà, “e perché non lo fai tu?” … Infatti ci ho
pensato, e non è escluso che mi ci applichi appena finiti i miei attuali
progetti! Il fatto è che qui a Roma quasi tutti i miti e le leggende sono
quelli tratti dalla Storia Romana (divinità, imperatori vari, Fauni, Ninfe...),
dove si è passati in pratica dall’Impero Romano allo Stato Pontificio, in cui
era moooolto pericoloso anche solo parlare di magiche creature… E questo
argomento si collega a una delle cose che ho notato in molti di questi
racconti: se il Diavolo è maligno e tentatore, non meno positive sono le forze
della Chiesa, che combattono tutto ciò che c’è di magico e connesso alla
Natura: infatti storicamente la Chiesa hanno osteggiato con forza ogni usanza
pagana e naturalistica, sovrapponendo feste cristiane a quelle preesistenti e
soffocando ogni credenza connessa a queste usanze. Si nota anche come la
maggior parte dei racconti è ambientato nel passato, tipo nel periodo in cui si
svolgevano i Grand Tour, quando i giovani delle aristocrazie europee giravano
per l’Europa, e soprattutto in Italia, per conoscere e scoprire le vestigia del
passato, l’arte e gli usi locali, tra il XVII e i primi anni del XX sec, ma
soprattutto nell’800: il Diavolo è spesso nelle vesti di un giovane
aristocratico. Questa ambientazione nel passato sembra quasi voler sottolineare
come al giorno d’oggi di tutte queste magiche creature, buffardelli, streghi,
serpenti volastri e linchetti, non ne
sia rimasta traccia, persi nel passato e cancellati dalla memoria delle
persone.
Gli stili
utilizzati sono diversi, a seconda del tipo di racconto, sempre in armonia con
la narrazione; le descrizioni, come ho già detto all’inizio, sono equilibrate,
riescono a coinvolgere e mostrare i luoghi descritti senza mai essere
pedisseque o ridondanti; i personaggi sempre credibili e appassionanti, ben
tratteggiati seppur nella brevità dei racconti. Peccato che ci siano pochissimi
personaggi femminili positivi: per la prossima volta auspico più eroine!!!
Riguardo
l’edizione, non mi sembra di aver individuato refusi quindi è stata accurata;
la cover è di impatto, rossa con pentacolo a sottolineare la presenza del
diavolo del titolo; si perdono però tutti i riferimenti agli altri personaggi
fatati del folklore locale.
Viene da sé
che l’antologia “L’ora del diavolo” è consigliatissima a tutti, non identifico
target specifici; magari se qualcuno è molto molto impressionabile eviti, a
causa di note horror qui e là, ma roba leggera (almeno secondo i miei canoni).
E ora, il
diritto di replica!
Intervista
a Alessio Del Debbio
1)
Ciao Alessio, sei stato
già ospite di questo blog in occasione delle Interviste d'autunno coi consigli
agli scrittori, e lo sarai presto anche col blogtour “Jukebox”, l’antologia
dell’associazione Nati per scrivere, quindi saltiamo le presentazioni;
ricordiamo il tuo sito e il tuo blog I mondi fantastici per
chi volesse informazioni ulteriori! Che
ne pensi della mia recensione? Recensisci pure!
Grazie
mille per l’ospitalità. Mi fa piacere passare dai “mondi fantastici” agli
“universi fantastici”. Noto con piacere che anche questo blog sta crescendo,
dando spazio agli scrittori emergenti italiani e alle antologie di racconti,
due categorie spesso bistrattate e che invece meritano il giusto spazio. E
soprattutto ti ringrazio per la bellissima e approfondita recensione; sono
felice che i racconti ti siano piaciuti, non è facile trovare chi ama leggere i
racconti, sembra che molti preferiscano il romanzo a priori.
2)
Perché secondo te i
giovani sono poco interessati alle storie delle proprie zone, e sono più
attratti da storie con ambientazioni statunitensi o comunque straniere?
Mah, io
credo che sia più che altro una questione di moda. Una delle regole fondamentali
per scrivere bene è quella di scrivere di cose di cui si conosce, quindi anche
di posti che si conoscono. Ora, dal momento che l’ambientazione nei miei
racconti fantastici è fondamentale, dato che nasconde tutta una serie di
segreti, misteri e leggende, dovevo per forza scegliere luoghi a me familiari,
sperando di poterli mostrare nel migliore dei mondi. Alla fine credo che la
scelta dipenda dalla storia che vogliamo raccontare, dobbiamo chiederci (sia
noi, che la scriviamo, che il lettore che la legge): perché quel luogo? È
importante ai fini della trama o è solo decorazione? Se è solo decorazione,
allora che sia New York o Londra non cambia niente, ma per me l’ambientazione è
un personaggio al pari di quelli in carne e ossa, per cui ogni luogo, di ogni
mio racconto o romanzo, è scelto con cognizione di causa.
3)
Hai in mente di scrivere
un’altra antologia di racconti toscani?
Sì, per
l’esattezza è già pronta. Si tratta di un’antologia di quindici racconti
fantastici ambientati in varie località della Toscana e legate a leggende
locali. Spazieremo dalle Alpi Apuane alla campagna aretina, da Firenze alla
Maremma, passando anche per le isole dell’arcipelago. Non so dirti quando
uscirà perché sta ancora cercando una collocazione editoriale, ma ti terrò
informata.
4)
Con la tua associazione
“Nati per scrivere” ti occupi di promuovere autori della tua regione e racconti
di ambientazione toscana. Hai mai pensato di organizzare un’antologia di
racconti sempre ambientata in Toscana, ma scritti da autori non toscani?
Eh, sarebbe
interessante scoprire come una certa zona, e le sue tradizioni, viene percepita
da chi non vi abita, ma soltanto l’ha visitata in vacanza o studiata nei libri.
Anche se non so quanti sarebbero interessati; come indicavi sopra, c’è
purtroppo questa tendenza a espatriare le ambientazioni dei nostri racconti o
romanzi, anche senza conoscere realmente i luoghi di cui vorremmo parlare. Un
vero peccato, perché l’Italia straborda di miti, leggende e folklore, in ogni
regione, per cui sarebbe bello e opportuno valorizzarli.
5)
Hai scritto ultimamente
anche racconti “berlinesi”: cosa ti attira di questa città e dei miti tedeschi?
Berlino è
una città che adoro, la mia città europea preferita, per il suo essere in
costante mutamento. Antico e nuovo, progresso e tradizione si intersecano nella
storia, nella cultura e nell’architettura urbana della città. Al momento sto
lavorando a dei racconti ambientati proprio a Berlino, che affondano nelle
leggende locali, mescolando sia il folklore tedesco che la Storia, quella vera,
con la S maiuscola. Spero di concludere il lavoro quest’anno. Rispetto ai
racconti toscani, il tono e le atmosfere saranno un po’ più dark.
6)
Vuoi anticiparci
qualcosa sull’uscita del tuo romanzo fantasy “La guerra dei lupi” prevista per giugno, edizioni Il Ciliegio?
“La guerra dei lupi” è un romanzo
fantastico ambientato tra Viareggio, la Garfagnana e la Lucchesia, ispirato
alla mitologia nordica. Gli Ulfhednar di Odino sono tornati. Dopo essere stati
dispersi dai cacciatori e dalla guerra civile, settanta anni addietro, adesso i
lupi del Vello d’Argento si sono riuniti attorno a un nuovo Alfa, famelico e
guerrafondaio, che vuole restaurare l’antico predominio del branco
sull’Appennino. Spetta a Daniel, ulfhedinn disertore e fuggiasco, e ad Ascanio,
ultimo discendente di una stirpe di officianti della Madre Terra, opporsi alle
sue mire espansionistiche. È un romanzo ricco d’azione, che viaggia su piani
temporali diversi, che spero possa divertire e appassionare il lettore. Di per
sé, è autoconclusivo, ma ovviamente le avventure dei nostri eroi continueranno
nei libri successivi della saga “Ulfhednar war”.
Ecco
un estratto dal romanzo: «Per questo continuiamo a provare. Per rendere onore a
chi è caduto, per vincere le nostre paure e promettere a noi stessi di non
fallire più».
7) Grazie
per aver risposto alle mie domande!
Grazie a te
per l’ospitalità. E sempre w il fantasy! J
Che lusso! :)
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