Recensione fumetto: Otto
racconti di Edgar Allan Poe illustrati da Dino Battaglia
Autori:
E.A. Poe
Dino Battaglia
Editore:
NPE
Genere
: fumetto horror, gotico
Prezzo:
€ 14,90
Link: sito dell'editore NPE
Quale
occasione migliore della lettura del bel cartonato disegnato da Dino Battaglia
per rileggere dopo tanto tempo i racconti di Poe e scoprirne di nuovi?
Questa
due frasi sintetizzano alla perfezione l’arte di Poe. Tutti i suoi racconti
parlano di ossessioni, incubi, fantasie
, deliri provenienti dalla mente, e questo è dovuto senz’altro al suo carattere
e alla sua vita tormentata, ma gli incubi
e le paranoie sono universali.
L’atmosfera, le scene descritte sono sempre irreali, oniriche, le storie
inserite in paesaggi altrettanto da incubo, tutti descritti alla perfezione: è
una realtà deformata dalla paura. I
personaggi non hanno spiccate personalità, e i racconti, spesso narrati in
prima persona, in genere non hanno una collocazione temporale precisa, anche se
intuibile dalle circostanze.
Ci
sono temi ricorrenti in Poe, come quello della morte apparente, che troviamo
proposto, seppur con esiti differenti,in vari racconti: Ligeia, Il crollo della casa degli Usher (entrambi
presenti nella raccolta a fumetti) , Morella,
Le esequie premature e altri; oppure ambientazioni gotiche, in vecchi castelli
con altissimi soffitti , mobilio antico, finestre alte e colorate, tendaggi che arrivano sul pavimento.
Non
è stato facile per me (ri)leggere
racconti scritti molto tempo fa, perché sono sovrabbondanti di parole, di
aggettivi, di periodi lunghi, avverbi di
modo, e anche di terminologia obsoleta, ma ciononostante queste storie sono
magnetiche, catturano e affascinano anche più di molti racconti contemporanei.
Poe stesso ha dichiarato il valore del
racconto breve , “perché tutti gli eccitamenti che vogliono essere intensi per
necessità psicologica, hanno da esser brevi”: non si può che essere d’accordo.
Dino
Battaglia, nonostante sia un noto disegnatore di fumetti italiano della vecchia
guardia, non l’ho mai letto, quindi non posso fare paragoni con altre sue
opere, ma mi è sembrato perfetto per illustrare le ossessioni di EAP, e non
credo di sbagliare nel dire che molti autori dilandoghiani si siano ispirati a
lui per mettere su carta gli orrori dell’Indagatore dell’Incubo: le vignette
sono libere da rigidità e impostazioni classiche , il che per essere state
disegnate negli anni ’60-’70 (l’epoca della prima uscita delle storie è questa)
è una grande innovazione. Il bianco e nero sono nettissimi, un gran contrasto
in cui i grigi non esistono o quasi; gli sfondi, a volte concreti a volte
onirici, ricchi di arabeschi, oppure macchie di nero.
Il
primo racconto reinterpretato nella raccolta a fumetti non lo avevo mai letto:
“Il Re Peste” è molto diverso da tutti gli altri racconti, perché ha
dall’inizio alla fine un tono comico, e strappa più d’una risata, sia per la
situazione che per la dettagliatissima descrizione nonché per i nomidei
personaggi, che oserei definire weird.
Ambientato a Londra sotto Edoardo III (qui l’epoca viene specificata) ,
troviamo Legs e Tarpaulin, due marinai che non pagano il conto, che scappano e
si rifugiano nel quartiere dove sono isolati i malati di peste; qui entrano in
uno strano posto, e fanno la conoscenza di un bizzarro gruppo di personaggi.
Ci
sono giochi di parole dall’inglese non perfettamente traducibili; nel fumetto,
apparso per la prima volta in linus nel 1968,
Battaglia caratterizza benissimo i personaggi e l’ambientazione, ma a
mio avviso non emerge l’umorismo nero riscontrato nel racconto di Poe.
Il
secondo racconto illustrato è “Il crollo della casa degli Usher”, comparso per
la prima volta nel 1969 su Linus. Il protagonista si reca alla dimora del suo
amico d’infanzia Roderick Usher, che gli aveva scritto richiedendo con urgenza la sua presenza. Il castello è
decadente, vicino a un lago e a un bosco marcescente, e una crepa lo solca
dall’alto in basso. Appena entra, viene travolto dall’angoscia, come se dalle
mura delle stanze trasudasse il male. Non solo Roderick è in preda alle ossessioni,
ma anche la sorella Madeline è malata di una incomprensibile malattia, ed è moribonda…
Nella
rappresentazione a fumetti, stavolta perfettamente riuscita in ogni aspetto,
Battaglia inserisce il titolo tra l’immagine del protagonista, quasi sfumato
nel freddo e nella bruma autunnale, e il dettaglio della crepa nel muro della
dimora. L’interno è spettrale come l’aspetto di Roderick, cupo, buio, con
mobilia vecchie; lady Madeline appare come un’ombra mentre passa nella stanza,
completamente nera, tranne un riquadro dove il suo profilo viene appena
accennato.
La
donna muore, e Roderick è in preda all’angoscia. I due la depongono in una bara
e la portano in un profondo sotterraneo della casa, in attesa che venga
studiata dai medici. Per placarlo, il protagonista gli legge un romanzo
fantasy, e mentre parla, nelle vignette appaiono intorno al lettore seduto su
una sedia il cavaliere e il drago con cui combatte, con i suoni onomatopeici
della lotta: grida e stridii che i due sentono veramente.
SPOILER:
non posso non accennare alle scene finale, quando il protagonista fugge dalla
casa maledetta, e si volta quando vede una luce: bellissima la vignetta in cui
la luna piena emerge dalla crepa del maniero che si era aperta, e pieno
d’angoscia il finale con il castello crollato, che forma un confuso tutt’uno
con il lago paludoso, gli alberi secchi e le tombe. FINE SPOILER.
Il
terzo racconto è Lady Ligeia, racconto apparso anch’esso per la prima volta su
Linus nel 1969. Il protagonista racconta del suo amore per questa donna
bellissima, coltissima, dai lunghi capelli neri e occhi scuri,con cui passa
giornate intere a studiare e dissertare; la donna però muore, e l’uomo,
disperato, si trasferisce in una vantichissima abbazia, riempiendola di
arredamento che oggi definiremmo kitch, e risposandosi con un’altra donna,
bionda e con occhi azzurri, che però non ama e maltratta spesso, in preda
all’oppio. Si ammala però anche questa donna...
La
storia a fumetti si apre col “ritratto” della donna, distesa e moribonda: la
parte superiore della vignetta è interamente riempita dai capelli della donna,
che si perdono in un groviglio infinito; per il resto è tutto bianco, chiaro
richiamo alla morte. Si passa poi alla descrizione di Ligeia: viene ripetuto
come una ossessione il nome della donna di cui il narratore è innamorato.
Battaglia rappresenta a sinistra la donna, a destra un pavone, e la descrizione
è al centro delle due figure. In basso, in un riquadro a fondo nero, gli occhi neri e profondi della donna
decantati dal narratore sembrano uscire dalla pagina. In poche vignette viene
raccontata la storia dell’amore dei due personaggi, arrivando presto alla morte
di Ligeia, prima bellissima, ora sfatta sul letto di mote. Il marito appare
completamente nero, come se fosse sprofondato anche lui nell’abisso e nel buio
senza la sua amata. Il protagonista si trasferisce in una dimora antica, e si
risposa con la bionda Rowena, che però odia; la donna si ammala presto. Nel
racconto , Poe descrive molto chiaramente tutti i dettagli dell’arredamento e
della stanza, che fanno parte delle ossessioni del protagonista, invece
Battaglia non li ripropone se non in una vignetta dove è Rowena anziché il
marito a essere ossessionata da rumori e sibili. Questa scelta è più che
condivisibile, perché il fumetto è una interpretazione dei racconti , non una
mera serie di illustrazioni che risulterebbero didascaliche. L’ossessione dell’uomo mentre veglia la
moglie invece si evince benissimo nelle vignette successive, specie in una dov’è ritratto al
centro di una serie di cerchi concentrici, e a lato il volto di Rowena e metà
scheletro e metà vivo. Di grande impatto il finale, che non racconto per non
spoilerare! Piaciuto molto.
Segue
“Hop-frog”, il cui protagonista è un buffone di corte storpio e deriso dal
crudele re, per cui medita una terribile
vendetta.
Il
fumetto, apparso per la prima volta in Linus del dicembre 1971, inizia con un
disegno del fool, in cui emergono prepotentemente i lembi del tipico cappello
da buffone e grosse catene, in un
inestricabile groviglio. Poco dopo ci vengono presentati i dignitari di corte,
tutti uguali, e la protagonista femminile, Trippetta, una nana ballerina molto
graziosa. Il re ha organizzato un ballo in maschera, ma lui e i suoi dignitari
non sanno come mascherarsi, e chiedono l’aiuto di Hop-frog e di Trippetta. Il
re costringe il buffone a bere, cosa che lui odia: bellissima la vignetta
collocata a destra a tutta pagina, alta e oblunga, in cui viene rappresentata
la sala del trono dall’altissimo soffitto, e in basso il re e il buffone
costretto a bere, mentre a sinistra il re oltraggia Trippetta con un bicchiere
di vino gettato in faccia.
Hop-frog
propone uno scherzo chiamato “gli otto orangoutang mascherati”, in cui il re e
i ministri dovranno vestirsi da orangoutang e spaventare la gente. Gli otto
accettano subito, e vengono cosparsi di pece, ricoperti di stoffa e legati da
grand catene, perché tutto sia più realistico. Perfetta la vignetta in cui in
alto a destra il buffone prende la catena, disegnata come un groviglio
intrecciato, e in basso a sinistra il re ride compiaciuto.
Mnetre
si completa la mascherata, splash-page del salone della festa, con gli ospiti,
vignetta ricca , riempita di “comparse” (che però non sembrano mascherate!). In
un riquadro in basso suona la mezzanotte, l’ora dello scherzo. Lo scherzo non
sarà solo nei confronti dei partecipanti. Ciò che avviene dopo è perfettamente
rappresentato da Battaglia, rimasto molto fedele al racconto di Poe.
Il
fumetto seguente, pubblicato per la prima volta su Linus nel 1972, è “La
Scommessa” : questo racconto non è presente in nessuno dei miei libri di EAP,
quindi non posso fare parallelismi tra opera disegnata e opera scritta.
La
prima vignetta è anticipatoria, uno spoilerone gigante: sarebbe stato meglio
cambiare soggetto! Dalla seconda vignetta, una striscia nera orizzontale in cui
campeggia un profilo molto caricaturale e a destra una gondola, che è un’ombra
bianca, si evince che ci troviamo a Venezia, il che sarà palese nelle vignette
successive, in cui il protagonista va in giro a cercar scommesse.
“Scommettereste la testa col diavolo pur
di vincere”, gli dice un tipo, e qui appare un inquietante individuo che già lo
osservava dall’alto. Un bicchiere, un po’ di scommesse, e il nostro
protagonista inizia ad avere strane visioni; alla fine, accetta una scommessa
particolare. È chiaro dall’inizio dove si vuole andare a parare, quindi diciamo
che questo racconto in sé non è particolarmente avvincente; mi sono piaciuti
gli sfondi veneziani.
Segue
“La maschera della Morte Rossa”, uno dei miei racconti preferiti di Poe, tra i
più terrifici che ha sfornato il Nostro;
Battaglia in questo caso reinterpreta parecchio la storia. Innanzitutto
vediamo due belle vignette introduttive, poi una nave con la didascalia in cui
si spiega l’antefatto: è scoppiata un’ epidemia, e il barone von Arthein si è
isolato sulla sua nave con un folto gruppo di amici. Nel racconto originale
invece il protagonista è il principe Prospero, e si rinchiude nel suo maniero.
Ciò che segue è coincidente: mentre fuori dilaga la Morte Rossa, i convitati si
dilettano in feste e giochi, poi il protagonista decide di dare un gran ballo
in maschera. Molto bella la scena in cui emerge il pendolo della “stanza nera”,
circondato dalla gente festosa, che però si blocca ad ogni suo rintocco. Nel
racconto invece le stanze sono sette, ognuna addobbata con uno specifico
colore. Ad un tratto emerge una maschera davvero inquietante…
La
trasposizione è tutto sommato ben riuscita, solo che in questo racconto i
colori giocano un aspetto rilevante, e il B/N non rende alla perfezione:
sarebbe stato meglio un fumetto
colorato. Il rosso mi è mancato molto.
Un
racconto che ho dovuto recuperare è “Il sistema del dottor Catrame e del
Professor Piuma”: molto diverso dagli altri racconti di EAP, niente affatto
horror, anzi umoristico! Il protagonista durante una gita si trova a passare
davanti alla casa di cura del Prof. Maillard, noto studioso dei malati di
mente, e decide di andare a far visita. Il prof lo accoglie, e gli spiega che
il suo metodo “della dolcezza” è ormai stato superato. Il protagonista resta a
cena, e i suoi commensali sono alquanto bizzarri… Finale con colpo di scena
inaspettato, e anche con morale: sono i matti i veri matti?
Nella trasposizione a fumetti, apparsa per la
prima volta su Linus nel 1973, la storia viene traslata in linea col racconto,
anche se il finale è un po’ diverso. Molto belle le vignette dove il
protagonista vede una fanciulla che suona il piano, in una stanza
disordinatissima, e quella che rappresenta la tavolata , caotica, coi tanti
commensali appena accennati, ombre bianche sfumate nel nero dell’ambiente: si
vedono però subito dopo. Ottime anche le vignette in cui i commensali
raccontano dei matti e delle loro manie, imitandoli: vengono disegnati come se
si stessero trasformando in teiere, galli o rane, proprio ciò che i pazzi di
cui narrano sostenevano di essere. Molto action anche le scene prima del
finale, diverso rispetto al racconto, ma oserei dire migliore.
Chude
la sarabanda di racconti “La straordinaria avventura di Hans Pfall”: anche
questo racconto non lo avevo letto, ma sono riuscita a recuperarlo,e devo dire
di essere rimasta sorpresa: è molto diverso dagli altri racconti di EAP,
possiamo definirlo di fantascienza! Hans Pfall è un uomo caduto in disgrazia, e
tampinato dai creditori; decide di costruire un pallone aerostatico e di andare
sulla Luna. Il racconto nella parte centrale è infarcito da spiegazioni
fisico-matematiche dettagliate davvero noiose; per fortuna ci sono anche le
emozioni dell’uomo nel vedere avvicinarsi il suo obiettivo. Non spoilererò sulla
riuscita o meno del piano!
La
trasposizione a fumetti è molto successiva alle precedenti, è del 1981 , e
comparì ne Il Giornalino, una rivista longevissima (fondata nel 1924!)
esistente ancora oggi, destinata al pubblico di giovanissimi: tagliando alcune
parti horror e sintetizzando gli esperimenti di fisica, ne è venuta fuori una
storia godibilissima, migliore del racconto stesso oserei dire! Battaglia
cambia anche lo stile: non ci sono più quei contrasti così accesi, quei toni
cupi, bensì molte sfumature di grigio e un tratto più dolce, meno spigoloso, a
tratti buffo.
Il
racconto è ambientato a Rotterdam, e così il fumetto, che propone paesaggi e
ambientazioni tipicamente olandesi, come il mulino a vento in una vignetta che
mi è piaciuta molto, quando Hans è ancora
a terra e prepara il suo
esperimento. Un’altra vignetta che mi ha colpito è quella in cui si vede la
mongolfiera spora un nuvolone nero, da cui cadono dei fulmini intrecciati, e
una mentre il protagonista è in volo, intento a leggere alcuni documenti:
bellissimo il disegno della pelliccia dell’uomo. L’avventura continua seguendo
le vicende del racconto, di cui è apprezzabilissimo sia il finale che la sua
trasposizione a fumetti, che ci mostra la grande fantasia e capacità
dell’artista.
Un albo a fumetti che consiglio, sia agli
amanti di horror in generale che ai cultori di EAP.
Le immagini sono copyright degli aventi diritto, e sono state inserite a puro scopo illustrativo.
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