Archeologia Etrusca – parte 1
Tomba a Tarquinia |
Bentrovati
amici lettori e followers, come secondo articolo della rubrica culturale (il
primo qui) vi proponiamo un estratto dell’intervento dell’ archeologo dott. Marco Arizza durante l’evento tenutosi a Formello (Roma) il 27 ottobre Cronache etrusche; questa prima parte
verterà sul lavoro degli archeologi specie nell’ambito di scavi in ambiente
etrusco e verrà analizzato il contenuto di una tomba, mentre nella seconda
parte parleremo della divinazione etrusca.
Il lavoro degli archeologi spesso è percepito come
un mestiere avventuroso alla Indiana Jones oppure come noiosa professione di
topo da biblioteca; in realtà il loro lavoro si basa su metodi scientifici di
lettura e interpretazione delle fonti attraverso gli strumenti a disposizione,
che sono:
-
Fonti
letterarie
-
Fonti
materiali
-
Interpretazione
dei paesaggi
-
Analisi
scientifiche
Nel
caso della civiltà etrusca, non è possibile fare affidamento su fonti
letterarie dirette: purtroppo non si è conservato nulla di scritto da parte di
questo popolo, e anche per quanto riguarda l’interpretazione del paesaggio la
successiva romanizzazione ha spesso cancellato le tracce della precedente
frequentazione etrusca.
Quindi
è necessario basarsi sulle fonti archeologiche e su quelle letterarie
indirette, greche e romane, che raccontano della vita, della storia e della
civiltà etrusca in generale, applicando però una inevitabile lente distorsiva,
dettata sia dalla distanza cronologica tra il narratore e i fatti raccontati
sia dal giudizio che l’autore esprime nel corso dei racconti.
Molti
pensano tuttora che la scrittura etrusca sia misteriosa e indecifrata: niente
di più falso, in quanto da tempo è stata interamente decifrata. Se non ci sono
lunghi testi scritti a noi arrivati, dove
troviamo gli scritti etruschi? Nelle tombe come iscrizioni funebri, poi
su vasi, gioielli e altri oggetti.
Riguardo
la storia evenemenziale (battaglie, conquiste ecc) la ricostruzione risulta più
semplice, in quanto sono disponibili più fonti e incrociare le informazioni
aiuta a definire un quadro pressoché completo degli eventi, per esempio la
battaglia del romano Furio Camillo
conto i veienti che comportò la presa definitiva della città nel 396 a.C.
"Il trionfo di Furio Camillo" di F. Salviati |
La
questione si complica quando si affronta il problema dell’interpretazione
dell’ideologia di una società: una dimensione fortemente sentita nel quotidiano
ma che lascia poche tracce materiali o comunque non leggibili e interpretabili
con facilità.
Un
esempio è quello dell’ideologia funeraria: ogni singolo elemento di una
sepoltura rientra in un sistema unitario complesso, frutto di delicati
meccanismi socio-culturali che vedono fondersi le volontà auto rappresentative
del defunto e famiglia (col funerale e la sepoltura) e la partecipazione della comunità nel
costruire, accogliere e interpretare questa manifestazione.
Cosa
rimane visibile di tutto questo dopo 3000 anni? Ci sono numerose testimonianze
nelle necropoli più celebri e meno famose, ma non per questo meno importanti,
come la piccola necropoli di via d’Avack sulla via Giustiniana a Roma.
In
questo sito troviamo una fossa con corridoio d’accesso, alcuni arredi e il
cospicuo corredo funebre e gli ornamenti personali del defunto. In questo
corredo si riconoscono tutti gli elementi per la preparazione, il servizio e il
consumo del vino, elementi legati al trattamento del corpo (profumazioni ecc),
e gli ornamenti personali.
Oltre
a questi è stato rinvenuto un vaso straordinario un kantharos (vaso per il vino) , con incisa la più antica scena
complessa di navigazione etrusca. Quindi si desume che la famiglia del defunto ha
voluto inserire insieme al set per il banchetto, come si usava in quel periodo
come atto di affermazione sociale, un vaso con le prodezze navali del padrone
di casa che dirigeva i simposi.
Il kantharos di Via D'Avack |
Questo
è un esempio di cosa si può dedurre sulle civiltà del passato grazie alle
evidenze archeologiche.
Il kantharos è stato al centro di una mostra
tenutasi nel 2013 nel Museo dell’Agro
Veientano a Formello (Rm).
~ fine
parte I ~
Davvero molto interessante, non vedo l'ora di leggere altri post della serie :)
RispondiEliminaI miei cocomeri ! Ed i miei rospetti ! :)
RispondiEliminaCongratulations !!! Clap, Clap!
Grassieeee!
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