venerdì 22 febbraio 2019



         Archeologia  Etrusca – parte 1





Tomba a Tarquinia



Bentrovati amici lettori e followers, come secondo articolo della rubrica culturale (il primo qui) vi proponiamo un estratto dell’intervento dell’ archeologo dott. Marco Arizza durante l’evento tenutosi a Formello (Roma) il 27 ottobre Cronache etrusche; questa prima parte verterà sul lavoro degli archeologi specie nell’ambito di scavi in ambiente etrusco e verrà analizzato il contenuto di una tomba, mentre nella seconda parte parleremo della divinazione etrusca.

Il  lavoro degli archeologi spesso è percepito come un mestiere avventuroso alla Indiana Jones oppure come noiosa professione di topo da biblioteca; in realtà il loro lavoro si basa su metodi scientifici di lettura e interpretazione delle fonti attraverso gli strumenti a disposizione, che sono:
-        Fonti letterarie
-        Fonti materiali
-        Interpretazione dei paesaggi
-        Analisi scientifiche



Nel caso della civiltà etrusca, non è possibile fare affidamento su fonti letterarie dirette: purtroppo non si è conservato nulla di scritto da parte di questo popolo, e anche per quanto riguarda l’interpretazione del paesaggio la successiva romanizzazione ha spesso cancellato le tracce della precedente frequentazione etrusca.
Quindi è necessario basarsi sulle fonti archeologiche e su quelle letterarie indirette, greche e romane, che raccontano della vita, della storia e della civiltà etrusca in generale, applicando però una inevitabile lente distorsiva, dettata sia dalla distanza cronologica tra il narratore e i fatti raccontati sia dal giudizio che l’autore esprime nel corso dei racconti.

Molti pensano tuttora che la scrittura etrusca sia misteriosa e indecifrata: niente di più falso, in quanto da tempo è stata interamente decifrata. Se non ci sono lunghi testi scritti a noi arrivati, dove  troviamo gli scritti etruschi? Nelle tombe come iscrizioni funebri, poi su vasi, gioielli e altri oggetti.

Riguardo la storia evenemenziale (battaglie, conquiste ecc) la ricostruzione risulta più semplice, in quanto sono disponibili più fonti e incrociare le informazioni aiuta a definire un quadro pressoché completo degli eventi, per esempio la battaglia del romano Furio Camillo conto i veienti che comportò la presa definitiva della città nel 396 a.C.

"Il trionfo di Furio Camillo"  di F. Salviati


La questione si complica quando si affronta il problema dell’interpretazione dell’ideologia di una società: una dimensione fortemente sentita nel quotidiano ma che lascia poche tracce materiali o comunque non leggibili e interpretabili con facilità.

Un esempio è quello dell’ideologia funeraria: ogni singolo elemento di una sepoltura rientra in un sistema unitario complesso, frutto di delicati meccanismi socio-culturali che vedono fondersi le volontà auto rappresentative del defunto e famiglia (col funerale e la sepoltura)  e la partecipazione della comunità nel costruire, accogliere e interpretare questa manifestazione.

Cosa rimane visibile di tutto questo dopo 3000 anni? Ci sono numerose testimonianze nelle necropoli più celebri e meno famose, ma non per questo meno importanti, come la piccola necropoli di via d’Avack sulla via Giustiniana a Roma.
In questo sito troviamo una fossa con corridoio d’accesso, alcuni arredi e il cospicuo corredo funebre e gli ornamenti personali del defunto. In questo corredo si riconoscono tutti gli elementi per la preparazione, il servizio e il consumo del vino, elementi legati al trattamento del corpo (profumazioni ecc), e gli ornamenti personali.
Oltre a questi è stato rinvenuto un vaso straordinario un kantharos (vaso per il vino) , con incisa la più antica scena complessa di navigazione etrusca. Quindi si desume che la famiglia del defunto ha voluto inserire insieme al set per il banchetto, come si usava in quel periodo come atto di affermazione sociale, un vaso con le prodezze navali del padrone di casa che dirigeva i simposi.

Il kantharos di Via D'Avack

Questo è un esempio di cosa si può dedurre sulle civiltà del passato grazie alle evidenze archeologiche.
Il  kantharos è stato al centro di una mostra tenutasi nel 2013 nel Museo dell’Agro Veientano a Formello (Rm).

~ fine parte I ~













3 commenti:

  1. Davvero molto interessante, non vedo l'ora di leggere altri post della serie :)

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  2. I miei cocomeri ! Ed i miei rospetti ! :)

    Congratulations !!! Clap, Clap!

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