venerdì 26 luglio 2019




I    LIBRI   SIBILLINI-  PARTE   IV




Siamo arrivati al consueto appuntamento mensile col post culturale , e proseguiamo a scoprire  le consultazioni dei Libri Sibillini  effettuate dai Romani; stavolta indagheremo quelle avvenute nel III sec a.C.
Tra queste, c’è quella che ho utilizzato per il mio racconto contenuto in “Oracoli” dal titolo “I libri fatali”.
Tengo a sottolineare che questo materiale è tratto da una tesi di laurea reperita  in rete, svolta da Laura Fattor.

Il III sec a.C. è un secolo cruciale: in questo periodo  Roma, anche grazie alle forze marittime, diventa potenza egemone nel Mediterraneo ed entra in contatto con nuovi popoli  e nuovi culti, e vengono inglobate nel pantheon romano divinità straniere: spesso ciò avviene in risposta a prodigia e quindi l’ingresso a Roma di tali dèi viene sancito proprio dai Libri sibillini in risposta a questi eventi.


  • La prima consultazione avviene nel 295 a.C.

In questo anno avvengono molti prodigia come ‘pioggia di terra, di pietre o di fulmini’, in diversi luoghi anche lontani da Roma, in città a lei alleate o suddite. Livio ci narra di una tempesta di fulmini avvenuta sull’esercito di Appio Claudio durante la guerra sannitica; per vincere la guerra è stata necessaria la devotio di Decio Mure. Prima della battaglia decisiva Livio afferma che ci sono stati anche dei signa come l’apparizione di una cerva e di un lupo.  Il cronista però nulla dice circa i remedia suggeriti dai Sibillini.


  • La seconda consultazione sibillina del III secolo 293 a.C. segna l’introduzione del dio Asklepios/Aesculapius in Roma. Ancora una volta, un grande malusuna pestilenza, turba un anno per molti altri aspetti felice. I libri Sibillini, consultati dai decemviri, indicano, come unica soluzione, quella di portare il dio medico dalla sua famosa sede di Epidauro, in Argolide, a
Roma.
Nel 292 a.C., viene dunque inviata una delegazione ad 
Riguardo alla modalità di trasferimento del dio, possiamo riferirci ad un lungo passo di Valerio Massimo:
Poiché la citta era in difficoltà a causa di una pestilenza, furono mandati degli ambasciatori perché trasferissero il simulacro di Esculapio da Epidauro a Roma; essi  riportarono un serpente che si era introdotto nella loro nave e nel quale tutti pensavano che fosse presente il dio stesso. Siccome quel serpente sbarco nell’isola Tiberina, in quel luogo fu eretto un tempio ad Esculapio.
Da notare è il fatto che oggi, sull’isola Tiberina, sorge un ospedale,  il Fatebenefratelli, quindi la destinazione d’uso è rimasta la stessa. 
A  Epidauro non viene chiaramente effettuata una evocatio perché i delegati non pronunciano la formula rituale; comunque essi lasciano il dio, presente nel serpente, libero di seguirli a Roma secondo il suo volere, ed è sempre il dio
ad eleggere il luogo del suo culto.
Per quanto riguarda  il ruolo avuto dai Sibillini nelle vicenda, le modalità della ‘trasferta’ non vennero date in base alla lettura di questi testi. Tutte le disposizioni  vennero prese dal
senato attraverso i legati in rapporto con il santuario di Epidauro. Neppure la localizzazione del nuovo culto sull’ isola Tiberina è decisa dai Sibillini.


  • Agostino nel De civitate Dei scrive che, nel periodo della guerra contro Pirro a Roma si era verificata una grave pestilenza, di cui erano vittime soprattutto le donne, le quali morivano in gravidanza prima di dare alla luce i figli e che dello stesso male soffrivano anche gli animali; si tratta di una
specie di ‘paralisi della vita’ - espressa anche dal prodigium del congelamento delle acque correnti del Tevere - resa secondo un modulo narrativo ricorrente: una malattia ferma la riproduzione, minando i parti . 
L’episodio riportato da Agostino, può essere datato al 276 a.C.
Dai libri Sibillini, consultati come rimedio estremo, si venne a sapere che la causa di tale stato era l’occupazione abusiva dei templi cittadini, usati come abitazione dai più poveri.
Il fermarsi delle generazioni dunque è visto come una punizione inflitta dagli dèi agli uomini colpevoli di non rispettare più i confini fra spazio divino e umano (con l’occupazione dei templi, che erano appunto le ’case’ delle divinità) e perciò di rompere l’ordine delle cose e gettare dunque il cosmo nel caos. Restituendo i templi alla loro normale funzione, la crisi viene superata.
Possiamo dedurre da tutto questo che il rimedio suggerito dai Sibillini consistesse in un intervento pubblico di sgombero di edifici occupati abusivamente.


  • Con la prossima consultazione andiamo a toccare nuovamente la questione dei ludi Saeculares, come nelle consultazioni del 509 a.C. e del 348 a.C.
Censorino nella sua cronologia, data la celebrazione dei terzi ludi Saeculares nel 249 a.C., basandosi, come scrive egli stesso, su Varrone e Livio.
 In questa data , nel complesso dei rituali dei ludiSaeculares ,sarebbe stata introdotta la coppia Proserpina-Dite/Plutone. L’introduzione delle due divinità sarebbe stata dovuta alla volontà di richiamarsi alla Magna Grecia, la cui fedeltà era divenuta di vitale importanza.


  • Secondo Plinio, (N.H., XVIII. 286 ), nel 238 a.C., vennero istituiti, ‘ex oraculis Sibyllae’, i Floralia, i ludi Florales, in onore della dea Flora:
 I Floralia  servono per garantire la buona riuscita del raccolto e soprattutto dei cereali. Tali giochi si presentano
come un’innovazione nel culto di Flora, la cui antica presenza a Roma è attestata dalla esistenza di un Flamen Floralis . La dea viene inserita nella scia delle festività di fine aprile-maggio, in gran parte legate a Cerere, coinvolgenti la sfera femminile e
atte a garantire la buona riuscita del raccolto agricolo.


  • La prossima consultazione dei libri Sibillini si situa a poco più di un decennio della fine della prima guerra Punica, nel 228 a.C. In questo periodo, Roma oltre ad essere impegnata nell’integrazione all’interno della propria
amministrazione del governo delle prime province acquisite dopo la vittoria su Cartagine, la Sicilia e la Sardegna, si trovava anche a dover contenere, assieme agli alleati latini, le infiltrazioni di tribù galliche provenienti da nord.
Le fonti descrivono la consultazione dei Sibillini come non come dovuta alla comparsa di un prodigium, ma come risposta all’angoscia di uno scontro.
Ad una emergenza estrema si risponde con una pratica straordinaria, l’inumazione di una coppia di Galli e una coppia di Greci, come ci riporta Plutarco.
Le fonti non mancano di denunciarne l’aspetto ‘barbaro’, a sottolinearne il carattere eccezionale e la fondamentale estraneità al ’diritto rituale romano’.
Tale valutazione è stata in parte condivisa anche dai moderni, per lo più propensi a rifiutare una origine totalmente romana di un rito così crudele. In realtà il rito, per essere compreso, va considerato come ‘fatto religioso’ pienamente romano, anche considerando che la sepoltura di due coppie di stranieri è attesta nuovamente per il 216, il 213 e nuovamente per il 114 a.C.,
delineandosi dunque come remedium ‘tipico’ dei Sibillini.
 Il rito si può definire propriamente come un’ uccisione rituale e non un sacrificio in quanto non descritto dalle fonti secondo i canoni normali con cui avvenivano questi ultimi.
Gli stranieri presenti in qualche modo sul territorio vengono ritualmente eliminati dal territorio stesso. La loro messa a morte elimina l’angoscia del pericolo letale.
La scelta di inumare una coppia di Galli è facilmente comprensibile nel senso che la profezia riguardava appunto un attacco di tali popolazioni; meno comprensibile la scelta di includere nell’uccisione anche una coppia di Greci.
Ricordiamo comunque che l’inumazione di un essere vivente era prevista non come rituale, ma come tipologia per una condanna a morte, ad esempio per le sacerdotesse vestali accusate di violazione dell’obbligo di castità. Un passo di Plinio riporta l’esecuzione del 228 a.C. con imputata la vestale
Tuccia. La scelta della messa a morte delle vestali attraverso inumazione evitava lo spargimento di sangue e risolveva l’esecuzione in un’atto di consegnadell’imputata al giudizio delle divinità infere. 
Le vestali, in quanto custodi del fuoco di Vesta, rappresentavano la connessione tra la sfera del culto domestico e del culto pubblico, la violazione del obbligo di castità, perciò non poteva essere trattato come una questione privata, ma diveniva un prodigiumuna sciagura pubblica la cui espiazione coinvolgeva l’intera comunità.
 Il fatto che la colpa delle vestali potesse essere espiata con l’inumazione di coppie di stranieri indica che l’incestum poteva essere considerato un prodigium, la cui mancata espiazione nello specifico avrebbe esposto Roma agli attacchi dei
propri nemici. Il rito può dunque essere letto come un piaculum volto allontanare un’imminente pericolo bellico.


  • Durante la seconda guerra Punica assistiamo ad un incremento delle consultazioni dei Libri sibillini.
Annibale di fronte alle popolazione italiche aveva
scelto di presentarsi come un nuovo Ercole. Il generale punico prima di partire alla volta dell’Italia, quando si trovava a Gades, dopo l’assedio di Sagunto aveva fatto un voto ad Ercole, identificato col punico Melqart, per la buona
riuscita della sua impresa. Questo richiedeva senz’altro una risposta in termini religiosi.
 Nell’ inverno del 218 a.C., anno d’inizio della seconda guerra punica, Livio ricorda numerosi prodigi, che si verificarono durante l’inverno, presumibilmente dopo la disfatta romana del Ticino, la prima grande sconfitta inflitta ai Romani dal generale punico.
I prodigia dell’anno in questione sono molti : l’infante che parla e significativamente dice 'Ego triumphe’, il bove che si butta dal terzo piano di un edificio, il tempio di Spes colpito dal fulmine, il corvo che vola sul pulvinar (il palco d’onore) a cui si aggiungono
apparizioni di forme umane vestite di bianco, piogge di pietre nel Piceno e altro, anche in territorio extra italico.
Nella espiazione dei prodigia dell’anno particolare importanza ha Iuno, a cui non solo sono riservati grandi onori a Lanuvio, ma anche piacula predisposti a
Roma. Ricordiamo che a Lanuvio sui monti Albani sorgeva l’importante santuario di Iuno Sospita, e che culti a Giunone erano ampiamente diffusi in tutto il Lazio e nell’Italia centrale.
L’identificazione della divinità con Astarte, importante divinità punica,dovette giocare il suo ruolo.
La presenza di Astarte in Italia sembra essere attestata dalla famosa iscrizione bilingue etrusco-punica rinvenuta a Pyrgi, porto etrusco di Cere.
L’iscrizione riguarda la dedica di un edificio sacro ad Astarte, qui identificata con la Uni etrusca, corrispondente alla Iuno romana. assunto per quell’anno.


  • La prossima consultazione sibillina è dell’anno 217 a.C., da mettersi in relazione con la pesante sconfitta romana della Trebbia nel maggio del 217 a.C.295.
Livio riporta un lungo passo  dove compare la solita serie
di prodigia : armi che prendono fuoco improvvisamente in Sicilia e inSardegna, fuochi che si accendono senza motivo sui litorali, scudi che sudano sangue, soldati fulminati; ma anche segni di disordine cosmico, come la riduzione del disco solare, una caduta di pietre infuocate, un combattimento astrale fra il sole e la luna, un raddoppiamento del disco lunare. E, ancora,
fontane che fanno zampillare acqua e sangue, spighe insanguinate trovate nei cesti dei mietitori, statue che sudano, cieli che si incendiano, lune che precipitano, metamorfosi di specie e di genere: una capra che diventa pecora, una gallina
che diventa gallo…
Le cerimonie in onore di Marte (molti prodigia si riferivano alla vita militare) vanno inseriti nei sacrifici ordinati dal senato accanto ai tre giorni di suppliche in tutti i templi. I decemviri comunque ebbero l’ordine di consultare i libri solo dopo
l’esecuzione delle cerimonie.
 Tutti i piacula disposti da questi ultimi sono volti, di nuovo, principalmente a Giunone.
Nei riti di quest’anno importante la mobilitazione del mondo femminile nel suo insieme, dove le liberte sono coinvolte accanto alle matrone. In particolare, esse sono invitate ad offrire le loro ricchezze alla dea Feronia, il cui santuario nei pressi di Terracina era un famoso centro di scambi tra le classi sociali.
Infatti valeva come luogo di emancipazione degli schiavi.  In quest’ottica si ebbe anche un lectisternium a Saturno e un giorno in più di Saturnalia: queste festività proponevano lo
l’inversione di tutti i ruoli sociali - erano i padroni a dover servire gli schiavi-, quindi anche liberti e schiavi vennero coinvolti nelle manifestazioni.


  • La successiva consultazione si colloca nuovamente nel 217 a.C. I prodigi possono essere collegati direttamente alla pesante sconfitta subita dall’esercito romano presso il lago Trasimeno nel giugno dello stesso anno, dove l’esercito romano aveva subito un duro attacco dall’esercito cartaginese subendo numerose perdite, fra cui quella dello stesso console Caio Flaminio. Ad arginare la crisi era stato eletto dittatore Q. Fabio Massimo Rulliano. Egli stesso, attribuendo la sconfitta di Flaminio al fatto che questi avesse tralasciato di osservare i sacri riti e gli auspicia, richiese, come prima cosa, la consultazione dei libri Sibillini.
I libri Fatales ordinano ludi per Iuppiter Magnus, un’aedes a Venus Erycina e a Mens, un
lectisternium, una supplicatio ed infine un Ver Sacrum (una primavera sacra in cui si sacrificavano animali e si consacravano bambini che poi da grandi avevano il compito di andare a fondare nuove colonie).
 Tutti questi provvedimenti dovevano rimediare all’errore che i Fatales libri avevano segnalato per un votum a Mars non rite factum.
L’espiazione del comportamento di Flaminio prevede anche l’introduzione di una nuova divinità, Mens, introdotta per rimediare alla ‘carenza di mente’ con la quale Flaminio aveva affrontato il nemico. Accanto al tempio a Mens, ne venne anche promesso uno a Venus Erycina. Ambedue i templi sorgevano sul Campidoglio, e vennero dedicati contemporaneamente. La Venus Erycina intendeva richiamare l'Aphrodite venerata in
Sicilia sul monte Erice, divinità intesa anche questa, alla pari di Iuno, come l’Astarte punica. La Venus Erycina venne altresì interpretata come la Mater Aeneadum , e quindi adottata per richiamare le origini troiane di Enea e di Roma in un momento pericoloso della guerra contro Cartagine, in cui i
Romani intendevano ribadire il legame con la Sicilia che da poco era passata ad essere provincia, ed era contesa dai Punici.


  • La sconfitta romana a Canne del 216 a.C. segna il momento più drammatico della seconda guerra Punica. Subito dopo la battaglia si decreta che i decemviri consultino i libri Sibillini. Il prodigium è costituito dallo stuprum, inteso come violazione dell’obbligo di castità, da parte di due vestali, Opimia e Floronia.

[ Queste due sono state nominate nel mi racconto I libri fatali, contenuto in Oracoli; ci stiamo avvicinando al periodo in questione!]. 

Nel passo di Livio leggiamo come in questa occasione venne un’altra volta eseguito il ‘sacrificio umano’, cioè l’inumazione di una coppia di galli ed una di greci, come già avevano ordinato i Sibilllini nell’anno 228 a.C. 

[Questo fatto era citato nella prima stesura del mio racconto, poi eliminato in fase finale per eccesso di informazioni.]

Se la consultazione dei libri rientrava nella prassi normale in situazioni del genere non altrettanto può dirsi dell’ambasciata di Quinto Fabio Pittore a Delfi.

[Questo avvenimento invece è rimasto anche nella versione definitiva dal racconto.]

E veniamo proprio all’anno in cui è ambientato il mio racconto di cui sopra, il 212 a.C.


  • Nel 212 a.C. su indicazione dei decemviri vengono istituiti i Ludi Apollinaresgiochi in onore di Apollo, di cui l’esecuzione era affidata ai decemviri stessi.
L’istituzione di questi ludi chiude un periodo molto complesso.
Sappiamo da Livio che nell’anno precedente, il 213 a.C., il pretore M. Emilio era stato incaricato dal senato di compiere un’ indagine  sui libri profetici. Lo scopo potrebbe essere stato quello di controllare la circolazione non ufficiale di profezie, cosa a cui Roma prestava particolare attenzione. Il
pretore era venuto così in possesso di due profezie attribuite ed un misterioso Marcio'. Una delle due dichiarava di aver previsto la battaglia di Canne; l’altra prometteva ai Romani di vincere la guerra sui Cartaginesi e gloria imperitura in cambio della celebrazione di giochi ad Apollo.
I giochi vennero di fatto celebrati l’anno seguente (212 a.C.) dopo un attento esame dei due testi profetici, e non prima di aver richiesto ai decemviri di consultare i libri Sibillini in proposito.

Tutti questi fatti e personaggi (Marcio, P. Emilio) si trovano e/o vengono citati nel mio racconto.
 In questo contesto storico si svolgono le vicende del decemviro Publio e della giovane vestale Claudia, coinvolti nell’organizzazione dei Ludi e in altri sacrifici dettati dai Libri fatali.

Riguardo i ludi Apollinares, possiamo dire che
essi segnano due momenti di cambiamento abbastanza importanti; da un lato la trasformazione della figura di Apollo, da questo momento in poi visto non  solo come dio legato alla sfera salutare, ma anche al campo della guerra.
Il racconto di Livio nella cronaca successiva ricorda comunque che, nonostante tutto, i Romani furono duramente sconfitti dai Punici di Annibale presso la città daunia di Herdonia, dove l’esercito romano cadde per ben due
volte in un agguato nemico negli anni 212 e 210 a.C. 


  • La sconfitta di Herdonia, nel 210 a.C. rasa al suolo, è equiparata a quella di Canne. Si arriva così all’anno 208 a.C, quando a causa di una serie di prodigia e di una pestilenza per i quali non si riusciva ad ottenere rimedio, si decise di tenere i ludi Apollinares annualmente.
 Con l’istituzione annua dei ludi Apollinares, i decemviri che ne curavano l’esecuzione (come nella descrizione di quelli de 213 a.C.), dall’essere preposti unicamente alla lettura e all’interpretazione dei libri Sibillini divengono i ministri del culto apollineo a Roma , che assume da questomomento in poi sempre più importanza nella religio romana e, di consequenza, probabilmente da questo momento, comincia a prendere corpo
anche l’idea di una Sibilla profetessa del dio.
Il passo pone anche la questione del legame dei Sibillini con il Graecus ritus. I libri Sibillini saranno particolarmente legati al graecus ritusper tutto il secondo secolo a.C., con le frequenti indicazioni di supplicationes quali remedia. Sotto questa
designazione i Romani classificavano alcuni culti (fra cui quelli dedicati a Saturno, Ercole e Cere, oltre che a Apollo) e alcune cerimonie come le supplicationes, i lectisternia e ludi Saeculares.



  • Nel 207 a.C. un particolare prodigio scosse Roma: la nascita di un bambino ‘androgino’, semimas in latino.
Nell’ espiazione troviamo coinvolti sia decemviri che aruspici, unico caso di collaborazione dei due ordini in riti espiatori.
I casi di androginia erano considerati, dai Romani, fra tutti i monstra, i piùgravi. ll fenomeno costituisce un evento registrato piuttosto frequentemente, come vedremo, per tutto il secondo secolo e nei primi anni del primo secolo a.C.
 La descrizione del rituale è piuttosto complessa; in primo
luogo cerchiamo di delineare il ruolo dei decemviri. In particolare è stata ipotizzata l’esistenza di una rivalità fra questi ultimi e gli aruspici. Bisogna però osservare che i due gruppi entrano in azione ognuno nelle proprie competenze: gli aruspici hanno il compito di eseguire l’abominatio, ovvero gettare nel mare, chiuso in una cesta o in un sacco, l’androgino; i decemviri si occupano dei riti espiatori.
Ma perché l’androginia viene ritenuta un fenomeno tanto grave? Per l’antichità greco-romana è stato evidenziato come la presenza di un ‘androgino’ potesse indicare una crisi della sfera della riproduzione.


  • Al 205 a.C. per ordine dei Sibillini viene portata a Roma la Magna Madre Idaea, la Cibele asiatica. La consultazione dei libri è provocata da frequenti piogge di pietre. Il carmen, la risposta profetica all’avvenimento rinvenuta nei Sibillini, avverte che un nemico esterno può essere vinto solamente con l’introduzione a Roma della Mater Idaea di Pessinunte, nella Troade, regione sotto la giurisdizione di Pergamo.

Curiosità: un tratto essenziale del culto di questa dea, detta ‘Madre’, attributo che in realtà non ha alcun riferimento con la sfera della fecondità, come invece più volte sostenuto nella saggistica a lei dedicata, è l’evirazione rituale dei maschi
facenti parte del suo sacerdozio esclusivo.

Con questo anno terminano le consultazioni Sibilline (o almeno quelle che ci sono pervenute) del III secolo a.C, e anche il post culturale va in vacanza per un paio di mesi.
Tornerà a ottobre con le consultazioni sibilline del II secolo a.C.













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