sabato 21 dicembre 2019



I LIBRI SIBILLINI  - I SEC- A.C.




Siamo arrivati all’ultimo appuntamento coi Libri Sibillini, dove parleremo delle consultazioni e degli avvenimenti dell’ultimo secolo prima di Cristo.

Per il primo secolo a.C., si è parlato spesso di una crisi della religio romana.
Le fazioni politiche in lotta fra loro ricorrevano volentieri ad una intensa manipolazione del “religioso” .
Durante la sua dittatura, che fu costituente, Silla si presentò come il restauratore della res publica. Nel suo programma di rinnovamento statale procedette ad una serie di importanti riforme, fra cui quelle rivolte ad aumentare i membri delle magistrature e delle cariche sacerdotali. Sulla
base di un passo di Servio, gli si attribuisce anche l’accrescimento dei membri del collegio dei decemviri sacris faciundi da dieci a quindici .
Tuttavia dobbiamo osservare che la raccolta dei libri Fatales non poteva essere consultabile all’epoca della dittatura di Silla, dal momento che l’anno prima del suo ingresso a Roma, nell’ 83 a.C, i libri erano andati distrutti. nell’incendio che aveva bruciato il tempio di Iuppiter Optimus Maximus sul Campidoglio, dove la raccolta era custodita.
Solamente sette anni dopo nel 76 a.C. una commissione senatoria venne incaricata di ricostruire la raccolta dei Sibillini.

Il console Scribonio Curione propose in quell’ anno la nomina di una commissione di tre delegati con il compito di recarsi alla ricerca di oracoli Sibillini in Grecia e, soprattutto, ad
Eritre anatolica, considerata la patria della Sibilla, nonché a Samo, in Ilio, in Italia, in Sicilia e in Africa. E’ stato supposto, in base alle località citate, che si tentasse di recuperare le
profezie delle varie Sibille nominate nella famosa lista fatta conoscere da Varrone in particolare, le profezie della sibilla Samia, della Marpessia e della Libica . Comunque sia, è possibile che nella nuova raccolta andassero a confluire materiali profetici di varia matrice culturale. Fra i quali anche frammenti di materiale ‘apocalittico’, nel quale sicuramente potevano essere
presenti dettati profetici di matrice giudaica.
Frammenti oracolari Sibillini concorrevano sicuramente a creare quel clima ‘apocalittico’ che avrebbe caratterizzato il primo secolo. Numerosi sono le fonti che ci attestano di un timore diffuso per una possibile catastrofe imminente per Roma.
Ampiamente documentato dagli scrittori latini è il tema della decadenza, della visione della potenza romana che declina per ‘vecchiaia’, un dato spesso attribuito alla decadenza dei costumi e mancanza di uomini veramente grandi.
La causa della diffusione di simili idee è stata attribuita anche al credito dato alle cosiddette ‘profezie etrusche’. Ci riferiamo in particolare a quanto viene raccontato per l’anno 88 a.C. In quest’anno, sotto il consolato di Silla, venne udito il suono di una tromba provenire dal cielo. Il prodigio, secondo Plutarco,
fu interpretato dagli aruspici come l’annuncio dell’inizio del nuovo secolo, della nuova generazione (nel testo di Plutarco genos) e di una nuova età per il mondo .
In questo quadro si può inserire la famosa profezia di Vegoia/Vecuprobabilmente scritta in etrusco, pervenutaci attraverso una traduzione in latino popolare, in cui si accenna ad un novissimum octavum speculum.
Da Servio sappiamo che ‘profezie vegoiche’ venivano custodite assieme ai libri Sibillini nel tempio Palatino.
Secondo Censorino, la dottrina etrusca dei saecula prevedeva che ad ogni stirpe, ‘nazione’ (nomen), fosse concesso una durata limitata ad un determinato numero di anni, periodo diviso in saecula di durata variabile.
Ricordiamo, per inciso, che un saeculum, per Romani ed Etruschi indicava la durata di una generazione. La fine di ogni saeculum, inteso come ‘frazione di tempo’, era annunciato da prodigi, segni ed eventi calamitosi e poteva essere posticipata tramite opportuni rituali. Esisteva però un limite oltre il quale nonera consentito andare. Al nomen etrusco era assegnato, a seconda dei casi - un ciclo di otto secoli (secondo la ‘profezia’ di Vegoia) o dieci (secondo l’aruspice Vulcacio).
Con il principato augusteo, sappiamo da Svetonio, che la raccolta sibillina venne trasferita dal tempio di Iuppiter a quello di Apollo sul colle Palatino.
Questa decisione di Augusto va intesa nell’ambito della sua strategia di politica religiosa che poneva il dio Apollo in primo piano.
L’icona sibillina per eccelenza nella Roma di Augusto è quella della Sibilla Cumana nell’Eneide virgiliana, annunciatrice ‘mitica’ della storia di Roma al suo protofondatore Enea.
L’interesse, da parte di Augusto, per la sibillistica ed, in genere, la cura per il controllo dei messaggi mantici-profetici, è dimostrata dagli interventi di raccolta sistematica di profezie in mano a privati – cioè, delle profezie ‘liberamente circolanti’- e dalla distruzione di quelle ritenute non autenticamente sibilline. Augusto, inoltre, avrebbe ridefinito personalmente o, comunque, sotto la sua cura diretta, il contenuto stesso dei libri Sibillini, che vennero posti apertamente sotto il segno di Apollo.
Nel 98 a.C. mentre i decemviri sacrificavano nel tempio di Apollo, il fegato di una delle vittime venne trovato senza la parte superiore. Il fatto, considerato un prodigium, si accompagna al ritrovamento di un serpente nell’ altare. Altri prodigia importanti sono i fulmini e tuoni a ciel sereno, signa propri della
meteorologia ominale: si aggiungono la presenza dell’allocco ‘bubus’, prodigio ricorrente, considerato di malaugurio, la pioggia di gesso, l’alterazione del fegato, l’androgino. Tutti segni che abbiamo già visto più volte. Non sappiamo se i decemviri stessero sacrificando nel tempio di Apollo per espiare dei prodigia o stessero celebrando i ludi Apollinares.
Due androgini nascono nel 92 a.C. ad Arezzo; gli altri prodigia registrati nell’anno possono, al pari degli androgini, essere visti come segnalanti una crisi dell’ordine naturale : la vacca che parla, l’acqua che diventa sangue, un bambino senza ano, una donna con doppio sesso. Per espiare tali fenomeni, si onorarono Ceres e Proserpina con un inno cantato da ventisette vergini.
Dopo il primo decennio del secolo, i libri Sibillini vengono comunque consultati raramente.
Ciò dipende da un silenzio da un silenzio delle fonti o da un’ effettiva situazione storica? Nel secondo caso potremmo constatare un declino dell’uso istituzionale dei libri Sibillini, forse corrispondente ad un declino dell’autorità del collegio decemvirale quale organo atto a fornire indicazioni efficaci sulla espiazione dei prodigia.
Tale decadimento va probabilmente collegato alla sempre crescente importanza che andavano assumendo gli aruspici nel periodo in esame489. In ogni caso il diradarsi del ricorso ai Sibillini va a combaciare con un aumento della manipolazione di frammenti oracolari da parte di singole personalità, al
fine di sfruttare il pubblico immaginario a fini personali.

Obsequens, che per l’anno 83 a.C. dà un elenco di numerosi prodigi e, contestualmente, cita l’inizio delle coscrizione sillane. I prodigia potrebbero essere stati in seguito facilmente
interpretati come annuncianti l’inizio della dittatura di Silla. Ricorrendo ad un intervento sibillino si voleva
forse indicare Cinna come monstrum, foriero di conseguenze deleterie, se
non espiato, per la città. Rimandiamo, per un paragone, alla vicenda dell’uccisione di Tiberio Gracco e agli accadimenti del 133 a.C.
Nell’ 63 a.C. è di nuovo un’esponente della gens Cornelia ad essere coinvolto nella storia degli oracoli Sibillini. Si tratta del catilinario Publio Lentulo Sura, condotto in senato con l’accusa di aver cospirato contro la repubblica.
Sallustio che riporta l’episodio, ci informa che, secondo i Galli Allobrogi, con cui Lentulo si era alleato, questi si era vantato di essere destinato a regnare su Roma, sulla base di una profezia sibillina. La profezia diceva che regnum Romae tribus Corneliis portendi, a tre Cornelii era destinato il ‘regnum’ di Roma; la profezia si era avverata per Cinna e Silla, e lo stesso Lentulo si
vedeva come il terzo destinatario della profezia.
Plutarco asserisce che l’oracolo dei tre Cornelii era in realtà una falsificazone di indovini ciarlatani al servizio di Lentulo.
Nel 56 a.C. la statua di Giove sul monte Albano venne colpita da un fulmine, e si ricorse ancora una volta ai libri Sibillini. Non sappiamo quali rituali vennero approntati; tuttavia, l’episodio fornì l’occasione per rendere pubblico, ancora una volta, un oracolo della Sibilla da utilizzare nelle vicende politiche
del periodo.

Secondo una breve notizia di Svetonio, poco prima della morte di Cesare, nel 44 a.C., il quindecemviro Lucio Cotta, avrebbe presentato al senato la proposta di dare a Cesare il titolo di rex, in quanto si era trovata nei Fatales libri una profezia secondo cui soltanto un re avrebbe potuto vincere i Parti.
Svetonio indica tale proposta come determinante nella preparazione della congiura contro Cesare e sostiene che i congiurati avevano stretto i tempi proprio perché temevano una approvazione della proposta513. Secondo Plutarco l’oracolo  era stato, per l'appunto, fatto circolare da coloro
che desideravano conferire il titolo regio al dittatore.

Nel 17 a.C. vennero celebrati i ludi Saeculares. Nelle Res Gestae Divi Augusti, il testo fondamentale per la propaganda dell’ auctoritas del Princeps, Augusto stesso proclama la sua partecipazione ai giochi, come magister del collegio dei quindecemviri sacris faciundis. La prescrizione dei ludi, infatti, era contenuta nei libri Sibillini: la Sibilla stessa veniva cosi ad essere l’annunciatrice e la garante di queste cerimonie, altamente funzionali alla ‘ideologia’ augustea.
L’oracolo contiene una lunga descrizione dei ludi, che si articolavano in tre giornate e comprendevano sacrifici notturni a Ghe, alle Moirae e alle Ilithyiae sacrifici diurni a Zeus/Iuppiter, Hera/Iuno e Apollon; la presenza di un coro di
fanciulle e uno di fanciulli e la partecipazione delle matrone. E’ stato notato come la presenza di Iuppiter, Hera e Apollon siano probabili innovazioni augustee.
I riti notturni, momento centrale delle celebrazione, distribuiti in tre notti successivi, comprendevano sacrifici rivolti a Tellus, alle Ilithyiae - le divinità protettrici dei parti - e alle Moirae, responsabili dei destini individuali. Soprattutto il sacrificio alle Ilithyiae, quali divinità legata alla riproduzione, è
illuminante in quanto ci permette di riconoscere i ludi Saeculares, anche nello svolgersi della loro prassi, come un rituale volto a propiziare la continuità della generazione, nel momento critico del passaggio da un saeculum all’altro.
Nell’ambito della propaganda di Augusto, i ludi dovevano celebrare il periodo di pace e prosperità iniziato dopo la vittoria di Azio: ma soprattutto riprendevano il messaggio di rinnovamento già auspicato nel 40-41 a.C. dalla
famosa quarta Ecloga virgiliana, in cui la Sibilla Cumana annunciava il rinnovo dell'ordo saeclorum e la reintegrazone dell’età dell'oro, dei Saturnia Regna, vale a dire il ritorno ai meravigliosi tempi degli inizi, Nella ‘prospettiva storiografica’ dell’Eneide, Saturno è il fondatore del regno dell’antichissimo Lazio, da cui prende inizio la storia ‘nazionale’di Roma.
 Nei versi 791-795 del libro VI dell’Eneide è possibile scorgere una identificazione fra Saturno e Augusto, quest’ultimo
come colui in grado di riattualizzare gli aurea saecula delle origini.
Hic vir, hic est, tibi quem promitti saepius audis,
Augustus Caesar, Divi genus, aurea condet
saecula qui rursus Latio regnata per arva
Saturno quondam […].
Sono le parole con cui la Sibilla, ‘mostra’ Augusto ad Enea, nella heroscopiala rassegna dei suoi discendenti. Augusto dunque si presenta come colui che riconduce nel Lazio, nell’Italia pacificata, la mitica e prospera età dell’oro.
Il rimando è nel primo libro dell’ Eneide alla profezia sul destino di Roma, la ‘profezia di Iuppiter’, espressa a beneficio di Venus, che si duole per la fine di Troia. Iuppiter promette alla figlia un imperium sine fine per la città futura che avrà suo figlio Enea come antenato fondatore.
Inde lupae fulvo nitricis tegmine laetus/ Romulus excipiet gentem et Mavortia condet/ moenia Romanosque suo de nomine dicit./ His ego nec metas rerum nec tempora pono, imperium sine fine dedi.[…] Verg. Aen. I. 275-279.
L’ espressione ‘imperium sine fine’ può anche essere letta nel senso spaziale di un impero senza confini, ma non vi è dubbio che sia da intendersi prevalentemente in senso temporale. E’ altresì possibile intendere una chiara connessione tra il concetto di avanzamento infinito dei confini in senso spaziale e l’aeternitas di Roma.
Roma è così sottratta dalla inevitabilità dei ritorni del tempo ciclico, alla segmentazione degli annunci della Sibilla e affidata all’aeternitas concessa da
 uppiter.

Con la celebrazione dei ludi Saeculares augustei si chiude la storia delle consultazioni sibilline per il primo secolo a.C.
Durante l’epoca imperiale i libri SIbillini continuarono ad essere consultati tramite il collegio dei quindecemviri, anche se abbiamo scarse notizie di tale attività. E’ possibile che ciò rifletta un’effettiva decadenza del collegio causata
probabilmente della concentrazione di autorità nella figura del princepsinaugurata da Augusto. Emblematico in questo senso appare l’atteggiamento di Tiberio nel 15 d.c. Nell'anno, secondo Tacito, l’imperatore si oppose alla proposta di Asinio Gallo, che a seguito di un’inondazione del Tevere aveva
chiesto di consultare i Sibillini, presumibilmente alla ricerca di un rituale espiatorio. Tacito riporta nel suo passo che Tiberio si oppose.

la storia delle profezie attribuite alla Sibilla sempre meno si lega
alla raccolta conservata nel tempio di Apollo e sempre più riguarda oracoli di diversa provenienza spesso concernenti la persona stessa dell’imperatore.
Gli oracoli rimasero comunque al loro posto, sino a quando Il generale Stilicone, in una Roma ormai completamente cristianizzata (in seguito all’ Editto di Teodosio, del 381 d.c.) intorno al 400 d.C., ordinò che la raccolta venisse distrutta, quale vestigia delle antiche superstizioni pagane.


Termina qui il lungo excursus sui Libri Sibillini, tratto dalla tesi di laurea di Sara Fattor, reperibile online e che vi invito a leggere nella sua interezza.

Torneremo il prossimo mese con un nuovo argomento culturale.
Continuate a seguirci e se vi interessa un argomento specifico, scrivetelo pure nei commenti!









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