I
LIBRI SIBILLINI - I SEC- A.C.
Siamo
arrivati all’ultimo appuntamento coi Libri Sibillini, dove parleremo delle
consultazioni e degli avvenimenti dell’ultimo secolo prima di Cristo.
Per il primo secolo
a.C., si è parlato spesso di una crisi della religio romana.
Le fazioni politiche
in lotta fra loro ricorrevano volentieri ad una intensa manipolazione del
“religioso” .
Durante la sua
dittatura, che fu costituente, Silla si presentò come il restauratore della res publica. Nel
suo programma di rinnovamento statale procedette ad una
serie di importanti riforme, fra cui quelle rivolte ad aumentare i membri
delle magistrature e delle cariche sacerdotali. Sulla
base di un passo di
Servio, gli si attribuisce anche l’accrescimento dei membri del collegio dei decemviri sacris faciundi da
dieci a quindici .
Tuttavia dobbiamo
osservare che la raccolta dei libri Fatales non poteva essere consultabile
all’epoca della dittatura di Silla, dal momento che l’anno prima del suo ingresso
a Roma, nell’ 83 a.C, i libri erano andati distrutti. nell’incendio che
aveva bruciato il tempio di Iuppiter
Optimus Maximus sul Campidoglio, dove la
raccolta era custodita.
Solamente sette anni
dopo nel 76 a.C. una commissione senatoria venne incaricata di ricostruire la raccolta dei
Sibillini.
Il console Scribonio
Curione propose in quell’ anno
la nomina di una commissione di tre delegati con il compito di recarsi
alla ricerca di oracoli Sibillini in Grecia e, soprattutto, ad
Eritre anatolica,
considerata la patria della Sibilla, nonché a Samo, in Ilio, in Italia, in Sicilia e
in Africa. E’ stato supposto, in base alle località citate, che si tentasse di
recuperare le
profezie delle varie
Sibille nominate nella famosa lista fatta conoscere da Varrone in
particolare, le profezie della sibilla Samia, della Marpessia e della Libica .
Comunque sia, è possibile che nella nuova raccolta andassero a confluire materiali
profetici di varia matrice culturale. Fra i quali anche frammenti di materiale
‘apocalittico’, nel quale sicuramente potevano essere
presenti dettati profetici di matrice giudaica.
Frammenti oracolari
Sibillini concorrevano sicuramente a creare quel clima ‘apocalittico’
che avrebbe caratterizzato il primo secolo. Numerosi sono le fonti che ci
attestano di un timore diffuso per una possibile catastrofe imminente per Roma.
Ampiamente documentato
dagli scrittori latini è il tema della decadenza, della visione della potenza
romana che declina per ‘vecchiaia’, un dato spesso attribuito alla decadenza dei costumi e mancanza
di uomini veramente grandi.
La causa della
diffusione di simili idee è stata attribuita anche al credito dato alle cosiddette
‘profezie etrusche’. Ci riferiamo in particolare a quanto viene raccontato per l’anno
88 a.C. In quest’anno, sotto il consolato di Silla, venne udito il suono di una
tromba provenire dal cielo. Il prodigio, secondo Plutarco,
fu interpretato dagli
aruspici come l’annuncio dell’inizio del nuovo secolo, della nuova generazione (nel
testo di Plutarco genos) e
di una nuova età per il mondo .
In questo quadro si
può inserire la famosa profezia di Vegoia/Vecu, probabilmente scritta
in etrusco, pervenutaci attraverso una traduzione in latino popolare, in cui si accenna ad un novissimum octavum speculum.
Da Servio sappiamo che
‘profezie vegoiche’ venivano custodite assieme ai libri Sibillini nel
tempio Palatino.
Secondo Censorino, la
dottrina etrusca dei saecula
prevedeva che ad ogni stirpe, ‘nazione’ (nomen), fosse concesso una
durata limitata ad un determinato numero di
anni, periodo diviso in saecula
di durata variabile.
Ricordiamo, per
inciso, che un saeculum, per
Romani ed Etruschi indicava la durata di una
generazione. La fine di ogni saeculum, inteso come ‘frazione di tempo’, era annunciato
da prodigi, segni ed eventi calamitosi e poteva essere posticipata tramite
opportuni rituali. Esisteva però un limite oltre il quale nonera consentito
andare. Al nomen
etrusco era assegnato, a seconda dei casi - un ciclo di otto
secoli (secondo la ‘profezia’ di Vegoia) o dieci (secondo l’aruspice Vulcacio).
Con il principato
augusteo, sappiamo da Svetonio, che la raccolta sibillina venne trasferita dal tempio di Iuppiter a
quello di Apollo sul colle Palatino.
Questa decisione di
Augusto va intesa nell’ambito della sua strategia di politica religiosa che poneva il dio Apollo in primo
piano.
L’icona sibillina per
eccelenza nella Roma di Augusto è quella della Sibilla Cumana nell’Eneide
virgiliana, annunciatrice ‘mitica’ della storia di Roma al suo protofondatore Enea.
L’interesse, da parte
di Augusto, per la sibillistica ed, in genere, la cura per il controllo dei messaggi
mantici-profetici, è dimostrata dagli interventi di raccolta sistematica
di profezie in mano a privati – cioè, delle profezie ‘liberamente
circolanti’- e dalla distruzione di quelle ritenute non autenticamente sibilline.
Augusto, inoltre, avrebbe ridefinito personalmente o, comunque, sotto la sua
cura diretta, il contenuto stesso dei libri Sibillini, che vennero posti apertamente sotto il segno di
Apollo.
Nel 98 a.C. mentre i
decemviri sacrificavano nel tempio di Apollo, il fegato di una delle vittime
venne trovato senza la parte superiore. Il fatto, considerato un prodigium, si
accompagna al ritrovamento di un serpente nell’ altare. Altri prodigia importanti
sono i fulmini e tuoni a ciel sereno, signa propri della
meteorologia ominale:
si aggiungono la presenza dell’allocco ‘bubus’, prodigio ricorrente,
considerato di malaugurio, la pioggia di gesso, l’alterazione del fegato, l’androgino.
Tutti segni che abbiamo già visto più volte. Non sappiamo se i decemviri stessero
sacrificando nel tempio di Apollo per espiare dei prodigia o stessero celebrando i ludi Apollinares.
Due androgini nascono
nel 92 a.C. ad Arezzo; gli altri prodigia registrati nell’anno possono, al
pari degli androgini, essere visti come segnalanti una crisi dell’ordine
naturale : la vacca che parla, l’acqua che diventa sangue, un bambino senza ano, una
donna con doppio sesso. Per espiare tali
fenomeni, si onorarono Ceres
e Proserpina
con un inno cantato da ventisette vergini.
Dopo il primo decennio
del secolo, i libri Sibillini vengono comunque consultati raramente.
Ciò dipende da un
silenzio da un silenzio delle fonti o da un’ effettiva situazione storica?
Nel secondo caso potremmo constatare un declino dell’uso istituzionale dei
libri Sibillini, forse corrispondente ad un declino dell’autorità del
collegio decemvirale quale organo atto a fornire indicazioni efficaci sulla
espiazione dei prodigia.
Tale decadimento va
probabilmente collegato alla sempre crescente importanza che
andavano assumendo gli aruspici nel periodo in esame489. In ogni caso il diradarsi
del ricorso ai Sibillini va a combaciare con un aumento della manipolazione di
frammenti oracolari da parte di singole personalità, al
fine di sfruttare il pubblico immaginario a fini
personali.
Obsequens, che per
l’anno 83 a.C. dà un elenco di
numerosi prodigi e, contestualmente, cita l’inizio delle coscrizione sillane. I
prodigia potrebbero
essere stati in seguito facilmente
interpretati come
annuncianti l’inizio della dittatura di Silla. Ricorrendo
ad un intervento sibillino si voleva
forse indicare Cinna
come monstrum,
foriero di conseguenze deleterie, se
non espiato, per la
città. Rimandiamo, per un paragone, alla vicenda dell’uccisione di Tiberio Gracco e agli
accadimenti del 133 a.C.
Nell’ 63 a.C. è di
nuovo un’esponente della gens
Cornelia ad essere coinvolto nella storia degli
oracoli Sibillini. Si tratta del catilinario Publio Lentulo Sura, condotto in senato con
l’accusa di aver cospirato contro la repubblica.
Sallustio che riporta l’episodio,
ci informa che, secondo i Galli Allobrogi, con cui Lentulo si era
alleato, questi si era vantato di essere destinato a regnare su Roma, sulla base di
una profezia sibillina. La profezia diceva che regnum Romae tribus Corneliis portendi, a
tre Cornelii era destinato il ‘regnum’ di Roma; la profezia si
era avverata per Cinna e Silla, e lo stesso Lentulo si
vedeva come il terzo destinatario della profezia.
Plutarco asserisce che
l’oracolo dei tre Cornelii era in realtà una falsificazone di indovini ciarlatani al servizio di Lentulo.
Nel 56 a.C. la statua
di Giove sul monte Albano venne colpita da un fulmine, e si ricorse ancora
una volta ai libri Sibillini. Non sappiamo quali rituali vennero approntati;
tuttavia, l’episodio fornì l’occasione per rendere pubblico, ancora una volta, un
oracolo della Sibilla da utilizzare nelle vicende politiche
del periodo.
Secondo una breve
notizia di Svetonio, poco prima della morte di Cesare, nel 44 a.C., il
quindecemviro Lucio Cotta, avrebbe presentato al senato la proposta di dare a
Cesare il titolo di rex, in
quanto si era trovata nei Fatales libri una profezia secondo
cui soltanto un re avrebbe potuto vincere i Parti.
Svetonio indica tale
proposta come determinante nella preparazione della congiura contro Cesare
e sostiene che i congiurati avevano stretto i tempi proprio perché
temevano una approvazione della proposta513.
Secondo Plutarco l’oracolo era
stato, per l'appunto, fatto circolare da coloro
che desideravano conferire il titolo regio al
dittatore.
Nel 17 a.C. vennero
celebrati i ludi
Saeculares. Nelle Res Gestae Divi Augusti, il testo
fondamentale per la propaganda dell’ auctoritas del Princeps, Augusto stesso proclama la sua
partecipazione ai giochi, come magister del collegio dei quindecemviri sacris faciundis. La prescrizione dei ludi,
infatti, era contenuta nei libri Sibillini: la Sibilla stessa veniva cosi ad essere
l’annunciatrice e la garante di queste cerimonie, altamente funzionali alla ‘ideologia’ augustea.
L’oracolo contiene una
lunga descrizione dei ludi, che
si articolavano in tre giornate e comprendevano sacrifici notturni a Ghe, alle Moirae e alle Ilithyiae ; sacrifici diurni a Zeus/Iuppiter, Hera/Iuno e Apollon; la presenza di un
coro di
fanciulle e uno di
fanciulli e la partecipazione delle matrone. E’ stato notato come la presenza di Iuppiter, Hera e Apollon siano probabili
innovazioni augustee.
I riti notturni,
momento centrale delle celebrazione, distribuiti in tre notti successivi,
comprendevano sacrifici rivolti a Tellus, alle Ilithyiae - le divinità protettrici dei parti
- e alle Moirae,
responsabili dei destini individuali. Soprattutto il
sacrificio alle Ilithyiae,
quali divinità legata alla riproduzione, è
illuminante in quanto
ci permette di riconoscere i ludi Saeculares, anche nello svolgersi della loro
prassi, come un rituale volto a propiziare la continuità della generazione, nel momento critico del passaggio da
un saeculum all’altro.
Nell’ambito della
propaganda di Augusto, i ludi dovevano celebrare il periodo di pace e prosperità
iniziato dopo la vittoria di Azio: ma soprattutto riprendevano il
messaggio di rinnovamento già auspicato nel 40-41 a.C. dalla
famosa quarta Ecloga
virgiliana, in cui la Sibilla Cumana annunciava il rinnovo dell'ordo saeclorum e la
reintegrazone dell’età dell'oro, dei Saturnia Regna, vale a dire il
ritorno ai meravigliosi tempi degli inizi, Nella ‘prospettiva storiografica’
dell’Eneide, Saturno è il fondatore del regno dell’antichissimo
Lazio, da cui prende inizio la storia ‘nazionale’di Roma.
Nei versi
791-795 del libro VI dell’Eneide è possibile scorgere una
identificazione fra Saturno e Augusto, quest’ultimo
come colui in grado di
riattualizzare gli aurea
saecula delle origini.
Hic vir, hic est, tibi quem promitti
saepius audis,
Augustus Caesar, Divi genus, aurea condet
saecula qui rursus Latio regnata per arva
Saturno quondam […].
Sono le parole con cui
la Sibilla, ‘mostra’ Augusto ad Enea, nella heroscopia, la rassegna dei suoi
discendenti. Augusto dunque si presenta come colui che riconduce nel Lazio, nell’Italia pacificata, la
mitica e prospera età dell’oro.
Il rimando è nel primo
libro dell’ Eneide alla profezia sul destino di Roma, la ‘profezia di Iuppiter’, espressa a
beneficio di Venus, che
si duole per la fine
di Troia. Iuppiter promette
alla figlia un imperium
sine fine per la città futura che avrà suo figlio Enea
come antenato fondatore.
Inde lupae fulvo nitricis tegmine laetus/
Romulus excipiet gentem et Mavortia condet/ moenia Romanosque suo de nomine
dicit./ His ego nec metas rerum nec tempora pono, imperium sine fine
dedi.[…] Verg. Aen. I. 275-279.
L’ espressione ‘imperium sine fine’ può
anche essere letta nel senso spaziale di un impero senza
confini, ma non vi è dubbio che sia da intendersi prevalentemente in
senso temporale. E’ altresì possibile intendere una chiara connessione tra il
concetto di avanzamento infinito dei confini in senso spaziale e l’aeternitas di Roma.
Roma è così sottratta
dalla inevitabilità dei ritorni del tempo ciclico, alla segmentazione degli
annunci della Sibilla e affidata all’aeternitas concessa da
uppiter.
Con la celebrazione
dei ludi Saeculares augustei
si chiude la storia delle consultazioni
sibilline per il primo secolo a.C.
Durante l’epoca
imperiale i libri SIbillini continuarono ad essere consultati tramite il collegio
dei quindecemviri, anche se abbiamo scarse notizie di tale attività. E’ possibile
che ciò rifletta un’effettiva decadenza del collegio causata
probabilmente della
concentrazione di autorità nella figura del princeps, inaugurata da Augusto.
Emblematico in questo senso appare l’atteggiamento di Tiberio nel 15 d.c.
Nell'anno, secondo Tacito, l’imperatore si oppose alla proposta di Asinio
Gallo, che a seguito di un’inondazione del Tevere aveva
chiesto di consultare
i Sibillini, presumibilmente alla ricerca di un rituale espiatorio. Tacito riporta nel suo passo che
Tiberio si oppose.
la storia delle
profezie attribuite alla Sibilla sempre meno si lega
alla raccolta
conservata nel tempio di Apollo e sempre più riguarda oracoli di diversa provenienza
spesso concernenti la persona stessa dell’imperatore.
Gli oracoli rimasero
comunque al loro posto, sino a quando Il generale Stilicone, in una Roma
ormai completamente cristianizzata (in seguito all’ Editto di Teodosio,
del 381 d.c.) intorno al 400 d.C., ordinò che la raccolta venisse distrutta, quale vestigia delle antiche
superstizioni pagane.
Termina qui il lungo excursus sui Libri
Sibillini, tratto dalla tesi di laurea di Sara Fattor, reperibile online e che
vi invito a leggere nella sua interezza.
Torneremo il prossimo mese con un nuovo argomento
culturale.
Continuate a seguirci e se vi interessa un
argomento specifico, scrivetelo pure nei commenti!
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