L'inizio di una saga Sword & sorcery classica
Cari lettori, oggi parliamo di Raines Quest, primi tre racconti di una saga Sword & Sorcery scritta da Simone Giusti e illustrata da Matteo Macchi.
La sinossi:
Raines è un mercenario spavaldo e sbruffone che si fa beffe delle credenze e del destino. Braccato dalle legioni papali e da mille entità oscure, vaga assieme a Grugno l’archibugiere, Cuoio lo spadaccino e Bombarda il pirata in una perenne ricerca di ricchezze e avventure. Unisciti a lui e affronta magia e tenebre, pericoli e mistero. Vivi la nuova saga Sword&Sorcery in perfetto stile anni ’80. Addentrati nei suoi primi tre episodi tra fanciulle da capogiro, tesori sconfinati e oscuri stregoni bramosi di vendetta e potere. Con Raines Quest puoi riassaporare il gusto di fantastiche storie cappa&spada&magia illustrate old school. Raines Quest! Goditi i primi tre episodi in… I Signori delle Ombre. LA TRAMA DEL PRIMO EPISODIO: Raines e compagni hanno rapito Jasmine, la favorita del Sultano. Inseguiti dal Visir stregone e dalla sua ciurma di giannizzeri volanti, veleggiano verso nord per riconsegnarla a Rodolfo, un ricco mercante veneziano. Ma giunti in mezzo al mare il piano va alla malora… ALL'INTERNO TROVERAI: • La prima stagione di Raines Quest con le avventure in Italia 1528; • 4 schede illustrate dei protagonisti; • 1 mappa d’Italia 1528 con le tappe delle avventure; • 3 illustrazioni principali; • 25 illustrazioni minori; • La Ballata di Raines.
Un estratto:
La palla di fuoco esplose sul timone e sollevò una
vampa viola. La strega nera svolazzava nella notte e gracchiava risate.
Raines tirò fuori la testa
dalla paratia dietro cui si era riparato e la prese di mira con le pistole.
Jasmine gli fermò la mano.
«No. È un’illusione!»
«Quell’illusione ha
carbonizzato il timone!»
Strappò via il braccio e
sparò contro la strega che galleggiava a mezz’aria. La palla le attraversò gli
stracci neri è sollevò uno sbuffo di fumo. La strega fissò dritto Raines e torse
il capo satanica.
«Mi berrò il tuo sangue.»
«Vedremo!»
Raines prese di corsa lungo
il ponte della nave che ondeggiava sperduta nella notte. Non c’erano stelle,
non c’era luna, c’era solo quel maledetto ammasso di stracci che agitava le
mani per plasmare palle di fuoco che poi scagliava contro di loro ridendo
sguaiata. Sparò con l’altra pistola dalla canna lunga, poi impugnò le altre due
con le canne accorciate. Saltò sul castello di prua e fece di nuovo fuoco. La
strega assorbì i colpi col sorriso mefistofelico stampato in faccia, poi gli
puntò contro il dito. L’unghia era ricurva e nera.
«Tu…»
Raines
gettò via le pistole e sguainò spada e daga.
«Fatti avanti, strega.»
La strega allargò le mani e
si lanciò contro di lui con un urlo glaciale.
Un boato ruppe la notte e
qualcosa la travolse sul fianco spedendola in mare.
Raines sgranò gli occhi, il
fiato corto in gola, e dietro l’albero di trinchetto mise a fuoco quel colosso
di Bombarda e la gigantesca spingarda imbracciata come un archibugio. La bocca
da fuoco larga tre dita fumava ancora.
«Bel colpo, bestione!»
Bombarda poggiò la
spingarda e barcollò sulla gamba di ferro. Una ventata nella notte gli agitò i
calzoni larghi a strisce bianche e blu. I lunghi baffi biondi sventolavano come
banderuole.
Grugno e Cuoio sbucarono da
sottocoperta. Il primo con l’archibugio stretto in pugno e la mano a tenersi
calcato il morione. Il secondo con le toledo in mano e l’occhio tagliente e
preoccupato.
«È morta?», farfugliò il
primo.
Raines fece spallucce.
Cuoio si fece il segno
della croce.
Jasmine a quel punto balzò
fuori dalla paratia, i piedi nudi a far presa sulle assi del ponte e le mani
piantate nei fianchi scoperti. La brezza della notte le gonfiava le braghe da
odalisca come una vela turchese.
«Avresti dovuto darmi
ascolto e lasciarmi al palazzo del Sultano!», inveì contro Raines.
«Ah sì? Il fatto è che tuo
padre ci ha pagati per riportarti a casa, bellezza. E tre quarti della paga ce
li deve ancora dare.»
«Mercenario!», disprezzò
lei raggiungendolo a gran passi.
«Non farmi essere
scortese», rincarò lui furente.
«Dillo, se lo pensi.
Dillo!»
Raines e Jasmine si
fermarono uno di fronte all’altra. Gli occhi di lui erano grigi e sfrontati,
quelli di lei verdi e arrabbiati.
Raines le puntò il dito in
faccia, poi si morse la lingua e inghiottì.
«Aaah! Ragazzina», le voltò
le spalle e sbuffò rivolto al mare.
Jasmine tornò alla carica.
«Ero vicina così, tanto
così da uccidere lo stregone. Se tu e i tuoi… banditi non mi aveste rapito in
quel modo io… lo stregone sarebbe morto e non avremmo di questi problemi, ora.»
Raines si voltò esagitato.
«Stammi a sentire,
signorinella dagli strani calzoni. Io non sapevo chi diamine fosse quel
Sultano…»
«Visir», lo corresse lei.
«Sì, è uguale», smanacciò.
«Quando prendo un lavoro, lo porto a termine. E quelli non sono banditi»,
indicò i suoi uomini. Poi ci ripensò. «Be’, non come li intendi tu.»
Jasmine si sedette
sconsolata sul parapetto e si mise le mani nei capelli.
«Quello stregone adesso non
ci darà tregua. È impossibile sfuggirgli.»
«A Venezia non avrai
problemi», disse Raines superficiale.
Lei lo guardò in tralice.
«Hai visto di quali forze
oscure si può servire. Tu pensi che non avrebbe problemi a trovarmi a Venezia?
Od ovunque mi nasconderò? E tu? Ce l’ha anche con te, ora. E sa chi sei.»
Raines e i suoi si
scambiarono occhiate preoccupate, poi biascicò a vuoto e ci pensò su.
La ragazza gonfiò il petto
e balzò in piedi.
«Ma possiamo rimediare!
Torniamo al palazzo e uccidiamolo. Mi avete fatto saltare la copertura, ma ho
visto che con le armi ci sapete fare. Siete un po’ rozzi, ma non siete affatto
male. Che ne dici, eh?»
Quegli occhi luccicavano
smeraldini. Raines però non ci cascò.
«Non
se ne parla, bellezza. Torna sottocoperta e fatti un riposino.» Si rivolse agli
altri. «Bombarda, issa le vele. Grugno, rotta verso Venezia. Cuoio, be’, tu
tieni gli occhi aperti. Questa notte non mi piace.»
«Sei
uno sciocco!», brontolò lei. «E anche idiota.»
«Ecco il compito per te,
Cuoio. Falla star zitta, che se suo padre ci avesse già pagati, la getterei in
mare.»
Jasmine avvampò.
«Come te lo devo dire che
Rodolfo non è mio padre! Sono un’avvelenatrice, io! Uccido gli uomini stupidi
come voi. Avrei dovuto avvelenare Rodolfo, anni fa. Faide di mercanti,
questioni così. Solo che quell’uomo mi voleva troppo bene e mi trattava come
una figlia. Ecco perché non l’ho ammazzato. L’incarico del Visir era per
tornare in campo e farmi di nuovo un nome. Prima di Rodolfo non avevo mai
fallito.»
Probabilmente dallo sguardo
interrogativo di Raines si rese conto che il mercenario non aveva ancora
afferrato per intero, così si mise in posa sensuale con una mano sul fianco e
gli occhi da felina, e agitò i capelli neri sulle spalle.
«Trovi forse qualche
somiglianza tra me e Rodolfo?»
Raines
si umettò le labbra e scambiò un’occhiata coi suoi. Rodolfo aveva l’aspetto d’una palla di cannone,
lei d’una sciabola affilata. Tutti e tre scossero il capo.
«Vedi!», intervenne lei.
«Lo hanno capito anche loro. Dunque facciamo rotta per il palazzo del Sultano.
Su Bombarda», disse al pirata. «Tira su le vele e muoviamoci finché la brezza
non cala.»
«Fermò lì, Bombarda»,
intervenne Raines. Poi la agguantò per il polso e la strattonò a sé.
«Stammi a sentire,
ragazzina, tu…»
In quell’attimo Jasmine
sgranò gli occhi e spa-lancò la bocca senza respiro. Molto sangue imbrattò la
camicetta sotto al seno e Jasmine cadde esanime tra le braccia del mercenario.
Dalla schiena sbucava un dardo nero.
«Lassù!», gridò Bombarda
indicando un punto nel cielo. Raines storse la bocca. Quel che vedeva sembrava
un turcomanno con le ali posticce e una balestra in mano che si librava
leggero.
Grugno prese la mira con
l’archibugio e lo centrò. Il turcomanno si accartocciò in aria e precipitò in
mare.
«L’ho preso, capo!»,
commentò euforico, ma Raines non lo ascoltava, aveva steso Jasmine sul ponte e
senza fiato la guardava. Che fosse morta ancora non ci credeva.
Sollevò gli occhi sui tre
compagni appena furono attorno a lui. Era come se cercasse risposte che loro
non potevano dare. Poi Bombarda si schiarì la voce e a testa bassa farfugliò.
«Ci sarebbe un modo,
capitano. Ma è una leggenda. E nessuno da là è mai tornato.»
SITO: https://simonegiusti.wixsite.com/rainesquest
FACEBOOK: https://www.facebook.com/rainesquest
Conosciamo meglio l'autore e l'illustratore
Nato a Pisa nel 1977, adesso vive a Calcinaia con la compagna Denise e un
gatto che un giorno è entrato in casa e ha deciso di vivere con loro.
SITO AUTORE: https://simonegiusti.wixsite.com/scrittore
Illustratore: MATTEO MACCHI è un vignettista, illustratore, tatuatore e concept
artist che disegna per case editrici e per freelance. Il suo cuore è anni ’80 e
adora lo stile old school.
Recap
- Titolo: RAINES QUEST – I SIGNORI
DELLE OMBRE
- Collana: SWORD&SORCERY ’500
- Genere: SWORD&SORCERY
- Autore: SIMONE GIUSTI
- Illustratore:
MATTEO MACCHI
- Editore: Self published
- Pagine: 106
- Prezzo: € 13,83
- Link: Amazon
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