mercoledì 16 maggio 2018




RECENSIONE SERIE TV: BLACK MIRROR 4








 Genere: fantascienza, distopico
N. stagioni: 4 (rinnovata)
Anno: dal 2011
Episodi 4° stagione: 6 (totali 19)
Produzione: Gran Bretagna
Trasmissione italiana su: Netflix



La serie antologica britannica continua a mostrarci futuri inquietanti, dove la tecnologia e l’uso dei social è del tutto preponderante nella vita della gente, che ne fa un uso sempre più spasmodico e distorto. Ne abbiamo già parlato nella recensione delle prime tre stagioni, qui.  D’altronde questo è il ruolo della fantascienza in ogni sua forma, anzi uno dei ruoli: mostrarci cosa potremmo diventare se continuiamo su questa strada, a prescindere dal topic: ambiente, intrattenimento, famiglia, bioingegneria… e quando è buona fantascienza lo fa senza andare troppo per il sottile, alla faccia di chi ancora la reputa materia per adolescenti.

Ho trovato altalenante questa 4° stagione, con episodi molto buoni e altri poco convincenti, ma sempre in linea con la mission della serie.

Il primo, Arkangel , diretto nientemeno che da Jodie Foster, parla di un sistema di controllo da impiantare nei bambini. Una donna, dopo che la figlia era sparita al parco, senza conseguenze, decide subito di utilizzarlo, nonostante fosse sperimentale. Tra l’altro, il sistema censura le cose brutte, paurose o sconvenienti agli occhi dei bambini, che vedono sfuocato non appena si presenta ogni minima cosa che può turbarli.  Arkangel viene messo in produzione ma poi proibito. La bambina diviene adolescente, e la donna una sera non può fare a meno di ritirare fuori dalla scatola il tablet che comanda l’impianto…
Ottima puntata sul controllo dei bambini, e non solo.

Il 2°  episodio, USS Callister, sembra essere un omaggio a Star Trek (va di moda...v. The Orville, presto la recensione su questi schermi), ma ovviamente dietro c’è qualcosa di più Un giorno una donna si risveglia sulla plancia di comando dell’astronave e non capisce perché deve stare lì a eseguire gli ordini del comandante. Lo scoprirà a sue spese.
Storia di un’ossessione portata al limite.


Il 3° episodio, Crocodile, richiama un po’ alcuni episodi precedenti: si parla infatti di un impianto che permette di rivedere i ricordi. Questa puntata thriller non mi ha particolarmente entusiasmata, forse perché un po’ esagerata e inoltre sembra un deja-vu.

Il 4°, Metalhead, è un episodio horror in bianco e nero, che non mi ha detto proprio nulla, il peggiore della stagione.

Il 5°  epsodio , Hang the DJ, ci espone un futuro dove le coppie s’incontrano tramite un’app che stabilisce rigorosamente con chi e per quanto tempo è necessario stare prima di incontrare la persona giusta. Poi la storia si tinge di thriller. Un ottimo episodio.

L’ultimo, Black Museum, riassume un po’ tutti i temi della serie, tanto da sembrare un episodio conclusivo, ma così non è perchè la serie è stata rinnovata. Una giovane va in un museo di oggetti particolari , desueti e proibiti che si trova in mezzo a un deserto. Il curatore del museo le narra tre storie mostrandole tre oggetti. Anche questo un ottimo episodio.



In generale la serie mi è piaciuta, credo che le critiche ricevute siano dovute al fatto che rimanga sullo stesso registro e parli degli stessi temi senza rinnovarsi molto, quindi può sapere di ripetitivo; io trovo invece che sia rimasta fedele al suo canone. Come sempre non tutti gli episodi possono essere all’altezza, ma nel complesso una buona stagione.



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