Cinerecensione: King
Arthur-Il potere della spada
La
domanda è d’obbligo:c’era bisogno di un ennesimo film su Re Artù, dopo decine
di film (tra cui Excalibur del 1981, Il primo Cavaliere del 1995, King Arthur
del 2004, il "prequel" L’ultima legione del 2007), serie tv ( Le Nebbie di Avalon,
miniserie del 2001 tratta dal famoserrimo romanzo della Zimmer Bradley, e Camelot del 2011 con la stupenda Eva Green), cartoni
animati (La spada nella roccia Disney è un must) e anime (La spada di King
Arthur del 1979, che voglio assolutamente rivedere), nonché romanzi e fumetti
vari?
Sì.
Sì,
perché Re Artù è un personaggio tra storia e leggenda, e tramandando le
leggende ognuno aggiunge qualcosa di suo, senza timore di plagi o lesa maestà.
Il regista e anche co-sceneggiatore Guy
Ritchie,ex Mr. Madonna, di suo ci mette
parecchio, come gli elefanti colossali della battaglia iniziale, che fanno
mooolto epic fantasy; e soprattutto ci offre una versione dell’infanzia di
Arthur inedita. Che era un ragazzino sfigato, lo sapevamo; qui viene
addirittura allevato in un bordello di Londinium, e a forza di prenderle dalla
vita di strada, prenderle in senso sia letterale che metaforico, da grande
diventa un furbo lestofante affarista. In precedenza, abbiamo visto suo zio
Vortigern uccidere il fratello Uther Pendragon
e la moglie di questo, e prendere il
potere; ormai passato al lato oscuro della forza, sacrifica la moglie a delle
orribili creature che vivono nel lago sotto il castello, la più grassa delle
quali è uguale a Ursula della Sirenetta. Arthur riesce a fuggire, e lo
ritroviamo al suddetto bordello.
Vortigern
non può appropriarsi della spada Excalibur conficcata nella roccia, e obbliga
tutti i giovani a tentare di estrarla. Questa parte la sapete, quindi la salto.
Arthur,
aiutato dalle forze magiche buone, e da una maga senza nome che rimane molto
nell’ombra, per non levare l’essere protagonista a Arthur: mi pare una saggia
scelta. La magia c’è, ma gli uomini devono prevalere. Grazie alla maga e alla
spada , Arthur ricorda il suo passato, e con la sua banda di farabutti combatterà
contro il regno del malvagio zio.
EPIC
MOMENT PERSONALE!
Mentre
a un certo punto Arthur corre nei boschi, si notano numerose donne-albero,
proprio come quella del mio racconto “Alberi”. Che emozione vederle al cinema!
FINE
EPIC MOMENT!
Il
montaggio usato offre un gran bel ritmo, con i flashback sapientemente
utilizzati; la colonna sonora sottolinea efficacemente i momenti del film, la
fotografia è un po’ piatta e fredda, ma va bene considerando che siamo a
Camelot in Inghilterra e non nelle Hawaii. Ci sono delle parti un po’ inutili e
sovrabbondanti, con un quarto d’ora di meno il film sarebbe stato più
scorrevole; alcuni dialoghi sono anche divertenti, ma francamente inutili.
Bellissime le scenografie e i costumi, non bene le pettinature di molti
personaggi che sono troppo moderne. Circa la recitazione, Eric Bana-Uther è un
po’ monoespressivo; Arthur, un Charlie Hunnam molto Thor, insomma; il miglore è
senz’altro Jude Law/Vortigern. Buona prova di Aidan Gillen, Ditocorto del Trono
di Spade che qui è Bill Grasso d’oca. Per favore, fategli fare una parte con un
nome migliore!
Ritchie
come ho detto mette molto di suo: l’uso del montaggio, la caciara un po’ trash
generale, e l’inserimento di elementi moderni come l’istruttore di Kung Fu
cinese George e alcuni personaggi di colore, che non c’entrano nulla con la
saga arturiana ma ormai se non si mette uno o più attori neri non si è
politically correct e poi non si attira quel segmento di pubblico, e così amen,
ci arrendiamo. Tanto anche in C’era una volta hanno messo Lancillotto nero…e
credevo che non potesse accadere di peggio, invece ho visto il trailer della
Torre nera di Stephen King. Ma non divaghiamo troppo.
Il
film è puro intrattenimento, forse pensato per presentare la leggenda di Artù
al pubblico moderno; lo considero una borata divertente, migliorabile con un
po’ di tagli (il film dure 2 h e 5, se durasse 1h e 45 sarebbe stato meglio), e
quindi lo consiglio sia a chi non conosce la storia, sia ai fan della saga,
tenendo conto del tipo di film.
No, non c'era bisogno di un ennesimo Re Artù, ma la vicenda continua a funzionare ai box offices e poi bisogna vagamente erudire le nuove generazioni su capitoli di storia passata. Non è proprio il metodo ideale però tocca accontentarsi. Se la gioventù di oggi stenta ad avvicinarsi alla carta e preferisce immagini o digitale per apprendere nozioni, tutto fa brodo purché si riesca ad attrarla verso il sapere, qualunque esso sia, comunque venga divulgato.
RispondiEliminaBene Ale. Ottimo lavoro. :)
Giusto! Grazie :)
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