Recensione: Nessun Dove di Neil
Gaiman
Genere:
Urban fantasy; weird
Pagine:
329
Editore:
Fanucci
Prezzo
di copertina: € 9,90
Richard
è un giovane uomo d'affari che per un atto di generosità si trova catapultato
lontano da una vita tranquilla e gettato in un universo al tempo stesso
stranamente familiare e incredibilmente bizzarro. Qui incontra una ragazza di
nome Porta e le persone che vogliono ucciderla. Poi un angelo che vive in un
salone illuminato dalle candele, e un signore che abita sui tetti. Dovrà
attraversare un ponte nella notte sulla via di Knightsbridge, dove vive il
Popolo delle Fogne; c'è la Bestia nel labirinto, e si scoprono pericoli e
piaceri che superano la fantasia più sfrenata.
Dopo
aver letto questo romanzo ho finalmente capito cosa fosse il genere “Weird”,
dubbio che mi assillava da quando tentai di scrivere un racconto del genere,
toppando clamorosamente! :-D
Neil
Gaiman con questo romanzo ci accompagna in un mondo fantastico, pieno di
creature immaginifiche e bizzarre, come dice la sinossi. Il protagonista è un
impiegato sfigato che finisce, per aiutare la giovane Porta, a Londra Sotto,
finendo con l’essere dimenticato e ignorato da tutti quelli che vivono a Londra
Sopra, il nostro mondo. Qui viene coinvolto nelle peripezie della
co-protagonista, che lo trascina in luoghi incredibili coinvolgendolo in pericolose
avventure: proprio qui incontrerà i personaggi di cui sopra, tra cui emergono Mister Croup e Miser Vandemar, i perfidi
sicari del misterioso mandante; e poi Anestesia, il Marchese de Carabas, Hunter
e tanti altri.
Dopo
l’esplosiva e affascinante prima parte del romanzo, però, succede poco di
davvero notevole: il gruppetto non fa che andare di qui e di là a cercare cose e persone, con Richard
che viene trascinato, mai davvero protagonista e sempre sfigato. Solo nella
terza parte farà qualcosa di davvero utile e fico, ma il finale l’ho trovato
prevedibile. L’epilogo però può sconcertare.
La
trama quindi non è particolarmente intricata, il fulcro del romanzo si basa
tutto sulla meraviglia che suscitano luoghi e personaggi: lode a Neil che da
una sola idea è riuscito a tirare su un
intero romanzo di successo, senza scervellarsi a imbastire intrecci complessi e
colpi di scena notevoli!
Lo
stile è ricco, scorrevole, ma abbondano gli avverbi di modo; i personaggi
principali, Richard e Porta, risultano piatti, sempre uguali dall’inizio alla
fine.
Quel
che c’è di interessante, a parte l’idea fantasiosissima ma neppure troppo
originale in senso lato (il mondo parallelo al nostro è un tema ampiamente
sfruttato), è il concetto di persona sfigata, talmente insignificante da essere
dimenticata presto da tutti (seppur per colpa del passaggio in un’altra
dimensione), fidanzata, colleghi, amici, come se non ci fosse mai stata; e questo
porterà Richard, nell’epilogo, a prendere una decisione spiazzante, ma per
certi versi inevitabile.
Domanda
con SPOILERINO!
E’
dunque preferibile vivere in un mondo dei sogni, anziché nella banalità del
mondo reale?...
Fine
spoilerino!
Mi
è piaciuto? Sì e no.
Consiglio
questo romanzo soprattutto agli scrittori (o aspiranti tali): un esempio di come
scrivere un romanzo con poche idee e molta capacità di affabulazione; lo consiglio
anche a tutti coloro che desiderino perdersi in un mondo fantastico, senza
scervellarsi, in tutto relax.
La domanda relativa al finale è una bella domanda. Forse quella che molti di noi si pongono se per caso hanno avuto l'opportunità di visitare l'altro universo. Poi, è chiaro che ognuno attinge al proprio bagaglio di esperienze e reagisce di conseguenza. L'importante però, è avere sempre chiaro il confine fra realtà e fantasia e quindi sapere che nell'altro universo tutto è possibile, mentre in quello reale .... proprio tutto no. Il mio sembra un commento scontato ma, a pensarci bene, tanto scontato non è se ci si guarda in giro e ci si vede attorniati da illusi. Sognare è lecito ed è bellissimo, ma attenzione alla qualità dei sogni e alla loro effettiva possibilità di concretizzarli. Fine. Amen
RispondiEliminaL'altro universo è un concetto simbolico: c'è gente che preferisce vivere in un mondo suo, a volte in modo esagerato, piuttosto che affrontare la banale realtà.
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