I
laboratori del Circolo culturale Bel-Ami di Roma:
Martedì
(di)versi e Martedì prosaici
Il Circolo letterario Bel Ami è un’associazione senza scopo di lucro che
nel 2016 ha festeggiato i suoi primi 10 anni di attività. Tra gli scopi che il
Circolo si propone vi è la realizzazione e la valorizzazione di iniziative
culturali nei settori della letteratura, del cinema, della fotografia e
dell’arte in genere.
Tra le varie iniziative dell’associazione ci sono due laboratori di scrittura, uno
dedicato alla poesia che si svolge il primo martedì del mese a partire dal 3
ottobre 2017 e uno dedicato alla narrativa, il terzo martedì del mese, a
partire dal 17 ottobre.
Gli incontri sono gratuiti previa iscrizione, e si tengono presso la
libreria Coreander a Piazza S. Giovanni in Laterano dalle h 19,30 alle h 21.
Nel laboratorio di poesia , la scrittrice Alessandra Carnovale e la
psicologa Federica Cicchelli condurranno i partecipanti in un percorso
emozionale che li stimolerà a creare delle poesie, affrontando a ogni incontro
un’ emozione diversa.
Questo il calendario:
•
Martedì 7
novembre: la paura
•
Martedì 5
dicembre: la tristezza
•
Martedì 9
gennaio: la sorpresa
•
Martedì 6
febbraio: la rabbia
•
Martedì 6
marzo: il disprezzo
•
Aprile:
evento speciale all’interno del festival Dieci-Lune
•
Martedì 8
maggio: il disgusto
•
Martedì 5
giugno: la vergogna
Info e programma completo qui .
Nel laboratorio di narrativa, la scrittrice
Francesca Andreini affronterà un tema scottante : come superare il
blocco dello scrittore e scrivere meglio.
Qui il calendario degli incontri.
Segue una
breve intervista alle conduttrici dei laboratori.
Iniziamo con Alessandra Carnovale e Federica Cicchelli:
1) Ciao Alessandra e
Federica, grazie per aver accettato l’intervista.
Ci parlate un po’ di voi?
A: Ciao
Alessandra, grazie a te per l’interesse nei confronti del circolo Bel Ami e i
suoi laboratori.
Vivo da sempre a Roma e, dopo aver esplorato altre forme di espressione (la
lingua tedesca, le danze popolari greche, la modellazione ceramica), sono
approdata alla poesia 7-8 anni fa e grazie ad essa al circolo, di cui faccio
parte.
F: Ciao Alessandra, ti ringrazio anche io per questa opportunità. Io
sono Psicologa e ho 30 anni. Scrivo poesie da quando ero adolescente. Provengo
da un piccolo paese della Puglia e la poesia per me è stata una valvola di
sfogo e uno strumento per andare altrove, finché non mi sono trasferita
fisicamente a Roma circa 6 anni fa. Da quasi due anni sono entrata a far parte
del circolo letterario Belami.
2) Com’è nata l’idea
del laboratorio di poesia? Perché “Laboratorio” e non “corso”?
A e F: E’ il terzo
anno che il circolo organizza il laboratorio, in cui poeti e amanti della
poesia possono confrontarsi e condividere le loro esperienze. Abbiamo preferito
questa formula a quella del “corso” proprio perché ci piace l’idea dello
scambio e della condivisione, dell’arricchimento che nasce dal confronto tra
autori diversi per stile, formazione ed esperienza; un laboratorio ci mette in
condizioni di maggiore interattività tra i partecipanti, rispetto ad un corso,
dove c’è chi insegna e chi è lì per apprendere.
3) Il fulcro del
laboratorio sono le emozioni; il laboratorio si ripropone di aiutare il poeta
(o aspirante tale) a riuscire a imbrigliarle per poter lasciarle fluire nella
poesia. Possiamo dire che è anche terapeutico scrivere poesie?
A: Decisamente si. In generale la scrittura
aiuta a tirare fuori quello che si ha dentro, a scegliere le parole più
appropriate per esprimerlo e, una volta messo nero su bianco su una pagina
cartacea o elettronica, forse anche a superarlo.
F: Io spesso mi rendo conto di come la poesia
sia stata terapeutica per me e adesso che mi occupo anche di psicologia,
riconosco e sostengo il valore "terapeutico" della poesia sia per chi
la legge o ascolta che per chi la scrive. La scrittura favorisce l'
elaborazione di vissuti, pensieri, emozioni, sentimenti, mettendoli all'esterno
di sé, dandogli una forma concreta e grazie a ciò permette di alleggerire la
mente e dare un senso a ciò che accade e si prova.
4) Quali sono le
maggiori difficoltà che i partecipanti possono incontrare? E quelle delle due
conduttrici, ovvero voi?...
A: Penso che soprattutto all’inizio, quando il
gruppo non si conosce, esporsi possa essere fonte di imbarazzo. Anche lasciarsi
andare alla scrittura sul momento, durante il laboratorio può incontrare delle
resistenze da parte di chi non è abituato.
Per chi conduce, la preoccupazione maggiore è
riuscire a dare a ciascuno il giusto spazio d’ascolto e di far sentire a
proprio agio ogni partecipante.
F: Concordo con Alessandra.
5) Nel blog faccio spesso recensioni, ma non ho mai
recensito poesie perché, come ho spiegato, secondo me una poesia non è
passibile di giudizio , almeno da parte mia, perché la vedo come un’estensione
del vissuto del poeta, delle sue sensazioni e sentimenti, è troppo personale
per essere recensita; posso dire se mi è piaciuta in quanto la sento affine, o
no nel caso contrario. Secondo voi? Con quali criteri vengono recensite le
poesie dagli esperti del settore?
A: Un criterio può essere quello dell’originalità
e la freschezza delle immagini.
In un suo abbecedario dedicato alla poesia, ad
esempio, Valerio Magrelli ironizza sul ricorso ad alcune espressioni abusate,
sostenendo che la poesia può parlare di tutto, tranne che del tramonto con i
gabbiani (Quando scende il tramonto | svanisce la poesia. /Quando
un gabbiano arriva | lei se ne vola via)
In poesia linguaggio e immagini “invecchiano”
rapidamente e questo impegna il poeta in una ricerca continua.
F: Dal punto di vista di inguaribile
sentimentale quale sono, al di là dei criteri degli esperti, credo che una
poesia riesce nel suo intento espressivo- comunicativo quando
"arriva" a chi la legge o ascolta, cioè quando riesce a far vibrare
delle corde; ciò è reso possibile dalla potenza suggestiva delle immagini
utilizzate ed evocate tramite il linguaggio della metafora, che giunge
direttamente all'emisfero destro, quello non razionale. Per questo motivo
ritengo anche io difficile giudicare con la ragione qualcosa che parla un
linguaggio parzialmente razionale.
Grazie per l’intervista !
Passiamo a Francesca
Andreini, la conduttrice del laboratorio di narrativa.
1) Ciao Francesca,
grazie di aver accettato l’intervista. Ci parli di te e dei tuoi romanzi?
Ciao Alessandra, grazie a
te! Dunque, da dove iniziare… dalla voglia di scrivere? Sempre avuta, e ho
iniziato presto, ma senza far leggere a nessuno quello che scrivevo. Poi nel
2000 ho iniziato a collaborare con una rivista letteraria on-line Lo Zibaldone e altre meraviglie e mi sono lanciata. Molte delle cose che sono
apparse sulla rivista, e altri racconti scritti in occasioni diverse, possono
essere letti sul mio sito: http://www.francesca-andreini.com.
Ho pubblicato due romanzi
molto diversi fra loro. Il primo si intitola Nessuno ti può costringere
(Qui Edit , 2009) ed è un romanzo di formazione. Parla di un
ragazzino che, prima della seconda guerra mondiale, scappa di casa e girovaga
per l’Italia. È un romanzo sulla resistenza umana, sulla capacità di non
lasciarsi piegare dalle esperienze, di mantenere sempre acceso, dentro, il
fuoco della curiosità, della libertà, dell’amore per la vita.
Il secondo, Primi anni
a WDC (Edizioni del Gattaccio, 2015), nasce dai quattro anni che ho vissuto negli
USA, raccontandone i più difficili, ovvero i primi due. Non è però un vero e
proprio diario perché non si sa esattamente chi parla. Si sa che è una donna
che si è trasferita con la famiglia negli Stati Uniti e che si trova ad
affrontare varie esperienze. Alcune di vita comune, altre legate al
trasferimento. Tutte, comunque, rese più intense e a volte drammatiche dal
trovarsi in un ambiente diverso dal suo, in un paese che credeva di conoscere
ed amare, e che non finisce mai di stupirla.
Ho scritto anche commedie
e film. La narrativa, però, è sempre rimasta la mia passione, e da qui nasce
l’idea del laboratorio che ho tenuto, l’anno scorso, per il circolo letterario
Bel Ami. Un laboratorio in cui si studiava la narrativa e le sue
caratteristiche, in cui si cercava di appropriarsi delle tecniche di scrittura
fondamentali.
2) Come è stato
scelto il tema del laboratorio di quest’anno? È così frequente il blocco dello
scrittore?
Quest’anno ci occupiamo
ancora delle tecniche narrative ma da un punto di vista diverso. Quello di chi
vuole scrivere bene, è consapevole delle difficoltà ma anche delle potenzialità
del suo mezzo espressivo, e vuole sfruttarlo al meglio. Da qui nasce il blocco,
ma da qui possono venire anche le tecniche per superarlo, anzi, per sfruttarlo
a dovere!
Si, il blocco è molto
frequente. O meglio, sono molto frequenti! Perché in realtà i tipi di blocco
sono diversi, e corrispondono alle varie fasi creative della scrittura. Alcuni
si superano con la fantasia, altri con la razionalità. A ogni momento creativo,
il suo antidoto al blocco!
3) Ti sei mai trovata
in questa situazione? I problemi e le soluzioni affrontati negli appuntamenti
mensili del laboratorio vengono anche
dalla tua esperienza personale?
Sicuramente! Io i tipi di
blocco di cui parliamo li ho sperimentati tutti, negli anni. E a lungo ho anche
subito quello più terribile: la stanchezza. Il blocco che ti fa dire che in
realtà scrivere è una fatica inutile, che ci sono cose più serie e più
importanti da fare, che tutto quel tempo e quelle energie le puoi spendere in
cose più concrete.
Pur sapendo che non è
vero, ci sono cascata anche io. È facile cedere ai blocchi, ma è importante
riconoscerli e combatterli. Perché per chi ne soffre, la situazione puoi
diventare pesante, può portare con sé tanta insoddisfazione e frustrazione.
4) Quali sono i
principali motivi per i quali lo scrittore si blocca?
Come dicevo, ce ne sono
diversi, e corrispondono alle varie fasi della scrittura. Non posso parlare di
tutti, ma posso ad esempio indicare il primo, quello della pagina bianca. Che
viene dall’incapacità di abbandonarsi all’irrazionalità, il pensare con la
parte raziocinante del cervello in una fase in cui, invece, ci si deve
abbandonare all’evocazione pura e semplice dell’immaginario. Senza freni,
giudizi e inibizioni. Appena ci mettiamo a pensare a ciò che stiamo scrivendo
con criteri razionali, il blocco è in agguato.
Questo non vuol dire che
si scrive sempre in uno stato di semicoscienza. Tutt’altro! Una volta raccolto
il materiale dell’immaginario, dobbiamo fare un lungo lavoro di riflessione, e
di analisi, per stabilire alcuni punti fermi nel nostro percorso narrativo,
capire cosa stiamo raccontando e come lo vogliamo raccontare.
In questa fase ci sono
altre forme di blocco, che però vengono da meccanismi del tutto diversi.
5) Quali sono le
principali difficoltà che possono trovare i partecipanti? E quelle della
conduttrice del lab, ovvero tu?
Non so… non credo che si
incontrino vere difficoltà in un laboratorio di questo tipo. Almeno spero! Si
tratta di ascoltare le mie indicazioni, e poi di raccogliere, o meno, l’invito
a fare piccoli esercizi che servono a sperimentare quello che è stato detto. Ma
sono piccole cose, non difficili, e ovviamente non sono obbligatorie. Chi non
vuole non li fa, e ascolta soltanto. Oppure li fa in un secondo momento, a
casa. Può comunque seguire con interesse il laboratorio, anche se non vuole
partecipare attivamente. Finora, comunque, ho sempre trovato molto spirito di
partecipazione e di condivisione in chi è venuto al laboratorio. A ogni serata
si crea una bellissima atmosfera, e tutti hanno voglia di ascoltare quello che
dicono gli altri, e di dire o leggere le proprie cose.
Per me, poi, non saprei
proprio dire una difficoltà… c’è tanta preparazione, dietro ogni incontro. Mesi
di studi, se non anni. Montagne di libri letti o consultati. Ho addirittura ripassato
vecchi corsi universitari! E poi ho riflettuto molto, scritto e riscritto i
miei interventi… ma queste non sono difficoltà. Mi piace tutto, sia questa fase
di preparazione, sia gli incontri, dove quello che ho studiato e quello che ho
elaborato personalmente può essere messo alla prova, ho la possibilità di
discuterlo e di viverlo insieme gli altri. Per me, sono momenti di grande
gioia!
6) Una volta superato
il blocco e terminato il romanzo, lo scrittore deve affrontare un’altra serie
di questioni; è per questo che negli ultimi due appuntamenti hai invitato un
editore? E’ già possibile sapere chi è?
Si, la fase dopo la
scrittura può essere fonte di stress e frustrazione. Volevo dare la possibilità
a chi lo desidera di fare delle domande a un editore, e di sentire dalla sua
stesa voce di cosa si tratta, in pratica, pubblicare un libro. Non so se può
servire a scoraggiare o, al contrario, a infondere nuovo entusiasmo in chi
scrive. Può essere duro conoscere la realtà dell’editoria attuale. Ma anche liberatorio.
Perché chiarisce a tutti l’idea che non si scrive per pubblicare, ma per
scrivere!
Abbiamo già alcuni nomi in
testa, per questi due incontri, ma dobbiamo ancora verificare le disponibilità.
7) Grazie per
l’intervista!
Grazie a te, Alessandra, è
stato bello parlarti! E spero di aver dato qualche idea e un po’ di ispirazione
a chi ci ha letto!
Dunque, scrittori e poeti romani, non vi resta che
iscrivervi al laboratorio e partecipare: ricordo che è gratuito! E non perdete
le altre iniziative del Circolo Culturale Bel Ami, tra cui gli incontri di
cinema, a cura
di Andrea Ciaffaroni e Andrea Persica :
Al diavolo la Celebrità: alla riscoperta di 7 registi dell'(altra) commedia all’italiana.
Il ciclo 2017-2018 vedrà
protagoniste le monografie di sette autori del cinema italiano che si sono
distinti nel genere della commedia brillante e nella farsa, e che schiacciati
dal confronto con Mario Monicelli, Dino Risi, Ettore Scola, per citarne alcuni,
non sono finiti nelle pagine delle storie del cinema che contano. Forse non
era nei loro piani entrarci, mandando al diavolo la celebrità.