giovedì 30 novembre 2017


Recensione: The OA 1° stagione





 Guardo il cursore lampeggiare sulla pagina vuota  e  mi chiedo se scrivere o no una recensione su questa serie tv così particolare e caotica, che sembra creata appositamente per confondere e spiazzare lo spettatore. “Non ci ho capito un cavolo” quindi si può tranquillamente dire senza passare per cretini. 
Ok, la sto già scrivendo.

In queste 8 puntate lanciate nel dicembre 2016 su Netflix, la protagonista Prairie torna a casa dopo 7 anni, non più cieca, dagli anziani genitori. Inizia a reclutare un gruppo di giovani e racconta la sua esperienza pre-morte, affermando di essere  figlia di un ricco russo, che ha subìto un attentato morendo affogata, e che è però tornata dalla morte. Inoltre, prima della sparizione era cieca, ora non più. Racconta poi di essere stata rapita da uno strano individuo che l’ha rinchiusa in una teca di vetro, insieme ad altri ragazzi tornati dalla morte, per fare esperimenti.
E tutto questo solo nelle prime puntate: la serie mescola un po’ tutto, thriller, paranormale, mondi paralleli, angeli e demoni, proseguendo tra colpi di scena e lentezze incredibili.
Di certo è una delle più originali che abbia visto ultimamente, per non spoilerare non  racconto di più, se non che il finale è controverso e instilla dubbi di ogni genere: quel che abbiamo visto e sentito è vero o è frutto della follia di Praire?...



L’attrice che interpreta la protagonista, Brit Marling, è brava, il resto del cast non mi ha particolarmente entusiasmato; la fotografia è molto fredda e piatta, credo volutamente; i ritmi come ho detto lenti nonostante la quantità di carne al fuoco; di certo la seconda stagione, già confermata, rivelerà qualcosa di più.
Almeno speriamo!




venerdì 24 novembre 2017



   La nuova collana fantasy Starlight-Pub Me




C’è un gran fermento nel mondo editoriale in questi ultimi tempi: in un paese come l’Italia in cui sembra che la gente legga sempre meno, vedere che ci sono persone determinate e preparate che credono nel loro lavoro, nell’importanza della lettura (e quindi nella scrittura) di qualità e s’ingegnano per creare qualcosa di nuovo non può che far piacere.

Una delle ultime novità in campo editoriale è la Collana Starlight di Jessica Maccario, in collaborazione con la piattaforma Pub Me , dedicata esclusivamente al fantasy.


Naturalmente è del tutto free, altrimenti non starei qui a parlarne visto che sono schierata contro la piaga dell’ EAP: i testi selezionati verranno infatti sottoposti a editing , revisione testo, distribuzione e promozione senza spese da parte dell’autore.

I testi cercati sono tutti quelli inerenti al fantasy : urban, paranormal romance, epic, storico…
Tutte le informazioni sulla collana e sulla modalità di invio dei testi sono reperibili sul sito della Collana Starlight.

Starlight non è l’unica collana in collaborazione con Pub Me: ci sono anche collane di narrativa generale, romance, fantascienza e thriller/gialli/noir/horror, ognuna gestita da un  diverso responsabile. Tutte le info sul sito Pub me !

Starlight ha ultimamente lanciato un contest per racconti con scadenza 2 dicembre: sulla pagina Facebook tutte le info. Affrettatevi!




Ora rivolgiamo qualche domanda alla curatrice della collana, Jessica Maccario.



1)       Ciao Jessica, grazie per essere con noi. Ci parli un po’ di te e dei tuoi romanzi?

Ciao Alessandra, grazie mille per l’invito! Sono una ragazza di 27 anni che si è avvicinata per la prima volta ai libri da piccolina, grazie alla maestra delle elementari che cercava di invogliarci a leggere. La passione per la scrittura è nata intorno ai 12 anni, ho iniziato a scrivere un romanzo rosa che ho portato all’esame di terza media, poi sono passata a uno più autobiografico che raccontava la storia di un gruppo di amiche che rispecchiava abbastanza la mia realtà e, infine, sono approdata ai fantasy. È proprio con il primo fantasy “Insieme verso la libertà” che ho deciso di puntare sulla pubblicazione, anche se all’inizio sapevo davvero poco di questo mondo! La prima uscita è stata quindi un azzardo, sono stata scelta da una piccola casa editrice ma non ho ricevuto grandi aiuti nella correzione e nella promozione e questo mi ha spinta verso il self publishing. Ho pagato per una correzione bozze ed editing, ho avuto la fortuna di trovare colleghi preparati che mi hanno aiutata a capire come migliorare il mio stile e ho cominciato a prendere la scrittura in modo più serio, trattandola a tutti gli effetti come un lavoro e non come un semplice svago. Nel frattempo mi sono introdotta nel mondo editoriale facendo le prime valutazioni per Libro Aperto edizioni, poi ho avuto la grande fortuna d’incontrare Argeta e ho iniziato a collaborare con la Butterfly prima nelle valutazioni dei manoscritti poi nell’ufficio stampa. Ho avuto altre esperienze con la Ruota edizioni e altri editor, ho fatto da beta e correttrice per molti autori e ho continuato a studiare l’editing. Infine, sono entrata nel Seu come socio autore e in seguito anche nello staff, la splendida Associazione di Scrittori Emergenti Uniti che mi ha permesso di conoscere tante nuove persone e di arrivare a tante fiere italiane. Insomma, è stato un percorso intenso, che mi ha cambiata molto. Ho scelto di laurearmi in Beni Culturali Archivistici e Librari perché volevo seguire dei corsi che mi aiutassero anche nella scrittura e sono molto felice, adesso, di poter continuare a lavorare in questo ambito.
Per quanto riguarda i miei romanzi, ho deciso di disdire il contratto per il primo libro, che uscirà tra qualche mese in self, rivisto e aggiornato, insieme ai successivi della trilogia, “La spada degli elfi” e “L’amore non si arrende”. Ho pubblicato anche la duologia romantica “In volo con te” e “Questo viaggio è per sempre” che tratta i temi dell’omosessualità, dei pregiudizi della gente, del coraggio di ricominciare e superare le proprie paure; infine, sono usciti il romantic suspense “Io ti libererò” e diversi racconti.

2)     Come è nata l’idea della collana Starlight?

Seguivo già da un po’ con interesse la collana Floreale, la prima nata per volere di Flora Gallert e PubMe, e quando ho visto le selezioni per dirigere delle nuove collane ho deciso di provarci. Sono passate un po’ di settimane e, dopo averne discusso con il capo di PubMe, mi è stata affidata la collana dei fantasy. Per me è stata la scelta migliore, perché i miei generi preferiti da lettrice sono sempre stati il rosa e il fantasy. Ho avuto libertà su molti aspetti, perciò ho deciso il nome Starlight, ho pensato a cosa scrivere sul sito, a chi avrei potuto contattare e in generale a come organizzarmi. In un mese ho ricevuto dei manoscritti, ne ho valutati un po’, ne ho scelti due, ho firmato i contratti e adesso ci stiamo occupando dell’editing e della copertina; il lancio è previsto a fine gennaio, se tutto va come deve andare, sono due storie molto diverse tra di loro, una con un’ambientazione classica, l’altra moderna. Sono molto soddisfatta della scelta e, nonostante le difficoltà – inevitabili – che s’incontrano ogni giorno, penso che questo lavoro mi aiuterà anche a crescere come persona.

3)     La piattaforma Pub Me con questa collana si sta evolvendo da piattaforma per il self publishing a CE vera e propria, ho ben capito? Quali sono le altre collane?

In realtà PubMe ha deciso di portare avanti due percorsi diversi: il self publishing e le collane. Le collane fungono da case editrici a tutti gli effetti, che PubMe ha dato in gestione a persone esterne scelte come curatrici e direttrici: noi in questo ruolo ci occupiamo della selezione, dell’editing e della copertina e aiutiamo l’autore nella promozione. PubMe ci lascia in gestione la maggior parte degli aspetti; si occupa invece del prodotto finito distribuendolo, pagando gli autori e sbrigando tutte le faccende burocratiche. Ogni collana agisce in modo indipendente, anche se come direttori ci consultiamo spesso, e ciascuna ha la propria politica e i propri generi di pubblicazione.
Chi sceglie il self publishing, invece, carica direttamente il libro sulla piattaforma senza passare dalle collane. I contratti sono differenti e il marchio delle collane compare sia sui siti sia nel libro, da questo si può capire quale percorso ha scelto l’autore.
Al momento le collane coprono i generi del fantasy, rosa, giallo/thriller, narrativa contemporanea, libri per bambini e a breve l’horror. È possibile che ne nascano altre, per esempio per la saggistica.

4)    Cosa cerchi in un testo? Quali sono le cose che più ti colpiscono e che non devono mancare in un fantasy per la collana da te gestita?

Dall’analisi di un testo emerge quasi subito lo stile dell’autore, la sua maturità, non è difficile capirne l’esperienza e la necessità d’intervento sul testo. Sono rimasta stupita dai primi manoscritti, che mostravano già una certa maturità, mentre ne ho ricevuti altri con uno stile molto acerbo. Io mi sono prefissata di aiutare gli autori a migliorare, quindi per i manoscritti scelti il lavoro di editing è approfondito e richiede uno scambio costante con l’autore, per quelli scartati cerco di dare comunque dei consigli generali affinché possa sapere cosa non funziona e su cosa lavorare se vuole rimetterci mano.
Cerco storie con una struttura coerente, una storia che sappia interessare il lettore, spingerlo a continuare la lettura, che abbia anche una componente emozionale. Su singole scene e personaggi si può lavorare, su testi che denotano scarsa informazione o una struttura caotica è più difficile e richiede più tempo. Cerco un’idea originale, dei personaggi che mi colpiscano. Anche lo stile e la scelta del ritmo sono molto importanti. Diciamo che l’analisi prende un po’ tutti gli aspetti e confronta i punti di forza con i punti di debolezza.

5)     Cosa ti aspetti da questa esperienza?

Di arricchirmi, come persona, come lettrice, come autrice. D’imparare ogni giorno cose nuove, di accrescere la mia esperienza nel campo. E, soprattutto, di non deludere gli autori. Mi sto mettendo in gioco più di quanto abbia mai fatto per i miei scritti perché voglio donare all’autore la gioia di essere letto e apprezzato e non voglio che si senta solo in questo percorso pieno di ostacoli. Siamo solo all’inizio, tanti progetti devono ancora prendere forma, tante idee devono ancora essere realizzate, ma un passo dopo l’altro riusciremo ad arrivare lontani. Intanto sto decidendo il calendario delle prossime uscite: per i romanzi bisognerà attendere l’anno nuovo, ma per i racconti è possibile che già a Natale ci saranno delle sorprese.
Voglio ringraziare le persone che mi hanno sostenuta e dato fiducia e vi invito a visitare il sito http://starlight.pubme.me/ e a rimanere aggiornati sulla pagina https://www.facebook.com/collanastarlight/ 

6)      Grazie per l’intervista, complimenti e a presto su IUF!

Grazie mille a te! :)



lunedì 20 novembre 2017


RECENSIONE: IL CASTELLO DI OTRANTO di H. WALPOLE







Genere: Gotico, romance, storico
Anno: 1764
Pagine: 98
Edizione: Newton
Collana: 100 pagine 1000 lire
Link: Amazon



Avete presente quando negli anni ’90 ci fu l’invasione dei libretti “100 pagine 1000 lire”? Grazie a quella intuizione della Newton Compton è stato possibile leggere moltissimi classici a prezzo bassissimo, alcuni dei quali mai più ristampati da anni. Molti di questi libri si trovano ancora oggi, oltre che nelle nostre librerie personali, nei mercatini o nelle Libere Librerie, ed è proprio qui che ho trovato il famigerato “Il Castello di Otranto”, capostipite del genere gotico. Un libro uscito nel 1764. Mi sono chiesta se avesse un senso oggi come oggi leggere un testo simile, ma poi la mia curiosità nonché sete di sapere mi ha spinto a prenderlo.

il Castello di Otranto oggi
La storia è ambientata nel 1200 circa, a Otranto, e narra del principe Manfredi e della sua famiglia colpita da una maledizione: «Il Castello e la signoria d'Otranto sarebbero venuti a mancare all'attuale famiglia, quando l'autentico possessore fosse diventato troppo grande per abitarvi». Suo figlio Corrado sta per sposare la principessa Isabella, ma muore schiacciato da un enorme elmo; Manfredi decide allora di sposare lui la giovane, benché sia già sposato con Ippolita. Isabella viene aiutata a fuggire da un giovane contadino, Teodoro; nel mentre si compiono altri prodigi, come gambe e braccia giganti o quadri che sembrano prendere vita. 
 L’intreccio prosegue con altri personaggi , degno della migliore soap opera: infatti a parte gli elementi “de paura” il romanzo è un romance bello e buono, con intrighi familiari, paternità segrete, fughe, qui pro quo  e patemi d’animo vari. 
Illustrazione di Houghton
per il romanzo
La trama è ben congegnata,  e la curiosità di sapere come finisce c’è; alcuni dei dialoghi, di cui il romanzo è ricco, sono anche divertenti, altri troppo ripetitivi e noiosi, a prescindere dal tono settecentesco che può anche piacere ma è decisamente troppo aulico e melodrammatico per il giorno d’oggi.
Immagino che la comparsa del soprannaturale debba aver provocato scalpore all’epoca; oggi quanto descritto non fa per niente paura, anche perché, come ripeto, è più un romance che altro, e poi ormai siamo andati molto avanti con horror e derivati.

Riguardo l’edizione, per far entrare questo testo in 100 pagine hanno compresso al massimo il materiale, ottenendo così dialoghi e frasi una dietro l’altro, affaticando la vista e aumentando la confusione. Ho visto però che il romanzo è reperibile in altri formati, rieditato da altri, quindi sconsiglio l’edizione economica a chi volesse leggerlo e optare per altra edizione.

Tornando alla questione iniziale: sì, i classici vanno letti per comprendere le origini dei generi letterari,  e per capire meglio il nostro passato e le epoche precedenti alla nostra, come si viveva e come si scriveva; e, no, se questo non lo leggerete non vi sarete persi un capolavoro.



mercoledì 15 novembre 2017


Recensione manga: La Divina Commedia di Go Nagai




Numero volumi: 3
Anno: 1994-2014
Editore: J-Pop
Collana: Epic
Prezzo: € 8,50 a numero


Potevo perdermi l’opera del Maestro Go Nagai sulla Divina Commedia? Assolutamente no, e finalmente a tre anni dall’edizione italiana me lo sono procurato.
La lettura mi ha lasciato entusiasta.
Go Nagai ha dichiarato più volte di aver conosciuto l’opera di Dante negli anni ’70, di averla molto apprezzata e di essersi a esso ispirata per il manga “Mao Dante”, ma non contento, nel 1994 ha iniziato a trasporla a fumetti.
Quello che più mi ha colpito è stata la cura e l’estrema aderenza al testo dantesco: Nagai ne ha colto in pieno l’essenza e il significato, trasponendo inoltre dettagliatamente le immagini in esso riportate con maestria e cura. Non solo: si nota anche lo studio accurato dell’epoca, nonché del periodo classico in quanto come tutti ricorderete (lo ricordate , veroooo?!?...) Virgilio nella cantica dell’Inferno accompagna Dante a zonzo per i gironi.


Ciò ha comportato anche uno studio approfondito della religione cattolica, che non dev’essere di facile comprensione per un orientale.
Tra tutti i suoi manga che ho letto questo è di certo quello disegnato in maniera più accurata, raggiungendo livelli che non esito a definire sopraffini, sia artisticamente che tecnicamente, pur restando fedele ai suoi stilemi e alle tipicità dei manga (ad esempio  quando un personaggio è preoccupato o in ansia, appare una goccia di sudore sulla sua fronte…).  
I primi due volumi sono dedicati proprio all’Inferno, che, diciamolo, è la parte che appassiona di più gli studenti (me compresa) e evidentemente anche il Maestro non è rimasto immune al suo fascino; all’inizio introduce anche vari rimandi alla vita di Dante e al periodo storico in cui vive. 

Il terzo volume comprende Purgatorio e Paradiso, quindi queste due cantiche sono narrate in maniera molto più sintetica, anche troppo forse.
Tutta l’opera è in realtà una sintesi, poiché appaiono gli episodi principali e più importanti, anche perché altrimenti sarebbe stata troppo lunga e avrebbe finito per perdersi, invece così com’è va bene, anche se il finale è un po’ troppo sintetico.

Straconsiglio a tutti questa opera, sia agli studenti liceali che ai più grandi; anzi, se fossi una prof li inserirei come lettura integrativa alla Divina Commedia nel programma scolastico!

Da non perdere!


Le immagini sono copyright degli aventi diritto e sono inserite a puro scopo illustrativo.

giovedì 9 novembre 2017

Segnalazione : BERSERKR









Titolo: Berserkr
Autore: Alessio Del Debbio
Editore: Dark Zone Edizioni
Genere: urban fantasy
Prezzo: 14,90 euro (cartaceo)
             2,99 ebook
Isbn: 978-8899845209

Trama: Berlino, inizio del terzo millennio. La Guerra Calda è finita, gli Accordi dell’89 sono stati firmati e la città è stata divisa in sette zone, ciascuna assegnata a una delle antiche stirpi. All’interno della ringbahn vivono gli uomini, protetti dalla Divisione, incaricata di mantenere la pace e impedire sconfinamenti e scontri tra le stirpi. Misteriosi omicidi, provocati da sconosciute creature sovrannaturali, iniziano però a verificarsi in tutta la città, rischiando di frantumare il delicato equilibrio raggiunto. La Divisione incarica Ulrik Von Schreiber di indagare, aiutato dal pavido collega Fabian, ben sapendo quanto abbia a cuore il mantenimento della pace. Ma Ulrik non è soltanto un cacciatore, incarna lo Spirito Protettore della Città, l’Orso di Berlino, che non attende altro che liberare la propria furia.


Il nuovo romanzo di Alessio Del Debbio, "Berserkr", sarà presentato in occasione del Pisa Book Festival nei giorni 10-11-12 novembre 2017. Il romanzo è uscito in anticipo in occasione della fiera del libro di Francoforte, a cui la Dark Zone è stata invitata come CE rappresentante della Regione Lazio, ed è andato sold out a Lucca comics and games!




Già disponibile su tutti gli store di libri.
In uscita a novembre 2017 in occasione del Pisa Book Festival.



Biografia: Alessio Del Debbio, scrittore viareggino, appassionato di tutto ciò che è fantastico e oltre la realtà. Numerosi suoi racconti sono usciti in riviste (come Con.tempo e StreetBook Magazine) e in antologie, cartacee e digitali (come I mondi del fantasy, di Limana Umanìta Edizioni, Racconti Toscani, di Historica Edizioni, Sognando, di Panesi Edizioni). I suoi ultimi libri sono il romanzo Favola di una falena (Panesi Edizioni, 2016) e i fantasy contemporanei Ulfhednar War – La guerra dei lupi (Edizioni Il Ciliegio, 2017) e Berserkr (Dark Zone, 2017).
Cura il blog “I mondi fantastici” che promuove scrittori di fantasy italiano. Scrive articoli per il portale di letteratura fantastica “Le lande incantate”. È presidente dell’associazione culturale “Nati per scrivere” che sostiene gli scrittori emergenti, soprattutto locali, e d’estate organizza la rassegna “Un libro al tramonto” – Aperitivi letterari a Viareggio, per far conoscere autori toscani.

Contatti:
Pagina Facebook “I mondi fantastici – Alessio Del Debbio”: https://www.facebook.com/alessio.deldebbio/
Blog “i mondi fantastici”: www.imondifantastici.blogspot.it

lunedì 6 novembre 2017




I laboratori del Circolo culturale Bel-Ami di Roma:
Martedì (di)versi e Martedì prosaici






Il Circolo letterario Bel Ami è un’associazione senza scopo di lucro che nel 2016 ha festeggiato i suoi primi 10 anni di attività. Tra gli scopi che il Circolo si propone vi è la realizzazione e la valorizzazione di iniziative culturali nei settori della letteratura, del cinema, della fotografia e dell’arte in genere.

Tra le varie iniziative dell’associazione  ci sono due laboratori di scrittura, uno dedicato alla poesia che si svolge il primo martedì del mese a partire dal 3 ottobre 2017 e uno dedicato alla narrativa, il terzo martedì del mese, a partire dal 17 ottobre.
Gli incontri sono gratuiti previa iscrizione, e si tengono presso la libreria Coreander a Piazza S. Giovanni in Laterano dalle h 19,30 alle h 21.






Nel laboratorio di poesia , la scrittrice Alessandra Carnovale e la psicologa Federica Cicchelli condurranno i partecipanti in un percorso emozionale che li stimolerà a creare delle poesie, affrontando a ogni incontro un’ emozione diversa.
Questo il calendario:

        Martedì 3 ottobre: la gioia                                              

        Martedì 7 novembre: la paura
        Martedì 5 dicembre: la tristezza
        Martedì 9 gennaio: la sorpresa
        Martedì 6 febbraio: la rabbia
        Martedì 6 marzo: il disprezzo
        Aprile: evento speciale all’interno del festival Dieci-Lune
        Martedì 8 maggio: il disgusto
        Martedì 5 giugno: la vergogna

Info e programma completo qui .





Nel laboratorio di narrativa, la scrittrice Francesca Andreini affronterà un tema scottante : come superare il blocco dello scrittore e scrivere meglio.
Qui il calendario degli incontri. 



Segue  una breve intervista alle conduttrici dei laboratori.

Iniziamo con Alessandra Carnovale  e Federica Cicchelli:

1)       Ciao Alessandra e Federica, grazie per aver accettato l’intervista.
Ci parlate un po’ di voi?
A: Ciao Alessandra, grazie a te per l’interesse nei confronti del circolo Bel Ami e i suoi laboratori.
Vivo da sempre a Roma e, dopo aver esplorato altre forme di espressione (la lingua tedesca, le danze popolari greche, la modellazione ceramica), sono approdata alla poesia 7-8 anni fa e grazie ad essa al circolo, di cui faccio parte.

F: Ciao Alessandra, ti ringrazio anche io per questa opportunità. Io sono Psicologa e ho 30 anni. Scrivo poesie da quando ero adolescente. Provengo da un piccolo paese della Puglia e la poesia per me è stata una valvola di sfogo e uno strumento per andare altrove, finché non mi sono trasferita fisicamente a Roma circa 6 anni fa. Da quasi due anni sono entrata a far parte del circolo letterario Belami.


2)     Com’è nata l’idea del laboratorio di poesia? Perché “Laboratorio” e non “corso”?
A e F: E’ il terzo anno che il circolo organizza il laboratorio, in cui poeti e amanti della poesia possono confrontarsi e condividere le loro esperienze. Abbiamo preferito questa formula a quella del “corso” proprio perché ci piace l’idea dello scambio e della condivisione, dell’arricchimento che nasce dal confronto tra autori diversi per stile, formazione ed esperienza; un laboratorio ci mette in condizioni di maggiore interattività tra i partecipanti, rispetto ad un corso, dove c’è chi insegna e chi è lì per apprendere.



3)     Il fulcro del laboratorio sono le emozioni; il laboratorio si ripropone di aiutare il poeta (o aspirante tale) a riuscire a imbrigliarle per poter lasciarle fluire nella poesia. Possiamo dire che è anche terapeutico scrivere poesie?

A: Decisamente si. In generale la scrittura aiuta a tirare fuori quello che si ha dentro, a scegliere le parole più appropriate per esprimerlo e, una volta messo nero su bianco su una pagina cartacea o elettronica, forse anche a superarlo.
F: Io spesso mi rendo conto di come la poesia sia stata terapeutica per me e adesso che mi occupo anche di psicologia, riconosco e sostengo il valore "terapeutico" della poesia sia per chi la legge o ascolta che per chi la scrive. La scrittura favorisce l' elaborazione di vissuti, pensieri, emozioni, sentimenti, mettendoli all'esterno di sé, dandogli una forma concreta e grazie a ciò permette di alleggerire la mente e dare un senso a ciò che accade e si prova.


4)    Quali sono le maggiori difficoltà che i partecipanti possono incontrare? E quelle delle due conduttrici, ovvero voi?...

A: Penso che soprattutto all’inizio, quando il gruppo non si conosce, esporsi possa essere fonte di imbarazzo. Anche lasciarsi andare alla scrittura sul momento, durante il laboratorio può incontrare delle resistenze da parte di chi non è abituato.
Per chi conduce, la preoccupazione maggiore è riuscire a dare a ciascuno il giusto spazio d’ascolto e di far sentire a proprio agio ogni partecipante.
F: Concordo con Alessandra.


5)     Nel  blog faccio spesso recensioni, ma non ho mai recensito poesie perché, come ho spiegato, secondo me una poesia non è passibile di giudizio , almeno da parte mia, perché la vedo come un’estensione del vissuto del poeta, delle sue sensazioni e sentimenti, è troppo personale per essere recensita; posso dire se mi è piaciuta in quanto la sento affine, o no nel caso contrario. Secondo voi? Con quali criteri vengono recensite le poesie dagli esperti del settore?

A: Un criterio può essere quello dell’originalità e la freschezza delle immagini.
In un suo abbecedario dedicato alla poesia, ad esempio, Valerio Magrelli ironizza sul ricorso ad alcune espressioni abusate, sostenendo che la poesia può parlare di tutto, tranne che del tramonto con i gabbiani (Quando scende il tramonto | svanisce la poesia. /Quando un gabbiano arriva | lei se ne vola via)
In poesia linguaggio e immagini “invecchiano” rapidamente e questo impegna il poeta in una ricerca continua.
F: Dal punto di vista di inguaribile sentimentale quale sono, al di là dei criteri degli esperti, credo che una poesia riesce nel suo intento espressivo- comunicativo quando "arriva" a chi la legge o ascolta, cioè quando riesce a far vibrare delle corde; ciò è reso possibile dalla potenza suggestiva delle immagini utilizzate ed evocate tramite il linguaggio della metafora, che giunge direttamente all'emisfero destro, quello non razionale. Per questo motivo ritengo anche io difficile giudicare con la ragione qualcosa che parla un linguaggio parzialmente razionale.
Grazie per l’intervista !


Passiamo a Francesca Andreini, la conduttrice del laboratorio di narrativa.

1)       Ciao Francesca, grazie di aver accettato l’intervista. Ci parli di te e dei tuoi romanzi?

Ciao Alessandra, grazie a te! Dunque, da dove iniziare… dalla voglia di scrivere? Sempre avuta, e ho iniziato presto, ma senza far leggere a nessuno quello che scrivevo. Poi nel 2000 ho iniziato a collaborare con una rivista letteraria on-line Lo Zibaldone e altre meraviglie e mi sono lanciata. Molte delle cose che sono apparse sulla rivista, e altri racconti scritti in occasioni diverse, possono essere letti sul mio sito: http://www.francesca-andreini.com
Ho pubblicato due romanzi molto diversi fra loro. Il primo si intitola Nessuno ti può costringere (Qui Edit , 2009) ed è un romanzo di formazione. Parla di un ragazzino che, prima della seconda guerra mondiale, scappa di casa e girovaga per l’Italia. È un romanzo sulla resistenza umana, sulla capacità di non lasciarsi piegare dalle esperienze, di mantenere sempre acceso, dentro, il fuoco della curiosità, della libertà, dell’amore per la vita.
Il secondo, Primi anni a WDC (Edizioni del Gattaccio, 2015), nasce dai quattro anni che ho vissuto negli USA, raccontandone i più difficili, ovvero i primi due. Non è però un vero e proprio diario perché non si sa esattamente chi parla. Si sa che è una donna che si è trasferita con la famiglia negli Stati Uniti e che si trova ad affrontare varie esperienze. Alcune di vita comune, altre legate al trasferimento. Tutte, comunque, rese più intense e a volte drammatiche dal trovarsi in un ambiente diverso dal suo, in un paese che credeva di conoscere ed amare, e che non finisce mai di stupirla.
Ho scritto anche commedie e film. La narrativa, però, è sempre rimasta la mia passione, e da qui nasce l’idea del laboratorio che ho tenuto, l’anno scorso, per il circolo letterario Bel Ami. Un laboratorio in cui si studiava la narrativa e le sue caratteristiche, in cui si cercava di appropriarsi delle tecniche di scrittura fondamentali.

2)     Come è stato scelto il tema del laboratorio di quest’anno? È così frequente il blocco dello scrittore?

Quest’anno ci occupiamo ancora delle tecniche narrative ma da un punto di vista diverso. Quello di chi vuole scrivere bene, è consapevole delle difficoltà ma anche delle potenzialità del suo mezzo espressivo, e vuole sfruttarlo al meglio. Da qui nasce il blocco, ma da qui possono venire anche le tecniche per superarlo, anzi, per sfruttarlo a dovere!
Si, il blocco è molto frequente. O meglio, sono molto frequenti! Perché in realtà i tipi di blocco sono diversi, e corrispondono alle varie fasi creative della scrittura. Alcuni si superano con la fantasia, altri con la razionalità. A ogni momento creativo, il suo antidoto al blocco!

3)     Ti sei mai trovata in questa situazione? I problemi e le soluzioni affrontati negli appuntamenti mensili del laboratorio  vengono anche dalla tua esperienza personale?

Sicuramente! Io i tipi di blocco di cui parliamo li ho sperimentati tutti, negli anni. E a lungo ho anche subito quello più terribile: la stanchezza. Il blocco che ti fa dire che in realtà scrivere è una fatica inutile, che ci sono cose più serie e più importanti da fare, che tutto quel tempo e quelle energie le puoi spendere in cose più concrete.
Pur sapendo che non è vero, ci sono cascata anche io. È facile cedere ai blocchi, ma è importante riconoscerli e combatterli. Perché per chi ne soffre, la situazione puoi diventare pesante, può portare con sé tanta insoddisfazione e frustrazione.

4)    Quali sono i principali motivi per i quali lo scrittore si blocca?

Come dicevo, ce ne sono diversi, e corrispondono alle varie fasi della scrittura. Non posso parlare di tutti, ma posso ad esempio indicare il primo, quello della pagina bianca. Che viene dall’incapacità di abbandonarsi all’irrazionalità, il pensare con la parte raziocinante del cervello in una fase in cui, invece, ci si deve abbandonare all’evocazione pura e semplice dell’immaginario. Senza freni, giudizi e inibizioni. Appena ci mettiamo a pensare a ciò che stiamo scrivendo con criteri razionali, il blocco è in agguato.
Questo non vuol dire che si scrive sempre in uno stato di semicoscienza. Tutt’altro! Una volta raccolto il materiale dell’immaginario, dobbiamo fare un lungo lavoro di riflessione, e di analisi, per stabilire alcuni punti fermi nel nostro percorso narrativo, capire cosa stiamo raccontando e come lo vogliamo raccontare.
In questa fase ci sono altre forme di blocco, che però vengono da meccanismi del tutto diversi.

5)     Quali sono le principali difficoltà che possono trovare i partecipanti? E quelle della conduttrice del lab, ovvero tu?

Non so… non credo che si incontrino vere difficoltà in un laboratorio di questo tipo. Almeno spero! Si tratta di ascoltare le mie indicazioni, e poi di raccogliere, o meno, l’invito a fare piccoli esercizi che servono a sperimentare quello che è stato detto. Ma sono piccole cose, non difficili, e ovviamente non sono obbligatorie. Chi non vuole non li fa, e ascolta soltanto. Oppure li fa in un secondo momento, a casa. Può comunque seguire con interesse il laboratorio, anche se non vuole partecipare attivamente. Finora, comunque, ho sempre trovato molto spirito di partecipazione e di condivisione in chi è venuto al laboratorio. A ogni serata si crea una bellissima atmosfera, e tutti hanno voglia di ascoltare quello che dicono gli altri, e di dire o leggere le proprie cose.
Per me, poi, non saprei proprio dire una difficoltà… c’è tanta preparazione, dietro ogni incontro. Mesi di studi, se non anni. Montagne di libri letti o consultati. Ho addirittura ripassato vecchi corsi universitari! E poi ho riflettuto molto, scritto e riscritto i miei interventi… ma queste non sono difficoltà. Mi piace tutto, sia questa fase di preparazione, sia gli incontri, dove quello che ho studiato e quello che ho elaborato personalmente può essere messo alla prova, ho la possibilità di discuterlo e di viverlo insieme gli altri. Per me, sono momenti di grande gioia!

6)     Una volta superato il blocco e terminato il romanzo, lo scrittore deve affrontare un’altra serie di questioni; è per questo che negli ultimi due appuntamenti hai invitato un editore? E’ già possibile sapere chi è?

Si, la fase dopo la scrittura può essere fonte di stress e frustrazione. Volevo dare la possibilità a chi lo desidera di fare delle domande a un editore, e di sentire dalla sua stesa voce di cosa si tratta, in pratica, pubblicare un libro. Non so se può servire a scoraggiare o, al contrario, a infondere nuovo entusiasmo in chi scrive. Può essere duro conoscere la realtà dell’editoria attuale. Ma anche liberatorio. Perché chiarisce a tutti l’idea che non si scrive per pubblicare, ma per scrivere!
Abbiamo già alcuni nomi in testa, per questi due incontri, ma dobbiamo ancora verificare le disponibilità.

7)      Grazie per l’intervista!

Grazie a te, Alessandra, è stato bello parlarti! E spero di aver dato qualche idea e un po’ di ispirazione a chi ci ha letto!

Dunque, scrittori e poeti romani, non vi resta che iscrivervi al laboratorio e partecipare: ricordo che è gratuito! E non perdete le altre iniziative del Circolo Culturale Bel Ami, tra cui gli incontri di cinema, a cura di Andrea Ciaffaroni e Andrea Persica : 

Al diavolo la Celebrità: alla riscoperta di 7 registi dell'(altra) commedia all’italiana.



Il ciclo 2017-2018 vedrà protagoniste le monografie di sette autori del cinema italiano che si sono distinti nel genere della commedia brillante e nella farsa, e che schiacciati dal confronto con Mario Monicelli, Dino Risi, Ettore Scola, per citarne alcuni, non sono finiti nelle pagine delle storie del cinema che contano. Forse non era nei loro piani entrarci, mandando al diavolo la celebrità.
Tutte le info qui!