Recensione:
Pestilentia di Stefano Mancini
Genere:
dark fantasy, epic fantasy
Editore:
Astro
Pagine:
332
Link:Amazon
Un ragazzo in fuga da qualcosa che non doveva
essere liberato. È l’inizio della fine.
Quattro secoli dopo, il mondo è un ammasso purulento. Una pestilenza ha spazzato via quasi ogni forma di vita, e il gelo ha stretto nella sua morsa gli ultimi superstiti.
Quando la setta eretica della Mors Atra trafuga la più potente reliquia della Chiesa di Nergal, ultimo faro contro la decadenza, padre Oberon si ribella. E convoca Eckhard, devoto cavaliere della Fratellanza. Ispirato dalla fede, questi darà vita a uno spietato inseguimento sulle tracce della ladra Shree e del suo insolito compagno di viaggio, un eretico appartenente alla razza dei Gha’unt.
Perché la reliquia va recuperata a ogni costo. O il suo terribile segreto trascinerà nel baratro la chiesa, condannando il mondo all’oblio.
Quattro secoli dopo, il mondo è un ammasso purulento. Una pestilenza ha spazzato via quasi ogni forma di vita, e il gelo ha stretto nella sua morsa gli ultimi superstiti.
Quando la setta eretica della Mors Atra trafuga la più potente reliquia della Chiesa di Nergal, ultimo faro contro la decadenza, padre Oberon si ribella. E convoca Eckhard, devoto cavaliere della Fratellanza. Ispirato dalla fede, questi darà vita a uno spietato inseguimento sulle tracce della ladra Shree e del suo insolito compagno di viaggio, un eretico appartenente alla razza dei Gha’unt.
Perché la reliquia va recuperata a ogni costo. O il suo terribile segreto trascinerà nel baratro la chiesa, condannando il mondo all’oblio.
Ho trovato in questo romanzo molto più di quel che promette
la sinossi.
Non ci sono solo segreti, inseguimenti, tradimenti e colpi di
scena; in Pestilentia di Stefano Mancini si trovano temi importanti come quello
della diversità, e soprattutto è permeato da una critica – affatto velata- non
tanto delle religioni in sé, ma di quello che le classi sacerdotali ne hanno
fatto, senza ovviamente prendere di mira un credo specifico.
I culti sono importantissimi, e per moltissime persone sono
l’unica fonte di speranza, sia nella realtà che nel romanzo, dove il Culto di
Nergal è l’unico rifugio per migliaia di disperati che continuano a morire in
un mondo ridotto allo sfacelo a causa della pestilenza; ma cosa c’è dietro?
I personaggi sono tutti ben delineati; posso dire che si
tratta di un romanzo corale in quanto il nobile cavaliere Eckhard, la ladra
Shree, Vikas, lo schiavo Gleb e tutti gli altri hanno il loro spazio,
perfettamente ritagliato nello svolgersi della storia; si tratta di personaggi che si evolvono nel corso degli eventi, complessi e approfonditi nella giusta dose. Più in là si incontrano nuovi personaggi: ci sarà meno tempo per
conoscerli, ma saranno comunque molto importanti e ci si affeziona subito. I personaggi negativi, come il Sommo Padre, sono davvero detestabili.
Vero protagonista a mio avviso è proprio la pestilenza, e il
clima freddo e piovoso derivante da essa, che permea ogni pagina del romanzo:
sembra di sentirlo quel freddo mentre si girano le pagine (o come nel mio caso
quando si clicca sull’ereader!), entra nelle ossa anche al lettore e non solo
ai personaggi.
Lo stile è scorrevole, il ritmo è cadenzato alla perfezione,
tra brani più d’azione, che non lesinano su particolari horror, e brani con
descrizioni e dialoghi. Una lettura piacevolissima e appassionante.
Il finale si distingue per originalità rispetto ai finali cui
siamo abituati, del tutto inaspettato.
Ho solo una curiosità su una cosa che non ho ben capito, la
chiederò all’autore nella seguente intervista, segnalando lo spoiler.
Circa l’edizione, la cover di Mauro Dal Bo è evocativa e
accattivante, mi è piaciuta molto; sui refusi non posso dire molto perché nelle
edizioni digitali, come in questo caso, ormai ho capito che praticamente… si
autocreano!
Ora, intervista a Stefano Mancini.
1)
Ciao Stefano, grazie per aver accettato l’intervista. Ci
parli di te e dei tuoi romanzi? Finora ne hai pubblicati molti, tutti di genere
fantasy?
Ciao e grazie
intanto per questo spazio. Al momento ho pubblicato tutti romanzi di genere
fantasy, cercando tuttavia di spaziare da un’ambientazione all’altra. Ho però
nel cassetto un romanzo di altro genere, che spero presto possa vedere la luce.
Di me che cosa
posso dire? Amo scrivere fin dalla più tenera età e non ho mai smesso,
riuscendo, col tempo a farne anche un lavoro a tempo
pieno. Quindi direi che mi ritengo davvero molto fortunato.
I romanzi di Stefano Mancini |
2)
Che ne pensi della recensione? Vuoi aggiungere qualcosa?
Direi che è
perfetta, mi pare siano stati colti (e mi fa un immenso piacere) tutti gli
elementi che caratterizzano il romanzo.
3)
Cosa ti ha ispirato Pestilentia?
L’idea alla base
era quella di raccontare un fantasy cupo e realistico; avevo bene in mente
l’ambientazione. Il resto è venuto da sé.
4)
Il romanzo ti ha dato molte soddisfazioni, ha anche vinto un
premio. Quale?
Si è aggiudicato
pochi mesi fa il Premio Cittadella, una soddisfazione per me molto grande,
perché è un premio dedicato solo alla narrativa fantasy, quindi ha significato
confrontarmi – e vincere – con altri romanzi dello stesso genere.
5)
Oltre che scrittore e giornalista sei anche editor per la
Dark Zone, e hai recentemente aperto una tua agenzia. Dicci tutto!
Ho fatto il
giornalista per anni per una grande agenzia di stampa, ma senza mai perdere di
vista l’obiettivo principale di voler lavorare nel mondo dell’editoria. Da
qualche anno a questa parte, ci sono riuscito e per me è stato un
riconoscimento enorme. Ho avuto – e ho – la fortuna di collaborare con una casa
editrice giovane e in gamba com’è la DZ Edizioni e, proprio questa settimana,
ho inaugurato la mia nuova agenzia di servizi editoriali, la Tracced’Inchiostro, aperta insieme all’amico e collega Valerio la Martire.
6)
Domanda con spoiler.
Non ho ben capito una cosa, forse mi è sfuggita perché sono rinco... Nel famigerato libro sacro di Nergal c’è scritta, oltre che
tutta la storia del culto, anche la cura per la pestilenza, solo che nessuno
può leggere il volume, neppure i sacerdoti di Nergal. Come fanno allora a
conoscere la cura?
Domanda
lecita. A un certo punto, però, si rivela con un piccolo colpo di scena che,
nel corso del tempo, ci sono stati alcuni monaci che hanno infranto quel
“comandamento” e letto a più riprese il libro, scoprendo la verità. Oltre a
ciò, considera che la pestilenza è stata scatenata prima ancora della nascita
del culto e dagli stessi sacerdoti, che, proprio in quanto avevano la cura,
riuscirono ad attirare masse di fedeli dalla loro parte. La cura, dunque, si
tramanda di generazione in generazione tra i sacerdoti; il contenuto del libro,
invece, è – o meglio, dovrebbe – essere segreto, ma c’è stato chi lo ha letto.
7)
Cosa stai scrivendo in questo periodo? Progetti futuri?
Al momento mi sono
orientato su un giallo-thriller, ambientato a Roma, ma sono ancora in fase di
revisione, quindi ci vorrà tempo per vederlo finito.
Grazie per essere stato con noi, alla prossima!
Grazie a te per lo
spazio e per la recensione. A presto!
Bellissimo! :)
RispondiEliminaLibro davvero molto bello! Mi ha fatto ritornare voglia di leggere fantasy dopo anni che come genere mi aveva saturato.
RispondiElimina