SEGNALAZIONE: Il Kyls’Ahr – Il Figlio dei Cieli
di MARCO VOLPE
Editore: Laura Capone Editore
Genere: High Fantasy
Formato: cartaceo, e-book
Anno di pubblicazione: 2018
Pagine: 619 p., ill. , Brossura
Prezzo: €20,00
Link: Ibs
Trama:
A
un anno dalla scomparsa del suo compagno, la giovane Nathee, originaria di
Glace, assiste a un fenomeno misterioso e affascinante: luminosi e potenti
raggi lunari, sui Monti della Luna Crescente, innalzano un maestoso muro
d'acqua all'interno del quale giace, incredibilmente, un neonato sorvegliato da
una creatura alata. La donna, spaventata ma coraggiosa, accoglie il piccolo e
lo porta via con sé, modificando le trame che il destino aveva scritto. Il
bambino, con un tatuaggio di luce sul viso in grado di sprigionare una forte
carica dalle incalcolabili potenzialità, ha un compito importante: da lui, il Figlio
dei Cieli, dipende il futuro di numerose stirpi, mentre, tra magie e sortilegi
di popoli leggendari, l'Oscurità cerca, con ogni mezzo, di impedirgli di
compiere il suo luminoso destino.
Estratto dal Capitolo 1: Il Raggio di
Luna
“C’è qualcosa laggiù…”. Sbigottita, la giovane mosse un paio di
passi verso il centro del cratere, profondo qualche metro. A quel punto
distinse, all’interno del raggio, i contorni di una piccola costruzione
piramidale che si apriva in un ovale. Mentre
nella sua mente si affollavano pensieri e dubbi, la luce diminuì sensibilmente.
Lo sguardo di Nathee fu rapito, allora, da un’altra sagoma sfocata che non
sembrava trovarsi all’interno del bagliore, ma subito fuori, dalla parte
opposta a dove lei si trovava.
Era
una figura alta e robusta, molto vicina a quella bassa piramide. Sebbene i suoi
contorni non fossero molto definiti, Nathee lo vide alzare la testa in
concomitanza di un rumore che, sbadatamente, fece nell’avvicinarsi: ora, fu
certa, quella figura si era accorta della sua presenza. Senza sapersene
spiegare il motivo, tuttavia, non provò timore alcuno: solo era alquanto
stupita che lì, in quello stesso momento, vi fosse un’altra persona.
“Tutto
bene?”, chiese con un filo di voce.
Nathee
aspettò una risposta che non arrivò. Riprovò, questa volta a voce più alta:
“State bene?”.
Il
silenzio tombale, interrotto solo dal gentile rumore scrosciante delle acque,
continuava a regnare indisturbato all’interno del lago ormai prosciugato.
Nathee discese ancora e i contorni della figura si fecero più distinti, quel
tanto da capire che indossava una veste che, schiava dell’energia sprigionata
dal raggio di luce, si muoveva leggiadra come i suoi capelli. Si avvicinò
ancora, facendo attenzione a non scivolare sulle rocce umide. Mentre scendeva
verso il centro del lago, provò di nuovo a parlare alla figura.
“Mi
chiamo Nathee. Voi chi siete?”. La creatura indietreggiò di un passo, poi un
altro ancora. “Aspettate. Vorrei solo…”.
La
giovane non fece in tempo a finire la frase che, dalle spalle della creatura,
emerse improvvisamente un paio di maestose ali piumate: ne sentì chiaramente il
rumore dello spostamento d’aria che generarono, gentili e potenti nella loro
magnificenza. Con un loro battito, la creatura alata si portò al centro del
raggio sopra la piccola piramide, dove rimase sospesa nell’aria. La ragazza ne
seguì ogni movimento, la bocca leggermente aperta per lo stupore. Non riusciva
a parlare, totalmente rapita da quella figura celeste nella quale, per
un'inspiegabile ragione, ritrovava pace e conforto. I contorni scuri della
figura rimasero lì a fissarla, come in attesa che la fanciulla raggiungesse il
flusso luminoso.
Come
se Nathee lo avesse capito, si avvicinò ancora quando ecco che una soave voce,
pronunciando parole in una lingua sconosciuta, la raggiunse. Tra le parole che colse,
pur estranee alla lingua imperiale, la giovane comprese distintamente il suo
nome.
“Come…come
fai a conoscermi?”, domandò incuriosita, sconvolta: ma la figura, ancora una
volta, rimase in completo silenzio. Sempre più emozionata dall’infittirsi del
mistero che aleggiava attorno alla notte incantata che stava vivendo, intuì poi
il richiamo di quella costruzione che tanto l’aveva colpita appena superato il
muro d’acqua: la pietra che la componeva era simile al diamante, ma era
cosparsa di luccicanti venature dorate. La sua forma piramidale si apriva in un
grande calice ovale simile a una giara, ampio e poco profondo.
E
allora lo vide: avvolto in una coperta bianca, candida come una stella alpina,
dormiva un neonato il cui viso innocente era illuminato da un raggio di luce
più intensa, che si chiudeva in un disegno attorno al piccolo occhio destro. Un
tatuaggio di luce formato da due mezzelune disposte a formare una “S”
stilizzata: quella più in alto gli circondava l'occhio, mentre la seconda,
proseguendo dal termine della prima, svoltava sinuosamente in senso opposto,
sfiorandogli il naso e percorrendogli la guancia.
Nathee
si avvicinò alla costruzione, guardando commossa quel miracolo dormiente. Alzò
gli occhi per vedere la creatura. Intuì che anche la figura la stava osservando
ma, accecata dal bagliore del raggio luminoso, non riuscì a scorgere i tratti
del suo viso nemmeno da così vicino. Dopo un breve momento d’intesa tra i due,
la creatura celeste alzò il volto alla Luna e batté le ali, solcando il cielo
stellato. Il bagliore del flusso e il suo alone luminoso persero lentamente la
loro intensità, andandosi a stringere nel fascio di luce che scaturiva e moriva
nel tatuaggio sul volto del neonato. La donna, con innata cura, strinse i
fianchi del piccolo e lo portò a sé, avvertendo ma non curandosi del tocco di
aria molto più che gelida che si levò dalla piramide. Nell’issare il bambino,
il suo sonno fu interrotto e, simultaneamente, il raggio di luce scomparve
nell’atmosfera, lasciandosi alle spalle un miraggio lucente simile a una rada
foschia. Il viso del bimbo si distese in uno sbadiglio,
mentre il tatuaggio luminoso scemava gradualmente senza lasciare alcuna traccia
su quel suo volto a dir poco meraviglioso.
E quando anche l’ultima particella di luce
scomparve, le acque interruppero il loro vorticare e vacillarono quando un
leggero tremito scosse il Picco dei Cieli.
Mentre tutto
ciò accadeva, a centinaia di chilometri a Sud dei Monti della Luna Crescente
un’altra imponente dorsale montuosa si stagliava sulle terre circostanti,
segnando il confine naturale e invalicabile delle terre degli Uomini. Nel
sottosuolo di quelle montagne si diramavano i cunicoli di Uhria, l’antico Regno
dei Nani Azzurri e delle loro tradizioni: ma ancor più in profondità, dove
nemmeno la luce era mai giunta in alcuna sua forma, una creatura aprì i suoi
gelidi occhi. E nelle tenebre più fitte, si sa, il primo brillare della luce
non può che essere bieco per dominarle: un’aura violacea scaturì da flebili
saette, illuminando lunghi capelli color del platino. Un corpo fanciullesco si
erse da un sonno che pareva millenario e, a omaggiare il suo risveglio, dieci
bianche figure si inchinarono al suo cospetto.
Contatti dell'autore: https://www.facebook.com/KylsAhr/
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