martedì 10 luglio 2018



RECENSIONE  SERIE TV: TROY-LA   CADUTA 
 DI  TROIA






Genere: mitologia, storia
Produzione: Usa, GB (BBC)
Rete trasmissione italiana: Netflix
Puntate: 8



Conosciamo la storia narrata nell’Iliade e non solo: Paride, figlio di Priamo su cui grava una maledizione, è un pastore a cui le tre dee Athena, Afrodite e Hera si rivolgono per la sfida sulla bellezza. Afrodite promette l’amore della più bella donna del mondo, Elena di Sparta, e Paride sceglie lei. Nel mentre viene riaccolto alla corte di Troia e viene mandato a Sparta, dove Elena s’innamora di lui e fugge lasciando Menelao.
Tutti i re Achei (qui chiamati erroneamente Greci- anche i Troiani erano Greci!) si uniscono per andare a riprenderla, scatenando la famosa guerra.
Rispetto al famoso film Troy abbiamo una notevole differenza, qui gli Dei sono presenti, manipolano, interagiscono, parteggiano per i loro preferiti, ostacolano i rivali, muovono le fila della vita degli uomini, e già è un punto a favore. Anche la trama bene o male aderente al mito è un altro punto a favore; ci sono delle differenze, ma non disturbano, si tratta di ampliamenti, aggiunte.


Il vero protagonista qui è Paride (Louise Hunter) e il suo amore per Elena, figura anch’essa centrale.
Quello che proprio non mi è andato giù è stato il blackwashing: Zeus nero lo potrei anche accettare, è un Dio e si manifesta come vuole, ma Achille (David Gyasi), Patroclo e Enea (Alfred Enoch) neri non posso accettarli nel modo più assoluto.
Achille coloured version :(


 Il miscasting non si ferma qui: Elena, Bella Dayne,  è bella di nome e di fatto ma inespressiva; molti attori sono simili, si assomigliano e nelle prime puntate si fa fatica a distinguerli, inoltre nessuno sembra davvero all’altezza del ruolo tranne Priamo ( DavidThrelfall), Andromaca ( Chloe Pirrie) e Odisseo (Joseph Mawle).
Stendiamo un velo pietoso anche sul personaggio di Cassandra, relegata proprio in un angolo. Sembrava che gli sceneggiatori non sapessero proprio cosa farsene.
Il pathos emerge in qualche scena, tipo nella morte di Ifigenia o in quella di Ettore.
I costumi e le scenografie invece sono molto buoni. 
Qualche dettaglio fuori posto c’è, tipo i pastori di pecore a cavallo tipo cow-boy, ma ci sono anche scelte coraggiose come le scene d’amore tra Achille, Patroclo e la schiava Briseide.

Il finale mi ha fatto pensare al sequel, ovvero… l’Odissea!

Tutto sommato un prodotto discreto, vedibile con una scrollatina di spalle e la solita giustificazone: “Beh, so ‘ ammericani…”


Nessun commento:

Posta un commento