RECENSIONE:
DYLAN DOG N. 383, “PROFONDO NERO”
Genere:
fumetto horror
Autori:
Dario Argento, Corrado Roi, Stefano Piani
Editore:
Sergio Bonelli
Uscita:
luglio 2018
L’operazione
di marketing non è passata inosservata: chiamare nientepopodimenoché il re del
cinema horror italiano, Dario Argento, a scrivere un numero del nostro amato indagatore
dell’incubo, schiaffarne il nome in copertina (una cover lucida e molto
acchiappante , di Gigi Cavenago) e intitolare la storia Profondo Nero (richiamando ovviamente il film Profondo Rosso) ha dato i
suoi frutti, visto che anche i fan di vecchia data , tra cui io, sono stati
attirati come mosche al miele dal numero in questione, correndo in edicola ad
acquistarlo.
Il
soggetto che Argento sceglie per Dylan è ambientato nel mondo del bondage.
Dylan, in una delle sue surreali vicissitudini quotidiane, si trova ad
assistere a una mostra di foto BDSM e viene attratto dalla modella, la bella
Lais (nome mutuato da quello di una famosa etera greca che operò in Sicilia molti secoli fa); la
segue ma finisce in un mondo onirico, fatto di ombre, maschere inquietanti e frustate.Scopre in seguito che la donna è
scomparsa da qualche giorno, così si mette sulle sue tracce, conoscendo svariati personaggi più o meno inquietanti.
Non
si può dire che sia una brutta storia, ma non è neppure tutta questa
eccezionalità: diciamo che le aspettative erano molto alte, quindi alla fine
sono rimasta soddisfatta sono in parte. Di certo i disegni di Corrado Roi, con quei
forti contrasti di bianco e di nero e con quei primi piani così espressivi ha
contribuito ad alzare di molto il livello del fumetto.
L’argomento
del sadomasochismo di certo non è tra i più facili, tra l’altro non è stato
rappresentato in modo esagerato, non scendendo mai in dettagli troppo forti; alla fine viene tratteggiato come un vizio dell’alta società inglese in cui Dylan viene coinvolto solo in modo superficiale, a scopi di indagine.
Di
Dario Argento troviamo la passione per i quadri e ovviamente il
doppio finale a sorpresa, colpo di scena che però non stupisce più di tanto; un discreto
intreccio , ma nulla di più.
In
conclusione, mi aspettavo di meglio, ma il volume è leggibile.
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