La serie tv italiana ispirata alla fondazione di Roma
avendo
adorato il film Il primo re (qui recensito), non potevo certo lasciarmi
scappare “Romulus”, prima serie tv italiana dedicata alla fondazione di Roma.
O
meglio, alla sua rivisitazione in chiave -più o meno -storica, sempre dal medesimo regista, Matteo Rovere.
Queste
vicende sono narrate anche da una
trilogia di Luca Azzolini, di cui per ora sono due volumi, Il sangue della lupa
e La regina delle battaglie, editi da Harper Collins. Serie tv e libro sono stati pubblicati in
concomitanza.
La
materia della fondazione di Roma è ampia e si può prestare a variazioni sul
tema, come già visto per il film, e i mitemi possono essere ripresi e plasmati
sopra un realismo storico che potrebbe avvicinarsi a una realtà dei fatti,
sebbene molto avventurosa e poco probabile per certi versi; ovviamente il linguaggio narrativo
cinematografico/televisivo è differente
da quello documentaristico/letterario e
la spettacolarizzazione per creare una serie avvincente e al passo coi tempi si
è resa necessaria.
Stavolta
Rovere & C. si sono avvalsi della consulenza del dott. Valentino Nistri,
direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, uno dei più
grandi esperti dell’VIII sec a.C.: infatti scenografia, costumi e fotografia
sono da Oscar. L’accuratezza della ricostruzione in cui i personaggi si
immergono è base portante per la riuscita della serie, anche se per esigenze
visive o di sicurezza non tutto corrisponde perfettamente all’epoca, come
spiegato in un interessante articolo uscito qualche settimana fa.
La
scelta di girare in proto-latino immerge sicuramente di più nell’epoca, ma stavolta
io personalmente ho scelto di guardarla in italiano, un po’ perché so’ ciecata,
un po’ per non distrarmi troppo dall’azione e dalle espressioni degli attori.
La
prova di questi ultimi , quasi tutti semi-sconosciuti al grande pubblico,
tranne Vanessa Scalera - Silvia (senza
Rea), Sergio Romano (Amulius) e Yorgo Voyagis (Numitor), ma molto bravi, è
stata anche una prova fisica, costretti a girare seminudi, coperti solo da
pelli e tuniche, nel fango e sotto la pioggia.
Le
prime due puntate mi hanno lasciato un po’ perplessa, anche perché nulla era
trapelato sulla trama e quindi non sapevo cosa avrei visto, ma certo non mi
aspettavo quello che la serie ci ha proposto.
La
vicenda di Numitor e Amulius, con la lega dei Trenta Re, c’è; ma qui i due
figli ormai grandi di una Silvia non vestale si chiamano Yemos ed Enitos, e la
vestale invece si chiama Ilia ed è figlia di Amulius.
Ilia |
Oltre a costoro ci sono un gruppo di Luperci, giovani di Velia che devono passare alcuni mesi nel bosco come rito di passaggio all’età adulta, ma hanno terrore della dea Rumia e dei loro seguaci; tra loro si distingue il debole Wiros, abile con la favella e poco con la lotta, in un periodo ove la violenza e la forza bruta la fanno da padrone.
Da
notare come il rapporto con le divinità sia tenuto sempre da donne: Ilia con
Vesta e poi Marte (già!), Rumia con la Lupa a capo dei Ruminales, questo popolo
lupesco e selvaggio, che hanno un oracolo sempre femmina.
Come
dicevo, un encomio speciale alla fotografia, che rende il tutto così reale e così
antico, tra buio rischiarato dai fuochi e tra albe e tramonti dal sole basso e
freddo. Pettinature un po’ moderne ma carine, bene i costumi e il trucco.
Tutti
i personaggi hanno un percorso di trasformazione, e alla fine nessuno sarà più
quello che era all’inizio.
Verso
metà serie si inizia a intuire dove gli autori vogliono andare a parare, dove
riprenderanno i mitemi caratteristici della leggenda.
Io
sono più per il classico, ma non mi dispiacciono le variazioni sul tema, ben
vengano le novità!
Appassionante,
coinvolgente, sicuramente ha momenti più blandi e momenti più movimentati; i
combattimenti e le scene forti non mancano, si sentono certi echi da Trono di
Spade prime stagioni… Una mezza novità per le produzioni italiane, che con
questa serie dimostrano di potersi avvicinare a quelle Usa, e di surclassarle
pure, ad esempio per gli studi preliminari alla messa in scena.
Finalissimo
con colpo di scena che prelude a una seconda stagione.
Da
notare come i titoli delle puntate compongano una frase:
Tu
Regere
Imperio
Populus
Romane
Memento
Parcere
Subiectis
Debellare
Superbos
Ora,
se dicessi che mi ricordavo dove l’avessi letta e anche la traduzione precisa,
mentirei sapendo di mentire (o di mentine…), ma basta un copincolla su Internet
per trovare traduzione e origine: trattasi di un brano dell’Eneide, dove Enea
nel mondo dei morti incontra il padre Anchise che alla fine di un discorso gli
dice queste parole:
Tu regere imperio populos, Romane, memento:
hae tibi erunt artes, pacisque imponere morem,
parcere subiectis et debellare superbos.
Ovvero:
tu, o Romano, ricorda di governare i popoli:
queste saranno le tue arti, e d’imporre la
civiltà con la pace,
risparmiare gli arresi e sconfiggere i ribelli.
Ficata,
eh??? Pure una mezza genialata oserei dire.
La
sigla di testa: Shout dei Tears for Fears cantata da Elisa, molto bella e che
sottolinea bene le immagini; non capisco bene il nesso con la serie, ma bella.
Rovere
ha dichiarato recentemente che “ci stanno ragionando”, quindi non è certa al
100%, anche se io sono molto fiduciosa, primo perché la serie ha avuto molto
successo di pubblico e critica e andrà anche all’estero, e secondo perché c’è
quella scena nel finalissimo che esige un seguito, altrimenti perché metterla?!
Recap
- Titolo: Romulus
- Genere: storico, miti e leggende
- Regia: Matteo Rovere
- N. di puntate: 10- 1° stagione
- Produzione: Italia
- Rete tv italiana: Sky Atlantic
- Cast: Andrea Acangeli, Francesco Di Napoli, Vanessa Scalera, Sergio Romano, Yorgo Voyagis, Marianna Fontana, Ivana Lotito, Silvia Calderoni
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