venerdì 16 aprile 2021

RECENSIONE: GLI IMPERI DELLE SABBIE DI ANDREA GUALCHIEROTTI

 

Un romanzo fantasy con un originale contesto storico mediorientale

 


 

Cari lettori,

Gli Imperi delle sabbie è un romanzo storico-fantasy di Andrea Gualchierotti, edito da Italian Sword & sorcery, che ho apprezzato sia per l’ambientazione sia per lo stile di scrittura.

 

Questa la trama:

 

Anno 1030: Le armate di Bisanzio assediano la città fortezza di Aleppo, capitale della Siria e regno dei tenebrosi Emiri Neri, i principi negromanti.
Giunto alla testa dei suoi soldati, il nashrakar Vardan, nobile d'Armenia, si unisce alle truppe imperiali, in vista dello scontro decisivo. Ma il tradimento alligna nelle armate bizantine, e il principe armeno, ridotto in catene da chi credeva amico, scoprirà suo malgrado come appena al di là delle sabbie roventi di Aleppo si celino gli  orrori e le meraviglie di un mondo sconosciuto, fatto di satrapie remote, antichi palazzi d'oro, e maledizioni sorte dal sangue.
Un'avventura che condurrà Vardan fino alle più lontane plaghe d'Oriente, là dove, sotto una mezzaluna d'acciaio, s'incrociano le spade della vendetta...


La vicenda si ispira e parte da una battaglia realmente avvenuta nel 1030, nella zona di Aleppo; non sono molto ferrata sul periodo e nello specifico nella storia mediorientale, ma credo di essere in ottima compagnia! Dunque la preparazione, studio e ricerca dell’autore emergono ancor di più dall’aver scelto un periodo/luogo inusuale.

 

La prima scena è molto affascinante, veniamo subito scaraventati in un mondo misterioso che si fa subito pericoloso e terrorizzante: il nashrakar armeno Vardan si trova a combattere contro i terribili Emiri Neri, dopo aver subito un vile tradimento, tra ombre, tenebre, creature oscure e illusioni.

 

Il protagonista da qui inizia una serie di avventure nella sua ricerca di vendetta, in cui troverà molti ostacoli e incontrerà altri personaggi, avventure che lo porteranno a viaggiare in lungo e in largo, sino all’India e all’Africa.

 

Lo stile di Andrea Gualchierotti è molto ricco, con vocaboli ricercati, e questa è una sua caratteristica specifica, come abbiamo visto in La stirpe di Herakles; qui è meno aulico ed epico, restando sempre in linea con il periodo in cui è ambientata la storia.

 

La trama, pur non essendo particolarmente ricca di intrecci e sottotrame e incentrata in pratica solo sul protagonista Vardan e altri 2 personaggi di rilievo, è avvincente e soprattutto avvolge il lettore trascinandolo in un mondo lontano, poco conosciuto storicamente e quindi misterioso, intrigante. Forse qualche nota o un glossario alla fine o a piè di pagina avrebbe agevolato la comprensione di alcuni termini specifici, tipo nashrakar.

 

Bella e intensa la lunga scena finale.

 

Personalmente ho anche apprezzato la brevità del romanzo.

 

Ottima edizione; molto evocativa e attinente alla storia la cover, con l’inquietante Emiro sullo sfondo di una città dal profilo tipicamente orientale, tutta declinata sul viola/verde.

 

 

Rivolgiamo qualche domanda ad Andrea Gualchierotti, già ospite del blog in occasione della recensione di La stirpe di Herakles.

 

1)   Cia Andrea, bentornato su IUF! Sei d’accordo con questa recensione, vuoi aggiungere qualcosa?  

 

Ciao Alessandra, e grazie innanzitutto per avermi ospitato ancora!

Ti dirò la verità, con “Gli imperi delle sabbie” ho tentato un vero e proprio esperimento, e cioè quello di ricreare sia nei temi che nel linguaggio un ciclo di racconti – o un romanzo a puntate, se vogliamo – che offrisse ai lettori attuali le sensazioni e le atmosfere che avrebbero potuto trovare su riviste come “Oriental Stories” e altri pulp magazines degli anni 30’. Il tutto debitamente ammodernato, s’intende. Ma l’idea era proprio quella di riprendere quello spirito avventuroso, con storie veloci, esotiche e misteriose, che si susseguono senza sosta. Il tuo apprezzamento mi fa capire che il risultato è stato raggiunto!

 

2)   Perché hai scelto questa ambientazione specifica? Ti attira particolarmente la storia del luogo e del periodo?

 

Da molto tempo volevo scrivere una storia d’ambiente mediorientale, che combinasse un po’ varie fascinazioni: quella per un fantastico non europeo e pittoresco, per la storia medievale bizantina e araba (già di per sé fonte di canovacci per molti romanzi, volendo!) e l’idea di un protagonista costretto a vagabondare fin quasi ai confini del mondo conosciuto, che scopre sempre nuovi paesi e nuove meraviglie, anche orrorifiche.

In alcuni casi, lo avevo anche già fatto: un paio di storie della mia raccolta “Byzantium” (che ho, ma ancora non ho letto!...😁 n.d.A.), di qualche anno fa, si svolgono proprio in Siria nel periodo appena precedente la vicenda degli “imperi…”, e alcune citazioni della cosa, piccoli rimandi o cameo, sono presenti in quest’ultimo lavoro. Insomma, la voglia già c’era.

Anche per questo, ho scelto come protagonista un nobile armeno, che se da una parte era perfettamente inseribile nel variegato contesto di quei tempi e di quei luoghi, in cui bizantini, turchi, arabi, e persiani si confrontavano in una guerra eterna, dall’altra era abbastanza originale da garantirmi una via verso quell’Oriente “immaginario” da Mille e una notte, o da viaggi di Marco Polo, che mi è sempre piaciuto.

 

3)   L’ambientazione originale è certamente affascinante, ma non è possibile che possa provocare una sensazione di bassa familiarità, essendo poco nota?

 

In verità, l’idea era proprio quella, volta ad aumentare il mistero di lande ignote. Sfruttare, cioè la magia che viene da posti e culture di cui magari conosciamo sì il nome, ma appena quello, o poco più. Il minimo indispensabile, insomma, a farcele collocare da qualche parte, pressappoco vicino qualche paese meglio identificato… Terre quindi che proprio per la loro vaghezza sono facilmente assimilabili a sedi favolose di reami perduti, luoghi dove tutto può accadere. Una visione, questa, che del resto, si sposa proprio con la mentalità degli uomini – europei e non – dell’anno 1000, periodo in cui la vicenda di Vardan si sviluppa. Allora, tanto in Oriente quanto in Occidente le terre lontane erano sovente più immaginate che visitate, e anche quando ciò succedeva, i filtri culturali le distorcevano nei racconti fino a farle diventare plaghe quasi fatate.

Per gli indiani incontrati da Vardan, l’Europa è “Il Frankistan”, un paese remoto di ghiacci e uomini bianchi, così come per lui, che pure viene da una terra già considerata Oriente dagli europei, l’Armenia, “Il dominio della Mezzaluna”- cioè le regioni turche e arabe - non è che un indistinto impero che sconfina nell’irreale.

Insomma, parafrasando il buon De Camp, il mio Oriente non è quello che è stato o che è, ma quello che “dovrebbe essere” per ambientarvi una buona storia!


4)   Sei un appassionato di vecchi film fantastici e mitologici; per la scena nell’arena (che è la mia preferita e non spoilero!) ti sei ispirato a qualche film?

 

Quello dello scontro nell’arena è un clichè presente in parecchie storie d’avventura e altrettanti film. Io stesso, in maniera diversa, l’ho già utilizzato, in un capitolo de “Gli Eredi di Atlantide” ambientato in una immaginaria città africana del 10.000 a.C…!

Si tratta di una di quelle situazioni dove per i personaggi la tensione sale alle stelle, e al di là di certi luoghi comuni, il nodo narrativo può sciogliersi in una infinità di modi, ed essere foriero di avvenimenti imprevisti.

Per quanto ricorrente, dunque, il duello nell’arena è il classico “trucco che funziona” e anche per Vardan la battaglia sui picchi di Agrapaksh non è scontata, così come le sue conseguenze. E lì alcuni dettagli – lascio ai lettori indovinare quali! - vengono tanto da Le Mille e una Notte come dal Corano, da alcuni fumetti e dai romanzi di H.R. Haggard.

Ovviamente, non posso non riconoscere come l’ispirazione per certe scene d’azione – e non solo – provenga da pellicole di genere peplum o romanzi affini, ma il tutto è più frutto di una lunga “digestione” che dura da anni di certi stilemi narrativi che una semplice riproposizione di questa o quella idea. Anche la caratterizzazione di due villain infidi e crudeli come Teodoro e Yazim, tuttavia, sia nell’aspetto visivo che caratteriale, può trovare alcuni “antenati” in film simili.

 

5)   Progetti futuri?

 

Prima o poi mi piacerebbe “tornare in Oriente”.

Vardan è un personaggio che si presta bene a una sorta di serializzazione, e spingere le sue peripezie ancora più lontano – con una nuova motivazione, s’intende – è un’idea che conto di mettere in pratica quando ci sarà modo.

Quanto ad altri progetti, come sai tendo ad essere abbastanza parco di anticipazioni, perché mi piace rivelarli solo nell’imminenza della pubblicazione. Sicuramente però le prossime storie riprenderanno gli spunti che prediligo: il mediterraneo, la mitologia e i misteri….con qualche eccezione qua e là per alcuni racconti in cui mi è capitato di spaziare più del solito, e che spero vedano la luce a breve. Vedrai che non mancherò di informare né te né i lettori!


Grazie per essere stato con noi!

 

Recap

 

  • Titolo: Gli Imperi delle Sabbie 
  • Autore: Andrea Gualchierotti 
  • Genere: Sword&sorcery, fantasy, storico, epico 
  • Editore: Italian Sword&sorcery 
  • N. di pagine: 141 
  • Prezzo ebook: € 4,99 
  • Link: Amazon

 

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