martedì 25 giugno 2019




RECENSIONE:   BIANCANEVE   ZOMBIE 
di ELENA   MANDOLINI






 Genere: horror, fantasy, avventura
Editore: Dario Abate
Pagine: 274
Data di uscita: agosto 2016
Prezzo cartaceo: € 14
                    ebook:  € 2,99
Link: Amazon  


Cari zombie, se cercate qualcosa di veramente originale che sia allo stesso tempo avvincente e con più di un significato sotteso, questo è il libro che fa per voi!
Già titolo e cover sono un programma: chi mai si sarebbe sognato di unire due opposti così opposti, Biancaneve , la dolce principessa delle favole, e gli Zombie, putride creature non-morte?  Elena Mandolini l’ha fatto.
Ed è perfettamente riuscita nel suo intento.
Biancaneve si risveglia nel bosco, ma non è più sé stessa. Preda di una fame incontrollata e della parziale perdita di memoria, compie un gesto che nessuno si aspetterebbe mai… la maledizione di Grimilde è andata davvero oltre.
Diventata un essere infimo, e viene aiutata dai fedelissimi nani a ritrovarsi. Ma non tornerà quella di prima: sarà una versione migliore, più forte, più donna di quello che era. Decide dunque di vendicasi di chi l’ha ridotta così, ovvero Grimilde,  che spadroneggia nel regno di Aroha, e per far ciò  conoscerà altre persone, farà altri incontri (anche un po’ hot!), cercherà il lascito di sua madre.
Il vero colpo di scena è senz’altro all’inizio, così come la parte che mi ha colpito di più, quella iniziale.
 Biancaneve, nel suo cercare di ritrovare sé stessa, simboleggia l’essere umano spogliato da tutte le sue sovrastrutture e ridotto a una forma basic, animalesca, in cui l’unico istinto è quello di nutrirsi. Però, rispetto agli zombie che abbiamo conosciuto al cinema e in televisione, è cosciente, consapevole, vuole reagire allo stato di brutalità in cui  finita nonostante le sofferenze, il dolore, le ricadute (perché non è facile resistere alla fame…) e tornare non com’era, ma migliore, più consapevole, meno ingenua.
Oltre alla protagonista, Elena Mandolini ha tratteggiato bene anche i nani, dando loro una dignità che nelle favole non avevano più che tanto, figure sempre attaccate alla loro principessa e che l’aiutano e la proteggono anche nei momenti più difficili.
 Molto bello il rapporto che emerge tra lei e la madre defunta, fatto di ricordi che le danno forza , un legame che va oltre la morte e diventa anche concreto col ritrovamento di un oggetto fondamentale per la storia che era appartenuto alla regina Whitepearl, madre della protagonista.
Per non spoilerare, non aggiungo nulla sui nuovi personaggi, quelli che non compaiono in nessuna versione della favola.
La seconda parte della storia si fa più avventurosa, molto fantasy e un po’ romance, gli avvenimenti si susseguono senza sosta e il ritmo resta elevato.
Lo stile è scorrevole, ben equilibrato tra le parti descrittive e quelle d’azione.
Per chi storce il naso, ricordo che la favola di Biancaneve è una storia gotica, non il personaggio edulcorato della Disney, e comunque il cartone non lesina in scene horror (la trasformazione di Grimilde è paurosissima!); ci sono diverse opere che colgono questo lato della storia, come il film Biancaneve nella foresta nera, oppure il suo essere diventata una donna forte che combatte vestita coi pantaloni, come nella serie tv C’era una volta, in cui però non c’è minimamente l’horror essendo una serie della ABC, quindi per famiglie. Dal romanzo emerge anche lo studio di Elena sulle varie versioni della favola.
Mi hanno anche colpito i nomi propri utilizzati dall’autrice: hanno varie origini, alcuni fiabeschi, altri fantasy , altri greco-romani, altri inglesi, ma soprattutto particolare è il nome del villaggio, Aroha, che in Maori significa amore. Tale era il villaggio prima dell’avvento di Grimilde, in fondo!
Circa l’edizione, la cover proposta dalla DAE è azzeccatissima e colpisce: nera con una cornice centrale in cui appare Biancaneve con tanto di vestitino blu e giallo in versione zombie.

Ora, qualche domanda a Elena Mandolini, già ospite di IUF  (qui la recensione di Il signore dei racconti).  


      Ciao Elena, bentornata su IUF. Sei d’accordo con questa             recensione? Vuoi aggiungere qualcosa?

Grazie mille per il bentornato: è un piacere essere di nuovo qui come vostra ospite! Trovo che la recensione abbia colpito nel segno. Il fantasy e il gotico qui sono la cornice ideale per raccontare una storia di redenzione che si interseca a quella della vendetta più pura. È un percorso di formazione, nel quale Biancaneve cresce come donna, guerriera e strega bianca. Compie un percorso complesso, difficoltoso, caratterizzato dall'accettazione del proprio io e del cambiamento che avviene dentro se stessa. Un percorso che compie ognuno di noi nella propria vita.

Come ti sei documentata per questo romanzo?

Mi sono riavvicinata alla fiaba originale tedesca, quella a cui i Grimm si ispirarono per la loro raccolta di favole e che prende ispirazione dal folclore popolare. Una storia, come già accennato nella recensione, completamente diversa dalla versione Disney e che recava in sé un forte messaggio ammonitore: non fidarsi degli sconosciuti. Una versione antica del nostro motto "mai accettare caramelle da uno sconosciuto". Con Biancaneve Zombie ho cercato di far riemergere l'aspetto più gotico, più dark che ogni favola della buonanotte possiede e che, in passato, è stato spesso messo da parte.

Possiamo dire che questo romanzo, specie la parte iniziale, è un incoraggiamento a chi si sente in uno stato infimo?

Assolutamente sì. Tutti noi cadiamo, tutti noi dobbiamo rialzarci. Il primo passo è guardarsi allo specchio e comprendere il punto in cui siamo; gesto compiuto da Biancaneve stessa. Solo comprendendo dove ci troviamo, la salita sarà possibile. Solo capendo gli errori e le nostre debolezze, potremmo porre rimedio e migliorare.
E non solo. Come già detto in precedenza, Biancaneve Zombie non è solo un percorso di redenzione, ma anche di crescita e di accettazione del sé.

           Quanto di te c’è in questa Biancaneve?

Credo di averle donato le mie insicurezze di adolescente. Biancaneve è una giovane donna, che si affaccia all'età adulta. Deve affrontare sfide che le sembrano insormontabili e vede il proprio corpo cambiare e diventare quello di una donna. L'adolescenza è un tumulto di emozioni più disparate ed è una fase importante nella vita di ognuno di noi. Ho cercato di raccontare questi momenti attraverso lei.

Molto particolari i nanetti che hai pennellato. Ce ne parli?

Non volevo fossero delle semplici macchiette. Desideravo fossero personaggi forti, con caratteri ben definiti. Ho cercato di renderli uomini, con pulsioni, desideri e debolezze; ognuno con delle peculiarità differenti. Non a caso, ciascuno di loro ha una finalità specifica che viene svelata nel corso del romanzo e anche attraverso i loro nomi originali (e qui mi fermo oltre per non fare spoiler). È stato molto difficoltoso dover gestire sette personaggi e cercare di dar loro, in molte scene, una funzione e una mansione ben delineata.

 Come hai scelto i nomi dei personaggi? E quello del villaggio, Aroha?

Non posso che fare i complimenti! È stato colto un aspetto fondamentale nella recensione. Cerco sempre di affidarmi alle lingue straniere oppure all'esperanto per i nomi dei personaggi o di luoghi importanti. Credo fermamente che ogni aspetto di un romanzo, o di un racconto, debba avere un significato e un perché specifico. E i nomi sono una parte fondamentale; sono un'essenza, una forza che viene donata ai personaggi creati. Spesso, in fase di prima stesura, sono nomi generici; poi, a fine scrittura, comprendendo meglio il percorso dei personaggi e la funzione dei luoghi, ne cambio i nomi in modo che possano rappresentare perfettamente chi li indossa.

Progetti futuri?

Tanti progetti a cui tengo molto e a cui sto dedicando tempo ed energie necessarie affinché riescano al meglio. In queste settimane è cominciata la fase di editing del prossimo romanzo in uscita per la Dark Zone. Una fase molto emozionante! Attualmente sto lavorando a due romanzi: un post apocalittico e un gothic horror. Prossimamente tornerò a scrivere un racconto per il terzo volume del delizioso progetto Bestie d'Italia, edito dalla Nps Edizioni. Mai fermarsi, in primis se si vuole scrivere. Bisogna sempre dedicarsi alla scrittura, che è una amica decisamente esigente.

Grazie per essere stata con noi e alla prossima!





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