martedì 28 agosto 2018



RECENSIONE SERIE 
TV: MARVEL’S THE DEFENDERS







Genere: supereroi, avventura, azione, fantasia
Stagione: 1
Produzione: USA
Puntate: 8
Rete di trasmissione italiana: Netflix
Cast: Charlie Cox, Kristen Ritter, Mike Colter, Finn Jones, Sigourney Weaver



Il primo team-up Marvel ha riunito i quattro supereroi “da strada” Devil, Jessica, Iron Fist e Luke Cage dopo le serie a loro dedicate, con risultati ottimi.
Durante le prime tre puntati i nostri non si incontrano, seguendo storyline singole per risolvere le questioni lasciate in sospeso nelle serie personali, ma inizia a svilupparsi la trama che li vedrà incontrarsi/scontrarsi nel quarto episodio. Già, perché i Defenders non sono certo uniti come gli Avengers, anzi tutt’altro: le loro personalità e le loro finalità non potrebbero essere niente di più impossibile da amalgamare. Nonostante ciò si trovano a dover affrontare uno spietato nemico, La Mano, già affrontato da Devil e Iron Fist.
Gli attori sono tutti bravissimi come nelle serie personali; la presenza di Sigourney Weaver nei panni di Alexandra, leader della Mano, impreziosisce la serie, anche se il suo personaggio se esplode all’inizio resta appiattito nella parte finale. L’organizzazione infatti non sembra essere un “villain” terribile come nei fumetti, però grazie al personaggio di Elektra, molto interessante, viene movimentata la situazione con diversi colpi di scena.
Le scene d’azione si amalgamano bene con quelle più personali e introspettive, anche se i combattimenti li ho trovati spesso troppo lunghi: per mostrare cosa fa ogni eroe col suo avversario per forza di cose servono molte inquadrature, se questo in un film va anche bene in una puntata tv magari un po' meno.
La fotografia è  vignettistica, tendente al rosso per le scene di Devil, blu per Jessica, verde per Iron Fist e giallo per Luke, idea carina ma che si perde dopo le prime puntate. La musica richiama le serie stand alone, ad esempio nelle scene di Luke Cage ritroviamo il rap che lo accompagnava nelle scazzottate della serie a lui dedicata. 
In conclusione un’ottima serie, peccato che non ci sarà una seconda stagione.
Sigh!


I Difensori nei fumetti




mercoledì 22 agosto 2018



RECENSIONE: ANT- MAN & THE WASP






Genere: supereroi, fantascienza, commedia, azione
Anno: 2018
Durata: 2h5’
Produzione: Marvel Studios
Regia:Peyton Reed
Cast: Paul Rudd, Evangeline Lilly, Hannah John-Kamen, Michelle Pfeiffer, Michael Douglas, Laurence Fishburne



Attendevo con curiosità questo secondo film dedicato al formicone Marvel, sia perché il primo film mi aveva favorevolmente sorpreso, sia per gustarmi il crossover con Infinity War (qui recensione), e invece sono rimasta molto molto delusa.
Scott Lang è ai domiciliari da due anni a causa dei fatti di Sokovia narrati in Civil War, ha la cavigliera elettronica e una figlia con cui si diverte un casino, ma i Pym, padre e figlia, irrompono di nuovo nella sua vita: la missione è quella di salvare Janet Van Dyne, intrappolata nel regno quantico subatomico da 30 anni, dato che Lang riesce a connettersi con questa dimensione. A ostacolarli due villains,  Burch e Ghost.
Ovviamente il salvataggio deve essere fatto in fretta e furia, sia perché il tunnel quantistico rimarrà aperto pochi istanti, sia perché Scott Lang non ha finito di scontare i domiciliari e quindi sarebbe un fuggitivo braccato dalla polizia, così le azioni si susseguono molto rapidamente: magari non ci si annoia, ma il drama e gli approfondimenti sono persi quasi del tutto. Non manca la storiellina rosa tra Hope Van Dyne Pym, Wasp, e Scott.
 La sceneggiatura è farcita di battute, tanto da far sembrare il film un cinecocomero per dodicenni (che infatti al cinema si sbellicavano dalle risate).
Circa i villains, Burch è una spalla comica e non di più; Ghost invece è l’unico personaggio davvero interessante del film, una ragazza che a causa di esperimenti andati male si sfasa continuamente nello spaziotempo e rischia di scomparire da un momento all’altro. Il personaggio interpretato da Laurence Fishburne, che è un grande attore, poteva essere più sfruttato, invece ha poco spazio. Il resto del cast va abbastanza bene, mi pare però sia stata poco espressiva la Lilly .
Sorvoliamo sulle supercazzole che comunque in questi film ci possono stare. Tecnicamente non si può eccepire nulla, anche se lo stupore per rimpicciolimenti e ingigantimenti è finito col primo film; sono stati comunque capaci di creare scene d’azione notevoli. Carini gli effetti quando i personaggi si trovano nel regno quantistico subatomico.
In attesa per tutto il tempo di un collegamento con gli Avengers (il film è ambientato prima dello schiocco di dita di Thanos), questo arriva solo alla fine, dopo i primi titoli di coda (debbo dire originali e anche un po’ paraculi in vista del merchandising…) , prevedibilmente shockante.
Non manca il finalino dopo i titoli di coda e nemmeno il cameo di Stan Lee, divertente.
Consigliato per i pre-adolescenti.

venerdì 17 agosto 2018



RECENSIONE:  TUTTA COLPA DELLO ZODIACO – antologia di AA.VV.







Genere: antologia di racconti
Editore: Nati per scrivere
Pagine: 144
Prezzo cartaceo: € 10
              Ebook: € 0,99
Link:  Amazon 




La nuova antologia di Nati per Scrivere “Tutta colpa dello Zodiaco” è un’antologia composta da 12 racconti, tanti quanti sono i segni zodiacali. Ognuno dei racconti s’ispira alle caratteristiche di un segno, il cui simbolo compare accanto al titolo.
Il primo, “Progetto Heimdaller” di Alessio Del Debbio si ispira all’Ariete, ed è un racconto che si inserisce nel mondo creato dall’autore per “Berserkr” (recensione qui), ma è leggibile anche se non si conosce il romanzo. Il protagonista è Jensen del Fronte di Liberazione Animale che si batte contro la Divisione. Un ottimo racconto, dal gran ritmo e pieno di azione e colpi di scena, con personaggi intriganti e finale a sorpresa; uno dei miei racconti preferiti.
Per il Toro abbiamo Francesco Balestri con “Il Toro nel regno dei morti”, ambientato in Giappone con due protagonisti, Owen e l’agente Kaoru alle prese con misteriosi omicidi.
Segue “L’uniforme” di Chiara Rantini, un racconto onirico che si ispira al segno dei Gemelli, con un protagonista, il soldato Manfred, in bilico come tutti i Gemelli tra due modi di essere. Molto ben scritto, affronta un tema importante, quello dell’odio razziale.
Il racconto dedicato al segno del Cancro è stato scritto da Daniela Tresconi, “La farfalla dorata”. Lo stile è molto fresco e immediato, scritto in prima persona e al presente indicativo, parla di un gruppo di amiche che vanno per il solstizio d’estate sui monti a fare un rito sciamanico per festeggiare il compleanno della protagonista, che essendo del Cancro è molto intuitiva e ha sensazioni e intuizioni al limite della veggenza. Un racconto molto carino.
Pecora” di Romina Bramanti è il singolare titolo dedicato al segno del Leone, racconto con tema la tecnologia e l’abuso del web che stravolge la vita delle persone. Il protagonista riceve uno strano link e non può fare a meno di aprirlo, anche se il video che vede diventa sempre più inquietante… Lo stile anche qui è immediato e diretto, in prima persona e al presente.
Il racconto mi sembra ispirato alla serie tv Black Mirror (qui la recensione).
Nel segno della Vergine” di Luciana Volante è un giallo narrato da un punto di vista molto molto particolare, non si può dire di più perché si rovinerebbero le numerose sorprese di cui è ricco questo originale racconto.
Ossessione” di Simone Falorni è un thriller ambientato a Empoli, in cui un assassino prende di mira le persone con problemi di… Bilancia, e il protagonista, Flavio Costa, è proprio un professore obeso… Un buon ritmo, stile scorrevole.
Ottimo lavoro!” di Maria Pia Michelini è un altro dei miei racconti preferiti. Si tratta di un dialogo tra marito e moglie che assume significato man mano che la storia procede; il racconto è molto ispirato alle caratteristiche dello Scorpione, segno dei protagonisti, mentre leggevo pensavo: “questo è proprio ciò che direbbe o farebbe uno Scorpione!”.  Finale a sorpresa.
Tom Waits è del Sagittario” è il racconto di Mirko Tondi, una storia on the road con protagonisti un rappresentante e una donna dal lavoro misterioso che si incrociano in un’area di sosta. I due sono rappresentati molto bene e lo stile di scrittura è ottimo e molto avvincente. La caratteristica rappresentata del segno del Sagittario è quella del viaggio, dell’essere in continuo movimento. Finale a sorpresa anche qui.
Per il Capricorno abbiamo "Snap! Zot! Shot!" di Leandra Cazzola, un brioso romance in cui la protagonista Kate, all'apparenza fredda come tutti i Capricorni, è in realtà una passionale strega, innamorata dell'aitante Grayson. Riuscirà a conquistarlo seguendo le... tradizioni di famiglia?
Caronte” di Elena Covani è un altro dei miei racconti preferiti: un fantasy un po’ onirico ricco di fantasia e di umorismo, in cui Chad è un traghettatore nel mondo di Oniria e si ritrova con un cliente alquanto seccante. Una sorpresa dietro l’altra in questo colorato racconto.
Chiude la raccolta “Il canto dei Pesci” di Furio Detti, anche questo racconto mi è piaciuto molto, sin dall’inizio si viene catturati dalla situazione di gravissimo pericolo in cui si trovano i due protagonisti, il mercenario che è la voce narrante e la scienziata Hilda, chiusi in un container che sta per affondare nel Circolo Polare Artico. Gran ritmo e originalità, stile di scrittura coinvolgente.

L’edizione è molto ben curata; la cover di Mala Spina è di grande effetto. Come dicevo, molto carini i simboli dei segni all’inizio di ogni racconto.

Consiglio assolutamente la lettura di questa antologia originale e con racconti di vario genere che possono soddisfare tutti i gusti.

Rivolgiamo qualche domanda al presidente di Nati per scrivere, Alessio Del Debbio, già ospite più volte su Infiniti universi fantastici.


1)     Ciao Alessio, bentornato su IUF. Parliamo un po’ del tuo racconto che apre la raccolta. Fa parte del mondo da te creato in “Berserkr”, hai in mente altri racconti ambientati nella tua Berlino alternativa?
Grazie per l’ospitalità! Certo, c’è anche il racconto “Sunday, gloomy Sunday”, inserito nell’antologia “Jukebox” (edita sempre dall’associazione Nati per scrivere), che fa parte dei racconti ambientati nell’universo di “Berserkr”. E altri ne arriveranno…

2)     Passiamo all’antologia “Tutta colpa dello Zodiaco”. Da dove è nata l’idea di dedicare ai segni zodiacali questa nuova raccolta di racconti?
L’idea era di scrivere dodici storie, di mistero o di magia, ispirati ai segni zodiacali. C’è chi ha scelto di recuperare elementi di mitologia o leggende legate ai segni, chi invece dei segni ha ripreso il carattere, l’aspetto più astrologico, chi invece ha creato una storia autonoma, che ronza attorno al simbolo del segno. Insomma una grande varietà, come è giusto che sia, in un’antologia, ma una varietà omogenea, dato che tutte le storie hanno quel pizzico di straordinarietà.

3)     Nati per scrivere ha pubblicato altre antologie, ce ne parli?
Sì, le altre antologie di Nati per scrivere sono: “Tracce. Cinque passi in Versilia”, cinque racconti ambientati tra Viareggio e la Versilia, storie di vario genere che odorano di mare e salmastro, di pineta e di Carnevale; e poi “Jukebox. Racconti a tempo di musica”, dieci racconti ispirati alla musica, un tema che ogni autore ha sviluppato con il gusto e con la sensibilità che gli sono propri: si spazia da leggende musicali a musicoterapia, da storie di folklore a colonne sonore di momenti della vita.
Noi di Nati per scrivere crediamo molto nelle antologie tematiche, ci piace vedere come gli scrittori sviscerano il tema proposto. Otteniamo sempre dei risultati interessanti!

4)     Nps edizioni ha pubblicato quest’anno: L’ora del diavolo, la tua antologia di racconti sul folklore toscano (qui la recensione), la mia antologia sulla divinazione nel mondo antico “Oracoli” (qui un articolo), la favola ecologista “Il pastore di alberi” di Luciana Volante, l’urban fantasy “I fuochi di Valencia” di Elena Covani e l’horror per ragazzi  Venuti dal mare” di Gianluca Malato (prossimamente la recensione qui su IUF). Quali sono i prossimi progetti targati NPS?
Bella domanda! A settembre partirà un progetto molto particolare, a cui teniamo tantissimo, che anticipo qua su IUF: si tratta di un progetto per avvicinare i giovani alla lettura, partendo da tematiche che li riguardano. Usciranno due libri (uno di narrativa e uno di poesia) che trattano proprio tematiche giovanili: la nuova edizione di “Anime contro”, mio romanzo young adults sull’amicizia, l’adolescenza, le difficoltà della crescita, e “Giovani inversi”, raccolta di poesie di Romina Lombardi, corredata dalle splendide illustrazioni di Alice Walczer Baldinazzo. Ma non poesie d’amore, bensì versi molto personali, ispirati alle esperienze vissute dall’autrice in gioventù: storie che parlano di bullismo, di discriminazione e altre prepotenze. Decisamente da leggere con attenzione.

5)     A quali fiere e manifestazioni parteciperà prossimamente NPS?
Sarà un autunno caldo per Nati per scrivere. L’associazione parteciperà, con i libri del marchio NPS Edizioni e con quelli dei soci ospiti, alle fiere: Firenze Libro Aperto, presso la Fortezza da Basso (dal 28 al 30 settembre); Festa del Libro, sulla passeggiata a mare di Lido di Camaiore (LU), il 6 e 7 ottobre; Libri in Baia, nella bellissima cornice della Baia del Silenzio, a Sestri Levante (GE), il 13 e 14 ottobre; e poi al Pisa Book Festival (dal 9 al 11 novembre), ospiti allo stand Dark Zone. Tante occasioni per incontrare lettori e appassionati di libri!

Grazie per essere stato con noi, alla prossima!

Siti e pagine social:

NPS Edizioni (sito): https://www.npsedizioni.it/









mercoledì 8 agosto 2018



RECENSIONE: DYLAN DOG N. 383, “PROFONDO NERO”






Genere: fumetto horror
Autori: Dario Argento, Corrado Roi, Stefano Piani
Editore: Sergio Bonelli
Uscita: luglio 2018




L’operazione di marketing non è passata inosservata: chiamare nientepopodimenoché il re del cinema horror italiano, Dario Argento, a scrivere un  numero del nostro amato indagatore dell’incubo, schiaffarne il nome in copertina (una cover lucida e molto acchiappante , di Gigi Cavenago) e intitolare la storia Profondo Nero (richiamando ovviamente il film Profondo Rosso) ha dato i suoi frutti, visto che anche i fan di vecchia data , tra cui io, sono stati attirati come mosche al miele dal numero in questione, correndo in edicola ad acquistarlo.

Il soggetto che Argento sceglie per Dylan è ambientato nel mondo del bondage. Dylan, in una delle sue surreali vicissitudini quotidiane, si trova ad assistere a una mostra di foto BDSM e viene attratto dalla modella, la bella Lais (nome mutuato da quello di una famosa etera greca che operò in Sicilia molti secoli fa); la segue ma finisce in un mondo onirico, fatto di ombre, maschere inquietanti e frustate.Scopre in seguito che la donna è scomparsa da qualche giorno, così si mette sulle sue tracce, conoscendo svariati personaggi più o meno inquietanti.

Non si può dire che sia una brutta storia, ma non è neppure tutta questa eccezionalità: diciamo che le aspettative erano molto alte, quindi alla fine sono rimasta soddisfatta sono in parte. Di certo i disegni di Corrado Roi, con quei forti contrasti di bianco e di nero e con quei primi piani così espressivi ha contribuito ad alzare di molto il livello del fumetto.  



L’argomento del sadomasochismo di certo non è tra i più facili, tra l’altro non è stato rappresentato in modo esagerato, non scendendo mai in  dettagli troppo forti; alla fine viene tratteggiato come un vizio dell’alta società inglese in cui Dylan viene coinvolto solo in modo superficiale,  a scopi di indagine.
Di Dario Argento troviamo la passione per i quadri e ovviamente il doppio finale a sorpresa, colpo di scena che però  non stupisce più di tanto; un discreto intreccio , ma nulla di più.

In conclusione, mi aspettavo di meglio, ma il volume è leggibile.



giovedì 2 agosto 2018




MINISERIE  TV: PICNIC AD 
HANGING ROCK







Genere: mistery, storico
Produzione: Australia
Puntate: 6
Rete italiana: Sky Atlantic





La miniserie Picnic ad Hanging Rock è tratta dal romanzo omonimo di Joan Lindsay, scritto nel 1967, ambientato nel 1900 in un collegio di ragazze inglesi in Australia e presentato come "storia vera". Dal romanzo, che non ho letto, è stato tratto nel 1975 anche un film di Peter Weir, che invece ho recuperato appena terminata la visione della miniserie. 
Il giorno di San Valentino del 1900, la rigida direttrice dell’Istituto Ms. Appleyard concede a ragazze e insegnanti una gita ad Hanging Rock. Un gruppo di fanciulle, Miranda, Irma, Marion, Edith e la professoressa Mc Graw si avventurano sul massiccio roccioso e spariscono misteriosamente; una di loro torna in stato di shock senza ricordare nulla, e un’altra viene trovata svenuta poco tempo dopo, durante le ricerche. Delle altre non si saprà più nulla. 



Una serie ricca di mistero, dove le vite rigide di queste ragazze ricche e nobili (tranne una, la piccola Sarah che è stata adottata), i loro turbamenti adolescenziali, l’amicizia a tratti saffica (nella serie), i loro desideri di libertà si amalgamano e si fondono con la natura selvaggia dell’Australia e della imperscrutabile montagna sacra agli aborigeni, Hanging Rock.
Ci sono varie differenze tra la serie e il film; quella principale è il personaggio della Appleyard, interpretato nella serie da Natalie Dormer (GoT), molto più protagonista rispetto al film dove la sua importanza è relativa. Le sei ore di telefilm hanno permesso di indagare a fondo sul passato della donna e sui sentimenti e le personalità delle ragazze, aggiungendo scene inesistenti nel film; non so nel libro perché come dicevo non l’ho letto, ma ho avuto l’impressione che si sia trattato di una iniziativa degli sceneggiatori.
La miniserie mi è piaciuta molto, anche il film non è male ma risente a mio avviso di uno stile ormai superato, come ad esempio l'inserimento di scene paesaggistiche che risultano troppo documentaristiche e sembrano inserite troppo forzatamente; gli interpreti sono all’altezza, anche la fotografia rende molto, sia nel film che nella serie, riuscendo a sottolineare l’importanza della natura e del suo fascino insondabile e inquietante. Qualche scena della serie magari si poteva accorciare, ma nel complesso il ritmo è buono. Ottima sceneggiatura.
Non rivelo nulla sul finale, ma qualcuno potrebbe storcere la bocca oppure non comprendere il senso, bisogna in effetti rifletterci oppure aver letto la nuova edizione del libro dove c’è un capitolo in più con un po’ di spiegoni.
Da vedere.